L’enigma di Iarwain
Edizione
1- Giugno 2001
Misterioso, potente, rassicurante; egli è il Messere, meraviglioso e sfuggente
a mitologia di Arda contempla schiere di personaggi
dalle più svariate caratteristiche: valorosi guerrieri, principi d’alto lignaggio
con discendenza semidivina, creature celestiali e spiriti dal sembiante di
smisurati animali. Nelle saghe della Terra di Mezzo trova luogo un vero e
proprio pantheon, con relativo patrimonio di leggende autoctone a complemento.
Scorrendone però le pagine ci si imbatte in un personaggio strano, quasi
anomalo, che a tutta prima parrebbe fuori luogo nel novero dei grandi del
Mondo, date le sue caratteristiche – a mezza via fra il folletto silvano, lo
stregone e il Potenza dell’Ovest. Pure, man mano che si prende contatto con le
sue gesta, si finisce per comprendere sempre più a fondo la grandezza e
l’importanza dell’unico vero Messere delle terre emerse ad est del Mare.
Come gran parte dei personaggi la cui esistenza
abbraccia molte ere, il Messere è chiamato con nomi differenti nelle varie
stirpi e regioni del Mondo abitato: noto come Orald presso le genti umane delle
terre nordiche, lo si trova col nome di Iarwain Ben-Adar nei racconti elfici e
con quello di Forn nella favella nanesca, ma nei canti della Terza Era egli è
Tom Bombadil[i]. A buon
diritto, nel suo caso si può parlare di «mistero»: fatto assai raro nella
narrativa del Professore, laddove pressoché ogni altro luogo o creatura della
Terra di Mezzo ci è descritto nei più minuti dettagli, di Bombadil non vengono
elargiti che pochi accenni per volta, e le tessere del mosaico sono sperse a
tal punto che ricomporlo è impresa ardua. Delle sue origini nulla si trova,
così come della sua storia passata e futura; tanto è bastato a farne uno dei
personaggi più discussi dell’intero corpus letterario tolkieniano.
In questa sede non si cercherà di dare una risposta
definitiva a tutte le domande che turbinano attorno al personaggio Bombadil –
ammesso e non concesso che vi siano risposte verosimili da dare, in coerenza
con l’ambientazione e con la storia interna della Terra di Mezzo. Il presente
articolo, liberamente tratto dall’omonimo saggio in inglese reperibile nel sito
Enciclopedia di Arda,
riprende le citazioni più comuni e suggestive, sia relative alla cosmologia di
Tolkien che non, con l’intento di discutere alcune delle argomentazioni che ne
possono scaturire.
Relativamente alla scarsità di dati reperibili nelle
fonti, la primissima considerazione che si può trarre è che lo stesso Tolkien
risulta insolitamente reticente sulla questione dell’identità di Iarwain: «Pure
in un’Era mitica deve esservi qualche enigma, come sempre ve ne sono. Tom
Bombadil è uno di essi (intenzionalmente)» [The Letters of J.R.R. Tolkien,
No 144, 1954]. Fortunatamente, il Professore centellina nelle sue opere più
indizi di quanto il brano citata non suggerisca, tuttavia assolutamente
insufficienti a risolvere il mistero con sicurezza.
L’ universo di Tolkien è abitato da una moltitudine
di razze ed esseri: il problema per il lettore sta nel fatto che ciò che di
Bombadil è noto non si adatta facilmente alle peculiarità di alcuna di esse,
come se il Messere fosse stato 'trapiantato' nelle saghe da un imprecisato
altrove. Di fatto, questo è quasi certamente quel che avvenne, almeno in senso
letterario, ma al punto in cui siamo è primariamente interessante collocare
Bombadil in una dimensione consona nel panorama della Terra di Mezzo.
