Matteo 1:18-2:11: La Storia della Nascita di Gesù

di Helge Fauskanger - traduzione di Federico "Ecthelion" Vigorelli Porro, adattamento di Gianluca Comastri

Abbiamo tentativi precedenti di traduzione in Neo-Quenya di certi passaggi del Vecchio Testamento. Qui vi è una sezione dal Nuovo Testamento, la nascita di Gesù come narrata nel Vangelo di Matteo. Nomi di luoghi e persone sono solo parzialmente trasformati in Quenya nella forma: nomi come Yósef (Giuseppe) e Ves-Lehem (Bethlehem) ) hanno consonanti finali non permesse in effettive parole Quenya. Per quanto riguarda “Gesù” e “Maria”, Tolkien stesso usò Yésus e María in testi Quenya; Hristo come forma Quenya di “Cristo” è del pari l’adattamento fonologico usato da Tolkien stesso per questa parola. Per il resto, si veda la discussione verso per verso riportata sotto.

[Dal Capitolo 1] 18 I colië Yésus Hristova martanë sië: Írë amillerya María né nauta vestien Yósef, nes hírina lapsarwa i Airefëanen, epë nentë ertainë. 19 Mal Yósef vennorya, i né faila ar úmë merë naitya se, mernë lerya se nuldavë. 20 Mal apa sannes sin, en! i Heruo vala tullë senna oloressë, quétala: "Yósef Lavirion, áva rucë mapiello María vesselya mardenna, an ya ná nostaina sessë i Airefëanen ná. 21 Coluvas yondo, ar estuvalyes Yésus, an etelehtuvas lierya úcarintallon." 22 Ilqua sina martanë quantien ya i Heru quentë tercánoryanen, quétala: "En! i vendë nauva lapsarwa ar coluva yondo, ar antuvantë sen i essë Immanuel" - ya tëa "Aselvë Eru". 24 San Yósef, apa cuivierya fúmeryallo, carnë ve i Heruo vala cannë sen, ar mampes vesserya mardenna. 25 Mal úmes ista se epë colles yondo, ar ánes sen i essë Yésus.
          [Chapter 2] Apa Yésus né cólina Ves-Lehemessë Yúrëo i auressen Heros i arano, en! elentirmor rómenyë ménallon tuller Yerúsalemenna, 2 quétala: "Massë ëa i ná cólina aran i Yúrain? An Rómessë cennelmë elenerya, ar utúlielmë cavien sen." 3 Íre hlarnes sin, Aran Heros né horyaina, ar ilya Yerúsalemo as se, 4 ar hostala ilyë i hérë airimor ar i parmangolmor imíca i lië, maquentes te pa i colienómë i Hristo. 5 Quententë senna: "Ves-Lehemessë Yúrëo, an sië ná técina i Erutercánonen: 'Ar elyë, Ves-Lehem Yúrëo, laumë i ampitya imíca i cánor Yúrëo; an elyello tuluva túro, i nauva mavar Israel lienyan.' "
          7 San Heros nuldavë tultanë i elentirmor ar maquentë te pa i lú ya minyavë cennentë i elen. 8 Mentaneryet Ves-Lehemenna quétala: "Á lelya, á saca i hína, ar írë ihírielles á nyarë ninna, sa yando inyë polë lelya cavien sen." 9 Írë hlarnentë i aran lendentë oa, ar en! i elen ya cennentë Rómessë lendë epë te, tenna pustanes or i nómë yassë engë i hína. 10 Cenië i elen ánë tien alta alassë. 11 Lendentë mir i coa ar cenner i hína as María amillerya, ar lantala undu canwentë sen. Pantanentë harmantar ar áner sen annar, malta ar ninquima ar nísima suhtë.

