Quanti linguaggi ideò J.R.R. Tolkien?

di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri

Alla questione di quanti linguaggi Tolkien costruì è molto più difficoltoso rispondere di quanto un ingenuo interrogante possa realizzare. Essa discende dalle definizioni. Per la più stretta definizione, Tolkien non ideò mai alcun singolo linguaggio. Per la definizione più liberale, egli ideò un virtualmente indefinito numero di linguaggi.

Partiremo con l'assunto che se si divisano vocaboli e grammatica, il risultato PUÒ essere definito un linguaggio; esso non è meramente qualche sorta di dubbia "arte letteraria" che accade imiti meramente la struttura di linguaggi "reali". Certo, se si insiste [sul fatto, N.d.T.] che un sistema di vocaboli e grammatica non sia un effettivo linguaggio a meno che emerga ed evolva più o meno spontaneamente in una comunità di persone che parlano tale linguaggio per generazioni, allora Tolkien non ideò affatto alcun linguaggio. Dopo tutto, le costruzioni linguistiche di Tolkien non sono mai state la madrelingua d'alcuno.

La risposta alla domanda "Quanti linguaggi?" sarà parimenti zero se si intendono linguaggi che sono così "completi" che si può prontamente tradurre ogni testo in essi. Tolkien non sviluppò una terminologia Elfica che possa essere usata a discutere di chirurgia cerebrale o fisica quantistica. Invero il vocabolario pubblicato del pure più altamente sviluppato linguaggio Elfico è prettamente elementare, e sovente pure meno che elementare. Il materiale che tuttora non è pubblicato certamente colmerà alcune delle lacune presenti se il materiale sia alfine reso disponibile, ma non si dovrebbe pensare che ogni linguaggio Tolkieniano fosse neppure remotamente "completo" in termini di vocabolario. (D'altra parte, Tolkien ci ha lasciato così tanto materiale che con qualche ingenuità, si potrebbe sviluppare un vocabolario assai più pieno partendo dai radicali di Tolkien e applicando i suoi metodi di derivazione. Alcuni gradirebbero fare ciò, e progetti preliminari sono invero su quella strada. Altri sono distintamente tiepidi su tale "fabbricazione" e sentono che la linguistica Tolkieniana propria dvrebbe solamente focalizzarsi sul materiale di Tolkien; coloro che si mantengono su tale visuale non sono particolarmente interessati nell'"utilizzo" dei linguaggi al postutto.)

Quando si tenta di conteggiare i linguaggi di Tolkien, un fattore di complicazione è il fatto che egli assai frequentemente li revisionò. Per esempio, nelle Etimologie (un'assai importante fonte documentale pre-SdA), vi sono esempi indicanti che negli ultimi anni Trenta, Tolkien utilizzò -n come la desinenza genitiva Quenya. Comunque, scrivendo SdA, egli rivide ciò, decidendo che la desinenza genitiva Quenya dovrebbe essere invece -o. Ciò implica che il Quenya delle Etimologie non sia realmente il medesimo linguaggio del Quenya esemplificato in SdA? Devono essere contati come due linguaggi differenti? Se un nuovo linguaggio nasce ogni volta in cui Tolkien effettuò alcune maggiori o minori revisioni, egli è allora l'ideatore di centinaia o addirittura migliaia di linguaggi.

Le interminate revisioni di Tolkien complicano la questione "quanti linguaggi?" anche in un altro modo. Le primissime forme dei suoi linguaggi Elfici furono in effetti rivedute pur non esistendo col passare dei decenni. Per esempio, il primevo predecessore concettuale del linguaggio Elfico con sonorità Celtica Sindarin fu chiamato Gnomico -- un linguaggio altamente sviluppato con migliaia di vocaboli, iscritti in un dizionario scritto circa nel 1915. Tuttavia, così tante revisioni separano Gnomico e Sindarin che uno che parlasse quest'ultimo non avrebbe mai compreso che cosa uno che parlasse Gnomico stesse dicendo. I due linguaggi hanno relativamente poche voci di vocabolario in comune, ed anche importanti caratteristiche grammaticali (tali come la formazione del plurale) sono affatto differenti. Pure lo "Gnomico è Sindarin" (come la mette Christopher Tolkien) nel senso speciale che lo Gnomico è il linguaggio che alfine evolvette nel Sindarin in stile SdA nelle note di Tolkien. Così si deve contare Gnomico e Sindarin come un linguaggio, oppure come due? Vi sono almeno tre possibili angolazioni qui, ognuna di esse perfettamente valida e difendibile:

1) Si considerano solamente i linguaggi che formano parte della forma più o meno "finale" dei miti di Tolkien, i linguaggi noti ai popoli della Terra di Mezzo; in tal caso si dovrebbe contare il Sindarin come un linguaggio ed ignorare lo Gnomico del tutto. Quest'ultima lingua, come un effettivo corpo di vocaboli e grammatica, non fu mai in alcun punto parlata nell'universo di Frodo Baggins.

2) Ci si interessa ai linguaggi che Tolkien effettivamente ideò, a prescindere dal contesto fittizio (ed a prescindere dal fatto che Tolkien "rigettò" qualcosa oppure no; le sue revisioni indicano solammente che si hanno più idee da studiare). Se così, Gnomico e Sindarin sono così differenti che devono chiaramente contare come due linguaggi interamente distinti.

3) Si è tuttora interessati solamente ai linguaggi che Tolkien effettivamente ideò ed ancora non si considera il contesto fittizio, ma lo studio include la storia effettiva dello sviluppo dei linguaggi individuali, nel qual caso il materiale Gnomico è logicamente incluso nello studio del Sindarin: non contenti dell'apprendimento del Sindarin in stile SdA, si vuole anche conoscere la storia reale di tale linguaggio - come Tolkien lo sviluppò nel corso dei decenni. Logicamente, si considerano quindi Gnomico, Sindarin e tutti gli stadi intermedi (come il "Noldorin" delle Etimologie) un singolo linguaggio.

In aggiunta all'evoluzione effettiva, "esterna" di tali linguaggi nelle note di Tolkien, vi è anche la storia fittizia, "interna" da considerare. Un aspetto altamente importante della costruzione dei linguaggi di Tolkien fu la stesura del canovaccio dello sviluppo dei linguaggi su vasti periodi di tempo; la grande visione di una famiglia di linguaggi in evoluzione era probabilmente più importante ad egli che non mostrare in gran dettaglio le forme "classiche" di tali lingue. Nelle note di Tolkien, si ha il "Quenya Primordiale" come la supposta lingua ultra-primitiva soggiacente a tutti i linguaggi Elfici posteriori. Più oltre nell'immaginata linea temporale si hanno tali entità ombrose come "Eldarin Comune", "Quenya Protostorico", "Sindarin Preistorico" ecc. Spiegando le origini di certi vocaboli Quenya o Sindarin, Tolkien sovente citò forme appartenenti a tali supposti linguaggi primitivi. Per esempio, egli tracciò il Quenya alda ed il Sindarin galadh, ambedue dal significato "albero", da un comune originale *galadâ (l'asterisco prima di quest'ultima forma indicando ch'essa è "ricostruita" e "non attestata"!) Tentando di contare quanti linguaggi Tolkien ideò, si devono includere le lingue "ricostruite", primitive che si suppone soggiacere a tali linguaggi? Tolkien citò così tanti vocaboli "primitivi" che l'Elfico preistorico ha più sostanza effettiva che non alcuni dei linguaggi del periodo "storico" (e.g. l'assai poveramente attestato Nandorin o lingua "Elfica Boschiva").

E di certo, vi è il problema che l'Elfico Primordiale non era più immune alle revisioni di Tolkien di quanto non fossero le forme "storiche" dei linguaggi Elfici. I primi "Lessici" di Tolkien (1915-17) presuppongono una visione dell'Elfico Primordiale che in taluni aspetti differiscono dalle idee posteriori di Tolkien. Si sta qui trattando uno oppure diversi linguaggi primitivi? Come contarli?