Sebbene vi siano a disposizione molte stirpi
candidate fra cui scegliere quella di appartenenza del nostro, perlomeno si può
dismettere la maggior parte di esse immediatamente. Iarwain in definitiva non è
un Uomo, un Hobbit, un Nano, né invero membro di alcuna specie
mortale, e si può dare per scontato, per ovvie ragioni, che egli non sia un Orco,
un Vagabondo, un Ent, un Dragone oppure un’Aquila. Ciò premesso, rimangono da
analizzare alcune interessanti eventualità.
La stravaganza, la grande saggezza, la notevole
longevità e l’amore per il canto indubitabilmente danno a Bombadil qualità e
peculiarità tipicamente 'Elfiche'; peraltro una tale eventualità è agilmente
confutata durante la conversazione con gli Hobbit, come risulta dal passo
seguente: «"Quando gli Elfi emigrarono ad ovest, Tom era già qui..."»
[Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello I 7, Nella casa di Tom
Bombadil]. Ben difficilmente Bombadil avrebbe pronunciato parole simili se
fosse stato un Elfo egli stesso! Ciò è, incidentalmente, prova della veneranda
età di Bombadil - gli Elfi 'emigrarono ad ovest' negli Antichi Giorni circa sei
Ere prima che egli pronunciasse tali parole.
Questa è un’ipotesi assai comune e suggestiva, nella
misura in cui è talvolta ritenuta un dato di fatto oggettivo. Va detto che non
se ne hanno dirette evidenze – pare che si faccia strada un altro
convincimento, basato sull’idea che non potendo Bombadil essere un Vala,
in assenza di altre possibilità, debba essere un Maia. Come si vedrà in
seguito, sono entrambi assunti difettosi – Iarwain potrebbe benissimo essere un
Vala, e questa è almeno un’altra possibilità. Sebbene non si possa dire per
certo che Iarwain non fosse uno dei Maiar, vi sono diversi elementi che mal si
conciliano con una tale posizione. Il più importante di essi è dato dal fatto
che l’Anello non ebbe effetto su di lui: "Quindi Tom infilò l’Anello alla
punta del dito mignolo e lo accostò alla luce della candela... Tom non
accennava a scomparire!" [Il Signore degli Anelli – La Compagnia
dell’Anello I 7, Nella casa di Tom Bombadil]. Vi furono altri possenti
Maiar nella Terra di Mezzo al tempo della Guerra dell’Anello, nella fattispecie Sauron,
Saruman e Gandalf, e tutti costoro agivano in un certo senso sotto l’influsso
dell’Unico. Ma è indiscutibile che Tom non sia affetto dal suo potere di dare
invisibilità al portatore, né mostra di provare alcun desiderio di
impossessarsene (dopo averlo esaminato lo restituisce a Frodo 'con un sorriso',
comportandosi ben diversamente da quanto lo stesso Hobbit ebbe a fare più
volte). Lo stesso Tolkien puntualizza l’importanza dell’immunità di Bombadil.
Su tale argomento dice: "Il potere dell’Anello sopra tutti quelli che ne
erano coinvolti, persino gli Stregoni o Emissari, non è un’illusione – ma non è
l’intera immagine, pure nelle condizioni di allora di quella parte
dell’Universo" [The Letters of J.R.R. Tolkien, No 153, 1954].
L’ultima delle razze con nome di Tolkien (usando il
termine in modo approssimativo) che potrebbe includere Iarwain è quella dei
Valar, le Potenze del Mond o. Un comune argomento a
sfavore di tale posizione è che i nomi di ciascun Vala sono noti, e Iarwain non
è nel loro novero, sebbene i testi di riferimento lascino spazio a qualche
legittimo dubbio: "...benché [i Valar] altri [nomi] ne abbiano nel linguaggio
degli Elfi nella Terra di Mezzo, e plurimi siano i loro nomi tra gli
Uomini" [Il Silmarillion, Valaquenta]. Mentre di Bombadil stesso si
dice: "'Ma il suo nome era diverso: lo chiamavano Iarwain Ben-adar, il più
anziano e senza padre. Molti e vari sono però i nomi che gli sono stati dati
dopo dagli altri popoli...'" [La Compagnia dell’Anello II 2, Il Consiglio di Elrond]. Non è
inconcepibile, quindi, che Bombadil potesse essere uno dei quattordici Valar
conosciuti, che si aggirasse in incognito nella Terra di Mezzo. Sebbene non si
possa esserne certi, sembra verosimile che un Vala fosse capace di resistere al
potere dell’Anello. Nonostante i riscontri a favore di quella che si potrebbe definire
'ipotesi Vala', però, ve ne sono anche di discordanti, fra cui forse il più
significativo emerge dal passo seguente: «"Il più anziano, ecco chi
sono... Tom ricorda la prima goccia di pioggia e la prima ghianda... conobbe
l’oscurità sotto le stelle quand’era innocua e senza paura: prima che da Fuori
giungesse l’Oscuro Signore"» [La Compagnia dell’Anello I 7, Nella casa
di Tom Bombadil].