Oppure verso per verso:

18 I colië Yésus Hristova martanë sië: Írë amillerya María né nauta vestien Yósef, nes hírina lapsarwa i Airefëanen, epë nentë ertainë.
La nascita [colië, "parto"] di Gesù Cristo accadde così [sië, "in tal modo"]: quando sua madre Maria fu promessa in sposa a Giuseppe [né nauta vestien Yósef = "fu obbligata a sposare Joseph"], si scoprì [che era] incinta del Santo Spirito, prima che fossero uniti [in matrimonio, N.d.T.]. [*Lapsarwa "che ha un bebé" = incinta: lapsë "bambino" + the suffix -arwa "avente". *Ertainë pl. di *ertaina "unito", da *erta- "unire", affine non attestato del Sindarin ertha- come in aderthad "riunione".]

19 Mal Yósef vennorya, i né faila ar úmë merë naitya se, mernë lerya se nuldavë.
Ma Giuseppe suo marito, che era retto [faila "giusto"] e non voleva gettarla nella vergogna, desiderava divorziare [lerya- "rilasciare"] da lei segretamente. [Il vocabolo per "marito" è dato come verno nelle Etimologie stampate in LR, voce BES. Ma secondo VT45:7, verno è un travisamento per venno nel di Tolkien manoscritto. Naitya- "gettare nella vergogna", QL:65.]

20 Mal apa sannes sin, en! i Heruo vala tullë senna oloressë, quétala: "Yósef Lavirion, áva rucë mapiello María vesselya mardenna, an ya ná nostaina sessë i Airefëanen ná.
Ma non appena ebbe pensato ciò, guarda! L’angelo del Signore gli venne in sogno, dicendo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere a portare Maria tua moglie a casa [mardenna, allativo], poiché [quello] che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. [Sannes "egli pensò"; il verbo *sana- "pensare", pa. *sannë piuttosto che *sananë, è stato isolato da sanar "pensatore", VT41:13. Usiamo vala per "angelo", dacché Tolkien tradusse questa parola come "spirito angelico" nell'Appendice E a SdA. Lavirion "Lavir-figlio"; il nome Davide deve divenire Lavir (arcaico Laviz) in fonologia Quenya. Áva rucë mapiello "non temere a portare"; secondo WJ:415, il verbo ruc- "temere" è costruito con "da" (ablativo in -llo) riferito a ciò che si teme, qui mapië il gerundio di mapa- "prendere, afferrare".]

21 Coluvas yondo, ar estuvalyes Yésus, an etelehtuvas lierya úcarintallon.
Porterà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù, poiché egli salverà [oppure "libererà", etelehta-] il suo popolo dai suoi [Nel testo italiano ho dovuto rendere con “suoi”, in quanto popolo è nome solo singolare; il testo Quenya e le note prevedono invece “loro”, in riferimento ad un nome plurale. NdT.] peccati. [In questo testo, il verbo col- "bear" è usato ripetutamente con riferimento a portare o dare i natali a un bambino, sebbene con ogni possibilità Tolkien intendesse soltanto col- col significato di "portare, trasportare" nel senso più comune. Nosta- significa “dare alla luce” stando ad una fonte precedente, ma fonti posteriori definiscono questo verbo invece come "generare" (qui così usato: participio passato nostaina "generato" nel verso 20). La forma úcarintallon "dai loro peccati" include *-nta come la desinenza per "loro", estrapolata da -ntë "essi".]

22 Ilqua sina martanë quantien ya i Heru quentë tercánoryanen, quétala: "En! i vendë nauva lapsarwa ar coluva yondo, ar antuvantë sen i essë Immanuel" - ya tëa "Aselvë Eru".
Tutto ciò [ilqua sina, "ogni cosa questo"] è accaduto per [ad]empiere [quello] che il Signore disse attraverso il suo profeta [o "araldo", tercáno], dicendo: "Ecco! la vergine sarà incinta e darà alla luce un figlio, e gli daranno il nome Emmanuele" - che significa "Dio [È] con Noi". [Tëa "indica" (VT39:6) = *"significa". Aselvë "con noi"; comparare aselyë "con te", VT43:29).]

