di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri
Originariamente, Tolkien non immaginò la storia delle lingue Elfiche nella Terra di Mezzo proprio nello scenario che conosciamo dalla versione pubblicata del Silmarillion. Secondo il Silmarillion ed altre fonti post-SdA, i Noldor ed i Vanyar andarono per mare e svilupparono il Quenya in Valinor, mentre alcuni dei Teleri rimasero nel Beleriand, ove la loro lingua evolvette nel Sindarin. Ma nella più antica concezione di Tolkien, il Quenya era il linguaggio dei Vanyar (a lungo chiamati "Lindar") soltanto; i Noldor svilupparono il linguaggio che le Etimologie chiamano "Antico Noldorin", mentre la lingua dei Teleri che furono lasciati nel Beleriand evolvette nell'Ilkorin. I Teleri nel Beleriand non erano denominati Sindar o "Elfi Grigi" nello scenario più antico di Tolkien; essi furono gli Ilkorindi, "quelli non di Kôr" (un sito nel centro in Valinor). Quando i Noldor giunsero da Valinor parlando in "Antico Noldorin", il loro linguaggio fu influenzato dalla lingua indigena "Ilkorin" e subì drastici cambiamenti per divenire "Noldorin". (L'ultimo guizzo dell'idea che "le due lingue si svilupparono verso un'altra", prima che tale concetto fosse finalmente abbandonato, si trova in WJ:21, 24 - ove le lingue in questione sono già Quenya e Sindarin.) Tolkien considerò pure la possibilità che i linguaggi divenissero amalgama. Vedere LR:346.Ma ulteriori revisioni sarebbero seguite. Tolkien decise che il linguaggio "Noldorin" che egli aveva già ideato non fosse il linguaggio dei Noldor dopo tutto. Di fatto, esso si risolse come il linguaggio dei Teleri che erano rimasti nel Beleriand, i quali vennero ad essere chiamati Sindar (rimpiazzando il termine Ilkorindi), così il Noldorin ebbe ad essere rinominato Sindarin. I Noldor, che erano ora concepiti come parlatori di Quenya così come i Vanyar, semplicemente adottarono la lingua Sindarin quando giunsero nella Terra di Mezzo. Non vi fu alcun complesso processo di mutua influenza ed amalgama. In altre parole, il "Noldorin" > Sindarin usurpò il posto dell'Ilkorin come lingua indigena del Beleriand. Che accadde così alla lingua Ilkorin - scomparve del tutto dai miti? Molti vocaboli e nomi che Tolkien originariamente ritenne essere Ilkorin, come Esgalduin o il nome dell'amico di Túrin Beleg, sopravvissero nei testi narrativi - ma dopo la revisione essi invece devono probabilmente essere intesi come forme Sindarin. Destando interesse, il nome Esgaroth noto da Lo Hobbit ricorre nel vocabolario Ilkorin. Anche Elrond fu pensato come un nome Ilkorin quando Tolkien dapprima lo creò, ma nel contesto di SdA può soltanto essere Sindarin. Lo status dell'Ilkorin nei miti maturi è pertanto assai discutibile. Edward Kloczko ha argomentato che Tolkien, piuttosto che scartare l'Ilkorin completamente, volse parti di esso nell'oscuro "dialetto del nord" del Sindarin, la lingua del Mithrim; il suo articolo originale è riprodotto come una Appendice.
Due inflessioni si trovano nel materiale, il genitivo e il plurale. Una
desinenza genitiva -a è vista nella frase Tor Tinduma "Re
del Crepuscolo", un titolo di Thingol (THIN, TIN; cfr. tindum
"crepuscolo"). La desinenza plurale è -in, vista in adar
"padre" pl. edrin (ATA), aman "madre" pl. emnin
(travisamento "emuin" nella versione pubblicata delle Etimologie, radice
AM1), Balthor *"Vala-re" pl. Balthorin
(BAL), boron "uomo fidato" pl. burnin (BOR),
gangel "arpa" pl. genglin (ÑGAN),
tôr "re", pl. tórin (TÂ/TA3,
BAL), talum "suolo, terra" pl. telmin (TALAM),
thorn "aquila" pl. thurin (THOR/THORON). Si noterà
che la desinenza -in causa umlaut su a in e, e nel
caso di termini polisillabici, la vocale nella sillaba precedente la desinenza è
perduta (adar > edrin, aman > emnin, talum
> telmin). In un caso attestato, la pluralità è mostrata soltanto dall'umlaut,
e la desinenza -in non è utilizzata: tal "piede", pl. tel
"piedi" (TAL).
La vocale o diviene u in boron > burnin e
thorn > thurin (leggi *thurnin?), ma non in tôr >
tórin (evidentemente in quanto tale ô è lunga e rappresenta l'iniziale
lunga A).
Una desinenza genitiva plurale -ion sembra occorrere nella frase Dor-thonion "Terra di Pini"; cfr. anche thurnion "delle aquile" in Torthurnion "Re delle Aquile". Cfr. il Quenya -ion.
Solo cinque verbi sono noti, e non v'è molto che possa dirsi circa essi. Tutti terminano in -a: góda- "lordare, macchiare", taga "egli fissa, costruisce, crea", tingla- "scintillare", toga "egli porta", tolda "egli va a prendere" (vedere il vocabolario sottostante per riferimenti). Come vediamo, taga, toga e tolda sono glossati come forme in 3. persona maschile singolare presente, mentre góda e tingla sono glossati come infiniti. Dacché essi esibiscono la medesima desinenza delle altre forme, sembra verosimile che essi, pure, siano veramente forme in 3. pers. sg. presente - *"egli lorda, macchia" ed *"egli (esso?) scintilla". In Ilkorin, la 3. pers. sg. presente può essere la più semplice forma del verbo ed è pertanto usata come la forma lessicale. In tre casi su cinque, Tolkien tradusse i verbi Ilkorin letteralmente; nei rimanenti due casi, egli adoperò la forma lessicale inglese, l'infinito. La desinenza -a per "egli" e "tempo presente" può invero rappresentare desinenze più antiche ove un esplicito elemento pronominale era presente; vedere taga nel vocabolario sottostante per ulteriori discussioni.
Il vocabolo thúren "guardato, nascosto" dalla radice THUR- "circondare" sembra argomentare l'esistenza di un participio passato in -en, presumibilmente l'affine del Quenya -ina. Osservare che la radice vocalica è allungata; ciò significa che laddove l'originale vocale era la a, dovrebbe modificarsi in ó nel participio passato (dacché A, quando era lunga già nel primitivo linguaggio, divenne la lunga O in Ilkorin - vedere per esempio tôr nel vocabolario sottostante). L'originale O nella radice verbale dovrebbe parimenti risultare come lunga ú.
Da quanto sopra è chiaro che l'Ilkorin è assai simile al
Doriathrin, come ci si dovrebbe attendere dacché Tolkien
li concepì come linguaggi strettamente correlati. Per esempio, le due lingue
condividono la desinenza plurale -in e la desinenza genitiva -a.
Doriathrin ed Ilkorin dovrebbero essere considerati dialetti strettamente correlati dello stesso
linguaggio; invero Tolkien talvolta sembra usare il termine "Ilkorin" con
riferimento a tutti i dialetti del Beleriand, compreso il Doriathrin.
Ma qual'è
la relazione dell'Ilkorin con il Sindarin, il linguaggio che usurpò il suo
posto nei miti? È interessante osservare che quando il "Noldorin"
divenne Sindarin, Tolkien effettuò certe revisioni che in alcuni aspetti resero
il language alquanto più simile all'Ilkorin. Per esempio, in "Noldorin"
le primitive iniziali l- e r- volsero nei suoni afoni
lh- e rh-, ma in Ilkorin, tali suoni rimasero invariati -
e questo è anche il caso del Sindarin. Un'altra modifica coinvolge la finale w
che segue una consonante: in "Noldorin" questo suono rimase invariato; in
LR:398 s.v. WEG, Tolkien osservò che l'affine "Noldorin" del
nome Quenya Elwë dovrebbe essere stato Elw, ma che nessuna forma del genere era in uso.
Ma in tardo Sindarin, si trova una forma Grigio-elfica del nome Elwë, precisamente
Elu - e questa è anche la forma che dovremo esserci aspettati in Ilkorin, nel quale
linguaggio la -w in tale posizione volse in -u. Cfr.
un vocabolo Ilkorin come adu "doppio" come l'affine del Quenya atwa, LR:349 s.v. AT(AT).
Tale vocabolo occorre nel Silmarillion come parte del nome di fiume Adurant
*"Doppiocorso", e dacché nella versione pubblicata del Silmarillion il linguaggio del
Beleriand è il Sindarin e non l'Ilkorin, adu deve ora essere considerato un termine Sindarin
- sebbene esso dovrebbe probabilmente essere stato *adw nel "Noldorin" primevo di Tolkien.
Invero una ragione per cui Tolkien ideò il "Noldorin" un poco più simile all'Ilkorin,
in tal modo producendo il Sindarin, può essere stata che egli cercò di mantenere molti dei
nomi di vecchia data di luoghi e persone nel Beleriand più o meno invariati - e questo non sarebbe
possibile se il "Noldorin" fosse assurto a linguaggio indigeno del Beleriand così come tale
lingua era apparsa nelle Etimologie. Così mentre il "Noldorin" per un verso si mangiò
vivo l'Ilkorin, non restò inalterato da ciò; il Sindarin come lo conosciamo da fonti posteriori in
alcuni aspetti ha l'aspetto del primevo "Noldorin" con un substrato Ilkorin!
-a desinenza genitiva, vista in Tor Tinduma "Re del Crepuscolo", un titolo di Thingol (cfr. tindum "crepuscolo"). La primitiva desinenza genitiva Eldarin Comune era -hô > -ô, derivata da un "antico elemento avverbiale" HO indicante "via, da, fra" (WJ:368). La corrispondente voce nelle primissime Etimologie sembra essere 3O (3Ô) "da, via, fra,fuori da" (LR:360). Potrebbe il primitivo -ô risultare come -a in Ilkorin? Vi sono pochi vocaboli ove -ô può sembrare svilupparsi in tal modo (vedere adda, broga), ma normalmente, la finale -ô è perduta come altre vocali finali. - Nella desinenza genitiva plurale -ion, l'elemento "genitivo" (< 3O or HO) appare come o; vedere -ion.
adar "padre", pl. edrin. Derivato da una radice ATA, in sé semplicemente definita come "padre" (LR:349). La forma Quenya Primordiale è data come atar, che deve essere vista semplicemente come un'estensione della radice stessa. Come in Sindarin, le occlusive afone (p, t, k) sono foniche (in b, d, g) seguendo una vocale, perciò atar > adar. - La forma plurale edrin mostra umlaut a > e, causato dalla i della desinenza plurale -in (riguardo alla quale vedere la voce separata). Osservare anche la sincope della seconda vocale di adar nella forma inflessa. Per simili contrazioni, confrontare aman pl. emnin, boron pl. burnin, gangel pl. genglin (q.v.)
adda "padre" (con ogni possibilità ipocoristico, = *"papà"). Derivato dalla medesima radice ATA di adar sopra (LR:349). Sarebbe allettante reputare che questo sia l'affine del Quenya atto, primitivo *attô, evidentemente la radice ATA con una fortificazione della mediale t > tt e la desinenza maschile -ô. Se così, la forma adda dovrebbe suggerire che la finale -ô diviene -a in Ilkorin. Comparare broga "orso" dal primitivo morókô - ma in altri esempi, la finale -ô è persa senza lasciar traccia (vedere per esempio benn, ber). Inoltre, il vocabolo adda sembrerebbe indicare che seguendo unaa vocale, anche la doppia *tt diviene dd fonico in Ilkorin. Contrasta col Sindarin, nel quale linguaggio soltanto la singola t sarebbe fonica in tale posizione, mentre *tt diviene invece th - cfr. per esempio peth "parola" dal primevo kwetta. Comunque, un altro termine Ilkorin mostra uno sviluppo Sindarinesco di*tt: brith "ghiaia" da b'rittê. Può essere, quindi, che l'Ilkorin adda non sia realmente l'affine del Quenya atto, ma piuttosto una forma affettuosa basata su adar "padre", formata successivamente e non direttamente discendente dal primitivo linguaggio. Se vediamo adda come affine dell'Alto-elfico atto, dovremmo assumere che Tolkien mutò la sua opinione circa l'evoluzione fonologica dell'Ilkorin mentre stava scrivendo le Etimologie (il che naturalmente non è inconcepibile; l'editore in LR:346 riferisce di "forme divergenti... tra una parte delle Etimologie e un'altra").
adu, anche ado, "doppio". Derivato da una radice AT(AT), che Tolkien definì come "di nuovo, indietro" (LR:349). Sembrerebbe che questa sia essenzialmente una semplice radice AT che spesso appare come ATAT, il raddoppio simboleggiando la ripetizione. Adu, ado deve venire dalla semplice AT, però. Tali vocaboli Ilkorin per "doppio" sono apparentemente affini del Quenya atwa dal significato simile. La forma primitiva, trasparentemente intesa come *atwâ, unisce la radice AT con la desinenza aggettivale -wâ (riguardo a tale desinenza, cfr. per esempio narwâ "rosso fiammante", derivato dalla radice NAR1 "fiamma, fuoco", LR:374; vedere anche alch, laig). Dopo la perdita della primitiva finale -â, la semivocale finale della forma risultante *atw apparentemente volse in una vocale piena -u, *atu divenendo quindi adu dopo la sonorizzazione della postvocalica *t (cfr. adar da atar). Sembrerebbe che adu susseguentemente divenne ado (una modifica simile della finale -u in -o ricorreva in Eldarin Comune, ma tale svliuppo Ilkorin deve essere posteriore). Che tale modifica occorresse solamente quando -u era finale è suggerito dal composto Adurant (piuttosto che *Adorant) per *"Doppiocorso", nome di un fiume in Ossiriand il quale per un tratto aveva flussi divisi (riguardo al secondo elemento, vedere rant).
