Doriathrin - la lingua madre di Lúthien

di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri

Chiamato anche (in LR:375): Doriathrico

Tutto ciò che è noto del linguaggio del Doriath sono circa ottanta vocaboli trovati nelle Etimologie in LR:347-400, in aggiunta a una o due parole dal Silmarillion, capitolo 21. Esso era in origine il linguaggio parlato alla corte di Re Thingol, che governò il Beleriand per quattromila anni del Sole e fu padre del "più bello di tutti i figli di Ilúvatar che mai vi fu o vi sarà" (Silm. cap. 4). Il Doriathrin deve essere stato la lingua madre di Lúthien Tinúviel. Allorquando lei più tardi imparò la lingua umanica nativa di Beren, egli invero le chiese perché si fosse data pena di farlo, "dacché il suo idioma era più ricco e più bello" (PM:369).

Il Doriathrin va considerato una favella Elfica separata o una forma di Sindarin? Le Etimologie furono scritte molto dopo che Tolkien finalmente realizzasse che il linguaggio simil-gallese nella sua mithologia non era il linguaggio che i Noldor portarono seco da Valinor, come egli aveva pensato per più di trent'anni, ma il linguaggio degli Elfi Grigi nella Terra di Mezzo. Così, all'improvviso, il Sindarin e il Doriathrin furono posti a contatto in modo molto più serrato di prima. Il Doriathrin come linguaggio distinto sopravvisse a tale significativa revisione? Posteriormente Tolkien parla del "Sindarin del Doriath" (PM:369). Ma nel Silmarillion, includendo le parti che furono riviste dopo che Tolkien ebbe completato SdA, nomi e frasi Doriathrin persistono: Mablung, Nauglamîr, Dagnir Glaurunga, Dior. Almeno per quanto concerne tali nomi, il Doriathrin delle Etimologie comparve nella versione matura del mito. Forse il linguaggio Doriathrin intravisto nelle Etimologie può passare per un'arcaica forma di Sindarin, sebbene sembri avere talune peculiarità tutte sue e sia differente dall'"AN" (Antico Noldorin, leggi Antico Sindarin) delle Etimologie. Il Doriathrin in definitiva appartiene alla stesso ramo del Telerin Comune che conduce al Sindarin, ma sembra essersi stabilito sul suo proprio ramo ben prima che si fosse giunti al classico Grigio-Elfico, ed ha meno modifiche rispetto al Telerin Comune che non il Sindarin. Ma la distinzione fra quel che è considerato un linguaggio separato e quel che è considerato un dialetto è spesso dettata da fattori extra-linguistici. Forse in base a decisione politica, il Doriathrin è una forma del Sindarin, il linguaggio dei sudditi di Thingol - sebbene il re disprezzasse il dialetto degli Elfi Grigi del Nord (PM:369, 372).

Il canto di Lúthien in I Lais del Beleriand p. 354 sembra essere in puro Sindarin, comunque. (Qui è riprodotta una versione successiva a SdA.) Per questa e altre ragioni, alcune persone competenti hanno la sensazione che il Doriathrin delle Etimologie - che è il linguaggio cui è dedicato il presente articolo - non è alla lunga un idioma "valido" nei miti come l'anziano Tolkien era giunto a concludere nel suo scenario linguistico. Secondo quest'ottica, il linguaggio del Doriath deve ora essere immaginato meramente come una variante particolarmente arcaica del Sindarin che conosciamo da SdA, e il Doriathrin delle Etimologie deve essere largamente licenziato come una obsoleta nozione - eccetto che per alcuni nomi, sopra elencati, che Tolkien evidentemente trasferì dal Sindarin quando egli scorporò il Doriathrin come linguaggio separato. Non si può giungere a conclusioni definitive in tale materia (vedere, tuttavia, la voce roth nel vocabolario qui sotto). Il linguaggio qui discusso era almeno il linguaggio del Doriath ad uno stadio dello scenario, in perenne evoluzione, di Tolkien .

Un commento posteriore sul linguaggio del Reame Celato può essere qui citato: "La favella del Doriath... era pure ai giorni di Túrin più antica che non tutte quelle usate altrove. Una cosa (come Mîm osservò) della quale Túrin non si sbarazzò mai, malgrado le sue lagnanze contro il Doriath, era la lingua che aveva assimilato mentre cresceva. Pur essendo un Uomo, egli parlava come un Elfo del Reame Celato, quale egli pareva essere sebbene fosse della stirpe degli umani, dei quali mantenne idioma e istruzione finché l'umanità ristette come in alcune regioni isolate dove l'inglese è rimasto più prossimo a quello della corte di Elisabetta I che di Elisabetta II." (WJ:312)

LA STRUTTURA DEL DORIATHRIN

Riguardo alla struttura del Doriathrin, può essere notato quanto segue: mentre il Sindarin esprime le relazioni genitive mediante il solo odrine delle parole (Ennyn Durin "Porte [di] Durin"), il Doriathrin ancora preserva un distinto genitivo in -a. Si è visto nell'iscrizione che alcuni Elfi del Doriath incisero sulla pietra della tomba di Túrin: Túrin Turambar Dagnir Glaurunga, "Túrin Turambar rovina di Glaurung" (tradotto nell'indice del Silmarillion). Secondo Tolkien, il genitivo Sindarin privo di finali probabilmente rappresenta forme inflesse nell'antico linguaggio, rispettando in ciò come uno, che parlasse in normale Sindarin, doveva invero trovare il Doriathrin arcaico.

Secondo le Etimologie, alla radice NAUK, "[in Doriathrin] il genitivo in -a(n) precedeva" il vocabolo che regge. La parola in discussione è Nauglamîr "la Collana dei Nani", letteralmente *"Collana Nanesca" (naugla + mîr).L'ordine dei vocaboli descritto qui non può che essere ancora l'unico possiblie; cfr. Dagnir Glaurunga.

Il genitivo plurale aveva desinenza -ion, come in region "d'agrifogli" (anche nel nome Region). Cfr. Quenya -ion come in Silmarillion "(storia) dei Silmaril". Ma la desinenza -ion può essere stata reinterpretata come una desinenza indicante paesi o regioni; cfr. il Sindarin Eregion.

Mentre il Sindarin tipicamente forma i plurali dei sostantivi cambiando le vocali nello stile dell'inglese man/men o goose/geese, il Doriathrin ha una desinenza plurale -in. In Sindarin (così come in inglese) le vocali modificate sono originariamente fenomeni di umlaut provocati da una antica desinenza plurale che conteneva la vocale i, così ancora una volta il Doriathrin può definirsi arcaico se comparato al Sindarin:

Eld "Elfo, Elda" pl. Eldin
orth "montagna", pl. orthin
roth "caverna", pl. rodhin (la qualità fonica della consonante finale nella radice ROD è preservata intervocalicalmente - forse il Doriathrin non può avere spiranti foniche come finali)
urch "orco", pl. urchin

Si ha anche regorn "alberi d'agrifoglio", pl. regin (reg-orn è letteralmente proprio "alberi d'agrifoglio", e la desinenza plurale è suffisso direttamente della radice reg "agrifoglio"; cfr. anche il genitivo plurale region). Tale desinenza plurale non va confusa con la desinenza aggettivale vista in ngorthin "orribile" da ngorth "orrore" (variante -en in lóm "eco", lómen "echeggiante").

il Doriathrin non sembra avere gli umlaut caratteristici del normale Sindarin. La i nella sillaba finale di urchin non causa la modifica della u in y per assimilazione; in contrasto col Sindarin orch pl. yrch (rappresenta un'arcaica forma come urkô pl. urkî o urkôi).

Comunque, le Etimologie almeno accennano al fatto che il Doriathrin fosse simile al Sindarin in un aspetto. Talvolta, sono elencate doppie forme nelle Etimologie: Dolmed e Ndolmed (nome di una montagna), gol e ngol "saggio, magico", gold e ngold "Noldo", golo e ngolo "magia, sapienza". Le radici sono NDOL e NGOL, così le forme alternative riflettono l'originale combinazione iniziale. Forse, come in Sindarin, la combinazione originale influenza la forma usata in seguito a certe particelle; cfr. il Sindarin golodh "Noldo", ma i ngolodh "il Noldo". Similmente, il Doriathrin gold può apparire come ngold in certi contesti.