Tutti quegli esseri che divennero i Valar esistevano
prima che Arda fosse creata, così ognuno di essi
potrebbe a buon diritto rivendicare il titolo di 'Più Antico', o Iarwain in
lingua Elfica. Ma Bombadil dice espressamente che 'conobbe l’oscurità sotto le
stelle' (vale a dire, che egli era già entro i confini del Mondo) 'prima che da
Fuori giungesse l’Oscuro Signore'. Il termine 'Oscuro Signore' è qui di senso
incerto - potrebbe applicarsi sia a Melkor che a Sauron, ché entrambi originariamente
giunsero da 'Fuori' nel Mondo. Se qui si intendesse Melkor, ciò sarebbe assai
significativo: si consideri tale descrizione dell’entrata dei Valar nel Mondo,
dall’originale concezione tramandata nel Silmarillion: "Ma per quanto
viaggiassero veloci, Melko giunse primo..." [Racconti Ritrovati, III
L’avvento dei Valar e la costruzione di Valinor]. 'Primo' è qui in
relazione a Manwë e Varda, i quali furono esplicitamente i primissimi Valar ad entrare in Arda a parte
Melko (Melkor). Nella concezione original di Tolkien, quindi (e non v’è nulla
nell’edizione pubblicata del Silmarillion a contraddirlo) Melkor fu il primo
essere da 'Fuori' ad entrare nel Mondo, eppure – stando a questa
interpretazione – Bombadil lascia intendere che egli sarebbe già stato presente
allorquando Melkor arrivò!
Ammesso che Tom potrebbe riferirsi a Sauron, il
quale deve giocoforza esser giunto in Arda dopo i grandi summenzionati, la
frase 'prima che da Fuori giungesse l’Oscuro Signore' assume una valenza
alquanto maggiore se per il Signore in questione si intende Melkor (vale a
dire, si riferirebbe in questo caso ad un evento di rilevanza cosmica, e ad uno
specifico e speciale punto nella storia del Mondo, il che non potrebbe dirsi se
si trattasse di Sauron).
Questa è solamente una delle obiezioni alla 'ipotesi
Vala', ma vi sono molti altri argomenti che depongono sia a favore sia contro
l’eventualità dello status di Iarwain come Vala. Un’ampia raccolta di
materiale inerente a tale tema si deve al lavoro di Eugene Hargrove, delle cui teorie ci riserviamo di offrire prossimamente un commentario.
L’ipotesi che Iarwain potesse essere uno 'spirito'
(contrapposto ad un Maia oppure Vala) è certamente praticabile stando a quanto
riporta il Silmarillion. Sebbene a tutta prima sembri convinzione comune che,
fra le creature celesti dell’Uno, solamente i Valar ed i Maiar fecero ingresso
in Arda, un barlume dell’originaria visione di Tolkien sopravvisse entro la
versione pubblicata dell’opera a stuzzicare lettori e critici. Ivi, discutendo
degli Aratar o degli otto Valar principali, si dice: "...per maestà sono pari,
superiori al confronto con chiunque altro, sia dei Valar che dei Maiar, e ad
ogni altra specie inviata da Ilúvatar in Eä"
[Il Silmarillion, Valaquenta]. Questa la traduzione
italiana ufficiale: va però specificato che la singola frase 'ogni altra
specie' nel testo originale suona 'any other order'. Si parla cioè di “ordini”,
che si possono intendere nell’accezione di differenti gradi di un’ipotetica
gerarchia degli Spiriti del Cielo, e non già di “specie”, parola che rimanda
invece a raggruppamenti biologici e morfologici di creature viventi corporee.