alch "cigno" (ÁLAK). Forma primitiva data come alk-wâ, derivata da una radice ÁLAK "impetuoso" (LR:348). Alk-wâ sembrerebbe essere una formazione aggettivale (riguardo alla desinenza aggettivale -wâ, vedere ado sopra). Il vocabolo primitivo era evidentemente un aggettivo con lo stesso significato della radice: "impetuoso", più tardi usato come un sostantivo "impetuoso" ed applicato ad un animale. Tolkien può aver immaginato che dopo la perdita della vocale finale, la presente finale kw fu develarizzata in k, la forma risultante *alk quindi volgendo in alch in quanto p, t, k seguendo una liquida divennero le spiranti f, th, ch (= kh, [x]), così come in Sindarin (vedere UT:265, nota a pié pagina). Confrontare vocaboli come Balthor, erdh, salch (ma in contrasto con i vocaboli tolda < tultâ-, ove la lt misteriosamente diviene ld invece di lth; forse ciò è a causa del fatto che tale gruppo lt occorreva già allo stadio assai più antico, laddove le altre combinazioni qui elencate comparvero soltanto più tardi, come un risultato di sincope o composizioni). Osservare che kw non era inizialmente develarizzato, così abbiamo per esempio cwess "basso" (sostantivo) dal primitivo kwessê (LR:366 s.v. KWES). In tale aspetto almeno, l'Ilkorin non può fungere da dialetto delSindarin dopo le revisioni di Tolkien della storia dei linguaggi Elfici: in Sindarin, invero nell'intero ramo Lindarin della famiglia dei linguaggi Elfici, il primitivo kw assai presto divenne p (WJ:375, cfr. WJ:407 nota 5). Alk-wâ così inizialmente divenne *alpâ che se siamo a rendere l'Ilkorin un linguaggio Lindarin secondo le idee successive di Tolkien, tale termine avrebbe dovuto divenire *alf, così come in normale Sindarin (in quel linguaggio preferibilmente compitato alph). Confrontare salch.
aman "madre", pl. emnin (ovvio travisamento "emuin" nella versione pubblicata di LR). Derivato da una radice AM1 (LR:348), semplicemente definita come "madre". Aman deve rappresentare una radice "estesa" *aman, sc. AM1 con suffisso della radice vocalica (da un termine Quenya ómataina, estensione vocalica) ed una consonante suffissa -n. Confrontare boron, q.v., da BOR. La forma plurale emnin mostra la medesima contrazione ed umlaut degli esempi adar pl. edrin, gangel pl. genglin.
Argad "fuori dalla cinta", terre esterne al Doriath (la "cinta" essendo ovviamente la Cintura di Melian). Anche esplicitamente Argador "terra esterna alla cinta", sc. esterna al Doriath. (Le forme Argad ed Argador sono menzionate in LR:349 s.v. AR2, Argador anche in LR:358 s.v. GAT(H).) Riguardo a dor "terra", vedere la voce separata; come un vocabolo Ilkorin, l'elemento gad "cinta" è attestato soltanto in tale composto, ma il Doriathrin ha lo stesso vocabolo: vedere gad nel vocabolario apposto all'articolo sul Doriathrin per la discussione etimologica. L'elemento ar- "fuori" che è prefisso ad Argad, Argador è derivato dalla radice AR2 (LR:349), non in sé definita ma probabilmente indicando virtualmente lo stesso della preposizione Quenya ara "di fuori, accanto", la prima parola elencata in tale voce nelle Etimologie. Comparare la voce ar- nell'appendice del Silmarillion. In Etim è affermato che in Quenya e del pari in Ilkorin, tale elemento era "puramente locale nel senso", riferendosi semplicemente a relazioni spaziali. Questo era evidentemente l'originale significato anche di tale elemento, dacché è detto per di più che in Sindarin ("Noldorin"), questo elemento sviluppò un senso privativo ("senza"), come in arnediad (arnoediad) "senza computo, innumerevole". Ilkorin e Quenya pertanto preservarono l'originale significato di tale prefisso.
arn "rosso". Derivato da una radice YAR, definita come "sangue" (LR:400, il vocabolo Ilkorin per sangue, ôr, è invero derivato dalla medesima radice). La forma primitiva è indubbiamente intesa come *jarnâ (*yarnâ) con la comune desinenza aggettivale -nâ (talvolta usata a derivare participi passivi); il termine primitivo deve chiaramente aver sottinteso "sanguinoso" o "rosso-sangue". Forse tale associazione non dovrebbe essere più così forte in Ilkorin, avendo l'evoluzione fonologica reso i vocaboli per "rosso" e "sangue" alquanto divergente nella forma; i vocaboli arn ed ôr non sono così ovviamente connessi come le loro primitive controparti *jarnâ ed *jara. Osservare che la finale -â di *jarnâ è persa senza lasciare traccia in arn; più rimarchevolmente, anche l'iniziale j è scomparsa (come in ôr "sangue").
Aros nome di un fiume con acque rossastre, il fiume meridionale del Doriath. Derivato dalla medesima radice YAR "sangue" di arn "rosso" sopra (LR:400). L'affine "Noldorin"/Sindarin è dato come iaros, suggerendo che la radice YAR come tale (piuttosto che un derivativo come *jarnâ) una volta era prefisso in tale vocabolo. Il secondo elemento del nome, -os, è oscuro. Vedere il nome di un altro fiume, Thalos, per alcune riflessioni circa tale desinenza.
ascar "violento, impetuoso"; anche Askar come nome di un fiume (uno dei tributari del Gelion). La differenza nell'ortografia (c/k) sembra irrilevante; nella versione pubblicata del Silmarillion, il nome è compitato Ascar. Derivato da una radice SKAR (LR:386), il significato radicale della quale è dato come "squarciare, lacerare". Il primitivo aggettivo che fornisce ascar è dato come askarâ, con prefisso della radice vocalica (probabilmente intensificando il senso) e la comune desinenza aggettivale -â. Come d'uso, la finale -â è perduta senza traccia in Ilkorin.
ass "cibo cotto, carne". Derivato dalla non definita radice AP (LR:349). GLi affini Quenya e "Noldorin"/Sindarin (apsa, aes) sembrerebbero indicare una primitiva forma *apsâ. Non c'è molto di più che possiamo dire circa tale forma o circa la desinenza -sâ; pochi vocaboli Quenya mostrano la desinenza -sa, ma essi sembrano avere poco in comune semanticamente (in aggiunta al sostantivo apsa, l'affine di ass, abbiamo per esempio il verbo frequentativo lapsa- "leccare" e l'aggettivo telepsa "argenteo"). Possiamo speculare sul fatto che AP sia una radice verbale *"cuocere", e che *apsâ sia propriamente un aggettivo *"cotto", successivamente usato come un sostantivo "cotto, qualcosa di cotto" > "cibo cotto". Per l'assimilazione *ps > ss in Ilkorin, confrontare tuss "tetto in paglia o canne" dal primitivo tupsê (LR:395).
Balthor, *"Vala-re" = Vala (è dato il pl. Balthorin). Tale forma, elencata in LR:350 s.v. BAL, contiene gli stessi elementi del Quenya Valatar (Valatár-), sebbene tale vocabolo Quenya abbia un significato alquanto più specifico: si riferisce ad uno dei nove capi Valar (corrispondenti agli Aratar nelle opere posteriori di Tolkien), mentre l'Ilkorin Balthor indica solo "Vala" in generale. Il secondo elemento -thor è semplicemente una forma di tôr "re" (q.v. per la discussione etimologica); dacché tôr qui appare come il secondo, non accentato elemento di un composto, la vocale lunga diviene corta, e dacché t qui segue una l, diviene th (vedere alch). Il primo elemento di Balthor rappresenta bálâ, "Potenza, Vala", derivato dalla radice BAL, in sé non definita in Etim (LR:350), sebbene Tolkien suggerisca che la radice BEL "forte" sia correlata (LR:352). Una fonte tarda afferma che il vocabolo Quenya vala è propriamente un verbo "ha potere" che era anche usato come un sostantivo "una Potenza" (WJ:403); ciò può fornire un buon indizio per il significato elementare della radice BAL. La vocale finale di bálâ "Vala" decadde nel composto che produsse l'Ilkorin Balthor; una forma primitiva è data (in LR:350) come bal'tar-, l'apostrofo ad indicare la sincope. Effettivamente la seconda a (in -tar) deve essere stata lunga â per divenire ô > o, a meno che dobbiamo presumere che il vocabolo in uno stadio apparve come *baltr con una finale sillabica -r, di fronte alla quale una vocale o susseguentemente si sviluppò (confrontare ungor < *uñgr < *uñgrâ). Ma se così, dovremmo aspettarci che forma plurale fosse **Balthrin piuttosto che Balthorin. Osservare che non vi è umlaut o > u al plurale (non **Balthurin, contrasta per esempio con boron pl. burnin), indicando che o derivata da un altra fonte che non la primitiva *o non è affetta da tale umlaut.
Balthronding nome dell'arco di Beleg, più comunemente chiamato Belthronding, q.v. per discussioni (LR:388 s.v. STAR, subvoce STARAN).
basgorn (per bast-gorn) "pane rotondo". Menzionato nelle Etimologie alla voce per la radice KOR "rotondo" (LR:365); l'elemento -gorn può prontamente essere abbinato al primitivo aggettivo kornâ ivi elencato (riguardo alla desinenza aggettivale -nâ, vedere arn, caun). In Ilkorin, kornâ di per sé dovrebbe apparire come *corn, ma in un composto la consonante iniziale è apparentemente lenita: perciò c > g. L'elemento bast (qui semplificato inbas- ad evitare il gruppo mediale *stg) è da riferire alla radice MBAS "impastare" (LR:372). Se il primitivo *mbastâ ha il medesimo significato del suo diretto discendente Quenya masta, potrebbe essere sia un verbo "cuocere in forno" o un sostantivo "pane"; la desinenza -tâ è un comune formatore di verbi, ed il sostantivo è forse derivato dal verbo. In Ilkorin come in Sindarin, il primitivo mb- iniziale è semplificato in b-. L'ordine degli elementi composti, "pane-rotondo" con l'elemento aggettivale ultimo, corrisponde all'ordine preferito in Sindarin. Alla voce MBAS in Etim, sembra che basgorn sia invero elencato come un vocabolo "Noldorin"/Sindarin, non come un termine Ilkorin come alla voce KOR. Naturalmente, ambedue i linguaggi potrebbero avere lo stesso vocabolo.
bel "forza". Derivato da una radice BEL "forte", che Tolkien interlocutoriamente comparò a BAL, l'origine di bálâ "Potenza, Dio" (Quenya Vala). Riguardo a quest'ultima radice, vedere Balthor. La forma primitiva di bel è data come belê; la desinenza -ê potrebbe essere semplicemente la radice vocalica suffissa ed allungata, ma -ê è anche una desinenza astratta.
Beleg "il Forte", nome di un arciere Ilkorin del Doriath. Derivato dalla medesima radice BEL "forte" di bel sopra (LR:352). Tale nome sembrerebbe essere lo stesso del termine Sindarin/"Noldorin" beleg ("possente, grande"), ma rimarchevolmente, Tolkien osservò che "tale vocabolo è distinto nella forma da quello [perché mai l'originale riporta "from though"? N.d.T.] correlato al nome Ilk. Beleg". Ovviamente i vocaboli non sono realmente distinti nella forma come appare sincronicamente; forse Tolkien intendeva che le forme ancestrali differivano? Questo studente non è in grado di emergere con alcuna migliore etimologia per il nome Beleg di quella che possiamo ricostruire per il Sindarin beleg. In Etim, Tolkien dapprima menziona una forma bélek, la quale èprobabilmente da intendersi come una variante estesa di BEL, con la radice vocalica raddoppiata e suffissa (cosiddetta ómataina, estensione vocalica) ed una consonante -k aggiunta. Quindi segue la forma primitiva bélekâ, la quale è chiaramente tale radice estesa con la comune desinenza aggettivale -â. Bélekâ quindi fornisce il Sindarin beleg via Antico Sindarin beleka. Dopo che Tolkien rivisitò la storia dei linguaggi Elfici, volgendo il "Noldorin" > Sindarin nel linguaggio degli Elfi del Beleriand (rimpiazzando l'Ilkorin), non possiamo più ostinarci su alcuna distinzione tra il nome Beleg ed il comune aggettivo "grande, possente".