Una parola Doriathrin eleva una domanda peculiare: Gli Elfi del Doriath rigettarono il tipico sistema duodecimale Quenya (basato sul numero 12) in favore di un sistema decimale tradizionale? Secondo WJ:423, tutti gli Elfi d'ogni tempo conteggiavano in duodecimale; però il nome Menegroth è tradotto "le Mille Caverne" (secondo LR:384 s.v. ROD gli elementi sono meneg + roth, evidentemente = "mille" + "caverna[e]"). Ma in un sistema duodecimale, non c'è nulla di speciale nel numero 1000: dovrebbe essere espresso come 6-11-4 (sc. 6 x 144 + 11 x 12 + 4 x 1)*. Un migliaio non sarebbe quindi un "numero tondo" al postutto. Il primo numeo a quattro cifre in un sistema duodecimale è 1728 (12 x 12 x 12). Esso sarebbe il proverbiale "gran numero" utilizzato da qualcuno che pensasse in termini duodecimali, come lo è il 1000 per noi. Potrebbe essere che la traduzione "Mille Caverne" sia idiomatica e volutamente non accurata, e che Menegroth veramente significhi "1728 caverne"? Se è così, la corretta traduzione semplicemente non può esser resa in inglese [E conseguentemente in italiano e in ogni altra lingua in cui sono state tradotte le opere di Tolkien, N.d.T.].

*NOTA: nel sistema alfanumerico moderno, la cifra 11 sarebbe simboleggiata dalla lettera "B". Gli Elfi, ideando una numerazione nativa a 12 cifre, avrebbero pertanto adoperato un carattere tengwar apposito per i numeri 10 e 11. Vedere, per maggiori dettagli, le sezioni dedicate agli alfabeti elfici.

DIZIONARIO DORIATHRIN con note etimologiche

Nota: I vocaboli primitivi "ricostruiti" da Tolkien stesso non sono qui asteriscati.

