di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri
Chiamato anche (in LR:375): Doriathrico
Tutto ciò che è noto del linguaggio del Doriath sono circa ottanta vocaboli trovati nelle Etimologie in LR:347-400, in aggiunta a una o due parole dal Silmarillion, capitolo 21. Esso era in origine il linguaggio parlato alla corte di Re Thingol, che governò il Beleriand per quattromila anni del Sole e fu padre del "più bello di tutti i figli di Ilúvatar che mai vi fu o vi sarà" (Silm. cap. 4). Il Doriathrin deve essere stato la lingua madre di Lúthien Tinúviel. Allorquando lei più tardi imparò la lingua umanica nativa di Beren, egli invero le chiese perché si fosse data pena di farlo, "dacché il suo idioma era più ricco e più bello" (PM:369).
Il Doriathrin va considerato una favella Elfica separata o una forma di Sindarin? Le Etimologie furono scritte molto dopo che Tolkien finalmente realizzasse che il linguaggio simil-gallese nella sua mithologia non era il linguaggio che i Noldor portarono seco da Valinor, come egli aveva pensato per più di trent'anni, ma il linguaggio degli Elfi Grigi nella Terra di Mezzo. Così, all'improvviso, il Sindarin e il Doriathrin furono posti a contatto in modo molto più serrato di prima. Il Doriathrin come linguaggio distinto sopravvisse a tale significativa revisione? Posteriormente Tolkien parla del "Sindarin del Doriath" (PM:369). Ma nel Silmarillion, includendo le parti che furono riviste dopo che Tolkien ebbe completato SdA, nomi e frasi Doriathrin persistono: Mablung, Nauglamîr, Dagnir Glaurunga, Dior. Almeno per quanto concerne tali nomi, il Doriathrin delle Etimologie comparve nella versione matura del mito. Forse il linguaggio Doriathrin intravisto nelle Etimologie può passare per un'arcaica forma di Sindarin, sebbene sembri avere talune peculiarità tutte sue e sia differente dall'"AN" (Antico Noldorin, leggi Antico Sindarin) delle Etimologie. Il Doriathrin in definitiva appartiene alla stesso ramo del Telerin Comune che conduce al Sindarin, ma sembra essersi stabilito sul suo proprio ramo ben prima che si fosse giunti al classico Grigio-Elfico, ed ha meno modifiche rispetto al Telerin Comune che non il Sindarin. Ma la distinzione fra quel che è considerato un linguaggio separato e quel che è considerato un dialetto è spesso dettata da fattori extra-linguistici. Forse in base a decisione politica, il Doriathrin è una forma del Sindarin, il linguaggio dei sudditi di Thingol - sebbene il re disprezzasse il dialetto degli Elfi Grigi del Nord (PM:369, 372).
Il canto di Lúthien in I Lais del Beleriand p. 354 sembra essere in puro Sindarin, comunque. (Qui è riprodotta una versione successiva a SdA.) Per questa e altre ragioni, alcune persone competenti hanno la sensazione che il Doriathrin delle Etimologie - che è il linguaggio cui è dedicato il presente articolo - non è alla lunga un idioma "valido" nei miti come l'anziano Tolkien era giunto a concludere nel suo scenario linguistico. Secondo quest'ottica, il linguaggio del Doriath deve ora essere immaginato meramente come una variante particolarmente arcaica del Sindarin che conosciamo da SdA, e il Doriathrin delle Etimologie deve essere largamente licenziato come una obsoleta nozione - eccetto che per alcuni nomi, sopra elencati, che Tolkien evidentemente trasferì dal Sindarin quando egli scorporò il Doriathrin come linguaggio separato. Non si può giungere a conclusioni definitive in tale materia (vedere, tuttavia, la voce roth nel vocabolario qui sotto). Il linguaggio qui discusso era almeno il linguaggio del Doriath ad uno stadio dello scenario, in perenne evoluzione, di Tolkien .
Un commento posteriore sul linguaggio del Reame Celato può essere qui citato: "La favella del Doriath... era pure ai giorni di Túrin più antica che non tutte quelle usate altrove. Una cosa (come Mîm osservò) della quale Túrin non si sbarazzò mai, malgrado le sue lagnanze contro il Doriath, era la lingua che aveva assimilato mentre cresceva. Pur essendo un Uomo, egli parlava come un Elfo del Reame Celato, quale egli pareva essere sebbene fosse della stirpe degli umani, dei quali mantenne idioma e istruzione finché l'umanità ristette come in alcune regioni isolate dove l'inglese è rimasto più prossimo a quello della corte di Elisabetta I che di Elisabetta II." (WJ:312)
Secondo le Etimologie, alla radice NAUK, "[in Doriathrin] il genitivo in -a(n) precedeva" il vocabolo che regge. La parola in discussione è Nauglamîr "la Collana dei Nani", letteralmente *"Collana Nanesca" (naugla + mîr).L'ordine dei vocaboli descritto qui non può che essere ancora l'unico possiblie; cfr. Dagnir Glaurunga.