Belthronding (Bel-thron(d)-ding) nome dell'arco di tasso di Beleg, menzionato in due differenti voci nelle Etimologie (LR:352 s.v. BEL, LR:354 s.v. DING); in aggiunta a ciò, una forma anomala Balthronding è elencata in LR:388 s.v. STAR, STARAN. Alla voce DING, Belthronding è anche suddiviso Bel-thron(d)-ding. Il primo elemento bel- dovrebbe indicare "forte", come la radice BEL; -thron- significa "rigido, duro" ed appare anche come un vocabolo indipendente in Ilkorin (vedere thrôn per ulteriori discussioni), mentre l'elemento ding è onomatopeico (il suono metallico di curde vibranti reso dal sostantivo inglese "twang", N.d.T.); sembra che questo sia anche il termine Ilkorin per "suono". Così Belthronding sembrerebbe indicare *"Forte e Solido (oggetto che emette un) Twang [traducendolo anche qui svanirebbe l'onomatopea, N.d.T.]". La forma alternativa Balthronding rimpiazza bel- "forte" con bal- "potenza" (vedere Balthor sopra riguardo alla radice BAL), perciò significando qualcosa come *"Potente e Solido (oggetto che emette un) Twang".
benn "marito". Derivato da una radice BES "sposarsi" (LR:352); la forma primitiva è data come besnô, comprendente la primitiva desinenza maschile agentiva -nô. Perciò besnô è letteralmente "colui che sposa" = sposo. Osservare l'assimilazione sn > nn, attestata solamente in tale vocabolo. Qui, la finale -ô è persa senza lasciare traccia; in un paio di vocaboli, la primitiva -ô può sembrare risultare come -a in Ilkorin (vedere adda, broga).
ber "uomo valente, guerriero". Derivato dalla radice BER "valente"; la forma primitiva è data come berô, la desinenza maschile -ô essendo aggiunta alla radice aggettivale a produrre un sostantivo "un valente, uomo valente". Nuovamente, la finale -ô è persa invece di produrre -a come in adda (?) e broga.
bereth "valore" (cfr. El-bereth). Derivato dalla medesima radice BER "valente" di ber sopra. E la desinenza astratta -eth è nota anche dal Sindarin. Possiamo riferire bereth a *bereth- con qualche vocale finale perduta; essa dovrebbe essere la radice BER nella sua forma estesa *BERE (con ómataina, radice vocalica raddoppiata e suffissa) + una consonante suffissa -th. In Sindarin, sembra che la desinenza astratta -eth sia stata posteriormente generalizzata e potrebbe essere aggiunta a radici senza alcuna radice vocalica; non abbiamo esempi a mostrare se questo fosse anche il caso in Ilkorin.
boron "tenace, uomo fidato, vassallo fedele", pl. burnin. Derivato da una radice BOR "sopportare" (LR:353), specificamente da una forma estesa che è data come bóron-, sc. BOR- con ómataina e la consonante suffissa -n, apparentemente seguita da un'altra vocale, perduta in Ilkorin: cfr. il trattino alla fine di bóron-. Potremmo esserci invece aspettati la forma Ilkorin come *born, cfr. thorn "aquila" dalla radice THORON. Nella forma plurale burnin, la seconda vocale di boron è sincopata; confrontare una contrazione simile in adar "padre" pl. edrin ed altri termini Ilkorin. Perché la modifica da o a u nel plurale? (Comparare thorn "aquila", pl. thurin.) È questa qualche sorta di umlaut innescato dalla vocale della desinenza plurale -in? Normalmente, dovremmo aspettarci l'umlaut prodotto da o come ö o y.
breth "albero navale, albero di faggio". Derivato da una radice BERÉTH (LR:352), apparentemente indicante "faggio" (tale è il significato del Telerin bredele, il primo derivativo elencato). La radice BERÉTH sembrerebbe essere scollegata a BER "valente". La forma primitiva di breth è data come b'rethâ; come d'uso, la finale -â è stata perduta in Ilkorin. B'rethâ è meglio assunto come una forma aggettivale *"di faggio", -â essendo una comune desinenza aggettivale (menzionata in WJ:382); più tardi tale aggettivo può essere stato usato come un sostantivo "ciò che è pertinente ai faggi", perciò "albero navale, albero di faggio". B'rethâ deve rappresentare pure il più antico *beréthâ, ma nell'evoluzione dei linguaggi in stile Celtico dei miti di Tolkien, è affatto tipico che la vocale di una sillaba iniziale non accentata sia perduta, la sillaba collassando in un gruppo di consonanti. Confrontare bril sotto.
bril "vetro, cristallo" o (come parte del nome di fiume Brilthor, q.v.) "scintillante". Derivato da MBIRIL (LR:372), detto essere un "composto" di due distinte radici, MIR e RIL. La prima di queste, MIR, non è definita come tale, ma essa fornisce il Quenya mírë, Sindarin mîr "gioiello" (LR:373). Nel composto, MIR appare come MBIR, apparentemente mostrando fortificatione dell'iniziale . La radice RIL significa "scintillio" (o, secondo l'Appendice del Silmarillion, "lucentezza") ed è l'origine del secondo elemento del Quenya Silmaril (tradotto "radianza di pura luce" nelle Lettere:148, il vocabolo che traduce -ril evidentemente essendo "radianza"). Bril deve essere riferito a mbiríl-, tardo b'ril- dopo la perdita di una vocale non accentata (cfr. breth sopra); come d'uso, l'iniziale mb- è semplificata in b- in Ilkorin (cfr. basgorn sopra).
Brilthor "Torrente Scintillante" (nome di fiume, uno dei tributari del Gelion). Elencato nelle Etimologie alla stessa voce MBIRIL (LR:372) di bril discusso sopra; anche menzionato alla voce THOR, LR:393. Il primo elemento bril- dovrebbe avere la medesima derivazione di bril "vetro, cristallo" sopra, sebbene sia invece tradotto "scintillante". Il secondo elemento thor rappresenta direttamente la radice THOR " scendere dilagando", qui usato in un senso agentale: "oggetto che scende dilagando" = "torrente". Alternativamente possiamo vedere -thor come una forma abbreviata dell'aggettivo thôr "che irrompe, che balza giù" (probabilmente da *thorâ), nel qual caso Brilthor è effettivamente Bril Thôr, "Vetro/cristallo (che) balza giù" (la traduzione di Tolkien "torrente scintillante" essendo esplicativo piuttosto che letterale). Osservare che l'elemento finale di Balthor "Vala-re" è interamente irrelato; tale -thor è giusta la forma che tôr (-tor) prende dopo la liquida l (lt divenendo lth per ragioni fonologiche).
brith "pietre frantumate, ghiaia". La non definita radice BIRÍT è detta esistere unicamente in Ilkorin (LR:353). Sembra un'estensione di una più semplice radice *BIR, ma non vi è materiale per gettare alcuna luce sul significato più elementare. Una primitiva forma è data come b'rittê, presumibilmente rappresentando pure il più antico *biríttê prima che la vocale non accentata della sillaba iniziale decadesse. La doppia tt di b'rittê è probabilmente meglio colta come una fortificazione della mediale, la consonante finale di BIRÍT essendo duplicata (comparare WJ:415, ove un primitivo vocabolo grottâ è detto essere una forma "intensificata" di grotâ). Qui, vediamo il primitivo tt divenire th, come in Sindarin; contrasta (?) conadda, q.v. La desinenza -ê talvolta occorre nei nomi di sostanze; cfr. per esempio mazgê "pasta" (LR:371 s.v. MASAG) o srawê "carne" (MR:350). Anche la "pietra frantumata" può essere considerata una sostanza, come indicato dalla glossa addizionale "ghiaia".
Brithombar *"Terra del Brithon" (LR:353 s.v. BIRÍT). Composto del nome di fiume Brithon, q.v., e bar "terra", più letteralmente "patria" (osservare l'assimilazione nb > mb in Brithon-bar > Brithombar). Come un termine Ilkorin, bar è attestato solamente in composti (Brithombar e Dimbar), ma dovrebbe ovviamente provenire dalla radice MBAR "dimorare, abitare" (LR:372). È possibile che avesse una vocale lunga (*bâr) se appariva come un vocabolo indipendente. (Confrontare thôr "dilagando" con -thor corto nel nome di fiume Brilthor.)
Brithon "sassoso", nome di fiume. Derivato dalla medesima radice indefinita BIRÍT di brith "pietre frantumate, ghiaia" (q.v.) Se la glossa è letterale, tale termine deve essere derivato da *biríttânâ > *b'rittânâ con una più lunga forma della desinenza aggettivale -nâ (riguardo alla quale vedere caun).
broga "orso". La radice MORÓK (LR:374) in sé non è definita; potrebbe essere una forma estesa di MOR "nero, oscuro" (Lettere:382); forse dobbiamo presumere che la prima presa di contatto degli Elfi con gli orsi riguardò orsi neri? La forma primitiva è data come morókô; la finale -ô potrebbe essere un terzo raddoppio della radice vocalica, o può essere una desinenza che denoti un (maschio) animato. Come di sovente, la vocale non accentata della sillaba iniziale decadde alla maniera dell'Ilkorin; deve esservi stata una forma intermedia *m'rokô, ma mr fu abbandonata come una combinazione iniziale, divenendo invece br (lo stesso sviluppo occorse in Sindarin/"Noldorin"). Come d'uso, la postvocalica k è fonica in g, e la finale -ô all'apparenza sopravvive come -a (cfr. con ogni possibilità adda < *attô sopra, ma contrasta con benn < besnô ed altri vocaboli ove essa è semplicemente perduta come le altre vocali finali).
burnin pl. di boron (BOR); vedere boron.
caun "arcuato, archiforme, curvo". Un'altra, apparentemente primeva forma era coun. Derivato da una radice KU3 "arco" (LR:365). La forma più primitiva è data come ku3nâ, sc. la radice KU3 con la desinenza aggettivale -nâ (in UT:266, un vocabolo in in -nâ è definito come una "antica forma aggettivale"). Una forma posteriore kogna, forse "Antico Ilkorin", è anche menzionata: in Ilkorin, la primitiva retrospirante 3 (= gh) divenne un'esplosiva g; comparare go "da" (q.v.) da 3O. Un'altra modifica influenza la radice vocalica, la u che diviene o; ciò è evidentemente dovuto ad un umlaut causato dalla finale -a. La combinazione g + una nasale comprovata instabile, l'esplosiva fonica più tardi divenendo una spirante gh seguendo una vocale (vedere tûgh, tû) e quindi fondendosi nella vocale precedente a produrre un dittongo ou: kogna > *kogn > *koghn > coun. Tale dittongo infine si fuse con au (trovato in molti altri vocaboli), producendo caun. Per un caso interamente parallelo, vedere daum (< do3mê).
celon "fiume". Derivato da una radice KEL "andare, correre (specialmente d'acqua)" (LR:363). È data na primitiva forma kelu-n. Estensioni in -n non sono infrequenti (vedere per esempio boron), ma invece della normale ómataina (raddoppio e suffisso della radice vocalica stessa, la quale in tal caso dovrebbe aver prodotto *kele), un elemento u è suffisso a KEL. (Comparare la vocale mediana del derivativo Quenya celumë "scorrere, fluire".) L'Indice di Unfinished Tales, voce Celos [analogamente nell'edizione italiana, dal titolo Racconti Incompiuti, N.d.T.], effettivamente menziona un radicale kelu- "fluire velocemente". Tale elemento suffisso -u non può essere pienamente spiegato; in WJ:411, Tolkien si riferisce a telu come ad una "forma differenziata di *TELE"; forse kelu- è similmente una "forma differenziata" di *KELE. La u di kelu-n è divenuta o nell'Ilkorin celon; ciò può equivalere alla modifica vista in ulgundô > ulgund > ulgon, ulion (q.v.) Forse la u non accentata tendeva a divenire o in Ilkorin?
côm "malattia". La radice KWAM (LR:366) non è in sé definita. Il Quenya quámë, il Sindarin paw e l'Ilkorin côm devono tutti discendere da una forma pressappoco come *kwâmê (o concettualmente *kwâmi > Eldarin Comune kwâme). Dopo che la lunga â divenne ô (confrontare ôr, tôr, q.v.), la consonante iniziale evidentemente perse la sua qualità velarizzata, *cwôm divenendo côm (comparare gôd, q.v.). Se l'Ilkorin è da adattarsi come un dialetto Sindarin secondo lo scenario posteriore di Tolkien, *kw dovrebbe già essere divenuto p (come nell'affine Sindarin/"Noldorin" paw), così dovremmo aver visto *pôm invece.
coun "arcuato, archiforme, curvo", forma alternativa (evidentemente più antica) di caun, q.v. (LR:365 s.v. KU3)
cwess "lanugine" (sostantivo). La radice KWES (LR:366) non è definita; la forma primitiva è data come kwessê, apparentemente includendo una fortificazione della mediale s > ss (ammenoché una più lunga desinenza -sê sia presente). La desinenza -ê può denotare una sostanza (cfr. brith "ghiaia" < *b'rittê), ed la lanugine è invero una sostanza, ma l'affine Quenya dell'Ilkorin cwess (vale a dire quessë) significa "piuma". Se il Quenya preserva l'originale significato di *kwessê, la finale ê può essere semplicemente la radice vocalica suffissa ed allungata. - Nuovamente, cw doveva essere invece apparso come p se l'Ilkorin fosse da adattarsi come un dialetto del Sindarin secondo lo scenario posteriore di Tolkien.
dair "ombra d'alberi". Derivato da una radice DAY "ombra" (LR:354). Il vocabolo Quenya laira "ombreggiato" punta ad un primitivo aggettivo *dairâ con una ben-attestata desinenza aggettivale -râ (confrontare târâ "elevato"; vedere tôr). La medesima forma primitiva potrebbe aver prodotto l'Ilkorin dair, ma dacché quest'ultimo è un sostantivo piuttosto che un aggettivo, può essere meglio presumere un sostantivo primitivo *dairê; riguardo alla desinenza nominale (astratta o collettiva) -rê, confrontare per esempio thêrê "aspetto, faccia, espressione" derivato dalla radice THÊ "guardare (vedere o apparire)" (LR:392). - Osservare che l'Ilkorin preserva la primitiva *ai invariata, mentre essa diviene ae in Sindarin (nel "Noldorin" delle Etimologie, Tolkien può esser visto tentare di prendere una decisione se *ai fornisse oe o ae, ma quest'ultima fu la sua decisione finale).
dang "suono", onomatopeico. Variante di ding, q.v. (LR:354 s.v. DING; dang dovrebbe ovviamente richiedere invece una radice *DANG; DING è detto essere una variazione di TING, TANG [LR:394], così postulare una forma *DANG corrispondente a TANG come DING corrisponde a TING non è inverosimile).
daum "nottata, buio". Derivato da una radice DO3 con una variante DÔ (LR:354); ciò evidentemente indica che la radice originale era DO3 (nella quale 3 = una retrospirante, in Lingua d'Orchi compitata gh); più tardi, la consonante debole 3 fu perduta, e la vocale precedente fu allungata in compensazione. La radice DO3/DÔ non è definita, ma il Quenya ló "notte" viene direttamente da DÔ. Daum è chiaramente da riferirsi a do3mê con una desinenza denotante qualcosa di astratto o intangibile (tale forma primitiva è menzionata in LR:355, alla voce DOMO). Lo sviluppo apparentemente equivale a quello di caun sopra, *do3mê divenendo dogme (attestato come un vocabolo Antico Sindarin) e quindi daum; la forma coun intermedia tra caun e *kogn < kogna può suggerire che vi era parimenti una forma *doum intermedia tra daum e *dogm < dogme.
dem "triste, cupo". La radice, similmente definita, è data in LR:354 come DEM, ma questo deve essere un errore o un travisamento, essendo inteso DIM. La forma ancestrale di dem è data come dimbâ, non **dembâ, ed i due altri derivativi (dim e dimb, vedere sotto), l'originale qualità della radice vocalica ancora sopravvive in Ilkorin. Dimbâ mostra una fortificazione della mediale m > mb combinata con la desinenza aggettivale -â. Qualcuno potrebbe anche argomentare che -bâ sia qui un allomorfo della più lunga desinenza aggettivale -wâ (w divenendo b dopo la m?) In ogni caso, vi era una finale -â che alfine causò alla vocale i (in dimbâ) un umlaut in e, la finale -â indi lasciando il suo marchio sul vocabolo dem pure dopo che fu perduta, come le originali vocali finali usualmente erano in Ilkorin. In contrasto con dim "desolazione, tristezza" da dimbê, l'originale qualità della vocale persiste in quanto non vi erano -â seguenti a causare umlaut. - Nel vocabolo dem da dimbâ, e parimenti dim da dimbê, il gruppo mb è stato semplificato in una singola m (probabilmente dopo la perdita della vocale finale: *demb > dem). Stranamente, la finale -mb sembra persistere in dimb (vedere sotto).