          -a desinenza genitiva, vista in Dagnir Glaurunga "Rovina di Glaurung". La desinenza genitiva del primitivo Eldarin Comune era - > -ô, derivata da un "antico elemento avverbiale" HO che significa "via, via da, da [un gruppo, N.d.T]" (WJ:368). La voce corrispondente nelle più antiche Etimologie sembra essere 3O () "da, via da, da [un gruppo, N.d.T.], fuori da" (LR:360). Potrebbe la primitiva -ô divenire una -a in Doriathrin? Qui ci sono un po' di vocaboli Ilkorin che possono sembrare in apparenza come loro evoluzioni, e come Tolkien immaginò le cose quando scrisse le Etimologie, con Ilkorin e Doriathrin che erano in stretta relazione (ambedue hanno la desinenza genitiva -a). Nella desinenza genitiva plurale -ion, l'elemento "genitivale" (< 3O o HO) appare come o; vedere -ion.
          argad "fuori dalla cinta", l'esteriore, l'esterno (LR:358 s.v. GAT(H), anche LR:349 s.v. AR2). In Doriath, "la cinta" ovviamente fa riferimento alla Cintura di Melian. Il prefisso ar- significa "esterno", derivato dalla radice AR2, non definita nelle Etimologie, ma il Silmarillion in Appendice dà ar- "esterno, oltre". Il secondo elemento è gad "cinta", q.v.
          argador evidentemente il nome Doriathrin delle lande al di fuori del Doriath (GAT(H), cfr. ELED). Composto da argad e dor, q.v, da cui *"fuori dalla cinta - terre", *"regioni esterne".
          cwindor "narratore" (LR:366 s.v. KWET). Questo è un vocabolo dubbio secondo la comcezione posteriore di Tolkien; nel ramo dell'Eldarin cui il Doriathrin appartiene, il primitivo KW diviene P andando indietro nella storia linguistica dell'Elfico (WJ:375 cfr. 407 nota 5). Leggi *pindor? In ogni caso, Tolkien affermò che cwindor viene da kwentro "narratore", sc. una variante con nasale inserita della radice KWET- "dire" combinata con la desinenza maschile d'agente -ro (cfr. Dior da ndeuro). La o in cwindor probabilmente è evoluzione dell'interruzione di un gruppo finale consonantico, da che la forma in Eldarin Comune dovrebbe essere stata *kwentr dopo la perdita della -o finale corta (e -a, -e). Questo vocabolo solo nel nostro piccolo corpus rende evidenza dello spostamento nt > nd. Curiosamente, e qui diviene i. Sembra che tale spostamento ricorra prima di un gruppo di consonanti che inizia con una nasale; cfr. nîw "naso" da NEÑ-WI (probabilmente tramite una forma intermedia *niñw- prima che la ñ si perdesse e la i divenisse allungata in î per compensazione).
          dagnir *"uccisore" (Silmarillion, fine del capitolo 21). Alcuni direbbero che questo sia normale Sindarin e non sia collegato con il Doriathrin delle Etimologie. Gli elementi sono chiaramente da collegare alla radice NDAK "uccidere" (LR:375) e DER, rafforzato NDER, "uomo" (LR:375). Come in Sindarin, le afone post-vocaliche esplosive divengono foniche, da cui k > g in NDAK > dag-. Avremmo potuto aspettarci NDER a produrre *dir, *ndir invece di nir; forse l'originale nd diviene n se segue una consonante nel mezzo di una composta (e similmente m, n per i primitivi mb, ng?)
          dair "ombra degli alberi". Derivato da una radice DAY "ombra" (LR:354); la forma primitiva doveva probabilmente essere *dairê (cfr. l'aggettivo Quenya laira "ombroso", evidentemente da *dairâ).
          Dairon (nome, = Sindarin Daeron). (LR:354 s.v. DAY). Il primo elemento dovrebbe evidentemente essere equivalente a dair qui sopra; il nome Dairon non è in alcun caso derivato dalla stessa radice. L'Appendice del Silmarillion, voce dae, definisce tale elemento come "ombra" e nota che esso "forse" ricorre nel Sindarin Daeron. La desinenza maschile -on è benl attestata in vari linguaggi Eldarin; Dairon può rappresentare il primitive *Dairondo.
          Denithor
"Denethor", nome maschile che in LR:188 è derivato da ndani-thârô "salvatore dei Dani" (= Nandor, Elfi Verdi). Il secondo elemento thârô "salvatore" non può letteralmente essere connesso ad alcun elemento elencato nelle Etimologie; THAR "attraverso, oltre" (LR:392) sembra inadatto a dare il significato di "salvatore", a meno che un thârô sia letteralmente uno che porta qualcosa o qualcuno oltre il pericolo. Thârô si mostra come una frequente e primitiva formazione agentale. In ogni caso, Tolkien molti anni più tardi fornì un'etimologia completamente differente per il nome Denethor; in WJ:412 (dove forme Doriathrin non sono menzionate) si cita il significato "snello-e-flessuoso", da dene- "sottile e forte, flessuoso, morbido", e thara- "alto (o lungo) e snello". (Questi elementi non possono essere connessi a qualsiasi altro del corpus pubblicato.)
          Dior "successore" (nome masc.). La forma primitiva data come ndeuro, sc. la radice NDEW "seguire, venire dietro" + la desinenza d'agente maschile -ro (più spesso -). La transizione eu > io è attestata solo in questo vocabolo. Ci può essere una forma alternativa (dialettale?) *Ndior con l'iniziale originale nasalizzata tronca nd intatta; cfr. Ndolmed oltre a Dolmed (il primo elemento essendo derivato da una radice NDOL).
          Dolmed "Cima Piovosa" (nome di montagna; anche Ndolmed). (LR:376 s.v. NDOL, LR:373 s.v. MIZD). Si osservi che l'ordine degli elementi nel composto è propriamente "cima-umida". Dol, ndol "cima" può venire da *ndôlâ (donde il Quenya nóla) o - più probabilmente - da *ndolô, donde l'Antico Sindarin ndolo. Riguardo all'elemento -med "umido", vedere méd.
          dôn "indietro" (sostantivo). Derivato da una radice NDAN "indietro" (evidentemente come preposizione piuttosto che come sostantivo). La forma primitiva può assumersi come *ndân- con qualche vocale finale persa. Per un altro esempio di â lunga che diviene ô, cfr. drôg "lupo" da d'râk.
          dor "terra", isolato da Argador, Eglador, Lómendor (q.v.) Nelle Etimologie, le parole Eldarin per "terra" sono derivate da una radice NDOR "dimorare, stare, riposare, persistere" (LR:376). Non vi sono elencati termini Doriathrin , ma dor deve avere la stessa origine dell'identica parola Sindarin: il primitivo ndorê. Si osservi, comunque, che Tolkien vari anni dopo derivò i termini Eldarin per "terra" da una radice DORO "avvizzito, duro, rigido" (WJ:413). Tuttavia, questa tarda fonte conferma che la forma in Primitivo Quenya era ndorê, ora pensato come formato dall'arricchimento dell'iniziale d > nd. Questo è definito come "la dura, arida terra come opposto di acque o paludi", più tardi sviluppando il significato "terra in generale come opposto del mare", e finalmente anche "una terra" come una particolare regione, "con più o meno definiti confini". (Il limitare di Eglador, sc. Doriath, era ovviamente assai ben definito dalla Cintura di Melian.)
          dorn "quercia". Derivato da una radice DORÓN, semplicemente definita come "quercia"; il Quenya norno e il Sindarin doron assieme indicano una primitiva forma *dorónô. Per un altro esempio in Doriathrin di caduta sia della seconda che della terza vocale in un vocabolo di tale struttura, cfr. gold da ngolodô; cfr. anche gald da galadâ.
          drôg "lupo". In LR:354 derivato da una radice DARÁK, non definita; la forma primitiva è data come d'râk. La nostra conoscenza generale della struttura delle parole primitive, tanto quanto il Quenya ráca piuttosto che **rát, punta piuttosto alla forma primitiva *d'râkâ. Ma la vocale finale, se è mai esistita, si perdette in Doriathrin, e â fu arrotondata a produrre ô (cfr. dôn sotto).
          dunn "nero". In LR:355 derivato da una radice DUN "nero (di colore)"; la forma primitiva doveva essere *dunnâ con la desinenza aggettivale - (o probabilmente la più semplice desinenza -â combinata con la fortificazione della mediana n > nn). Nelle Etimologie, la parola Doriathrin dunn è anche menzionata alla voce ÑGOROTH, LR:377. L'aggettivo (o solo la radice) ricorre anche come un prefisso dun- in dungorthin; vedere Nan Dungorthin.