24 San Yósef, apa cuivierya fúmeryallo, carnë ve i Heruo vala cannë sen, ar mampes vesserya mardenna.
Poi Giuseppe, dopo essersi svegliato dal suo sonno [lett. "dopo il suo svegliarsi dal suo sonno"], fece come l’angelo del Signore gli [aveva] comandato [dativo], e portò sua moglie a casa. [*Mampes "egli portò"; *mampë è probabilmente un miglior passato di mapa- che non *mapanë.]

25 Mal úmes ista se epë colles yondo, ar ánes sen i essë Yésus.
Ma egli non la conobbe [nel senso Biblico!] prima che desse alla luce un figlio, e gli diede nome Gesù.

[Chapter 2] 1 Apa Yésus né cólina Ves-Lehemessë Yúrëo i auressen Heros i arano, en! elentirmor rómenyë ménallon tuller Yerúsalemenna,
Dopo che Gesù fu nato in Bethlehem di Judea nei giorni del re Erode, ecco! osservatori delle stelle [i Magi, N.d.C.] dalle regioni orientali vennero a Gerusalemme, [Bethlehem rappresenta l'Ebraico Beth-Lechem "Casa del pane"; rendendolo in Quenya come Ves-Lehem con un trattino incluso a distinguere i due elementi, l'impossible gruppo sl è evitato (quasi!) Altri nomi trasformati in Quenya: Yúrëa "Giudea", qui in forma genitiva Yúrëo "della Giudea"; Yerúsalem "Gerusalemme" (la -m finale non ricorre in alcuna"reale" parola Quenya, perciò l’adattamento fonologico è solo parziale). Il nome Erode è stato reso in Quenya come Heros piuttosto che Heror: normalmente, la d postvocalica dovrebbe diventare z e quindi r, ma Tolkien indicò che questo non accadeva quando c’era già una r in una sillaba adiacente (WJ:413); in tali casei la z piuttosto diviene s.]

2 quétala: "Massë ëa i ná cólina aran i Yúrain? An Rómessë cennelmë elenerya, ar utúlielmë cavien sen."
dicendo: “dov'è [colui] che è nato re dei Giudei? Poiché in Oriente vedemmo la sua stella, e noi siamo giunti per rendergli omaggio." [*Massë "dove" (una forma che credo ricorra nel materiale non pubblicato di Tolkien). *Yúra "Giudeo", dall'Ebraico Y(eh)udâ; qui dativo plurale Yúrain. Verbo *cav- "inchinarsi, rendere omaggio": ”: questo è un adattamento fonologico di caw- nel primevo "Lessico Qenya" di Tolkien (QL:45). Tolkien decise in seguito che la w intervocalica divenisse v in Quenya, ma dacché si deve presumere che la forma aggiornata *cav- rappresenti il più arcaico caw-, il passato con nasale infissa è *canwë (verso 11).]

3 Írë hlarnes sin, Aran Heros né horyaina, ar ilya Yerúsalemo as se,
Quando udì questo, Re Erode fu agitato, e tutta Gerusalemme con lui, [*Horyaina, qui tradotto "agitato", è il participio passato horya- "avere un impulso, essere obbligato a far qualcosa" (VT45:22).]

4 ar hostala ilyë i hérë airimor ar i parmangolmor imíca i lië, maquentes te pa i colienómë i Hristo.
e radunando tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, chiese loro del luogo di nascita del Cristo. [*Airimo "prete" o "uomo santo": airë, airi- "santo" + la desinenza personale (maschile) -mo. *Parmangolmo "scriba", letteralmente "libro-studioso". Colienómë, "luogo di nascita": *colië + nómë.]

5 Quententë senna: "Ves-Lehemessë Yúrëo, an sië ná técina i Erutercánonen: 'Ar elyë, Ves-Lehem Yúrëo, laumë i ampitya imíca i cánor Yúrëo; an elyello tuluva túro, i nauva mavar Israel lienyan.' "
Gli dissero: "In Bethlehem di Giudea, poiché è scritto dal profeta [Erutercáno "Dio-araldo"]: 'E tu, Bethlehem di Giudea, non sei per nulla il più piccolo fra i governatorati di Giudea; poiché da te verrà un regnante, che sarà pastore per il mio popolo, Israele.' " [Laumë, forte negazione, qui tradotta "per nulla". Vedere alla voce LA- nelle Etimologie. Ampitya "il più piccolo": pitya "piccolo" col prefisso superlativo/intensivo an-, qui assimilato am- prima d'una p- (comparare amparca da parca "secco", VT45:5). *Túro "regnante", dal verbo tur- "governare, reggee"; comparare anche l'antica forma primitiva tûrô menzionata in Etim, voce TUR.]