Dilion - ipotetica forma Ilkorin del Noldorin Gelion, non usata (LR:359-360 s.v. GYEL, una radice che non è definita come tale, ma apparentemente avente a che fare con gioia e trionfo). Tale esempio sembrerebbe indicare che il primitivo gye- (gje-) iniziale risulta come di- in Ilkorin, così che l'affine del (diciamo) Quenya yerna "vecchio, consunto" (primitivo *gjernâ, radice GYER) dovrebbe essere *dirn. Come per il nome Dilion/Gelion stesso, Tolkien fece una nota che su figlio giustamente descrive come "sconcertante": "Gelion nome più breve di un grande fiume in E. Beleriand; un'interpretazione da Gnomo [Noldo] (dovrebbe essere stato Dilion in Ilkorin); cfr. Ilk. gelion = brillante, radicale GAL." Che cosa Tolkien tenta di dire sembra essere questo: il nome Gelion effettivamente viene dal vocabolo Ilkorin per "brillante", derivato dalla radice GAL. Comunque, Tolkien immaginò che i Noldor scorrettamente associarono tale termine col loro proprio vocabolo Noldorin Gelion (poiché a quel tempo, egli ancora non aveva volto il Noldorin in Sindarin), derivato dalla radice GYEL avente a che fare con gioia: il Noldorin Gelion è tradotto "allegro cantore". Che questa non fosse la corretta interpretazione del nome di fiume Ilkorin, sebbene pure il vocabolo Ilkorin e quello Noldorin avevano la stessa forma, è mostrato dal fatto che il vero affine del Noldorin Gelion (radice GYEL) non dovrebbe affatto essere stato Gelion, ma Dilion: In Ilkorin, il primitivo gje- divenne di-, non come in Noldorin ge-. Gelion (q.v.) significa invece "brillante", irrelato al vocabolo Noldorin gelion.
dim "desolazione, tristezza" (LR:354 s.v. DEM, ma come spiegato alla voce dem sopra, l'effettivaradice deve piuttosto essere DIM). La forma primitiva è data come dimbê, la quale è la radice DIM con fortificazione della mediale m > mb e la desinenza astratta -ê o concepibilmente DIM con una desinenza -bê, allomorfo della desinenza astratta -wê (w divenendo b seguendo m). Come nel caso di dem sopra, la semplificazione mb > m parimenti trovò luogo solamente dopo la perdita delle vocali finali.
dimb "triste" (LR:354 s.v. DEM). Tale sinonimo di dem (da dimbâ) deve venire da un'altra forma aggettivale, con una desinenza che non causa umlaut - diciamo, *dimbi. Confrontare per esempio il primitivo aggettivo slindi "fine, delicato", derivato dalla radice SLIN; slindi mostra quindi una fortificazione della mediale n > nd che potrebbe essere comparata a m > mb in *dimbi. Stranamente, *mb not è in tal caso semplificata in -m dopo che il gruppo divenne finale per la perdita delle vocali finali; contrasta con dim e dem sopra. Forse dimb è una forma primeva, che successivamente diviene *dim (e che poi probabilmente sparisce, dacché tale aggettivo dovrebbe allora fondersi col sostantivo dim, lasciando dem come la sola forma aggettivale). Dimb occorre nel nome di luogo Dimbar, *"Terra Triste". Confrontare la nota di Christopher Tolkien su Dimbar nell'Indice del Silmarillion, voce bar; il primo elemento è ivi detto indicare "triste, cupo" [ed il secondo, letteralmente, "dimora", N.d.T.]. Riguardo all'elemento -bar, vedere Brithombar sopra.
ding "suono" (anche dang). Essenzialmente la radice DING, detta (in LR:354) essere onomatopeica, senza elementi addizionali. DING è una variante di TING, TANG. Vedere dang, Belthronding sopra.
dôl "valle piana, bassa". Tale glossa significa "valle che è piana e bassa", o che dôl funziona sia come un aggettivo "piano" e come un sostantivo "bassopiano"? Il vocabolo è in ogni caso derivato da una radice DAL "piatto" (LR:353). Una primitiva forma è elencata come dâla; leggi forse *dâlâ dacché la vocale finale è ancora in sito nel Quenya lára: una corta finale -a dovrebbe essere sparita allo stadio dell'Eldarin Comune. In Ilkorin, la finale A scompare sia che sia corta o lunga, ma una lunga finale -â potrebbe essere identificata con una ben attestata desinenza aggettivale (esplicitamente menzionata da Tolkien in WJ:382). La lunga â non finale in ogni caso diviene ô, perciò dâl- > dôl, forse un aggettivo "piatto" (l'originale significato del vocabolo primitivo) che venne anche ad essere adoperato come un sostantivo "bassopiano".
dor "terra", isolato da Argador, Dor-thonion (q.v.) Se dor appare indipendentemente, dovrebbe probabilmente avere una vocale lunga: *dôr. Nelle Etimologie, i termini Eldarin per "terra" sono derivati da una radice NDOR "dimorare, stare, restare, tollerare" (LR:376). Nessun vocabolo Ilkorin vi è elencato,ma dor dovrebbe avere la medesima origine dell'identico vocabolo Sindarin: il primitivo ndorê (la desinenza -ê può talvolta denotare una località, comparare taurê "foresta", LR:391 s.v. TÁWAR). Osservare, comunque, che Tolkien molti anni più tardi derivò i termini Eldarin per "terra" da una radice DORO "prosciugato, duro, sterile" (WJ:413). Tuttavia, tale tarda fonte conferma che la forma Quenya Primordiale era ndorê, ora pensata come formata dall'arricchimento iniziale d > nd. Questoè definito come "la dura, secca terra come opposto all'acqua o palude", successivamente sviluppando il significato "terra in generale come opposto al mare", ed infine anche "una terra" come una particolare regione.
Dor-thonion "Terra di Pini", nome di luogo (LR:392 s.v. THÔN). Riguardo a dor "terra", vedere la voce separata sopra. Thonion è il genitivo plurale di thôn "pino", q.v.
dorn "quercia" (stesso vocabolo in Ilkorin e Doriathrin). La radice DÓRON è in sé definita solamente come "quercia" (LR:355). È allettante pensare a DÓRON come una forma estesa di DORO "duro, sterile" (WJ:413), dacché il legno di quercia è duro - sebbene la radice DORO non sia nelle Etimologie ed appaia solamente in un documento scritto un quarto di secolo più tardi. Il Quenya norno ed il Sindarin doron assieme puntano ad una primitiva forma *doronô, ove la finale -ô può semplicemente essere la radice vocalica raddoppiata, allungata e suffissa (-ô può anche essere una desinenza maschile, ma ciò non sembra qui appropriato).
duil "fiume". Elencato sotto la radice DUI (LR:355), non in sé glossata nelle Etimologie, ma in A Tolkien Compass p. 179 è definita come "fluire (in volume)". La forma primitiva è probabilmente intesa come *duilê, originariamente una formazione astratta "fluente". Vedere VT39:16 riguardo la desinenza astratta -lê; cfr. anche un tale esempio come tuilê "primavera" da TUY "scaturire, germogliare" (LR:395); tuilê letteralmente è semplicemente un astratto *"che scaturisce, germoglia". In Ilkorin, duil ha assunto un significato più concreto della sua primitiva controparte *duilê: "fluente" > "fiume".
Duilwen nome di luogo, *"Rivo Verde" (LR:355 s.v. DUI, LR:359 s.v. GWEN). Vedere sopra riguardo a duil "fiume". L'elemento -wen "verde" sembrerebbe essere una forma lenita ed abbreviata di gwene, q.v.
duin "acque, fiume" (LR:355 s.v. DUI). Vedere duil sopra riguardo al significato più elementare della radice DUI. La forma primitiva di duin "fiume" è data (in A Tolkien Compass p. 178-179) come duinê. Un formatore di sostantivi -nê è visto in pochi vocaboli primitivi, e.g. neinê "lacrima" dalla radice NEI dal significato simile (LR:370). Il vocabolo primitivo ornê "albero (sottile)" è dichiarato essere correlato all'aggettivo ornâ "che sorge, alto" (UT:266). In tale vocabolo, -nê sembrerebbe essere una desinenza nominale corrispondente all'aggettivale -nâ, un ornê essendo letteralmente un "oggetto alto", usato con riferimento agli alberi esili. Può essere, allora, che vi fosse un aggettivo *duinâ "fluente (in volume)" che corrisponde ad un sostantivo *duinê "oggetto che fluisce" = "acque, fiume". - In A Tolkien Compass, duin è inteso come un termine Sindarin, dacché l'Ilkorin fu parzialmente assorbito dal Sindarin quando Tolkien rivisitò la storia delle lingue Elfiche. Cfr. Anduin "lungo fiume" in SdA. Anche in Esgalduin, il qual nome Tolkien originariamente pensò come Ilkorin.
dûm "crepuscolo" (corto -dum in tindum, q.v.). Elencato sotto una radice DOMO "svenire, appannarsi" (LR:354); una forma primitiva dômi- è elencata (il trattino suggerendo che il vocabolo è incompleto?) La desinenza -i è rara (normalmente adoperata a formare aggettivi di colore) e non può essere prontamente spiegata. In Quenya, dômi- "crepuscolo" e do3mê "notte" si fondono in lómë, ma in Ilkorin essi apparentemente rimasero distinti (apparendo come dûm e daum, rispettivamente). - Tale terminefornisce il nostro solo esempio della lunga ô che diviene in Ilkorin û, sebbene ciò equivalga allo sviluppo in Sindarin.
edrin pl. di adar, q.v. per la discussione (LR:349 s.v. ATA).
Eglath nelle Etimologie è concepito come una forma affine al Quenya Eldar (LR:368 s.v. LED); secondo LR:358 s.v. GAT(H) questo è [il termine col] quale gli Ilkorin denominavano se stessi. Le idee di Tolkien circa l'etimologia tanto del Quenya Eldar quanto del vocabolo Beleriandico Eglath mutarono col passare del tempo. In Etim egli dapprima associò Eldar alla radice ELED "andare, partire, lasciare" (LR:356), trasparentemente una variante con radice vocalica prefissa di una più semplice radice LED "andare, uscirne, viaggiare" (LR:368). L'idea era che gli Eldar fossero gli elfi che lasciarono Cuiviénen per andare a Valinor (sia che essi ci arrivassero o no). Mentre tale applicazione del vocabolo Eldar rimase da allora, Tolkien presto modificò la sua etimologia in "Popolo delle Stelle", introducendo una nuova radice ÉLED, evidentemente da intendersi come una forma estesa di EL "stella" (LR:355). Nella narrazione del Silmarillion emerse la storia per cui Oromë originariamente chiamò tutti gli Elfi con tale nome, ma esso fu successivamente applicato soltanto a coloro i quali lo seguirono nella marcia verso occidente. A quel tempo, Tolkien probabilmente immaginò la forma primitiva del Quenya Elda come la medesima che diede nelle Lettere:281 molti anni più tardi: Eledâ "un Elfo". Secondo LR:356, eled- aveva una forma alternativa, trasposta edel-, l'intero vocabolo presumibilmente essendo *edelâ. Dopo la perdita della vocale mediana, portando le consonanti d ed l a diretto contatto, il nuovo gruppo dl divenne l'Ilkorin gl come in Eglath. (Nel "Noldorin" delle Etimologie, ma non nel tardo Sindarin di Tolkien, anche l'intervocalico dl diviene gl.) La desinenza -ath vista in Eglath deve essere intesa come un suffisso collettivo, corrispondente ad una desinenza simile in "Noldorin"/Sindarin. Comunque, Tolkien posteriormente derivò il Quenya Elda dal primitivo eldâ, una formazione aggettivale "connessa con o riguardante le stelle" (WJ:360), ed è dubbio se eldâ potrebbe risultare Egl- in Ilkorin. In quel momento, Tolkien da lunga pezza aveva rimpiazzato l'Ilkorin con il Sindarin come il linguaggio degli Elfi del Beleriand. Il termine Eglath fu trasportato in Sindarin e si trova nella versione pubblicata del Silmarillion (capitolo 5), ove è ancora detto essere [il termine col] quale gli Elfi del Beleriand denominavano se stessi, ma ora è tradotto "il Popolo Abbandonato". Perciò Eglath non è più a lungo concepito come l'affine del Quenya Eldar "Popolo delle Stelle". In WJ:365, una forma variante Eglan (pl. Eglain, Egladhrim) è associata ad una radice HEK, HEKE "da parte, a parte, separato" (cfr. WJ:361).