          durgul "stregoneria" (LR:377 s.v. ÑGOL). Il significato letterale è piuttosto "tradizione/magia nera". L'elemento dur "buio" non è altrimenti attestato in Doriathrin, ma si confronti il Sindarin dûr "buio, fosco", derivato da una radice DO3, (LR:354), non definito come tale ma che apparentemente ha a che fare con notte. Si deve assumere che Dur derivi da un aggettivo *do3râ, *dôrâ (- essendo una frequente desinenza aggettivale). Il secondo elemento, -gul, è derivato da una radice ÑGOL "saggio, saggezza, essere saggio" (LR:377). Si confronti il Sindarin morgul - il Doriathrin ha anche mor(n)gul, q.v., col medesimo significato di durgul. Il secondo elemento del Sindarin morgul è commentato nell'Appendice del Silmarillion, voce gûl (evidentemente basata sul testo ora stampato in WJ:383): "La parola Sindarin [gûl] fu oscurata nel suo significato dal suo frequente uso nel composto 'arte nera'." Quella che sarebbe evidentemente la forma primitiva di gûl è data in PM:360: ñgôlê, con allungamento della radice vocalica ee della desinenza -ê, spesso usato in derivati astratti. - È probabile che ambedue gli elementi di durgul avessero vocali lunghe allorché apparvero indipendentemente: *dûr, *gûl, le vocali preservando la quantità (sebbene non la qualità) delle ô nei primitivi *dôrâ, ngôlê. La vocale di *dûr è apparentemente accorciata poiché è seguita da un gruppo di consonanti in tale composto, mentre La vocale d *gûl è accorciata poiché non accentata.
          Eglador "terra degli Elfi", il nome Doriathrin del Doriath (LR:356 s.v. ELED, anche LR:358 s.v. GAT(H)). Riguardo all'elemento finale, vedere dor. L'elemento egla- è lo stesso del Quenya Elda, il quale ha anche uno stretto affine in Doriathrin Eld (q.v.) Nelle Etimologie, Egla- e Eld- sono derivati da una radice ÉLED- "popolo delle stelle", che va chiaramente inteso come una forma estesa della radice EL "stella" (LR:356 cf. 355). Tolkien abbandonò una più antica etimologia che collegava invece ELED con LED "andare, viaggiare" (LR:368 cf. 356); ciò dovrebbe aver identificato gli Eldin (Quenya Eldar) come gli Elfi cheintrapresero la Grande Marcia da Cuiviénen. Il Doriathrin Eld fu probabilmente inteso discendere da *eledâ, mentre egla- fu fatto derivare da *edelâ con d e l trasposte. Dopo la sincope della mediana e, la d a la l sono a contatto, e la sequenza dl diviene gl in Doriathrin. Dacché le vocali finali non sono preservate in Doriathrin, ci dovremmo aspettare *edelâ a produrre *egl piuttosto che egla. Forse la finale -a fu preservata nel composto Eglador in quanto non vi erano altre finali, o forse la a è realmente la desinenza Doriathrin genitiva: "terra degli Elfi". Si confronti Nauglamîr *"Collana dei Nani", che perammissione di Tolkien include il genitivo -a; cfr. anche Goldamir "Gioiello Noldo", Silmaril (la parola Doriathrin per Noldo essendo gold, perciò *"Gioiello del Noldo" (LR:375 s.v. NAUK, LR:377 s.v. ÑGOLOD).
          el "stella", in LR:355 derivato da una radice EL, semplicemente definita come "stella". Secondo WJ:360, la leggenda Elfica voleva che le parole Eldarin per "star" fossero da riferire ad una primitiva esclamazione ele, "ecco!", "mira!" - supposizione di ciò che gli Elfi dissero allorquando videro per la prima volta le stelle. (Cf. WJ:422.) La forma primitiva (Eldarin Comune) è data in WJ:360 come êl.
          [El-boron] (nome masc.; proposto Elboron senza trattino in LR:351 s.v. BARATH). In LR:353, El-boron è in elenco sotto la radice BOR "sopravvivere", ma tale nome fu tagliato. Era inteso come il nome di uno dei figli di Dior, ma Tolkien a posteriori chiamò invece il personaggio in questione Elrûn ,alla fine divenuto Elurín nel Silmarillion pubblicato. Il primo elemento di El-boron è ovviamente el "stella", q.v.; boron è apparentemente la radice BOR con la desinenza maschile -on, perciò "uomo durevole/fedele": primitivo *borondo.
          Eld pl. Eldin "Elda, elfo" (ELED). Nelle Etimologie, tale vocabolo era derivato da una radice ÉLED "Popolo delle Stelle" (LR:356); vedere Eglamar sotto riguardo alla primeva etimologia di Eld e parole correlate. Nello scenario posteriore di Tolkien, Eld doveva discendere da eldâ, una formazione aggettivale "collegata o concernente le stelle", derivata da ele (vedere sotto el) col rafforzamento della mediana l > ld e l'aggettivale -â, vedere WJ:360). Ciò si riferisce alla storia secondo cui "Oromë amava i Quendi, e li denominò nella loro stessa lingua Eldar [forma primitiva più propria Eldâi], il Popolo delle Stelle" -poiché egli li trovò sotto un cielo stellato (Silmarillion cap. 3). Successivamente, tale parola non fu a lungo applicata a tutti i Quendi, ma solo a quelli che partirono per la Marcia su Valinor, a seconda che essi vi si fossero realmente recati o meno.
          gad "steccato", in LR:358 derivato da una radice GAT(H) che non è di per sé definita; altri derivativi in varii linguaggi hanno significati come "caverna, prigione, segreta, antro". La forma primitiva di gad può essere presumibilmente *gat- con alcune vocali finali perse, ma come potrebbe una radice prevalentemente avente a che fare con gli antri produrre un termine per "steccato"? Dobbiamo presumere come sviluppo semantico "antro" > "luogo da cui non si può fuggire" > "prigione/segreta" > "area delimitata" > "area recinta" > "steccato"? Si può notare che gad - e argad, q.v. - erano parole che non furono aggiunte sotto questa voce dopo la sua stesura originale; che suggeriscano un cambiamento nella concezione di Tolkien? Alla stessa voce, il Sindarin/"Noldorin" Doriath è interpretato "Terra delle Caverne", l'elemento finale apparentemente essendo equivalente al "Noldorin" gath "caverna" (lenito -ath). Posteriormente, Tolkien interpretò invece Doriath come "Terra del Recinto", riferendosi alla Cintura di Melian, il secondo elemento qui essendo equivalente a iâth, iath "recinto" (WJ:370, 378), ma questo apparentemente non è collegato con la presente voce GAT(H).
          galbreth < galdbreth "faggio". Le Etimologie sono alquanto ambigue sullo status di questo termine in Doriathrin: LR:352 s.v. BERÉTH dichiara che "il faggio era chiamato galbreth...in Falasse, e neldor nel Doriath" (vedere neldor). Qui, galbreth sembrerebbe essere una parola Falathrin piuttosto che Doriathrin. Comunque, la voce che elenca la parola neldor (NEL, LR:376) afferma anche che "il nome proprio Dor[iathrin] era galdbreth > galbreth". La soluzione sembra essere che galbreth sia il nome proprio del faggio sia in Falathrin che in Doriathrin, e per di più l'unico nome usato in Falathrin, mentre il popolo del Doriath usualmente sostituica il termine neldor - che non era considerato il nome "proprio" di quest'albero. Qualunaue sia il caso, galdbreth > galbreth incorpora gald "albero" (q.v. per la discussione), mentre l' elemento finale breth è da riferirsi a una radice BERÉTH (LR:352), non definita come tale ma solo generando parole aventi a che fare coi faggi. La forma primitiva è data come b'rethâ (presumibilmente per il più antico *beréthâ, prima che perdersse la vocale non accentata); quando usata a formare sostantivi, la desinenza -â usualmente denota esseri inanimati.