Tuttavia, quella dei molteplici invii di Ilúvatar in Eä
sembra essere una reminiscenza di un’idea molto più antica e dettagliata:
"...folletti, fatine, spiritelli[ii], e come altrimenti vengono
chiamati, perché il loro numero è molto grande... nacquero prima del mondo:
piùvecchi di quanto vi si trova di più antico, non fanno parte di esso, anzi ne
ridono..." [Racconti Ritrovati, III L’avvento dei Valar e la
costruzione di Valinor ]. È arduo non udire l’eco dei canti di Tom Bombadil
in tali parole, e forse qui si trova il primissimo germe della sua ispirazione
(i Racconti Ritrovati predatano la prima apparizione di Bombadil di
circa un decennio). Se Bombadil sia un folletto, una fatina o uno spiritello,
però, è assai dubbio - nessuna di tali creature appare nelle opere di Tolkien
pubblicate, e la loro funzione di ponte verso il folklore dell’epoca più tarda
sembra essere stata ripresa, perlomeno
parzialmente, dagli Hobbit; questi ultimi armonizzano meglio con lo
stile mitologico che venne ad assumere il Silmarillion.
Tale versione dell’idea di 'spirito' non consente
comunque di affrontare con successo molti degli altri problemi già discussi. Ad
esempio, non è chiaro perché un 'folletto' dovrebbe essere immune ai poteri
dell’Anello quando i Maiar non lo sono, e se mai una 'fata' potrebbe essere
entrata nel Mondo prima del primo dei Valar. Ma sembra di poter dire che
queste, alla luce dello sviluppo dei miti di Arda negli anni, sono questioni
oziose: folletti e fate potrebbero forse trovar posto nella Terra di Mezzo
nelle fiabe narrate da qualche nonna della Contea o di Brea ai suoi nipotini,
non certo accanto agli eroi Noldorin della Prima Era.
Vi è un’altra sorta di spiriti di cui Bombadil
potrebbe ragionevolmente far parte: uno 'spirito della natura' – ed è forse,
con le dovute cautele, la più convincente delle ipotesi. Fra l’altro, lo stesso
Tolkien sembra supportare tale punto di vista: "Pensate che Tom Bombadil,
lo spirito delle campagne (in via di dissoluzione) di Oxford e del Berkshire,
potrebbe volgere nell’eroe di una storia?" [The
Letters of J.R.R. Tolkien, No 19, 1937]. Tale lettera predata l’apparizione di Iarwain
ne Il Signore degli Anelli (di fatto, la citazione è parte della
discussione del possibile seguito a Lo Hobbit), così essa è, se non una
prova, quanto meno un indizio a favore di questa peculiare categoria di esseri.
L’idea di uno 'spirito della natura' è quindi certamente possibile all’interno
dell’universo tolkieniano. Sebbene a tale area della sua cosmologia non si
indirizzi mai direttamente, la Terra di Mezzo sembra essere a volte colma di
creature spirituali - perlomeno alcuni alberi sono apparentemente animati da spiriti,
per esempio (si consideri il Vecchio Uomo Salice, oppure gli Ucorni di Fangorn).
Considerare inoltre le parole di Legolas: "Ma gli Elfi di questa terra
erano di una razza estranea a noi, gente silvana, e gli alberi e l’erba non li rammentano. Solo odo le pietre
rimpiangerli..." [La Compagnia dell’Anello II 3, L’anello va a sud].