[El-bereth] ?"Valore Celestiale", nome di persona (LR:352 s.v. BER). Non è chiaro dalle Etimologie se questo fosse inteso come un nome di Varda, la ben nota applicazione del nome Elbereth in Sindarin. Nelle Etimologie, Tolkien depennò El-bereth come un nome Ilkorin, forse a causa dell'emergere di un nome simile come un nome di Varda. Qui, il secondo elemento è bereth "valore", q.v. per la discussione. L'elemento el- presumibilmente indica "cieli" o "cielo" alla luce di altri due vocaboli Ilkorin che furono esplicitamente tradotti da Tolkien, Elrond "Volta dei Cieli" ed Elthorn "aquila del cielo". Nelle Etimologie, l'elemento EL non è definito soltanto come "stella" ma anche come "cielo stellato" (LR:355), e la traduzione "cieli" o "cielo" deve dipendere da quest'ultima glossa. È detto che in "Noldorin e Telerin", EL fu confusa con una distinta radice 3EL "cielo" (LR:360), ma questa dovrebbe probabilmente risultare come *gel- in Ilkorin, così è difficile vedere come gli elementi potrebbero essere stati confusi in quel linguaggio. - Riguardo la successiva, differente interpretazione di Tolkien del nome Elbereth come il nome Sindarin di Varda, vedere barathi, elen-barathi nel vocabolario in appendice all'articolo sull'Antico Sindarin.
Elrond "Volta dei Cieli", nome del figlio di Eärendel's [sic] (LR:384 s.v. ROD). Riguardo al primo elemento el- "cieli", vedere El-bereth sopra. Nelle Etimologie, rond "volta" è derivato da una radice ROD "caverna", Quenya rondo che indica una primitiva forma *rondô, che mostra infissione nasale ed una desinenza -ô che può essere semplicemente la radice vocalica suffissa ed allungata. Molto più tardi, quando Elrond era da lunga pezza divenuto un nome Sindarin, Tolkien derivò invece l'elemento rond da una radice RONO "formare un arco su, coprire con un tetto" (WJ:414). La forma primitiva dovrebbe ancora essere la stessa, *rondô, ma ora nd deve essere presa come una fortificazione della mediale n; non può essere prodotta da infissione nasale per come la radice era ancora concepita come ROD. Nella medesima fonte, Tolkien tradusse Elrond come "Volta di Stelle" piuttosto che "Volta dei cieli", l'elemento el- ora indicando solamente "stella", piuttosto che ricoprire sia "stella" che "cieli" come in fonti primeve.
Elthorn "aquila del cielo", nome di persona. In LR:392 s.v. THOR/THORON, il nome è dato come "Elthor(o)n", probabilmente indicando una forma Ilkorin Elthorn ed una forma "Noldorin"/Sindarin Elthoron (dacché il vocabolo "N"/S per aquila è thoron, corrispondente all'Ilkorin thorn). Riguardo l'elemento el-, vedere El-bereth sopra; vedere thorn per una discussione dell'ultimo elemento.
[emuin travisamento di emnin, pl. di aman, q.v. (LR:348 s.v. AM1)]
erdh "seme, germe". Derivato da una radice ERÉD (LR:356) che non è in sé definita, ma da intendersi come una variante con radice vocalica prefissa di RED "spargere, seminare". La forma primitiva di erdh è data come eredê; la desinenza -ê è probabilmente giusta la radice vocalica suffissa ed allungata. La sincope portò le originali r e d a diretto contatto, e come in Sindarin, d diviene dh seguendo una r o l liquida (vedere alch).
Ermabin, Ermabrin "con una mano sola", nome di Beren (LR:371 s.v. MAP). L'elemento prefissato er "uno" è ovviamente derivato dalla radice ERE "essere solo, deprivato" (LR:356; confrontare Eru, l'Uno, come un nome Quenya di Dio). Per l'elemento mediano mab "mano", vedere la voce separata. Le desinenze -in, -rin volgono "mano" in un aggettivo "che ha mano". Tali desinenze aggettivali dovrebbero rappresentare le primitive -ina, -rina, la finala -a essendo perduta prima che potesse causare umlaut (o dovremmo vedere -en, -ren, come in Sindarin).
esg "falasco" (LR:356 s.v. ESEK), obsoleto: [esg] "fruscio, rumore di foglie" (LR:357 s.v. EZGE). La radice EZGE stessa era definita "fruscio, rumore di foglie"; questa sembra una forma riarrangiata di una più semplice radice *SEG (comparare EZDÊ, della quale è derivato il nome della Valië Estë, in relazione alla radice verbale SED "rimanere": LR:357, 385). Quando Tolkien introdusse la ESEK, evidentemente immaginò esg come derivato o da *eskê o da *esekê. Per la modifica sk > sg seguendo una vocale, confrontare esgal (radice SKAL1) sotto. Curiosamente, tale scostamento non ricorre nel nome di fiume Ascar (Askar).
esgal "schermo, occultamento, tettoia di foglie". Derivato dalla radice SKAL1 "schermare, nascondere (dalla luce)". Non è chiaro da dove il prefisso e- provenga; un prefisso simile appare in esgar # 2 (vedere sotto).
Esgalduin "Fiume sotto il Velo" di [?foglie] - la calligrafia di Tolkien era illeggibile (LR:386 s.v. SKAL1, LR:355 s.v. DUI, LR:357 s.v. EZGE).
esgar (1) "canneto" (LR:356 s.v. ESEK). Nel nome Esgaroth, q.v. Esgar sembrerebbe essere esg "falasco" (vedere sopra) con qualche sorta di desinenza collettiva, forse correlata alla desinenza collettiva Quenya -rë.
esgar (2) "ferita"? Il vocabolo non è chiaramente glossato; Tolkien elenca i termini Quenya e "Noldorin"/Sindarin per "ferita", aggiungendo "cfr. l'Ilk. esgar" senza ulteriori spiegazioni. Mentre esgar non può essere un diretto affine delle altre parole elencate, sembra che sia inteso a significare "ferita" come esse fanno. La radice SKAR (LR:386) non è definita come tale, ma i suoi derivativi suggriscono un significato elementare "squarciare, ferire", verbo o sostantivo. La e- prefissa in esgar è curiosa, ma confrontare esgal sopra. Come in esgal (dalla radice SKAL1), sk diviene sg seguendo una vocale.
Esgaroth "Lago delle Canne" (LR:356 s.v. ESEK). Riguardo al primo elemento, esgar "canneto", vedere la voce separata. Sembrerebbe che -oth sia l'elemento tradotto con "lago". Nessun vocabolo simile o elemento di un tale significato sembra occorrere da nessun'altra parte.
gangel ?"arpa" (pl. genglin). L'enunciazione in LR:377 s.v. ÑGAN non è affatto chiara quanto al fatto che tale termine Ilkorin significhi "un'arpa", "arpeggiando" o pure "arpista", ma gangel sembra essere l'affine del Quenya ñandellë "piccola arpa", Sindarin/"Noldorin" gandel, gannel "arpa". La radice ÑGAN, anche espansa ÑGÁNAD (con ómataina e -d suffissa), è definita "suonare (uno strumento a corda)". Il Quenya ñandë "un'arpa" deve rappresentare *ñgandê, la desinenza -ê apparentemente essendo qui un formatore di sostantivi (era questo originariamente un astratto "arpeggiando", dacché -ê spesso funziona come una desinenza astratta?) La più lunga forma ñandellë "piccola arpa" (< *ngandellê) apparentemente ha una desinenza diminutiva attaccata, forse correlata alla desinenza femminile vista in Tintallë "Vampa" come un titolo della dea Varda. Sebbene ñandellë sia definito come "piccola arpa", l'affine Sindarin/"Noldorin" gandel, gannel è semplicemente glossato "un'arpa", suggerendo che l'elemento finale non fosse a lungo avvertito significare piccolezza in tale linguaggio, gannel essendo percepito come un vocabolo unitario: ciò può anche essere vero per l'Ilkorin gangel. In gangel vediamo lo stesso spostamento nd > ng di gwilwering "farfalla" = Quenya wilwarind-. questo è uno sviluppo inusuale; in molti vocaboli nd è invariato in Ilkorin (e.g. lind, rond, thind, tindum, tund). In gangel, lo scostamento nd > ng può essere dovuto ad assimilazione, nd essendo influenzato dall'iniziale g (o già dalla primitiva iniziale *ñg). - Il plurale genglin mostra la desinenza plurale -in, q.v., combinata con la regolare sincope della vocale mediana ed umlaut a > e causato dalla i della desinenza plurale.
Garthurian "Reame Celato", "Reame Cintato" = Doriath; da gardh-thurian (LR:358 s.v. GAT(H), LR:393 s.v. THUR; osservare che in LR:360 s.v. 3AR, Garthurian è detto essere un vocabolo Doriathrin piuttosto che Ilkorin). LR:393 s.v. THUR indica che Garthurian è un composto di garth, gardh- "reame" ed un elemento thurian "celato". In LR:360 s.v. 3AR, il Quenya arda "reame" è detto essere derivato dalla radice GAR, definita come "tenere, possedere" (LR:357, ivi depennato, ma nella pagina successiva GAR ritorna in superficie come una variante di una radice 3AR - apparentemente dal significato simile). Il Quenya arda deve pertanto venire da gardâ (tale forma primitiva è effettivamente menzionata in WJ:402), mostando una fortificazione della mediale r > rd e la desinenza -â che può denotare qualcosa di inanimato; può anche essere semplicemente la radice vocalica suffissa ed allungata. Gardâ produsse garth in Doriathrin (evidentemente gardâ > *gardh > *garth), e lo stesso vocabolo evidentemente occorse del pari in Ilkorin. - L'elemento thurian "celato" è ovviamente una sorta di participio passato basato sulla radice verbale THUR-, definita come "circondare, recintare, tener lontano, serrare, occultare". Per spiegare la desinenza -ian dobbiamo probabilmente presumere un primitivo verbo *thurjâ- con una desinenza verbale che è assai ben attestata (fornendo il Quenya -ya); a tale verbo la primitiva desinenza aggettivale/participia passata -nâ è stata aggiunta a produrre *thurjânâ > Ilkorin thurian.
gelion "vivido", evidentemente lo stesso vocabolo che è anche il nome del fiume Gelion. Elencato inLR:359 sotto GYEL; tuttavia, la radice non è GYEL; invece essa è indicata come GAL. Quest'ultima radice è elencata come una voce separata nelle Etimologie (LR:357), ove è detta essere una variante di KAL "splendere" (cfr. LR:362), ma non sono elencati derivativi. Gelion potrebbe rappresentare il primitivo *Galjânâ, combinando le desinenze aggettivali -jâ e -nâ. - Ad uno stadio posteriore, Tolkien notò che Gelion era fra i "nomi di fiume [che] necessitano di revisione in parole etimologizzabili" (WJ:336), come se egli stesso non potesse allora pensare ad alcuna etimologia adatta. Ciò può essere connesso al ripudio dell'Ilkorin come il linguaggio del Beleriand; Gelion ora doveva divenire invece un significativo vocabolo Sindarin, o essere dismesso totalmente. Vari possibili riposizionamenti sono invero elencati giusta nella fonte citata (WJ:336); Tolkien ritenne pure di postulare che il nome fosse effettivamente adattato al Grigio-elfico dal Nanesco Gabilân "grande fiume". La versione pubblicata del Silmarillion nondimeno ritiene Gelion come il nome del grande fiume del Beleriand.
go "da". Derivato da una radice 3O "da, via, fra, fuori da". (LR:360; in una voce tarda, Tolkien notò che la radice WÔ "assieme" non aveva discendente in Ilkorin in quanto divenne identica a go- e perciò non sopravvisse: LR:399.) In un fonte posteriore alle Etimologie, Tolkien diede la primitiva radice che significa "da" come HO invece di 3O (WJ:368). Go- era anche un prefisso patronimico; Tolkien usò l'esempio go-Thingol "figlio di Thingol" - il quale è uno strano esempio, dacché Thingol non ebbe figli [maschi, N.d.T.], ma soltanto una figlia (Lúthien). Ma dacché il significato elementare è semplicemente "da Thingol", tale frase potrebbe sicuramente ricoprire "figlia di Thingol" benissimo. - Al tempo stesso, Tolkien affermò anche che "l'iniziale h scomparve in Sindarin" (WJ:369), così sarebbe difficile mantenere go come un vocabolo Sindarin se fossimi ad adattare l'Ilkorin come un dialetto Grigio-elfico.
gôd "sporcizia, sudiciume". La radice WA3 "macchiare, sporcare" (LR:397) fornì una primitiva forma wahtê; questa è evidentemente l'Eldarin Comune per l'ancora più antico (sc. Quenya Primordiale) *wa3tê "una macchia", la retrospirante 3 successivamente divenendo h (qui probabilmente denotando [x] = tedesco ach-Laut) dal contatto con l'esplosiva afona t. (Confrontare il Quenya Primordiale ma3-tâ che fornisce l'Eldarin Comune mahtâ-; vedere LR:371 s.v. MA3.) La desinenza -tê è assai rara, ma può apparentemente essere usata per derivare vocaboli per qualcosa che è prodotto per mezzo dell'azione verbale denotata dalla radice (comparare kirtê "taglio, runa" da kir- "tagliare", WJ:396; se le glosse di Tolkien per la radice WA3 - "macchiare, sporcare" - sono prese come verbi piuttosto che sostantivi, wahtê potrebbe essere una formazione simile). Waht- chiaramente divenne wât- in qualche momento iniziale, h essendo perduta e la vocale precedente essendo allungata in compensazione, la lunga â successivamente divenendo ô (cfr. ôr, tôr), mentre -t fu regolarmente sonorizzata in -d seguendo una vocale. Questo non è il modo in cui il primitivo ht si sviluppa in Sindarin; invece di h che è perduta e la vocale precedente che è allungata, ht fu assimilato a tt in Antico Sindarin, successivamente divenendo th in Sindarin Classico (l'affine dell'Ilkorin gôd essendo gwath). - È chiaro che l'originale w- volse in gw- a qualche stadio primevo (e qui l'Ilkorin segue il Sindarin). Pressappoco tutti i vocaboli in gw- elencati sotto vengono da radici in W- (solamente nei casi di gwên e gwene la radice originariamente iniziava in GW-). Prima della o, gw fu ridotto a g- (perciò gôd < *gwôt < *gwât- < *wât- < wahtê).