Vi sono quindi pochi linguaggi che non hanno connessione diretta ai miti della Terra di Mezzo, predatando pure le primissime forme delle narrazioni di Tolkien. In gioventù, Tolkien ed i suoi amici giocavano con linguaggi-nonsenso come l'"Animalico" ed il "Nevbosh"; più tardi Tolkien ideò un linguaggio privato denominato "Naffarin", e tentò anche di estrapolare nuovi vocaboli Gotici ad integrare il corpus noto di tale poveramente attestato linguaggio Germanico. Si deve includere Nevbosh, Naffarin e Neo-Gotico quando si tenta di contare i linguaggi che Tolkien costruì?

Se si limita il campo ai linguaggi appartenenti ai miti di Arda di Tolkien, e non si considerano né "predecessori concettuali" e neppure le forme primitive "ricostruite" interlocutoriamente, una risposta fruibile alla questione "Quanti linguaggi ideò Tolkien?" dovrebbe suonare più o meno così:

Due dei suoi linguaggi -- Quenya e Sindarin, quest'ultimo incorporando il materiale "Noldorin" -- sono relativamente assai sviluppati con migliaia di vocaboli e grammatiche comprensive (sebbene soltanto una frazione degli scritti grammaticali sia stata pubblicata). Questi due sono i soli linguaggi Tolkieniani che giungono prossimi ad essere "usabili" -- nel senso che si può con un certo agio scrivere lunghi testi in tali linguaggi se si evitano deliberatamente oppure si lavora attorno alle lacune nella nostra conoscenza. Tolkien stesso lasciò un certo numero di relativamente sostanziosi testi Quenya e Sindarin, la maggior parte in versi. (Il corpus di testi Sindarin è comunque molto più ridotto che non il corpus di testi Quenya.)

Tre o quattro altri linguaggi Elfici, Telerin, Doriathrin/Ilkorin, e Nandorin, sono primariamente noti nella forma di voci di vocabolario che enumera da ca. 30 e passa fino a poche centinaia (solamente per il Telerin si hanno poche brevi proposizioni di effettivo testo). Se si tratta della forma "classica" dei miti di Tolkien, taluni escluderebbero il Doriathrin/Ilkorin dalla conta: questi erano originariamente concepiti come linguaggi della Terra di Mezzo occidentale nella Prima Era, ma più tardi Tolkien sembra presupporre che il Sindarin fosse parlato in tale area, il linguaggio del Doriath essendo semplicemente una forma arcaica del Sindarin piuttosto che una lingua separata. Il linguaggio Umanico Adûnaico (Númenoreano) primariamente manifesta un mai completato "rapporto" della sua struttura e sviluppo; esiste solamente una manciata di proposizioni campione ed un vocabolario di meno di 200 vocaboli. Il vocabolario noto per il Khuzdul, il linguaggio dei Nani, è parimenti minuscolo, ma Tolkien menzionò di aver tratteggiato tale linguaggio in qualche dettaglio della struttura (per ragioni sue proprie, il gruppo che al momento cura la pubblicazione del materiale linguistico di Tolkien non discuterà se tali note sopravvivano). Alcune note assai sommarie che espongono certi rudimenti di Ovestron, la supposta Lingua Corrente "reale" della Terra di Mezzo (rappresentata dall'inglese nei libri), sono conservate nella Tolkien Collection at Marquette; un tentativo di dare un senso a tale materiale apparve in Tyalië Tyelelliéva #17. Meno di 200 termini Ovestron son noti, così il linguaggio non è in alcun modo usabile. Anche di una grammatica di un linguaggio Umanico chiamato Taliska è riportata l'esistenza, sebbene essa non sia mai stata pubblicata. (Pochi vocaboli Umanici primevi sono menzionati in WJ:238, 270, 309; se tale materiale sia compatibile con gli scritti di Tolkien sul Taliska resta da vedere.) Includendo Quenya e Sindarin, ciò fa circa dieci linguaggi che hanno almeno un minimo di sostanza e struttura.