7 San Heros nuldavë tultanë i elentirmor ar maquentë te pa i lú ya minyavë cennentë i elen.
Poi Erode segretamente convocò gli osservatori delle stelle e chiese loro della prima volta in cui videro la stella. [I lú ya... "la volta che/in cui..." *Minyavë, "primo" come avverbio: minya "primo" (agg.) + la desinenza avverbiale -.]

8 Mentaneryet Ves-Lehemenna quétala: "Á lelya, á saca i hína, ar írë ihírielles á nyarë ninna, sa yando inyë polë lelya cavien sen."
Egli li mandò a Bethlehem dicendo: "Andate, cercate il bambino, e quando l'avrete trovato ditemelo, così che anche io possa andare a rendergli omaggio." [Mentane-rye-t "inviò-egli-loro": si presuppone *-rye- come la desinenza lunga di 3a persona sg.; comparare la corrispondente desinenza possessiva -rya "suo, sua". Ihírielles "voi l'avete trovato" [il senso letterale è al presente ma in italiano la costruzione prevede l'uso dell'ausiliario al futuro, N.d.C.], con -lle- come la desinenza per il plurale "voi".]

9 Írë hlarnentë i aran lendentë oa, ar en! i elen ya cennentë Rómessë lendë epë te, tenna pustanes or i nómë yassë engë i hína.
Quando udirono il re andarono via, ed ecco! La stella che essi videro [oppure, avevano visto] in Oriente li precedette, finché si fermò sopra il luogo ove era il bambino.

10 Cenië i elen ánë tien alta alassë.
Vedere la stella diede loro gran gioia. [Tien, "(a) loro", dativo.]

11 Lendentë mir i coa ar cenner i hína as María amillerya, ar lantala undu canwentë sen. Pantanentë harmantar ar áner sen annar, malta ar ninquima ar nísima suhtë.
Andarono nella casa e videro il bambino con Maria sua madre, e cadendo in ginocchio gli resero omaggio. Aprirono i loro tesori e gli diedero doni, oro e incenso e gomma fragrante [i.e., mirra]. [Dacché il pronome se, dativo sen, ricopre sia "egli" che "ella" il testo Quenya è ambiguo; si potrebbe anche pensare che fosse a "lei" (Maria) che gli osservatori delle stelle resero omaggio e diedero doni. Per chiarezza, sen potrebbe qui essere rimpiazzato da i hínan ("al bambino"). *Ninquima "incenso", etimologicamente semplicemente "qualcosa di bianco" (ninquë, ninqui- "bianco"), che imita l'etimologia della parola usata nel testo Greco originale: Libanos (in questo verso nella forma accusativa libanon) proviene dall'Ebraico levonâ, il quale a sua volta è derivato da una radice che significa "bianco", riferito al colore lattiginoso di tale sostanza. "Mirra" è parafrasato come "gomma fragrante": il primevo (1915) vocabolo "Qenya" sukte "resina, gomma", che ricorre in QL:86, è aggiornato al Quenya in stile SdA come *suhtë (dacché Tolkien più tardi decise che kt divenisse ht in Quenya). La frase nísima suhtë "gomma fragrante" ricorre anche nella traduzione del Genesi 2:12 (in quel caso case traducendo l'Ebraico bedolach piuttosto che levonâ, però [Possibile che ci sia un errore? Levonâ era legato a Ninquima, non a nísima suhtë, e dunque all’incenso e non alla mirra, N.d.T.]).]

Ardalambion .T.]).]

Ardalambion