góda- "sporcare, macchiare". Derivato dalla radice WA3 dal significato simile (LR:397); una forma primitiva è data come wahtâ- (Eldarin Comune per il Quenya Primordiale *wa3tâ-?), mostrando la comune desinenza verbale -tâ. Tolkien probabilmente immaginò uno sviluppo grosso modo wahtâ > wâtâ- > *gwâta > *gwôta- > *góda-. Normalmente, la finale -â non dovrebbe sopravvivere nell'Ilkorin come -a (cfr. per esempiogwedh [q.v.], non **gwedha, per il primitivo wedâ). Il trattino seguente a góda- può suggerire che essa non è realmente finale al postutto, ma che qualche desinenza pronominale o inflessionale dovrebbe seguire. Góda come un vocabolo indipendente può effettivamente significare *"egli sporca, macchia"; riguardo alla desinenza -a che implica "egli" e "tempo presente", vedere taga.
gôr "sporco, sudicio". Anche un altro derivativo di WA3 "macchiare, sporcare" (LR:397); la forma primitiva è data come wa3râ con una ben attestata desinenza aggettivale (confrontare per esempio ubrâ "abbondante" dalla radice UB "abbondare", LR:396). Wa3râ divennee *wârâ quando la retrospirante 3 fu perduta prima di una consonante e la vocale precedente fu allungata in compensazione(confrontare *ta3râ > târâ, vedere tôr). Più tardi, w volse in gw, ma quando â divenne una lunga ô, la precedente gw volse ing. Comparare gôd, góda- sopra.
gwath "ombra". Questa è anche la glossa della radice WATH (LR:397); nessuna forma primitiva è data, ma l'Antico Sindarin ("Antico Noldorin") watha punta a *wathâ. Qui, la desinenza -â è utilizzata aderivare un sostantivo inanimato (confrontare gwedh < wedâ "vincolo" sotto). In questa e nelle parole che seguono,gw per la primitiva w- persiste (invece di divenire g prima della o come in gôd, góda-, gôr sopra). - La forma gwethion occorrente nel nome Urthin Gwethion (q.v.) può essere il genitivo plurale di gwath; osservare l'umlaut sulla I che volge la a in e.
gwau "vento". La rilevante intestazione della voce nelle Etimologie recita WÂ-, WAWA-, WAIWA- (LR:397, definita come "soffiare"), apparentemente indicando una semplice radice WÂ che appare anche in forma raddoppiata WAWA, e quest'ultima può anche essere infissa da I a produrre WAIWA. Il Quenya vaiwa (arcaico waiwa) ed il Sindarin gwaew devono provenire da *waiwâ, ma l'Ilkorin gwau piuttosto rappresenta WAWA.
gwedh "vincolo". Primitivo wedâ, derivato dalla radice WED "legare" (LR:397), mostra una desinenza che è spesso aggettivale ma può anche formare sostantivi inanimati, come qui. Wedâ è meglio colto come formazione agentale impersonale: un "vincolo" essendo un oggetto che funziona come "legaccio". (Comparare mapâ; vedere mab.)
gwelo, anche gwelu, "aria, aria inferiore" (detta essere "distinta dall'aria 'superiore' delle stelle, o quella 'esteriore' [con ogni probabilità qui "aria" si riferisce anche all'atmosfera, N.d.T.]" - ciò si riferisce alla cosmologia inventata di Tolkien, o ad un suo stadio). La radice WIL è definita "volare, fluttuare in aria"; il primitivo wilwâ (> Quenya wilwa) dalla sua forma pare un aggettivo (desinenza -wâ, vedere adu), me è chiaramente inteso come un sostantivo. Prima che la finale -â scomparisse, essa causò umlaut sulla i in e (confrontare rest, q.v., da rista-). Dopo la perdita della vocale finale, una forma *gwelw può essere occorsa (l'iniziale w essendo già divenuta gw); allora la semivocale finale -w volse in una vocale piena u, producendo gwelu, la finale -u più tardi volgendoin -o, perciò la forma gwelo. Comparare ado, antecedente adu.
gwen "ragazza". La radice WEN "fanciulla" (LR:398) ha anche una più lunga forma WENED (con ómataina, sc. la radice vocalica raddoppiata e suffissa, ed una -D suffissa). Tale radice espansa è riflessa nel Quenya vendë (< *wendê), ma Tolkien argomentò che vi dovesse anche essere stata una più semplice forma primitiva wen- (il trattino suggerendo qualche vocale finale che successivamente fu persa), e citò la forma Ilkorin gwen come evidenza per tale forma. Ciò sembrerebbe indicare che la finale -nd non fosse ridotta a -n in Ilkorin (e ciò è confermato da esempi tali come lind, rond, thind, tund, q.v.); perciò gwen non potrebbe essere un diretto affine del Quenya vendë, poiché se così dovrebbe invece apparire come **gwend.
gwên "verzura". Tale vocabolo, così come gwene sotto, è derivato da una radice ove l'iniziale gw- è originale e non una tarda elaborazione della primitiva w-. La radice GWEN non è in sé definita - Tolkien notò solamente che essa non era connessa a WEN(ED) "fanciulla" (vedere gwen sopra) - ma i derivativi di GWEN hanno a che fare con verzura e freschezza. L'Ilkorin gwên è evidentemente un affine del Quenya wén "verzura, gioventù, freschezza", forse indicando una forma Quenya Primordiale *gwene, Eldarin Comune *gwên (confrontare il QP kwene "persona" > EC kwên, Quenya quén, WJ:360-361). Le antecedenti â, ô lunghe in Ilkorin divengono ô, û (vedere ôr, dûm), così come in Sindarin, e dacché il Sindarin volge la lunga ê in î, potremmo attenderci che una forma primeva *gwên possa risultare come *gwîn in Ilkorin. Comunque, non è questo il caso; gwên è semplicemente invariata. (Cfr. terêwâ che fornisce l'Ilkorin trêw, q.v., non come in Sindarin/"Noldorin" trîw.) La lunga *í, *î effettivamente non è attestata in alcun vocabolo Ilkorin.
gwene "verde". Derivato dalla medesima radice non definita GWEN di gwên sopra (LR:359). Questo è sicuramente l'affine del Quenya wenya "verde, giallo-verde, fresco", indicante una primitiva forma *gwenjâ. Dopo la perdita della finale -â, la semivocale che rimase alla fine di *gwenj volse in una vocale piena, evidentemente producendo *gweni in Ilkorin primevo (cfr. gwini, q.v., sebbene tale vocabolo fosse depennato). Più tardi, la finale -i volse in -e, perciò la forma attestata gwene (ma probabilmente ancora gweni- come il primo elemento di composti). Ciò equivale allo sviluppo della finale *-w che volge in -u e quindi -o in vocaboli come adu, ado "doppio" (ma soltanto adu- in composti come Adurant, dacché -u non ne è la finale). Nei composti, il termine gwene è effettivamente attestato soltanto come l'elemento finale, nel nome Duilwen *"Fiume Verde", nel quale -wen è apparentemente una forma ridotta di gwene. (Un'occlusiva afona che segue una liquida come l normalmente volge in una spirante, cfr. i vocaboli alch, erdh, così ad un più antico stadio la forma può essere stata *Duilghwen, gh susseguentemente essendo perduta come in Sindarin. Il vocabolo tûgh > tû, q.v., dimostra che l'Ilkorin ad uno stadio aveva la spirante gh e poi la perse.)
Gwethion *"Terra d'Ombra"? Questo è un nome di luogo con ogni possibilità inteso a rimpiazzare Urthin; la formulazione di Tolkien non è chiara. Derivata dalla radice WATH "ombra" (LR:397), tale nome mostra il regolare arricchimento Ilkorin dell'iniziale w- in gw, più la desinenza -ion ricorrente nei nomi di molti paesi; la i di tale desinenza volge la radice vocalica a in e per umlaut. Comunque, è anche possibile cheTolkien intendesse un nome Urthin Gwethion, che potrebbe essere interpretato "Monti d'Ombra" se manteniamo gwethion come il genitivo plurale di gwath (q.v.)
gwilwering "farfalla". La radice elementare è WIL "volare, fluttuare in aria" (LR:398); il resto del vocabolo è alquanto oscuro. L'Ilkorin gwilwering, il Quenya wilwarin (wilwarind-), il Telerin vilverin ed il "Noldorin"/Sindarin gwilwileth non possono essere tutti affini; quest'ultimo evidentemente rappresenta una radice raddoppiata WIL-WIL (combinata con la desinenza femminile -eth). L'elemento mediano dei termini Ilkorin, Quenya e Telerin, che appare variamente come -wer-, -war- e -ver-, è difficile da spiegare; il Quenya wilwarin suggerisce che l'originale vocale mediale fosse a, in Ilkorin con umlauted in e dalla i nella sillaba successiva. Il Quenya wilwarin può essere analizzato come wilwa-rin, il primo elemento indicando "aria" (affine dell'Ilkorin gwelo, q.v.) e l'elemento finale essendo oscuro. Se, d'altra parte, riteniamo -in(d)- come un suffisso indipendente, può essere analizzato come una desinenza femminile (cfr. nomi tali come Serindë), semanticamente corrispondente al Sindarin -eth in gwilwileth. Diversamente da -eth, l'-ing dell'Ilkorin gwilwering è apparentemente al Quenya -ind-; per tale (rara) corrispondenza ng = nd comparare gangel "arpa" = Quenya ñandellë. Forse tale spostamento è dovuto ad assimilazione (in g occorrente altrove nel vocabolo) in entrambi i casi.
gwing "spuma d'onda al vento, spruzzaglia volante". Derivato da una non definita radice WIG (LR:398); il primitivo wingê mostra infissione nasale ed una desinenza -ê che non ha un significato nitido; qui può essere rilevante che essa occorre nei vocaboli per un certo numero di sostanze (vedere brith, maig). La derivazione di wingê da WIG uguaglia esattamente quella di slingê "ragnatela" da SLIG (LR:386, un'altra radice non definita). In certi scritti tardi, Tolkien considerò di rimuovere il Quenya wingë ed il Sindarin gwing (Ilkorin non più esistente) dai linguaggi Elfici, rendendolo invece un termine del linguaggio Umanico del popolo di Bëor (PM:370; l'originale forma Bëoriana è data come wing). La decisione finale di Tolkien, comunque, sembra essere stata quella per cui wing- avesse a rimanere un vocabolo Elfico. Egli ora propose un'etimologia dalla quale esso era correlato ad un vocabolo Quenya winta- "spargere" (PM:377, nota 24); ciò probabilmente richiede una radice *WIN, per cui la radice data nelle Etimologie, WIG, potrebbe a stento essere la base di un termine Alto-elfico winta-. Una radice WIN era invero elencata in Etim (LR:399), ma fu depennata e per ragioni semantiche potrebbe a stento aver originato un vocabolo per "spuma d'onda al vento" ad ogni modo (vedere gwini sotto).
[gwini, tardo gwine "sera"] Nelle Etimologie, l'intera voce per la radice WIN/WIND fu depennata da Tolkien (LR:399). Tale non definita radice presumibilmente indica virtualmente lo stesso del primo vocabolo elencato: il primitivo windi "grigio-azzurro, azzurro o grigio pallido". Gwini, gwine è tuttavia derivato da winjâ (compitato winyâ in LR:399). Dalla sua forma, il primitivo winjâ dovrebbe più verosimilmente essere un verbo od un aggettivo (desinenza -jâ); comunque, tutti i suoi discendenti nei vari linguaggi sono sostantivi per "sera". Lo sviluppo uguaglia quello di gwene (q.v.): dopo la perdita della vocale finale -â, l'attuale finale -j dapprima divenne -i e quindi -e.
gwo- "assieme" (LR:399 s.v. WÔ), prefisso apparentemente ricorrente nel più antico Ilkorin, ma fu successivamente perso in quanto quando w scomparve prima della o (cfr. gôd), tale prefisso non potrebbe più essere distinto da go, go- "da" (q.v.) - La vocale lunga della radice WÔ deve essere stata accorciata in tale prefisso (in quanto non era accentata?); altrimenti, dovrebbe essere divenuta una lunga û allo stadio dell'Ilkorin. Confrontare dûm, q.v., da dômi-.
-in desinenza plurale vista in adar pl. edrin, aman pl. emnin, boron pl. burnin, gangel pl. genglin, talum pl. telmin. L'originale linguaggio Quenya Primordiale aveva una desinenza plurale -î (come in kwendî "Quendi, Elfi", WJ:360). Vi era anche un elemento plurale -m; LR:360 s.v. 3O fa riferimento a tale "plurale m". Come e dove tale -m fosse originariamente usata non è chiaro. Si è tentati di presumere che -in in qualche modo rappresenti -î-m, i due morfemi plurali primitivi che siano combinati, sebbene la -m finale o postvocalica normalmente non divenga -n in Ilkorin. Tale desinenza plurale -in si trova anche in Doriathrin ed Ovestron.