Il genitivo plurale aveva desinenza -ion, come in region "d'agrifogli" (anche nel nome Region). Cfr. Quenya -ion come in Silmarillion "(storia) dei Silmaril". Ma la desinenza -ion può essere stata reinterpretata come una desinenza indicante paesi o regioni; cfr. il Sindarin Eregion.
Mentre il Sindarin tipicamente forma i plurali dei sostantivi cambiando le vocali nello stile dell'inglese man/men o goose/geese, il Doriathrin ha una desinenza plurale -in. In Sindarin (così come in inglese) le vocali modificate sono originariamente fenomeni di umlaut provocati da una antica desinenza plurale che conteneva la vocale i, così ancora una volta il Doriathrin può definirsi arcaico se comparato al Sindarin:
Eld "Elfo, Elda" pl. Eldin
orth "montagna", pl. orthin
roth "caverna", pl. rodhin (la qualità fonica della consonante finale nella radice ROD è preservata intervocalicalmente - forse il Doriathrin non può avere spiranti foniche come finali)
urch "orco", pl. urchin
Si ha anche regorn "alberi d'agrifoglio", pl. regin (reg-orn è letteralmente proprio "alberi d'agrifoglio", e la desinenza plurale è suffisso direttamente della radice reg "agrifoglio"; cfr. anche il genitivo plurale region). Tale desinenza plurale non va confusa con la desinenza aggettivale vista in ngorthin "orribile" da ngorth "orrore" (variante -en in lóm "eco", lómen "echeggiante").
il Doriathrin non sembra avere gli umlaut caratteristici del normale Sindarin. La i nella sillaba finale di urchin non causa la modifica della u in y per assimilazione; in contrasto col Sindarin orch pl. yrch (rappresenta un'arcaica forma come urkô pl. urkî o urkôi).
Comunque, le Etimologie almeno accennano al fatto che il Doriathrin fosse simile al Sindarin in un aspetto. Talvolta, sono elencate doppie forme nelle Etimologie: Dolmed e Ndolmed (nome di una montagna), gol e ngol "saggio, magico", gold e ngold "Noldo", golo e ngolo "magia, sapienza". Le radici sono NDOL e NGOL, così le forme alternative riflettono l'originale combinazione iniziale. Forse, come in Sindarin, la combinazione originale influenza la forma usata in seguito a certe particelle; cfr. il Sindarin golodh "Noldo", ma i ngolodh "il Noldo". Similmente, il Doriathrin gold può apparire come ngold in certi contesti.
Una parola Doriathrin eleva una domanda peculiare: Gli Elfi del Doriath rigettarono il tipico sistema duodecimale Quenya (basato sul numero 12) in favore di un sistema decimale tradizionale? Secondo WJ:423, tutti gli Elfi d'ogni tempo conteggiavano in duodecimale; però il nome Menegroth è tradotto "le Mille Caverne" (secondo LR:384 s.v. ROD gli elementi sono meneg + roth, evidentemente = "mille" + "caverna[e]"). Ma in un sistema duodecimale, non c'è nulla di speciale nel numero 1000: dovrebbe essere espresso come 6-11-4 (sc. 6 x 144 + 11 x 12 + 4 x 1)*. Un migliaio non sarebbe quindi un "numero tondo" al postutto. Il primo numeo a quattro cifre in un sistema duodecimale è 1728 (12 x 12 x 12). Esso sarebbe il proverbiale "gran numero" utilizzato da qualcuno che pensasse in termini duodecimali, come lo è il 1000 per noi. Potrebbe essere che la traduzione "Mille Caverne" sia idiomatica e volutamente non accurata, e che Menegroth veramente significhi "1728 caverne"? Se è così, la corretta traduzione semplicemente non può esser resa in inglese [E conseguentemente in italiano e in ogni altra lingua in cui sono state tradotte le opere di Tolkien, N.d.T.].
*NOTA: nel sistema alfanumerico moderno, la cifra 11 sarebbe simboleggiata dalla lettera "B". Gli Elfi, ideando una numerazione nativa a 12 cifre, avrebbero pertanto adoperato un carattere tengwar apposito per i numeri 10 e 11. Vedere, per maggiori dettagli, le sezioni dedicate agli alfabeti elfici.