Quantunque sia speculativo collegare le percezioni dell’Elfo alla flebile eco
del malumore di un’entità spirituale locale, vi sono numerosi altri esempi di
tal fatta: è chiaro che nell’universo di Tolkien, l’essenza della natura è in
qualche modo più viva e sensibile, quasi fosse autoconsapevole, che non nel
mondo moderno. Il passo è breve da quest’idea a quella degli 'spiriti di
natura', le cui tracce peraltro sono disseminate in parecchie mitologie
antiche, ma in effetti molto più lungo verso quella di uno 'spirito di natura'
incarnato che portasse stivali gialli e vivesse in una baita.
Appare chiaro che, all’interno del cosmo al quale
apparteneva, Bombadil non possa essere classificato con alcuna certezza. Ma al
di fuori di esso si può almeno giungere ad alcune conclusioni più solide (ed
offrire alcune speculazioni in completa libertà).
Quanto alle origini di Iarwain negli scritti degli
inizi, al tempo della stesura de Il Signore degli Anelli, Tolkien aveva
già completato un corpus di opere che molti altri scrittori non
avrebbero eguagliato se non in una vita intera. Bombadil stesso era apparso
nelle trame già nel 1933 (sebbene la raccolta Le Avventure di Tom Bombadil
non comparisse alla ribalta fino al 1961 - e di fatto Tom appare solamente nei
primi due dei sedici poemi che la compongono). Per di più, il Silmarillion
era già ben sviluppato (sebbene gran parte del suo contenuto, come era venuto
in essere, sarebbe irriconoscibile ai lettori che abbiano familiarità con la
versione pubblicata, una gran quantità delle narrazioni era già nella sua
collocazione finale).
L’intenzione di quel tempo era che il Silmarillion
non sarebbe mai stato pubblicato, e così Tolkien adoperò con la massima libertà
nomi e toponimi di quell’opera nel suo seguito a Lo Hobbit: Glorfindel
ne è l’esempio più famoso, ma i nomi Gildor, Denethor, Boromir, Minas Tirith e
molti altri oltre a quelli citati appaiono tutti in ambedue le opere, riferiti
a differenti luoghi e personaggi – fortunatamente, la grande distanza temporale
fra i racconti ambientati nei Tempi Remoti e gli eventi della Guerra
dell’Anello costituisce un buon filtro per eliminare la maggior parte delle
incongruenze connesse a questo “abuso”.
Anche Bombadil deve aver preso parte al processo, ma
nel suo caso tutto quanto riguarda il personaggio, piuttosto che il solo
suo nome, sembra essere stato trapiantato nell’emergente Il Signore degli
Anelli. L’apparizione di Bombadil nei capitoli iniziali è naturale -
Tolkien a quel tempo sembra essersi figurato l’opera come un libro per bambini,
un seguito a Lo Hobbit che impiegasse il medesimo stile, e Bombadil
certamente non sarebbe sembrato fuori luogo. Crescendo, però, il mondo de Il
Signore degli Anelli prese a fondersi con quello del Silmarillion. Qui sembrano
essere sorte le difficoltà del caso – un personaggio del calibro di Bombadil,
sebbene facilmente adattabile alla disinvolta stesura de Lo Hobbit, non
ha collocazione altrettanto ovvia nel dettagliato universo del Silmarillion.
Sebbene l’inserzione di Iarwain nel nascente Il
Signore degli Anelli possa vedersi (almeno in un certo senso) come
'accidentale', certamente non è accidentale che egli vi sia rimasto. Tolkien
riesaminò e rivide il libro con la sua consueta meticolosità - è inconcepibile
che il personaggio di Tom Bombadil potesse rimanere al suo posto se il
Professore non l’avesse visto, in un certo qual modo, 'adatto' al resto della
storia. La conferma è nelle sue stesse parole: "...Lo mantenni, e così
com’era, poiché egli rappresenta certe
cose altrimenti lasciate in disparte" [The Letters of J.R.R. Tolkien,
No 153, 1954]. Nella medesima lettera, egli prosegue a riassumere ed a
specificare che cosa intende per 'certe cose'. È difficile parafrasare le sue
affermazioni in questa sede: si suggerisce che mentre tutte le parti in causa
nella Guerra dell’Anello ricercano, nei loro differenti modi, qualche sorta di
potere politico, Bombadil è immune da ciò nella stessa maniera in cui è immune
dai poteri dell’Anello. Egli spera soltanto di interpretare le cose per quelle
che sono, e non desidera avere il controllo su alcunché. (Questa è una versione
alquanto sommaria degli effettivi commenti di Tolkien - per ulteriori studi
sulla tematica, si consiglia di procurarsi copia delle Lettere, con
speciale riferimento alla 144 e alla 153).