-ion sembrerebbe essere la desinenza genitiva plurale, cfr. Dor-thonion "Terra di Pini", Torthurnion "Re delle Aquile", Urthin Gwethion *"Monti d'Ombra". Il Quenya ha la medesima desinenza; in quel linguaggio essa rappresenta la desinenza plurale -i + o marcatore genitivo + n un altro marcatore plurale. Vedere WJ:368, 407; cfr. LR:360 s.v. 3O. Possiamo assumere che la desinenza Ilkorin abbia più o meno la stessa etimologia. Vedere anche -a (la desinenza genitiva singolare).
laig "pronto, acuto, fresco, vivace". La radice LAIK è definita "pronto, sottile, acuto" (LR:367); una corrispondente forma Quenya è data come "laike", ma questo è pressoché certamente un travisamento per laika (confuso dall'editore col sostantivo laike "acutezza, perspicacia della percezione"? Una forma laika è effettivamente menzonata in LR:368 s.v. LÁYAK, ove l'editore opportunamente pone un riferimento incrociato alla voce LAIK.) La corretta forma Quenya punta ad una primitiva forma *laikâ con la frequente desinenza aggettivale -â. Tolkien indicò che laig non era soltanto discendente da *laikâ, ma anche da laik-wâ "verde", quest'ultimo essendo derivato dalla distinta radice LÁYAK (LR:368) e mostrando la desinenza aggettivale -wâ (riguardo alla quale vedere adu). Sia *laika che laik-wâ dovrebbero divenire laig in Ilkorin, dacché dopo la perdita delle vocali finali, l'attuale finale kw fu evidentemente develarizzata nella più semplice -k (comparare alch, salch); perciò laikâ e laik-wâ si fusero in laik, a sua volta divenendo laig. Vi fu evidentemente anche un'incorporazione semantica, il "pronto, sottile, acuto" di *laikâ essendo infuso col "verde" di laik-wâ, risolvendosi nell'idea di qualcosa di "fresco" o "vivace".
legol "agile, attivo, sbrigliato". La radice LEK è definita come "scatenare, liberare, rilasciare" (LR:368). Dobbiamo probabilmente presumere una primitiva forma *lekla, che può essere comparata ad hekla "qualsiasi oggetto (o persona) messo da parte" in relazione al primitivo elemento HEKE "a parte" (WJ:361). Un *lekla dovrebbe quindi essere "qualsiasi oggetto (o persona) che è agile, attivo, sbrigliato" (dacché la desinenza -la sembrerebbe indicare "oggetto o persona"). Dacché legol è un aggettivo piuttosto che un sostantivo, può anche essere riferito a *leklâ, una forma aggettivale di *lekla, così come hekla è detto avere una forma aggettivale heklâ (ancora WJ:361). Dopo la perdita della finale -a, -â, la consonante finale di *lekl evidentemente divenne sillabica (pronunciata lek-l, grosso modo come l'inglese "little" è pronunciato lit-l), ma tali consonanti sillabiche erano apparentemente detestate nelle lingue Eldarin, poiché in tutti i casi noti una nuova vocale si sviluppò prima di esse. In Ilkorin (e Sindarin) tale vocale era la o, perciò *lekl > *lekol > legol, alternativamente *lekl > *legl > legol se la sonorizzazione delle occlusive postvocaliche afone occorreva prima della nuova vocale sviluppata (confrontare makla "spada" > *makl > Sindarin magl, tardo magol; altri esempi Ilkorin comprendono tangol, ungol, ungor [q.v.] dall'iniziale *tangl, *ungl, *ungr). Legol sembra ricorrere nel nome del fiume Legolin; la desinenza -in potrebbe essere un suffisso extra aggettivale (riguardo a tale desinenza, vedere Ermabin)
Lhinnon "terra musicale", un nome dell'Ossiriand; la forma propria Ilkorin sembra essere Lindon, q.v. Alla voce LIN2 (LR:369) ricorre l'enunciazione "Lindon, Lhinnon nome Ilk. dell'Ossiriand". Un'interpretatione letterale di ciò sembrerebbe indicare che Lhinnon è un vocabolo Ilkorin, così che abbia ad essere menzionato qui, ma Lhinnon in definitiva sembra invece "Noldorin" (il "pressoché-Sindarin" delle Etimologie; nel Sindarin in stile SdA dovremo aspettarci *Linnon). Le intenzioni di Tolkien possono essere state tali che Lindon sia la forma propria del nome Ilkorin e che Lhinnon ne sia un adattamento "Noldorin". Dovrebbe essere rammentato che le Etimologie sono per la maggior parte rozze note di lavoro di Tolkien, non un'opera che egli pensò che altri mai leggessero, così non vi era ragione per lui di chiarificare cose che a lui sarebbero state perfettamente ovvie.
lind "armonioso, dolce". Derivato da una radice LIND "bello (specialmente della voce)" (LR:369); tale radice non può essere ben separata da LIN2 "cantare" (secondo le Etimologie, tale radice era "originariamente GLIN", ma WJ:382 menziona una primitiva radice LIN con "primario riferimento a suoni melodiosi o piacevoli"; ciò si accorda bene col significato dell'Ilkorin lind). WJ:382 menziona anche una forma rinforzata lind- che può ben essere equiparata alla voce LIND nelle Etimologie. Lind corrisponde al Quenya linda "leggiadro, bello", puntando ad una primitiva forma lindâ ("dolcisonante") che è effettivamente data in LR:386 s.v. SLIN. La desinenza -a è aggettivale. - Dovrebbe essere notato che la A con umlaut, mediante il quale una finale -â può volgere una precedente i o u in e o o, rispettivamente, non ricorre in tale vocabolo. (Contrasta con l'affine "Noldorin" lhend, Sindarin *lend, ove la vocale ha subito umlaut. Per un esempio Ilkorin di A con umlaut, cfr. rest < *ristâ.) Sembra che in Ilkorin, una vocale che sia seguita da una n non sia soggetta ad umlaut della A; cfr. tund, tung corrispondenti ai "Noldorin"/Sindarin tond, tong (vedere anche tingla-). Che soltanto la n e non le nasali in generale abbiano il potere di neutralizzare (o susseguentlemente annullare l'effetto di?) l'umlaut sulla A è evidente dal vocabolo dem < dimbâ, ove l'umlaut occorre a dispetto della nasale che segue. È anche possibile che l'umlaut sulla A originariamente occorresse, lind invero essendo *lend ad uno stadio, ma che una susseguente modifica volse e, o in i, u prima della n (e ñ = ng), come sembra essere il caso nello strettamente correlato linguaggio Doriathrin - tale modifica incidentalmente annullando l'effetto del primevo umlaut sulla A. Sfortunatamente difettiamo di un esempio Ilkorin che potrebbe dirci se anche le originali *o, *e (come opposto agli umlaut prodotti dalle *u, *i) volge in u, i prima della n, ma cfr. il Doriathrin cwindor da kwentro. - Nel vocabolo Ilkorin per "usignolo", murilind, l'elemento finale è probabilmente un sostantivo "cantore" che è invece discendente da *lindê; vedere murilind. Non possiamo dire se un sostantivo lind "cantore" appaia anche come un vocabolo indipendente in Ilkorin.
Lindon, un nome dell'Ossiriand. (Riguardo alla forma Lhinnon, vedere la voce separata.) Tolkien interpretò tale nome in diverse differenti maniere negli anni. Nelle Etimologie, esso fu definito come "terra musicale" ("a causa dell'acqua e degli uccelli"), perciò da riferire alla radice LIN2 "cantare" (LR:369); vedere lind sopra riguardo a tale radicale. Una primitiva forma Lindân-d è menzionata; ciò sembrerebbe essere il primitivo aggettivo lindâ "che suona dolcemente" (LR:386 s.v. SLIN) con una desinenza che è talvolta usata a derivare il nome dei paesi (comparare il Sindarin Rochand, "Terra dei Cavalli, Rohan", Ossiriand "Terra dei Sette Fumi"). - Più tardi, quando l'Ilkorin era stato scartato come il linguaggio del Beleriand, Tolkien trasferì il nome Lindon al Nandorin (Verde-elfico) e lo derivò dal primitivo Lindânâ (WJ:385), il quale è chiaramente Lindâ "Linda, Elfo del Terzo Clan" + la ben attestata desinenza aggettivale -nâ. Lindânâ pertanto significa semplicemente "(Terra) dei Lindar", "(Terra) Lindarin" (denominata dopo che Gli Elfi Verdi Lindarin entrarono nel Beleriand e si stabilirono in Ossiriand).
line "stagno". Derivato dalla radice LIN1, che è similmente glossata (LR:369); l'affine Quenya linya indica una primitiva forma *linjâ. La desinenza -jâ è più spesso utilizzata a derivare aggettivi o verbi, ma qui è usata a produrre un sostantivo (confrontare gwine "sera" < *winjâ). Lo sviluppo uguaglia quello di gwini > gwine e gwene: linjâ > *linj > primevo Ilkorin *lini > tardo line.
mab "mano". Non un diretto affine del Quenya má, sebbene la radice MAP "afferrare con la mano, agguantare" sia probabilmente da ultimo correlata a MA3, la radice che produce il vocabolo Quenya (ambedue le radici elencate in LR:371). La forma primitiva è data come mapâ, la desinenza -â essendo qui semplicemente un formatore di sostantivi (con ogni possibilità la radice vocalica suffissa ed allungata). Un mapâ è apparentemente *"ciò che agguanta". Confrontare wedâ *"ciò che lega" = un vincolo; vedere gwedh.
Mablosgen "manovuota", epiteto di Beren che ritornò a Menegroth senza il Silmaril, corrispondente al Sindarin Camlost. Elencato in LR:371 s.v. MAP, ove troviamo anche il primo elemento di tale nome: mab "mano". L'elemento los apparentemente rappresenta *lustâ "vuoto", l'affine del Quenya lusta (LR:370, radice LUS); osservare come l'originale finale *-â causi il fatto che u diviene o per umlaut. La desinenza -en potrebbe essere aggettivale, rappresentando il primitivo -inâ, ma non è chiaro da dove l'intercorrente g (Mablosgen) provenga. Forse losg rappresenta *luskâ piuttosto che *lustâ, dacché -kâ è anche una desinenza aggettivale. Una forma alternativa Mablothren è elencata alla voce LUS, sebbene sia alquanto oscuro a quale linguaggio essa appartenga; ciò rappresenta palesemente mab + lost + -ren, quest'ultima forse essendo una variante della desinenza aggettivale -rin come in Ermabrin (un altro degli epiteti di Beren). In Sindarin, -ren è la forma normale della desinenza in questione.
maig "impasto". Derivato da una radice verbale MASAG "impastare, rendere soffice con manipolazione, impastamento, etc." (LR:371). MASAG sembra un'espansione di una più semplice radice *MAS, della quale la radice sinonimo MBAS "impastare" (LR:372) può essere una forma potenziata. Una forma primitiva di maig è data come mazgê; la desinenza -ê può talvolta essere segno d'una sostanza (vedere brith, gwing). Mazgê è pertanto una *"sostanza impastata". La più antica forma primitiva era probabilmente *masgê, prima che la s della radice MASAG fosse sonorizzata z per contatto con la seguente occlusiva fonica g. Secondo l'informazione fornita in WJ:402, la forma originale del nome del Vala Estë era esdê, divenendo ezdê in Eldarin Comune; alla luce di ciò, mazgê può anche essere vista come una forma Eldarin Comune. - Come in Antico Sindarin, z seguita da una consonante divenne i in Ilkorin, fondendosi con la vocale precedente a produrre un dittongo, in tal caso ai. Perciò mazgê > maig.
môr "notte". Derivato dalla ben nota radice MOR "oscuro, nero", non esplicitamente glossata in LR:373, ma vedere le Lettere:382. Una primitiva forma mori è data in ambedue tali fonti, glossata "nero" in LR:373 ed "oscur(ità)" nelle Lettere:382. Dacché la desinenza -i è spesso adoperata a derivare aggettivi di colore, le glosse "nero, oscuro" sono probabilmente la più letterali, m è interessante che secondo le Lettere, mori può anche essere un astratto "oscurità". Ciò spiega come come potrebbe andare a finire in un sostantivo "notte" in Ilkorin. (In LR:394, ove è discusso un calco "Noldorin" dall'Ilkorin, Tolkien enfatizzò che "mori non era = 'notte' in N", in un contesto che implica che 'notte' sia precisamente ciò che essa intende in Ilkorin.) Mori dovrebbe divenire *more in Eldarin Comune, la quale è anche la forma usata in Quenya, ma come d'uso, la vocale finale è stata persa in Ilkorin. A qualche stadio posteriore, la vocale del monosillabo risultante *mor fu allungata a produrre môr; sappiamo che questa fu una modifica tarda, poiché l'iniziale ô lunga dovrebbe essere divenuta û in Ilkorin (cfr. dûm < dômi-). Tale allungamento ricorre soltanto quando vi è solo una consonante che segue la vocale (perciò nessun allungamento in vocaboli come rant, tass), ed in pochi termini (bel, tal) esso misteriosamente non trova luogo. Per un simile esempio di un allungamento posteriore, vedere tâch.