          gald "albero" (LR:357 s.v. GALAD). In Letters:426, la radice è detta essere GAL "sviluppare", intransitivo, e in UT:266, il primitivo galadâ è definito come "grande sviluppo". questa parola era usata per gli alberi in crescita, mentre alberi più esili erano chiamati ornê [Doriathrin orn], sebbene tale distinzione non fosse consistentemente mantenuta in Quenya (nel quale linguaggio i termini risultavano alda e ornë) e fu abbandonata completamente in Sindarin (galadh vs. orn, il secondo era raro come vocabolo indipendente). Benché si dica che il Doriathrin orn (q.v.) è specialmente usato per faggi (e può denotare altri alberi in composti), può ben essere che Tolkien intendesse che gald abbia acquisito il medesimo profondo senso del Quenya alda, e non intendesse solo "alberi cresciuti", alla lunga. Invero gal(d)breth è elencato come un nome del faggio; vedere galbreth sopra. - Nelle Etimologie, il Quenya alda è derivato da una radice GALAD, semplicemente definita come "albero" (LR:357); ciò può essere inteso come una forma estensa della radice GAL menzionata nelle Lettere:426. C'è, tuttavia, la tentazione di comparare il primitivo galadâ da GAL con ñgolodo "Noldo, un saggio" da ÑGOL; gala- potrebbe essere una forma ómataina della radice GAL (con la vocale di base suffissa), e - potrebbe essere una desinenza comparabile con la desinenza personale - in ñgolodô, la desinenza -â è spesso riferita a qualcosa di inanimato proprio come la vocale finale -ô molto spesso denota un animale (maschile).
          ganu "femmina" (come sostantivo: una femmina, di Uomo o Elfo, o un animale femmina). Le vocali finali sono rare in Doriathrin, dacché esse furono in disuso in uno stadio iniziale. Questa non può essere una vera eccezione, poiché questa -u probabilmente discende da una consonante: In LR:360, ganu è derivato da una radice 3AN, semplicemente definito come "femmina". Se si presume un primitivo aggettivo *3anwâ "femmina" con la desinenza aggettivale -, ben attestata altrove, ciò può aver prodotto 3anw, ganw dopo la perdita delle vocali finali, la finale semivocalica poi divenendo una vocale piena -u. (Si confronti gelu sotto.) È interessante come tale derivazione può implicare che ganu non sia realmente il diretto affine del Quenya hanu dall'analogo significato; hanu può discendere da *3anû con la desinenza maschile -û, ma questo dovrebbe probabilmente risultare come *gan in Doriathrin. Sembra che il significato di ganu abbia vagato dall'aggettivo (*3anwâ) al sostantivo. - Nello scenario delle Etimologie, la primitiva iniziale 3 (la retrospirante fonica, gh) diviene g in Doriathrin/Ilkorin e Nandorin (Daniano). Si confronti garm, garth, gell, gelu sotto. In fonti posteriori, Tolkien ricostruì la primitiva versione del suono in questione come h piuttosto che 3; per esempio, il Quenya ho, - "da" è derivato da una radice HO in WJ:368, mentre lo stesso termine era derivato da 3O, nelle Etimologie (vedere LR:360). Tolkien in una fonte più tarda attestò che il Quenya Primordiale h "sopravvisse unicamente nei dialetti di Aman" (WJ:365), sebbene gettando considerevoli dubbi sulla validità di tali forme Doriathrin, Ilkorin e Nandorin nel suo scenario posteriore. Se questi vocaboli fossero da accettare, dovremmo presumerne che Tolkien intendeva che in Quenya Primordiale h sopravvivesse come H solo nei dialetti di Aman (mentre essa era stata persa o modificata in un suono affatto differente, fondendosi con un altro fonema, in linguaggi non Amanyani!)
          garm "lupo". Originariamente, in LR:360, derivato da una non definita radice 3ARAM. Altre forme date - come il Sindarin garaf e il Quenya harma - risalgono alla primitiva forma *3aramâ. Comunque, Tolkien cancellò la voce 3ARAM; egli probabilmente ricercava di appianare il contrasto col Quenya harma "tesoro". Nondimeno, la parola Doriathrin garm riapparve in LR:377, ora derivata da una radice ÑGAR(A)M. Tale radice non è definita (tutti i suoi derivativi significano "lupo"), sebbene in lontana origine poteva essere connessa a ÑGAW "ululato" (LR:377) se queste due radici fossero ambedue elaborazioni di un elemento davvero primitivo *ÑGA. Mentre le parole Doriathrin e Sindarin garm e garaf rimasero le stesse, il vocabolo Quenya è ora ñarmo, rimuovendo il conflitto con harma e puntando alla forma primitiva *ñgaramô. La desinenza -ô spesso denota un essere animato; cfr. per esempio morókô "orso" (LR:374 s.v. MORÓK). - È possibile che il Doriathrin garm avesse una forma alternativa *ngarm preservando l'originale iniziale nasalizzata occlusiva; cfr. per esempio ngold e inoltre gold (primitivo ñgolodô).
          garth "reame". In LR:360 derivato da una radice 3AR "avere, tenere", un reame essendo qualcosa che è "tenuto" o posseduto da un re. L'affine Sindarin/"Noldorin" è ardh; assieme tali vocaboli suggeriscono una forma primitiva *3ard- con alcune vocali finali perdute (*3ardâ?). Il gruppo rd probabilmente risale ad un rafforzamento della mediana r > rd, a meno che dobbiamo presumere una più lunga desinenza -. Sembra che in Doriathrin, rd divenne rdh, mutando in -rth alla fine; la forma plurale di garth è probabilmente *gardhin piuttosto che *garthin. Si confronti roth "antro", pl. rodhin invece di **rothin poiché la radice originale era ROD. La forma gardh- (garð-) veramente ricorre nel composto garð-thurian "Reame Celato" (lett. "reame-nascosto") elencato in LR:393 s.v THUR (il vocabolo è qui detto essere Ilkorin, ma sembra che Tolkien talvolta usasse tale termine come fosse incluso nel Doriathrin). Ciò sembra suggerire che garð- debba essere la forma normale di garth in un composto, sebbene in tal caso ð semplicemente si fonda nella susseguente th.
          Garthurian "Reame Cintato" (un nome del Doriath) (LR:360 s.v. 3AR) o "Reame Celato" (LR:393 s.v. THUR). Come sopra menzionato, LR:393 indica che Garthurian è un composto di garth, gardh- "reame" ed un elemento thurian "nascosto". Il secondo è ovviamente una specie di participio passato basato sulla radice THUR-, definita come "circondato, cinto, protetto, delimitato, segreto". Per giustificare la desinenza -ian dobbiamo probabilmente presumere un primitivo verbo *thurjâ- con una desinenza verbale che è molto ben attestata (creando il Quenya -ya); a tale verbo la primitiva desinenza aggettivale/participio passato - è stata aggiunta a produrre *thurjânâ, che dovrebbe probabilmente risultare come thurian in Doriathrin.
          gell "cielo". Derivato da una radice 3EL, semplicemente definita come "cielo" (LR:360), la cui pronuncia non va confusa con EL "stella" (cf. LR:355). L'affine Quenya hellë suggerisce che gell discenda da *3ellê, una forma che mostra il rafforzamento della mediale l > ll; la desinenza -ê deve avere lo stesso significato "locale" come in ndorê "terra" (vedere dor).
          gelu "cielo-blu". Derivaro dalla medesima radice3EL "cielo" come gell sopra; la finale -u fa argomentare l'esistenza di una più antica desinenza aggettivale -, w divenendo u dopo la perdita della vocale finale: *3elwâ > *3elw > gelu. Si confronti con hedhu da khithwa e ganu da *3anwâ. Il Quenya helwa "pallido blue" sembra confermare che gelu debba derivare da *3elwâ.
          gôl "saggio, magico" (anche ngol preservando l'originale iniziale nasalizzata occlusiva). Derivato da una radice ÑGOL "saggio, saggezza, essere saggio" (LR:377). Gôl è evidentemente affine al Quenya ñóla "saggio, studioso"; la forma primitiva è chiaramente intesa come *ñgôlâ con l'allungamento della radice vocalica e la frequente desinenza aggettivale -â suffissa. (Non è chiaro per intero perché la vocale ô sia divenuta corta nella forma alternativa ngol.) Secondo le Etimologie, gôl (non accentata -gol) è il secondo elemento nel nome composto Thingol, q.v.
          gold "Noldo" (anche ngold). (LR:377 s.v. ÑGOL). La forma primitiva è data in PM:360 e WJ:383 come ñgolodô (MR:350: ngolodô), derivata dalla sopra menzionata radice ÑGOL "saggio, saggezza, essere saggio" (così definita in LR:377) o "conoscenza, sapienza, cultura" (WJ:383). La forma ñgolodô mostra riduplicazione della vocale basale (ómataina) e la desinenza maschile/animale -. Il nome del clan Noldor [Doriathrin *Goldin] significa "Maestri di tradizione" (MR:350) o "i Saggi" (WJ:383) ("nel senso di chi possiede conoscenza, non sagacia, capacità di giudizio" - Indice del Silmarillion alla voce "Noldor").