Quindi ci sono i linguaggi che sono interamente frammentari: il Linguaggio Nero, il linguaggio di Mordor, si manifesta solamente nell'iscrizione sull'Anello, in una singola maledizione Orchesca (per la quale Tolkien offri diverse traduzioni contradittorie) e comne pochissime voci isolate di vocabolario. Il Valarin, il linguaggio delle "Potenze" o Dei, è parimenti una lingua di cui si è avuto solo un barlume: Tolkien menzionò circa 30 vocaboli isolati, ma non v'è una singola proposizione o frase effettiva che congiunga diversi vocaboli.

Finalmente si hanno i linguaggi che sono virtualmente od interamente fittizi; pure da una definizione assai liberale a stento ha senso dire che Tolkien "costruì" tali linguaggi. Il linguaggio dei Rohirrim è "rappresentato" dall'Antico Inglese nelle narrazioni di Tolkien (così come il Moderno Inglese rappresenta l'Ovestron); pochissimi vocaboli "reali" del Rohirrico sono citati in varie fonti, ma pure il vocabolario pubblicato non ammonta a dieci termini. Il vocabolario Dunlandiano noto consiste solamente di un singolo vocabolo, forgoil = "testapaglia"; pure non si sa come scomporre forgoil in elementi che significhino "paglia" e "testa(/e)". Gli Orchi son detti aver usate molte lingue e linguaggi barbarici fra loro stessi, ma eccetto che per pochi nomi d'Orco che accennano allo stile generale di tali lingue, virtualmente nulla è noto circa esse (alcune voci originariamente del vocabolario del Linguaggio Nero son dette essere generalizzate, e.g. ghâsh = "fuoco"). Gli Elfi Avarin nelle parti orientali della Terra di Mezzo son detti parlare molti linguaggi differenti, ma per quanto se ne sa, tutti i vocaboli che Tolkien registrò di tali linguaggi sono sei affini Avarin del vocabolo Quenya Quendi "Elfi" (in sei differenti linguaggi Avarin, naturalmente -- ciascuna di tali lingue innominate ha quindi un vocabolario attestato precisamente di un vocabolo!) I "Woses" o Uomini Selvaggi son detti aver chiamato se stessi Drûg e gli Orchi gorgûn; questo è press'a poco tutto quanto è noto della loro lingua. Pure più poveramente attestato è il languaggio di Harad: Gandalf in un'occasionw disse che il suo nome "nel sud" era Incánus; in conformità con una fonte questo è un vocabolo dal linguaggio degli Haradrim, che significa "Spia del Nord". E non si deve dimenticare l'Entese: Tolkien fornì alcune osservazioni assai generali circa la sua verbosa struttura, ma è fornita soltanto una singola frase Entesca senza traduzione (e la trascrizione di tale unica frase è detta essere probabilmente assai inaccurata; si disse che l'Entese potrebbe a malapena esser ridotto per la scrittura al postutto).

Così per compendiare: se si considerano le versioni "storiche" delle lingue che sono rilevanti per la forma classica dei miti di Arda, Tolkien sviluppò 2 linguaggi che sono vagamente "usabili" (nel senso che si possono comporre lunghi testi evitando deliberatamente le lacune nella nostra conoscenza), nominò alla bell'e meglio 8-10 altri linguaggi che hanno un minimo d'effettiva sostanza ma non sono in alcun modo usabili, fornì meri frammenti d'almeno 4 altri linguaggi, ed alluse a numerosi altri linguaggi che sono o interamente fittizi oppure hanno un vocabolario noto di solamente pochissimi vocaboli effettivi.

La risposta breve alla domanda "Quanti linguaggi?" deve andare più o meno così: "A parte quelli estremamente frammentari o interamente fittizi, egli fornì vario ammontare d'informazioni circa dieci o dodici linguaggi, ma soltanto due di essi sono altamente sviluppati con vocabolari realmente sostanziali."

Ardalambion