-a desinenza genitiva, vista in Dagnir Glaurunga "Rovina di Glaurung". La desinenza genitiva del primitivo Eldarin Comune era -hô > -ô, derivata da un "antico elemento avverbiale" HO che significa "via, via da, da [un gruppo, N.d.T]" (WJ:368). La voce corrispondente nelle più antiche Etimologie sembra essere 3O (3Ô) "da, via da, da [un gruppo, N.d.T.], fuori da" (LR:360). Potrebbe la primitiva -ô divenire una -a in Doriathrin? Qui ci sono un po' di vocaboli Ilkorin che possono sembrare in apparenza come loro evoluzioni, e come Tolkien immaginò le cose quando scrisse le Etimologie, con Ilkorin e Doriathrin che erano in stretta relazione (ambedue hanno la desinenza genitiva -a). Nella desinenza genitiva plurale -ion, l'elemento "genitivale" (< 3O o HO) appare come o; vedere -ion.
argad "fuori dalla cinta", l'esteriore, l'esterno (LR:358 s.v. GAT(H), anche LR:349 s.v. AR2). In Doriath, "la cinta" ovviamente fa riferimento alla Cintura di Melian. Il prefisso ar- significa "esterno", derivato dalla radice AR2, non definita nelle Etimologie, ma il Silmarillion in Appendice dà ar- "esterno, oltre". Il secondo elemento è gad "cinta", q.v.
argador evidentemente il nome Doriathrin delle lande al di fuori del Doriath (GAT(H), cfr. ELED). Composto da argad e dor, q.v, da cui *"fuori dalla cinta - terre", *"regioni esterne".
cwindor "narratore" (LR:366 s.v. KWET). Questo è un vocabolo dubbio secondo la comcezione posteriore di Tolkien; nel ramo dell'Eldarin cui il Doriathrin appartiene, il primitivo KW diviene P andando indietro nella storia linguistica dell'Elfico (WJ:375 cfr. 407 nota 5). Leggi *pindor? In ogni caso, Tolkien affermò che cwindor viene da kwentro "narratore", sc. una variante con nasale inserita della radice KWET- "dire" combinata con la desinenza maschile d'agente -ro (cfr. Dior da ndeuro). La o in cwindor probabilmente è evoluzione dell'interruzione di un gruppo finale consonantico, da che la forma in Eldarin Comune dovrebbe essere stata *kwentr dopo la perdita della -o finale corta (e -a, -e). Questo vocabolo solo nel nostro piccolo corpus rende evidenza dello spostamento nt > nd. Curiosamente, e qui diviene i. Sembra che tale spostamento ricorra prima di un gruppo di consonanti che inizia con una nasale; cfr. nîw "naso" da NEÑ-WI (probabilmente tramite una forma intermedia *niñw- prima che la ñ si perdesse e la i divenisse allungata in î per compensazione).
dagnir *"uccisore" (Silmarillion, fine del capitolo 21). Alcuni direbbero che questo sia normale Sindarin e non sia collegato con il Doriathrin delle Etimologie. Gli elementi sono chiaramente da collegare alla radice NDAK "uccidere" (LR:375) e DER, rafforzato NDER, "uomo" (LR:375). Come in Sindarin, le afone post-vocaliche esplosive divengono foniche, da cui k > g in NDAK > dag-. Avremmo potuto aspettarci NDER a produrre *dir, *ndir invece di nir; forse l'originale nd diviene n se segue una consonante nel mezzo di una composta (e similmente m, n per i primitivi mb, ng?)
dair "ombra degli alberi". Derivato da una radice DAY "ombra" (LR:354); la forma primitiva doveva probabilmente essere *dairê (cfr. l'aggettivo Quenya laira "ombroso", evidentemente da *dairâ).
Dairon (nome, = Sindarin Daeron). (LR:354 s.v. DAY). Il primo elemento dovrebbe evidentemente essere equivalente a dair qui sopra; il nome Dairon non è in alcun caso derivato dalla stessa radice. L'Appendice del Silmarillion, voce dae, definisce tale elemento come "ombra" e nota che esso "forse" ricorre nel Sindarin Daeron. La desinenza maschile -on è benl attestata in vari linguaggi Eldarin; Dairon può rappresentare il primitive *Dairondo.
Denithor "Denethor", nome maschile che in LR:188 è derivato da ndani-thârô "salvatore dei Dani" (= Nandor, Elfi Verdi). Il secondo elemento thârô "salvatore" non può letteralmente essere connesso ad alcun elemento elencato nelle Etimologie; THAR "attraverso, oltre" (LR:392) sembra inadatto a dare il significato di "salvatore", a meno che un thârô sia letteralmente uno che porta qualcosa o qualcuno oltre il pericolo. Thârô si mostra come una frequente e primitiva formazione agentale. In ogni caso, Tolkien molti anni più tardi fornì un'etimologia completamente differente per il nome Denethor; in WJ:412 (dove forme Doriathrin non sono menzionate) si cita il significato "snello-e-flessuoso", da dene- "sottile e forte, flessuoso, morbido", e thara- "alto (o lungo) e snello". (Questi elementi non possono essere connessi a qualsiasi altro del corpus pubblicato.)