          Goldamir "gioiello Noldo" = Silmaril (LR:377 s.v. ÑGOL). Golda sembrerebbe essere il genitivo di gold "Noldo" (q.v.); per un altro esempio di un genitivo in un composto, vedere Nauglamîr (e probabilmente Eglador). Per il secondo elemento, vedere mîr, mir.
          golo "magia, tradizione" (anche ngolo). Ovviamente derivato dalla stessa radice ÑGOL di gold, ngold (q.v.) Tale vocabolo è apparentemente inteso come l'affine del Quenya ñolwë "saggezza, tradizione segreta" (LR:377). La forma primitiva dovrebbe essere *ñgolwê, - essendo una desinenza astratta. Lo sviluppo dovrebbe essere *ñgolwê > *ñgolwe > *ngolw > *ñgolu > ngolo (> golo). Stranamente, -w risulta come -u in altri casi, così come gelu (< *3elw < *3elwâ); vedere anche ganu, hedhu. Dobbiamo intendere che l'original - fornisce -o, mentre - fornisce -u? Ciò è difficile da giustificare in termini di fonologia diacronica.
          hedhu (compitato heðu all'origine) "nebuloso, oscuro, vago". In LR:364, questa parola è derivata da una radice KHITH (variante KHIS), definita come "nebbia, bruma". La forma primitiva è data come khithwa (presumibilmente *khithwâ allo stadio più antico). La desinenza -wa, - è aggettivale, cfr. per esempio narwâ "rosso fiammeggiante" dalla radice NAR1- "fiamma, fuoco". In hedhu, la finale -â è perduta e la precedente w è volta in una vocale piena u; vedere gelu ed evidentemente ganu per altri esempi di ciò. La finale perduta -â evidentemente comportò umlaut sulla i che divenne e prima che fosse perduta; confrontare méd da mizdâ. L'iniziale kh diviene h, come in Quenya e in Sindarin; hedhu è il nostro solo esempio Doriathrin di ciò. La modifica del post-vocalico th alla sua controparte fonica dh non è universale, come dimostra l'esempio [la dizione originale ha un errore di ortografia che la rende intraducibile, N.d.T.] umboth "ampio stagno" da MBOTH. Forse th in khithwa divenne fonica a contatto con la seguente w prima che tale consonante fonica volgesse in una vocale, la -u di hedhu. (Come il nome Luthien dimostra, la soluzione non può essere quella in cui l'intervocalico th regolarmente divenga dh in Doriathrin.)
          -ion sembrerebbe essere la desinenza genitiva plurale, cfr. region "d'agrifoglio". Il Quenya ha la medesima desinenza; in tale linguaggio essa rappresenta la desinenza plurale -i + o marcatore genitivo + n un altro marcatore plurale. Vedere WJ:368, 407; cfr. LR:360 s.v. 3O. Possiamo presumere che la desinenza Doriathrin abbia più o meno la stessa etimologia. Vedere anche -a (la desinenza singolare genitiva).
          istel, istil "luce argentea", detto essere "applicato dagli Ilkorin alla luce stellare, probabilmente una forma Q[uenya] appresa da Melian" (LR:385 s.v. SIL). Mentre la radice è data come SIL "argento lucente", la derivazione è alquanto rimarchevole. L'iniziale s della radice sembra essere potenziata in st (in VT39:9, Fëanor è detto abbia citato esempi di potenziamento dell'iniziale che riguardano "le relazioni tra l'iniziale st- e s-"). La radice variante risultante *STIL evidentemente produce istil per mezzo del "prefisso intensivo i", che è usato "laddove i è vocale di base" (LR:361 s.v. I-). Istel sembra essere una mera variante; forse la seconda i divenne e per dissimilazione dalla prima.
          laur "oro". In LR:368 derivato da una radice LÁWAR (LR:368); la forma primitiva è data come laurê. La desinenza -ê talvolta denota sostanze, cfr. termini primitivi come srawê "carne" o rossê "rugiada, vapore" (MR:350, Letters:282). Sembra che laurê, donde il Quenya laurë, propriamente si riferisca alla luce dorata piuttosto che al metallo oro (il quale è in Quenya malta, in Doriathrin forse *malt o *malth).
          líw "pesce", in LR:369 derivato da una radice LIW, in sé non definita. Una forma primitiva è data come *liñwi, mostrando infissione nasale; lañ è decaduta nel derivativo Doriathrin, ma la vocale precedente è apparentemente stata allungata per compensazione. (Confrontare nîw "naso" da neñ-wi.)
          lóm "eco", in LR:367 derivato da una radice LAM, là non definita ma cfr. WJ:416: "LAMA... riferito a suoni, specialmente a suoni vocali, ma fu applicata soltanto a quelli che erano confusi o inarticolati" (LAMA = LAM con ómataina, vocale di base suffissa). L'affine Quenya di lóm, láma, chiaramente punta ad una forma primitiva *lâmâ. Per un altro esempio di â lunga che diviene ó in Doriathrin, cfr. drôg "lupo" da d'râk.
          lómen "echeggiante" (anche lómin). Derivato dalla medesima radice di lóm sopra (o forse piuttosto dal sostantivo *lâmâ stesso, dacché ó deve discendere dalla lunga â), forma primitiva evidentemente *lâminâ (cfr. il Quenya lámina). La desinenza aggettivale -inâ, apparentemente una forma più lunga dell'assai frequente desinenza -, è "ricostruita" da Tolkien in pochi aggettivi (p.e. smalinâ "giallo", LR:386 s.v. SMAL). In Doriathrin, la desinenza -inâ risulta come -en; la vocale finale originale comportò umlaut sulla precedente i in e prima che fosse perduta (per un altro esempio di A con umlaut che produce E dalla I, cfr. méd "umido" da mizdâ). L' aggettivo lómen è anche attestato nel composto Lómendor *"Terre echeggianti", cfr. anche la variante lómin (*lâmina con finale corta -a che scomparve prima che potesse introdurre umlaut sulla i in e?) in Lóminorthin *"Monti Echeggianti" (LR:367 s.v. LAM, anche LR:358 s.v. GLAM; vedere dor, orth per discussioni sugli elementi finali in tali composti).
          luin "pallido". Forma primitiva data come lugni "azzurro", sc. la radice LUG1 (LR:370, non definita) con una desinenza -ni non altrimenti attestata, sebbene -i sia una desinenza trovata in molti primitivi aggettivi di colori. Osservare come g prima di un'altra consonante diviene i e produce un dittongo con la precedente vocale. (Dove dagnir, q.v., non diviene **dainir, ciò è evidentemente perché questa g non è originale, ma discende da una k: radice NDAK, LR:375. Cfr. il fatto che Tolkien cambiò Luithien in Luthien, realizzando/decidendo che uk nel primitivo luktiênê non dovesse divenire ui.)
          lung "pesante" (cfr. Mablung "Mano pesante"). In LR:370 derivato dalla radice LUG1, in sé non definita, ma la forma primitiva di tale aggettivo è data come lungâ, mostrando infissione nasale e l'aggettivale -â. Potremmo esserci aspettati che l'originale finale -â causasse umlaut, cosicché la forma Doriathrin dovrebbe piuttosto essere stata *long; comparare lost da *lustâ (vedere Mablost). Esempi dall'Ilkorin suggeriscono che prima di un gruppo di consonanti che inizia in una nasale, non occorrono umlaut; ciò sembra ben essere il caso in Doriathrin.
          luth "magia"? "incanto"? (non sono date glosse, connesso al nome Lúthien "incantatrice"). In LR:370 derivato da una radice LUK "magia, incantesimo"; dobbiamo probabilmente presumere una primitiva forma *lukt- con qualche vocale finale persa (il Quenya luhta- "incantare" deve venire da *luktâ-).
          Luthien "incantatrice", Lúthien (la forma Doriathrin cambiata da Tolkien da Luithien; vedere sotto luin sopra riguardo tale forma alternativa). Derivato da una radice LUK "magia, incantesimo" (LR:370); la forma primitiva è data come luktiênê. La desinenza - è evidentemente la controparte femminile del maschile -, mentre luktiêpuò essere una formazione astratta *"incantesimo" basata su di un verbo *luktâ- "incantare" (vedere luth sopra). Luktiênê può quindi significare, letteralmente, "incantesimo-femmina", perciò "incantatrice".
          mab "mano", in LR:371 derivato da una radice MAP- "porre o tenere in mano, cogliere"; la forma primitiva è data come mapâ. Quando usata per derivare sostantivi, la desinenza -â tipicamente denota inanimati.
          Mablung "Pesante di Mano" (nome masc., l'ordine degli elementi è evidentemente *"Mano-pesante"). Menzionato in LR:370 sotto la radice LUG1; composto di mab e lung, q.v.