Per quanto concerne il ruolo di Bombadil nella
Mitologia, la percezione di Tolkien di quanto il Messere rappresenta ne Il
Signore degli Anelli sembra essere evoluta 'in corso d’opera': per quanti
indizi possono essere rintracciati e decifrati, Tolkien apparentemente decise
dapprima che Bombadil sarebbe stato inserito nel libro, e quindi solo in seguito
razionalizzò tale inclusione. Uno dei suoi primissimi commenti su Bombadil dopo
la pubblicazione de Il Signore degli Anelli è: "...egli rappresenta
qualcosa che sento come importante, sebbene non sia preparato ad analizzare il
sentimento con precisione." [The Letters of J.R.R.
Tolkien, No 144, 1954]. Nel medesimo passo, il Professore prosegue nel resoconto della funzione
letteraria di Bombadil all’interno della trama, e delle idee che rappresenta.
Ma si tratta del resoconto delle idee da una prospettiva intellettuale, non del
'sentimento' che condusse alla sua originaria inclusione. È in questa sede che
ci concederemo il lusso di speculare
sul ruolo mitologico dello straordinario personaggio, e su quale
'sentimento' di Tolkien possa mai aver dato origine. Prima di proseguire, però,
è importante notare che lo stesso Tolkien detestava una linea di ragionamento
del genere, attento com’era ad impedire che si travisasse il senso delle sue
storie. Scrivendo a proposito di un’introduzione alla versione svedese de Il
Signore degli Anelli dovuta alla penna di tale dr. Åke Ohlmarks, ebbe a
dire: "Come per Wayland Smith visto come tipologia Panica, o che si
rifletta sia in Bombadil che in Gollum:
è questo sufficiente esempio degli sciocchi metodi e delle conclusioni assurde
del dr. O[hlmarks]" [The Letters of J.R.R.
Tolkien, No 229, 1961]. (Wayland Smith è una divinità
anglosassone; Pan è ovviamente greco). Non è però chiaro qui se Tolkien
stia criticando nello specifico le conclusioni del dr. Ohlmarks (delle quali si
dà il caso che non vi sia traccia), oppure se egli stia sdoganando il ruolo
della comparazione mitologica nel suo complesso. In ultimat analisi, però,
Tolkien era indaffarato a crearsi la sua propria mitologia (intenzionalmente o
meno); in una fase simile, evitare a priori comparazioni con altre mitologie
equivale a lasciarsi sfuggire un ricco filone di materiale da cui
potenzialmente attingere – ed era nelle potenzialità di un autore del suo
calibro riuscire tranquillamente a mimetizzare citazioni classiche entro la sua
produzione letteraria, senza che ciò saltasse immediatamente all’occhio.
Nondimeno, quanto segue dovrebbe essere letto alla luce dei suoi stessi
commenti citati sopra.
Il particolare aspetto delle altre mitologie cui qui
ci si rivolge è il ruolo singolare di un dio, o altro essere, che in un certo
senso non 'appartiene' all’ambientazione, ed invero spesse volte è
letteralmente importato entro una data mitologia dall’esterno; con definizione
forse infelice, un personaggio del genere è detto 'intruso malizioso'.