Dior "successore" (nome masc.). La forma primitiva data come ndeuro, sc. la radice NDEW "seguire, venire dietro" + la desinenza d'agente maschile -ro (più spesso -rô). La transizione eu > io è attestata solo in questo vocabolo. Ci può essere una forma alternativa (dialettale?) *Ndior con l'iniziale originale nasalizzata tronca nd intatta; cfr. Ndolmed oltre a Dolmed (il primo elemento essendo derivato da una radice NDOL).
Dolmed "Cima Piovosa" (nome di montagna; anche Ndolmed). (LR:376 s.v. NDOL, LR:373 s.v. MIZD). Si osservi che l'ordine degli elementi nel composto è propriamente "cima-umida". Dol, ndol "cima" può venire da *ndôlâ (donde il Quenya nóla) o - più probabilmente - da *ndolô, donde l'Antico Sindarin ndolo. Riguardo all'elemento -med "umido", vedere méd.
dôn "indietro" (sostantivo). Derivato da una radice NDAN "indietro" (evidentemente come preposizione piuttosto che come sostantivo). La forma primitiva può assumersi come *ndân- con qualche vocale finale persa. Per un altro esempio di â lunga che diviene ô, cfr. drôg "lupo" da d'râk.
dor "terra", isolato da Argador, Eglador, Lómendor (q.v.) Nelle Etimologie, le parole Eldarin per "terra" sono derivate da una radice NDOR "dimorare, stare, riposare, persistere" (LR:376). Non vi sono elencati termini Doriathrin , ma dor deve avere la stessa origine dell'identica parola Sindarin: il primitivo ndorê. Si osservi, comunque, che Tolkien vari anni dopo derivò i termini Eldarin per "terra" da una radice DORO "avvizzito, duro, rigido" (WJ:413). Tuttavia, questa tarda fonte conferma che la forma in Primitivo Quenya era ndorê, ora pensato come formato dall'arricchimento dell'iniziale d > nd. Questo è definito come "la dura, arida terra come opposto di acque o paludi", più tardi sviluppando il significato "terra in generale come opposto del mare", e finalmente anche "una terra" come una particolare regione, "con più o meno definiti confini". (Il limitare di Eglador, sc. Doriath, era ovviamente assai ben definito dalla Cintura di Melian.)
dorn "quercia". Derivato da una radice DORÓN, semplicemente definita come "quercia"; il Quenya norno e il Sindarin doron assieme indicano una primitiva forma *dorónô. Per un altro esempio in Doriathrin di caduta sia della seconda che della terza vocale in un vocabolo di tale struttura, cfr. gold da ngolodô; cfr. anche gald da galadâ.
drôg "lupo". In LR:354 derivato da una radice DARÁK, non definita; la forma primitiva è data come d'râk. La nostra conoscenza generale della struttura delle parole primitive, tanto quanto il Quenya ráca piuttosto che **rát, punta piuttosto alla forma primitiva *d'râkâ. Ma la vocale finale, se è mai esistita, si perdette in Doriathrin, e â fu arrotondata a produrre ô (cfr. dôn sotto).
dunn "nero". In LR:355 derivato da una radice DUN "nero (di colore)"; la forma primitiva doveva essere *dunnâ con la desinenza aggettivale -nâ (o probabilmente la più semplice desinenza -â combinata con la fortificazione della mediana n > nn). Nelle Etimologie, la parola Doriathrin dunn è anche menzionata alla voce ÑGOROTH, LR:377. L'aggettivo (o solo la radice) ricorre anche come un prefisso dun- in dungorthin; vedere Nan Dungorthin.
durgul "stregoneria" (LR:377 s.v. ÑGOL). Il significato letterale è piuttosto "tradizione/magia nera". L'elemento dur "buio" non è altrimenti attestato in Doriathrin, ma si confronti il Sindarin dûr "buio, fosco", derivato da una radice DO3, DÔ (LR:354), non definito come tale ma che apparentemente ha a che fare con notte. Si deve assumere che Dur derivi da un aggettivo *do3râ, *dôrâ (-râ essendo una frequente desinenza aggettivale). Il secondo elemento, -gul, è derivato da una radice ÑGOL "saggio, saggezza, essere saggio" (LR:377).