          Mablost "Manovuota" (nome di Beren che ritornò nel Doriath senza il Silmaril; Sindarin Camlost). Nelle Etimologie, il vocabolo Mablost è menzionato alla voce per la radice KAB "svuotare" (LR:361), ma mentre tale radice è rilevante per il primo elemento nel Sindarin Camlost, non ha nulla a che fare con la parola Doriathrin. Mablost è trasparentemente un composto di mab "mano" (q.v.) e un aggettivo lost "vuoto", chiaramente da riferire alla radice LUS (in sé indefinita, LR:370), donde il termine Quenya lusta "vuoto". Tale aggettivo Alto-elfico punta ad una primitiva forma *lustâ. L'originale u è divenuta o in Doriathrin, facilmente spiegato come il risultato di un umlaut causato dall'originale finale -â prima che fosse perduta (ma vedere lung).
          méd "umido", anche -med in Dolmed. In LR:373, méd è derivato da una radice MIZD che non è definita, ma Christopher Tolkien è indubbiamente nel giusto osservando che le radici MISK (che fornisce perole per "umido") e MITH (che fornisce wocaboli per "foschia umida" e "grigio") sono probabilmente intese come correlate a MIZD. Forma primitiva di méd data come mizdâ, il suffisso -â essendo una desinenza aggettivale molto comune. La z decade nel vocabolo Doriathrin, ma la precedente vocale è apparentemente allungata per compensazione. Osservare che z evidentemente sparì dopo che la post-vocalica d volse in dh (cfr. per esempio radhon "oriente" dalla radice RAD), o mizdâ dovrebbe essere invece divenuto **médh. Non soltanto la quantità, ma anche la qualità della radice vocalica cambia, i divenendo é. Questo è evidentemente dovuto ad un umlaut causato dall'originale finale -â; comparare hedhu da khithwa e in contrasto con míd da mizdê, laddove la qualità della radice vocalica è invariata (dacché -ê non causa umlaut).
          meneg "mille" (?) (isolato da Menegroth, q.v. per riferimento). Riguardo ai problemi con meneg che indica "mille" se gli Elfi usavano un conteggio duodecimale, vedere l'articolo principale sopra. L'elemento meneg dovrebbe normalmente essere atteso come discendente da qualcosa come *menekê (vocale finale incerta), ma non è nota alcuna radice che potrebbe produrre tale vocabolo con tale significato. La radice MEN, che fornisce parole per "luogo, punto" (LR:372), è probabilmente alquanto irrilevante.
          Menegroth "le mille caverne" (?). Elencato in LR:384 sotto ROD, composto di meneg e roth, q.v.
          míd "umidità". Derivato da una radice MIZD (LR:373); vedere méd per successive discussioni di tale base. Forma primitiva data come mizdê; la desinenza -ê talvolta denota sostanze (vedere laur per esempi).
          mîr, mir "gioiello, oggetto pregiato" (isolato da Nauglamîr e Goldamir, q.v.). Il Quenya e Antico Sindarin mírë punta ad una primitiva forma *mîrê; la radice MIR elencata in LR:373 è indefinita come tale.
          morngul, morgul "stregoneria" (LR:377 s.v. ÑGOL). Per una discussione del secondo elemento, gul, vedere durgul. Il significato letterale di mor(n)gul è trasparentemente "sapere oscuro", "magia nera". L'elemento morn- è ovviamente derivato dalla ben nota radice Elfica per "oscuro, nero", MOR (Lettere:382, non definita in LR:373). Un termine Sindarin morn "nero" è elencato in LR:373 s.v. MOR (nell'edizione pubblicata di LR, morn è travisato "moru"). L'affine Quenya morna punta ad una primitiva forma mornâ con la frequente desinenza aggettivale -, e tale forma primitiva è effettivamente "ricostruita" da Tolkien stesso nelle Lettere:382. Morngul evidentemente tende a divenire morgul; cfr. Lettere:427, ove Tolkien spiega che il Sindarin Borgil rappresenta born "rovente, rosso" + gil "stella" - "il gruppo triconsonantico essendo quindi ridotto rg". Simili riduzioni evidentemente ricorrono in Doriathrin.
          moth "polla" (confrontare umboth). Derivato da una radice MBOTH, in sé indefinita (LR:373). Il Quenya motto ed il Sindarin both assieme puntano ad una primitiva forma *mbottô; sembra che in Sindarin e in modo simile in Doriathrin, il primitivo tt divenga th. È, tuttavia, sorprendente che l'inizialw mb fornisca m invece di **b. Dacché nd- fornisce d- (come in dôn da *ndân-) e ng- fornisce g (come in garm da *ñgaramô), dovremmo esserci aspettati anche che mb fosse denasalizzata. Invece è l'occlusiva b che è assorbita nella nasale.
          muil "crepuscolo, ombra, vaghezza". In LR:374 derivato da una radice MUY, non definita come tale; i derivativi circolano attorno a concetti come nascosto, velato, segreto. Muil è evidentemente l'affine del Quenya muilë "segretezza", puntando ad una forma primitiva muilê. La desinenza - è tipicamente astratta, così "vaghezza" è probabilmente la glossa che meglio riflette il significato originale; "crepuscolo" ed "ombra" sono più concrete applicazioni dell' astratto sottostante.
          muilin "velato" (in Umboth Muilin "Stagno Celato", q.v. per riferimenti). Aggettivo derivato dal sostantivo muil (vedere sopra), forma primitiva probabilmente *muilina. La desinenza aggettivale -in è anche attestata in lómin (variante di lómen, q.v.) ed in ngorthin (q.v.)
          Nan Dungorthin, Nandungorthin "Valle del Negro Terrore" (LR:355 s.v. DUN, LR:374 s.v. NAD). Nan "valle" è evidentemente giusta una forma variante più breve di nand, q.v. Dungorthin è ngorthin "orribile" (q.v. per successive discussioni) con un prefisso dun- "nero"; vedere dunn. Osservare che dungorthin sembra essere propriamente an aggettivo; il significato letterale di Nan Dungorthin dovrebbe essere *"Negra ed Orribile Vallata", non "Valle del Negro Terrore".
          nand "campo, vallata", evidentemente da equiparare alla più breve forma nan "valle" in Nan Dungorthin (vedere sopra). Ambedue sono derivati da una non definita radice NAD elencata in LR:374; Quenya nanda "acqua-idromele" sembrerebbe puntare ad una primitiva forma *nandâ con infissione nasale e la desinenza -â, qui evidentemente denotando semplicemente qualcosa di inanimato.
          nass "ragnatela". In LR:375 derivato da una radice NAT "allacciare, intrecciare, legare", che è comparato a NUT "legare, unire" (LR:378). Il Quenya natsë punta ad una primitiva forma *natsê.
          naugol "nano" (naugl- quando una desinenza si aggiunge, come nel genitivo naugla in Nauglamîr, q.v.). In LR:375 derivato da una radice NAUK, modificata in NÁWAK; tali radici non erano definite come tali. Molti anni più tardi, Tolkien derivò il Quenya nauco "nano" da una radice NUKU "nano, rachitico, non giunto a piena crescita o realizzazione, manchevole di qualche livello o grado" (WJ:413); NAUK delle Etimologie può passare come una versione con A infissa di tale radice. Naugol è detto (in LR:375) essere una forma diminutiva, e dobbiamo probabilmente presumere una primitiva forma *naukle. Per una desinenza diminutiva -le, confrontare nen-le "ruscello" dalla radice NEN riferentesi all'acqua (LR:376); il significato letterale dovrebbe esser qualcosa come *"piccolo corso d'acqua". Cfr. anche la desinenza diminutiva -llë nel Quenya ñandellë "piccola arpa" (LR:377 s.v. ÑGAN/ÑGANAD, cfr. ñandë "arpa"). *Naukle dovrebbe divenire *naukl in Eldarin Comune, la l probabilmente essendo sillabica; successivamente una vocale o si sviluppò prima di essa. Simili sviluppi sono ben attestati in Sindarin. Quando la l non costituisce una sillaba di per sé, come nel genitivo naugla, non si intrudono vocali extra prima di essa.
          Nauglamîr "La Collana dei Nani", letteralmente *"gioiello/tesoro dei Nani". (LR:375 s.v. NAUK). Naugla- è il genitivo di naugol "nano", q.v. Riguardo al secondo elemento, vedere mîr, mir.
          Ndolmed "Cima Bagnata" (nome di una montagna; anche Dolmed, q.v. per l'etimologia) (LR:376 s.v. NDOL)
         