Generalmente intrigante ed irritante (come il Loki norreno - da non confondere
con il tristemente noto lhûg o lokë, che nelle lingue Elfiche in
Arda designa il Dragone - oppure l’originale forma del Cei o Kay di arturiana
memoria), ma usualmente semplice creatura giullaresca e giocosa (l’Egitto ha
Bes, il dio babuino, mentre i Greci 'presero a prestito' Bacco dal popolo dei
Traci). Vi sono molti altri esempi che sembrano rispondere a tale archetipo:
Coyote nell’America del Nord, Ueuecoyotl in Messico oppure l’Hanuman Cinese
(denominato anche Sun Hou-tzu, ma meglio conosciuto nel mondo occidentale
semplicemente come 'Scimmia'). Non preme nel presente articolo disquisire sul
perché tale figura debba essere così universalmente rappresentata, ma soltanto far
notare che essa lo sia (l’articolo 'essa' non sembrerebbe adoperato con sufficiente
ponderazione - tale ruolo essendo in apparenza ricoperto da un’entità con
connotazioni maschili).
Può dirsi di Bombadil, in definitiva, che sia un ' intruso
malizioso' nell’accezione di cui sopra? Egli è certamente 'malizioso' (o, più
precisamente, gioiosamente noncurante dei problemi del mondo in generale), e si
è constatato che è enfaticamente un 'intruso', inquantoché la sua figura a
tutta prima non s’adatta con facilità al resto dell’universo tolkieniano. Lungi
tuttavia dal suggerire che tali elementi siano in alcun senso obiezioni all’inclusione
della figura del Messere ne Il Signore degli Anelli; al contrario, intendono
essere d’aiuto per far cogliere un senso intrinseco del 'mito' dell’opera, che
altrimenti sarebbe assai meno evidente.
Tutte queste speculazioni non implicano, naturalmente,
che Tolkien prendesse consciamente in considerazioni certe sfumature nel
comporre le sue opere. Piuttosto, agli occhi di un uomo versato nella tradizione
mitologica com’egli era, Iarwain deve essere stato 'percepito' come mero
personaggio – grazie ad egli la Cerca di Monte Fato assurge da mera 'leggenda' nei
reami del 'mito'. Ciò forse (rammentare che qui si sta speculando selvaggiamente)
aiuta a dar conto dell’imprecisato 'sentimento' di Tolkien.
Tirando le somme vi è soltanto una risposta
all’enigma di Iarwain: che esso non può avere risposta basandosi unicamente
sulle citazioni interne al ciclo letterario di Tolkien. Sebbene qui siano
presentate alcune delle evidenze reperibili nei testi originali, il presente
articolo non fa che scendere appena sotto lo strato delle osservazioni superficiali.
Pare, comunque, che l’intima natura di Bombadil sia da ultimo indecifrabile, e
ciò non può che essere giovevole al percorso dell’intera opera.
Parte della meraviglia del mondo di Tolkien consiste
nella profondità e nella dettagliatezza, ma pure necessita di misteri ed incognite:
se si sapesse ogni cosa del Mondo di Arda e dei suoi abitanti, non vi sarebbe la
gioia dell’esplorazione e della scoperta. Se non altro, Tom Bombadil si erge fieramente
a simbolo del mistero, e di questo dovremmo essere lieti.
Gianluca Comastri
[i]
Nella sua prefazione a Le Avventure di Tom Bombadil, Tolkien puntualizza
che il nome di Tom è 'Bucklandese
nella forma', e suggerisce che gli fosse stato attribuito dagli Hobbit di
quella regione. La rassomiglianza della desinenza -dil alla comune
desinenza Elfica -(n)dil, 'amico di',
probabilmente non è più di una semplice coincidenza.
[ii] Nel testo originale brownies, fays, pixies, leprawns: come riporta la nota a piè di pagina nell’edizione pubblicata dei Racconti Ritrovati, “si tratta di termini intraducibili del folklore anglosassone che indicano diverse categorie di «folletti», ognuna con particolari caratteristiche e abitudini». Come si può facilmente riscontrare alla lettura, lo stile narrativo del corpus mitologico della Terra di Mezzo nella sua stesura iniziale ha connotazioni alquanto più fiabesche rispetto alla seriosa solennità dell’esposizione nel Silmarillion.