neldor "faggio"; cfr. Neldoreth, il nome di una foresta (LR:376 s.v. NEL, NEL-ED; LR:352 s.v. BERÉTH) [Nell'edizione italiana pubblicata del Silmarillion, neldor è reso come "betulla", N.d.T.]. Il primo elemento, neld, significa "tre", un vocabolo che non è attestato indipendentemente (ma il Quenya neldë e il Sindarin neledh assieme puntano ad una primitiva forma *neledê, che dovrebbe fornire neld in Doriathrin). Tolkien suggerisce (in LR:376) che neldor sia un composto di neld ed orn, sc. "tre" ed "albero" (vedere orn); dovrebbe propriamente riferirsi al "grande faggio di Thingol con tre tronchi" = lo Hirilorn ove Lúthien fu imprigionata. Il nome Neldoreth sembra anche riferirsi propriamente/originariamente all'albero in questione. La desinenza -eth può rappresentare la desinenza femminile -ittâ menzionata in PM:345 (ivi detta essere l'origine della desinenza Sindarin -eth).
          ngol "saggio, affascinante" (LR:377 s.v. ÑGOL). anche gôl, q.v. per la discussione.
          ngold "Noldo" (LR:377 s.v. ÑGOL). anche gold, q.v. per la discussione.
          ngolo "magia, tradizione" (LR:377 s.v. ÑGOL). anche golo, q.v. per la dicussione.
          ngorth "orrore", in LR:377 derivato da una radice ÑGOROTH, anch'essa definita come "orrore". Il corrispondente vocabolo Sindarin ivi elencato, goroth, indica una primitiva forma *ñgoroth-, probabilmente con alcune vocali finali che si sono perse più tardi. (Comunque, Tolkien in una fonte successiva dà la parola Sindarin come gorth e la deriva da una radice ÑGUR "orrore": WJ:415. Se si assume una primitiva forma *ñgurtâ, essa potrebbe ancora risultare come ngorth in Doriathrin, sebbene non possa divenire goroth in Sindarin.) Ngorth probabilmente ha una forma alternativa *gorth, l'originale occlusiva iniziale essendo denasalizzata; cfr. tali doppie forme come ngold / gold.
          ngorthin "orribile" (ÑGOROTH). Apparentemente inteso essere derivato da *ngorothina; la desinenza aggettivale -ina occorre in un certo numero di "forme ricostruite", come ngolwina "saggio, istruito in arti profonde" (LR:377 s.v. ÑGOL). Col prefisso dun- "nero" in dungorthin, vedere Nan Dungorthin.
          nivon "avanti, occidente". Derivato da una radice NIB "facciata, fronte" (LR:378; tale parola è anche elencata sotto la radice RAD, LR:382). La desinenza -on (primitivo -ondo) è usualmente maschile nei linguaggi Eldarin, ma qui sembra essere semplicemente un formatore di sostantivo. Alcuni composti mostrano solamente il prefix niv- per "ovest", cfr. Nivrim, Nivrost. Per le implicazioni semantiche nella derivazione di un vocabolo per "ovest" da una radice indicante "facciata, fronte", confrontare SdA Appendice E: "[Le direzioni]... nei paesi occidentali venivano elencati nell'ordine seguente: O, S, E, N, ..."
          Nivrim "Marca Occidentale", una parte del Doriath (LR:378 s.v. NIB, LR:383 s.v. RÎ). Letteramente *"frontiera occidentale", sc. rim "bordo, orlo, frontiera" (q.v.) col prefisso niv- "ovest"; vedere nivon.
          Nivrost "Vallata Occidentale" (LR:378 s.v. NIB, LR:384 s.v. ROS2), sc. rost (q.v.) col prefisso niv- "ovest"; vedere nivon.
          nîw "naso" In LR:376 derivato da NEÑ-WI, apparentemente una radice NEÑ con un suffisso non trovato altrimenti altrove. NEÑ-WI è semplicemente definito come "naso". La ñ decade nella parola Doriathrin, ma la vocale precedente è apparentemente allungata per compensazione; comparare líw "pesce" da liñwi. L'originale vocale e qui diviene i. Questa fu probabilmente una modifica innescata dalla seguente nasale ñ prima che fosse perduta; confrontare kwentro che fornisce cwindor (in tal caso, la nasale seguente e persiste).
          orn "alto albero" (specialmente = faggio, ma come elemento finale in composti = qualunque albero) (LR:379 s.v. ORO, OR-NI). La radice ORO ha a che fare con concetti come "su; salita; alto"; essa è comparata a "salita" (LR:384; cfr. il Quenya Rómen "oriente", sc. la direzione ove il Sole risale). Sembra che Tolkien in Etim intendesse la forma primitiva di orn come *orni (ÓR-NI, LR:379). Comunque, UT:266 dà la forma primitiva come ornê. Osservare che orn è definito come "alto albero": UT:266 conferma che tale vocabolo fa riferimento primariamente ad alberi sottili, mentre gli alberi sontuosi sono denominati galadâ "grande crescita" (Doriathrin gald).
          orth "montagna", pl. orthin. In LR:379 derivato dalla medesima radice ORO di orn (vedere sopra); una forma estesa ÓROT "altitudine, monte" è anche elencata, ed orth può essere riferito a qualcosa come *orotô (cfr. l'Antico Sindarin oroto). Dove r e t sono a contatto dopo la sincope, il gruppo risultante rt diviene rth (come in Sindarin - tutte le esplosive afone possono comportarsi come questa dopo le liquide r, l: cfr. UT:265, nota a pié pagina). - Il pl. orthin ricorre anche in Lóminorthin *"Montagne Echeggianti" (LR:367 s.v. LAM); vedere lómen.
          radhon "oriente", in LR:382 derivato da una radice RAD "indietro, ritorno". La desinenza -on (primitivdìo -ondo) è usualmente maschile nei linguaggi Eldarin, ma qui sembra essere semplicemente un formatore di sostantivi. Alcuni composti mostrano solamente il prefisso radh- per "est", cfr. Radhrim, Radhrost. Per e implicazioni semantiche nella derivazione di un vocabolo per "est" da una radice indicante "indietro", confrontare SdA Appendice E: "[Le direzioni]... nei paesi occidentali venivano elencati nell'ordine seguente: O, S, E, N, ..." - e perciò con un ritorno ad est.
          Radhrim "Marca Orientale", una parte del Doriath (LR:382 s.v. RAD, LR:383 s.v. RÎ). Letteralmente "frontiera orientale", sc. rim "bordo, orlo, frontiera" (q.v.) col prefisso radh- "est"; vedere radhon.
          Radhrost "Vallata Orientale" (LR:382 s.v. RAD, LR:384 s.v. ROS2), rost (q.v.) col prefisso radh- "est"; vedere radhon.
          regorn pl. regin, gen. pl. region "agrifoglio", anche nome di luogo Region. In LR:356 derivato da una radice ERÉK "rovo", tuttavia, nessuna iniziale e occorre nelle parole Doriathrin (in contrasto col Sindarin ereg "agrifoglio", Quenya erca "spina"). L'iniziale non accentata e può essere stata perduta nel Doriathrin; comunque, è anche possibile che ERÉK sia una versione con vocale di base prefissa di una più semplice radice *REK, e che è tale più semplice radice che si riflette nel vocabolo Doriathrin. Regorn "agrifoglio" indica solo quello, includendo orn "albero" (q.v.), mentre il pl. regin e il pl.gen. region sono formati direttamente dalla radice.
          rim "bordo, orlo, frontiera", in LR:383 derivato da una non definita radice ; il Quenya ríma punta ad una forma primitiva *rîmâ con un'assai frequente desinenza - usata a formare sostantivi che denotano oggetti inanimati (usualmente manufatti, assai spesso utensili). Osservare che la lunga radice vocalica î in *rîmâ è stata accorciata in rim; confrontare l'accorciamento dell'originale vocale lunga in roth < rôda. La parola rim ricorre composta in Nivrim, Radhrim (q.v. per riferimenti; tali vocaboli sono glossati "Marca Occidentale" e "Marca Orientale", ma sembra che rim non significhi propriamente "marca").
          ring "stagno o lago freddo (in mountains)". In LR:383 derivato da una radice RINGI "freddo"; la forma primitiva dovrebbe essere semplicemente *ringi (cfr. il Quenya ringë).
          rost "piana, vasta terra fra i monti". In LR:384 derivato dalla radice ROS2. La forma primitiva dovrebbe essere *rost- con qualche vocale finale, successivamente perduta; non può essere offerta alcuna precisa etimologia dacché Tolkien non definì la radice e derivò soltanto tale unica parola da essa, senza affini in altri linguaggi Elfici. Anche attestato come composto in Nivrost, Radhrost (q.v.; il secondo è tradotto "Vallata Orientale", fornendo la glossa addizionale "valle" per rost).
          roth "caverna", pl. rodhin. In LR:384 derivato da una radice ROD, semplicemente definita come "caverna"; Tolkien abbozzò uno sviluppo rôda > rôdh > rôth (ed eventualmente la vocale fu evidentemente abbreviata, producendo roth; cfr. rim sopra). Osservare che dh evidentemente non può occorrere in finale, così esso diviene th (ma rimane dh quando una desinenza è aggiunta così che il suono non è più finale, perciò pl. rodhin invece di **rothin). Composto in Menegroth, q.v. - Potrebbe essere notato che in una fonte successiva, l'elemento finale del nome Menegroth è detto essere groth, rappresentando il primitivo grottâ, derivato da una radice groto "scavare, escavare, scavare un tunnel" (WJ:414). In Sindarin, groth o roth non può essere derivato da una radice ROD, come il Doriathrin roth. Tolkien (desiderando prendere l'affermato nome Menegroth) inventò una nuova etimologia per il vocabolo poiché era ora venuto a pensare al linguaggio del Doriath meramente come una forma di Sindarin, rendendo obsoleto il separato linguaggio Doriathrin delle Etimologie?
          Thingol (nome masc.). Derivato dalla radice THIN (LR:392), non definita come tale, ma è suggerita come una variante di TIN "splendore, che emetta sottili (argentei, pallidi) raggi". THIN genera termini per "grigio, pallido, sera, sbiadito". Tale voce nelle Etimologie implica che il nome di Thingol nel primitivo linguaggio fosse *Thindô *"Il Grigio" (primitiva forma non data come tale, ma si confrontino il Quenya Sindo, il Telerin Findo). Una forma *Thindô dovrebbe produrre Thind in Doriathrin (questa è data come una forma Ilkorin in LR:392; il termine Ilkorin talvolta sembra incorporare il Doriathrin piuttosto che denotare un linguaggio indipendente). Ma secondo la medesima fonte, Thind più tardi fu chiamato Thingol come un composto di Thind (Thin-) e gôl (-gol), col secondo elemento a significare "saggio" (vedere gôl per ulteriori discussioni). Tuttavia, Tolkien alla fine rigettò tale spiegazione del secondo elemento nel nome Thingol. In fonti successive, il nome Thingol è interpretato "Grigiomanto" (così già in SdA Appendice A: "Lúthien Tinúviel era la figlia di Re Thingol Grigiomanto...") In MR:385, il secondo elemento di Thingol (Quenya Sindikollo) è detto come kolla, il quale è definito come "indossato, portato, specialmente [quando è usato come sostantivo] un vestimento o mantello". (La -a finale di kolla è rimpiazzata dalla desinenza maschile -o nel nome Sindikollo.) Sembra che kolla sia un termine Quenya; la forma primitiva può ipoteticamente essere data come *kolnâ, sc. una radice *KOL "portare" (cfr. il Quenya colindo "portatore" in Cormacolindor "portatori dell'Anello", SdA3:VI cap. 4, tradotto nelle Lettere:308) con la desinenza aggettivale/participio passato -. Se la forma maschile kollo discende da una parola che esiste già nel linguaggio primitivo, essa dovrebbe essere *kolnô. Mentre il primitivo *Thindikolnô dovrebbe risultare Sindikollo (o *Sindikoldo) in Quenya, non è certo che questo debba divenire Thingol nel Doriathrin delle Etimologie. In Sindarin, il quale linguaggio lenisce l'iniziale k (c) in g quando una parola compare come il secondo elemento in un composto, *kolnâ o *kolnô dovrebbe invero divenire -gol in take posizione. Riguardo alla presenza o assenza di lenizione, ci sono piccole indicazioni di entrambi i casi nel Doriathrin delle Etimologie (vedere, comunque, Thuringwethil sotto), ma si confronti l'Ilkorin basgorn "pane tondo" (bast "pane" + corn "rotondo"), che mostra la lenizione C > G.
          Thuringwethil "(donna d') ombra segreta" In LR:393 derivato da una radice THUR- "circondato, cinto, protetto, delimitato, segreto". Il primo elemento, thurin (*thurina?) è apparentemente una variante dell'Ilkorin thúren "sorvegliato, nascosto" (*thûrinâ?) Gwethil potrebbe mostrare un significato "ombra-donna", chiaramente da riferirsi alla radice WATH "ombreggiare" (LR:397). Si osservi che come in Sindarin, la primitiva inziale w- risulta gw- in Doriathrin; ma a differenza del sistema Sindarin, l'iniziale g non viene lenito del tutto nei vocaboli composti (sotto THUR, la forma Sindarin/"Noldorin" di Thuringwethil è data come Dolwethil, non **Dolgwethil). La vocale della radice WATH ha assunto l'umlaut e muta in e in gwethil; l' umlaut dovrebbe essere causato dalla i nella desinenza -il, che potrebbe sembrare una desinenza femminile di sorta (cfr. forse il Quenya -il come in tavaril "driade femmina" [in contrasto col masc. tavaron], LR:391 s.v. TÁWAR).
          umboth "ampio stagno", Umboth Muilin "stagno celato" (toponimo) (LR:372 s.v. MBOTH, LR:374 s.v. MUY; vedere muilin per una discussione del secondo elemento in tal nome). Umboth "ampio stagnol" dovrebbe avere la stessa origine della forma parallela both "stagno", nominale *mbottô (vedere both). Umboth può sembrare includere alcuni prefissi, ma probabilmente esso semplicemente rappresenta un altro sviluppo di *mbottô: una forma ove la m venne a costituire una sillaba per se stessa (*m'bottô) e una vocale eventualmente si sviluppò anteriormente a questa consonante sillabica. Sviluppi paralleli sono noti da Quenya, Telerin e Sindarin, allorché ñgôlê con la sillabica ñ diviene ingolë in Quenya, engole in Telerin e angol in Sindarin (la forma Doriathrin potrebbe essere *ungol?) Vedere alla voce engole nel vocabolario allegato all'articolo sul Telerin per altri riferimenti.
          urch pl. urchin "orco". Nelle Etimologie, la forma primitiva di questa parola è data come órku (tradotta come "folletto"), derivata da una radice indefinita ÓROK (LR:379). Tale radice può essere interpretata come una variante con prefisso vocalico della radice ROK "cavallo", assumendo che questa originariamente fosse riferita al destriero del mostruoso "Cavaliere Nero sul suo cavallo selvaggio" che aduggiò gli Elfi in Cuiviénen, la radice ROK originariamente essendi associata alle creature di Melkor. Comunque, Tolkien più tardi derivò il vocabolo Elfico per "Orc" da una radice RUKU che ha a che fare con paura (WJ:389) ed elencò un abbozzo di forme primitive: urku, uruku, urkô. Tutte queste dovettero probabilmente divenire urch in Doriathrin. Si osservi che come in Sindarin, c diviene ch seguendo la r; tutte le afone esplosive possono comportarsi similmente dopo le r, l liquide(cfr. UT:265, nota a piè di pagina).

Ardalambion