murilind o myrilind, anche murlind o myrlind, "usignolo" (LR:373 s.v. MOR, vedere anche LR:394). (La forma "murulind" in LR:373 s.v. MOR è palesemente un travisamento per murilind come in LR:394; confrontare la forma alternativa myrilind menzionata giusto in seguito, ed anche il Quenya morilindë menzionato subito prima.) L'ultimo elemento tutte queste forme Ilkorin, lind, evidentemente indica "cantore". Se così è correlato, ma non identico all'aggettivo lind "armonioso, dolce" (q.v.), che discende da lindâ. Il Quenya morilindë indica che il lind di murilind etc. discende da *lindê. Comparare il vocabolo (evidentemente Antico Sindarin) linde "cantore / cantante" che è menzionato in WJ:309, puntando nella stessa direzione. La radice è trasparentemente LIN, usata con riferimento a "suono melodioso o piacevole" (vedere lind per riferimenti). In *lindê, la radice è rinforzata in lind-; la desinenza -ê può essere presa sia come femminile (e quindi probabilmente agentale) o astratta. Dalla prima interpretazione, *lindê significa "cantore (femmina)", la controparte del maschile *lindô (donde il Quenya lindo "cantore, uccello canoro", LR:369 s.v. LIN2). - Il primo elemento di tali vocaboli per "usignolo", variamente muri-, myri-, mur-, myr-, sembrerebbe indicare "notte", ed è pertanto una forma variante di môr "notte" sopra. In LR:394, Tolkien sottintende che il primo elemento di murilind rappresenti il primitivo mori, come môr. Sembrerebbe che mori si sviluppasse in un'altra maniera quando utilizzato come la prima parte di un composto; la -i non era finale e pertanto non fu perduta. Mori- come parte di *morilindê evidentemente divenne muri- in quanto la i causò all'originale o un umlaut in u; riguardo a tale umlaut, comparare boron pl. burnin e thoron pl. thurin. Sembrerebbe che l'affezione da umlaut continuò ed alla fine volse la u in y, dacché Tolkien indicò che anche murilind (più tardi, o in un altro dialetto?) apparve come myrilind. Le forme più brevi murlind, myrlind o sono accorciate da murilind, myrilind o rappresentano una più corta forma primitiva *morlindê con la radice MOR "oscuro, nero" prefissa direttamente a lindê. Se così, la metafonia [umlaut] o > u > y deve essere qui causata dalla i del secondo elemento lind.
olg "ripugnante, orribile". La radice ÚLUG (LR:396) non è definita; potrebbe essere una forma estesa di una più semplice radice *UL- che può sottostare al vocabolo Quenya ulca "male" (come in henulca "che ha il malocchio", SD:68; cfr. il Lessico Qenya p. 97). L'affine Telerin ulga punta ad una primitiva forma *ulgâ con la desinenza aggettivale -â. Tale prima presenza di tale desinenza è indicata dal fatto che l'originale *u è stata metafonizzata in o.
ôr "sangue". Questo è anche il significato della radice YAR (LR:400). L'affine Quenya yár, che diviene yar- con una corta vocale prima di una desinenza, punta ad una forma Quenya Primordiale *jara (*yara), che più tardi diviene *jâr (con desinenze *jar-) in Eldarin Comune. (Comparare il QP kwene "persona", EC kwên, kwen-, Quenya qúen, quen-: WJ:360, 361.) In Ilkorin, la â lunga diviene ô (confrontare per esempio côm, tôr) e l'iniziale j- è peduta (confrontare arn "rosso" < *jarnâ). - In fonti successive, compaiono vocaboli per "sangue" che non possono essere derivati da YAR: il Sindarin sereg ed il Quenya sercë, indicanti una primitiva forma *serekê (vedere sereg nell'Appendice del Silmarillion). In Ilkorin, questo dovrebbe essere divenuto *serch.
oth "guerra". L'intestazione della voce OKTÂ ricorrente nelle Etimologie (LR:379) non è tanto una "radice" quanto un vocabolo primitivo in sé stessa. Come confermato dal riferimento incrociato di Tolkien, l'effettiva radice è KOT (o secondo una revisione, KOTH) "alterco" (LR:365). OKTÂ è una forma riarrangiata di tale radice, la radice vocalica essendo prefissa invece di occorrere tra le prime due consonanti (riguardo a tali riarrangiamenti, vedere esg). La desinenza -â qui può essere giusta un formatore di sostantivi (essa è normalmente usata a derivare sostantivi concreti, non come qui un astratto). Il primitivo gruppo kt risulta come th in Ilkorin, forse via le assimilate *tt (comparare brith da b'rittê per lo sviluppo tt > th). Ciò è alquanto differente dallo sviluppo in Sindarin, nel quale linguaggio oktâ diviene (*oktha > *outha > *outh >) auth.
rant "flusso, corso di un fiume" (anche attestato come l'elemento finale del nome di fiume Adurant). La radice RAT è glossata "camminare" (LR:383); anche il significato del verbo "Noldorin"/Sindarin rado "creare una via, trovare una strada" può essere notato: un corso di fiume è dove l'acqua si crea la via. Dobbiamo probabilmente presumere una primitiva forma *rantâ, una variante con nasale infissa di ratâ "sentiero, traccia", alternativamente *rantê con la desinenza -ê che talvolta denota una località (cfr. dor "terra" < ndorê).
rest "taglio" (sostantivo). Nelle Etimologie, Tolkien ideò due voci per la radice RIS (LR:384), dapprima glossandola "sfregiare, strappare" e quindi "tagliare, fendere". Una forma primitiva è data come rista-, apparentemente un verbo "tagliare" come il suo identico discendente Quenya; dovremmo probabilmente leggere *ristâ- con una vocale lunga finale dacché una corta -a finale non dovrebbe sopravvivere nel Quenya rista-. Il vocabolo Quenya rista può essere utilizzato sia come un verbo "tagliare" che come un sostantivo "taglio", e anche l'Ilkorin rest deve derivare da *ristâ usato come un sostantivo. La finale *-â causò umlaut prima che fosse perduta, modificando la *i in e (confrontare l'umlaut *u > o in *ulgâ > olg, q.v.)
rond "tetto domiforme" (LR:384 s.v. ROD), anche tradotto "volta" quando appare come una parte del nome Elrond "volta dei cieli" ['volta di stelle' nella versione italiana pubblicata di SdA, N.d.T.]. Vedere Elrond riguardo alle varie etimologie che Tolkien propose per tale vocabolo; quela data nelle Etimologie differisce da quella data più tardi, quando Elrond era divenuto un nome Sindarin.
salch "erba". La rilevante intestazione della voce nelle Etimologie è SALÁK-(WÊ) (LR:385), la quale sembra indicare una radice SALÁK con una desinenza -wê; ilQuenya salquë e l'Antico "Noldorin"/Sindarin salape parimenti suggeriscono una primitiva forma *salakwê. La desinenza -wê è alquanto sorprendente; LR:398 s.v. WEG menziona un "suffisso astratto" -wê, ma "erba" non è ovviamente un astratto. Comunque, tale desinenza occorre anche in alcuni sostantivi concreti, come atakwê "edificio" (LR:390). Lo sviluppo è apparentemente inteso come *salakwê > *salkwê > *salkw > *salk > Ilkorin salch. Confrontare alch "cigno" da "alk-wâ. Nuovamente incorriamo nel problema di kw/p se l'Ilkorin è da adottare come una forma di Sindarin; vedere alch.
saum "recipiente per bere". La radice SUK significa "bere" (LR:388); la forma primitiva è data come sukmâ, mostrando "un suffisso frequente nei nomi di utensili" (WJ:416, ove un primitivo sinonimo julmâ è menzionato, derivato da un'altra radice per "bere"). Per meglio comprendere lo sviluppo dal primitivo uk + nasale all'Ilkorin au + nasale, dobbiamo realizzare che sukmâ dovrebbe più tardi apparire come *sokma in quanto la finale A causerebbe umlaut sulla radice vocalica. Comparare l'Ilkorin caun < coun (q.v.) dal primevo kogna, in ultimo derivato dal primitivo ku3nâ, radice KU3. Può essere che *sokma posteriormente apparve come *sogma, se (come nell'evoluzione del Sindarin) k divenne g prima di una nasale. Se così, l'evoluzione da *sogma a saum dovrebbe eguagliare quella da kogna a coun > caun (e dobbiamo pertanto presumere che saum fosse *soum in Ilkorin primevo).
tâch "compatto, rigido, solido". Dacché tale vocabolo è proprio sinonimo del Quenya tanca e del "Noldorin"/Sindarin tanc, ed è per giunta derivato dalla medesima radice TAK "fissare, assicurare" (LR:389), si sarebbe tentati di presumere che tutte e tre i termini siano affini. Tanca, tanc sono molto probabilmente da derivare da *tankâ (con infissione nasale e l'aggettivale -â). La spirante ch del vocabolo Ilkorin probabilmente rappresenta il più antico *kk; confrontare th dal primevo *tt in brith < *b'rittê. Ma possiamo volgere *tankâ in *takka? Un'assimilazione nk > kk non è inattendibile come tale (ricorre in Adûnaico, SD:420). Ma più tardi alla stessa voce nelle Etimologie, Tolkien derivò l'Ilkorin tangol "spillo, spilla" da tankla. Qui, nk non diviene kk, o dovremmo aspettarci *tachol (come in "Noldorin"/Sindarin). Sembra, quindi, che tâch non possa essere un diretto affine di tanca, tanc < *tankâ. Piuttosto dobbiamo riferire tale termine Ilkorin ad un distinto aggettivo primitivo *takkâ, forse la radice TAK con la desinenza aggettivale -kâ (cfr. per esempio poikâ "pulito" dalla radice POY, LR:382), alternativamente TAK con una fortificazione della mediale k > kk e la desinenza aggettivale -â). - Quando la vocale finale è stata dismessa così che solamente un monosillabo rimase, la radice vocalica fu allungata a produrre tâch. Tale modifica fu successiva, dacché l'iniziale lunga â produce l'Ilkorin ô (vedere ôr, tôr). Per un altro esempio di un posteriore allungamento della radice vocalica in un monosillabi, vedere môr.
taga "egli stabilisce, costruisce, realizza". La radice TAK significa praticamente lo stesso: "fissare, assicurare" [proprio lo stesso? L'unico elemento di contatto nelle glosse è 'fix', che indica tanto 'fissare' quanto 'stabilire', ma a mio personale giudizio quest'ultima traduzione si accompagna meglio agli altri due concetti, N.d.T.] (LR:389). Dovrebbe esservi una primitiva radice verbale *taka- o *takâ-, ma come sopravvisse la vocale finale in Ilkorin quando la finale -a, -â è altrimenti perduta? Dovrebbe essere notato che la glossa di Tolkien per taga include un pronome, "egli stabilisce". Nel primitivo linguaggio, il pronome "egli" (sô o so) appare anche come un suffisso; Tolkien fece un riferimento all'"inflessione -so dei verbi" (LR:385 s.v. S-). Nel primitivo linguaggio, "egli stabilisce" potrebbe pertanto essere *takâ-so, *takaso. Dopo la perdita delle vocali finali, dovremmo avere a disposizione *takas; da allora in poi, si instaurò la lenizione postvocalica. Se lo sviluppo dell'Ilkorin uguaglia quello del Sindarin, la singola postvocalica s divenne h allo stesso tempo in cui k divenne g; perciò dovremmo avere *takas > *tagah, ma la finale -h non sopravvisse, così in Ilkorin, il vocabolo appare come taga. La finale -a così sopravvisse in quanto non era finale ad uno stadio iniziale, quando le vocali finali furono perdute. La forma taga probabilmente ricopre l'intera terza persona singolare: "egli, ella, esso stabilisce" (dacché i primitivi *takaso, *takase e *takasa, con desinenze per "egli, ella, esso" rispettivamente, dovrebbero tutti finire come taga in Ilkorin). Comparare toga "egli porta", tolda "egli va a prendere".
taig "profondo". Le note di Tolkien sull'etimologia di tale vocabolo sono vaghe. Nelle Etimologie, esso è elencato nella voce per la radice AYAK "acuminato, appuntito" (LR:349). Un vocabolo Quenya aiqua "scoscendimento" è interlocutoriamente suggerito come correlato al "Noldorin" oeglir "catena di picchi montani" (in tardo Sindarin aeglir). Il Quenya aiqua dovrebbe più verosimilmente rappresentare il primitivo *aikwâ, una forma accorciata della radice AYAK + la desinenza aggettivale -wâ. (Come Tolkien dice, gli altri vocaboli possono solamente essere "correlati" e non direttamente affini, poiché *aikwâ dovrebbe produrre il "Noldorin" **oeb-, Sindarin **aeb-, non oeg-, aeg-.) In Ilkorin, aikwâ dovrebbe risultare come *aig. L'inaspettata apparizione della consonante iniziale vista in taig Tolkien la spiegò postulando che tale termine Ilkorin fosse "mescolato con tára, vedere TÂ". LR:389 elenca una radice TÂ, TA3 "alto, elevato, nobile" con un derivativo târâ "elevato" (la desinenza -râ è aggettivale; vedere gôr), Quenya tára. Non ha molto senso che un vocabolo Quenya come tale possa influenzare un termine Ilkorin, così tára in LR:349 s.v. AYAK è meglio afferrato come qualche forma iniziale Beleriandica discendente da târâ. Tuttavia, non è affatto ovvio come i significati "scoscendimento" ed "elevato" potrebbero fondersi a produrre il concetto "profondo".
Taiglin, nome di fiume (= Teiglin nell'edizione pubblicata del Silmarillion). Nelle Etimologie, non è chiaro dall'enunciazione alla voce LIN1 (LR:369) a quale linguaggio tale vocabolo appartenga (è menzionato dopo il termine Quenya ailin "stagno", ma Taiglin ovviamente non è Quenya, dacché tale linguaggio non può avere g in tale posizione). Il nome sembra Ilkorin, quantunque, e le Etimologie elencano molti altri nomi di fiumi Beleriandici che sono esplicitamente identificati come Ilkorin (Adurant, Aros, Askar/Ascar, Brilthor, Brithon, Gelion, Duilwen, Esgalduin, Legolin, Thalos). Nelle Etimologie, sembra che Taiglin sia inteso a significare *"profondo stagno" (taig "profondo", q.v., più un elemento -lin evidentemente derivato da LIN1 "stagno", la voce ove il nome ricorre nelle Etimologie). Più tardi, quando tale nome di fiume ebbe a divenire un termine Sindarin in quanto l'Ilkorin era stato scartato come il linguaggio del Beleriand, Tolkien lo interpretò alquanto differentemente: gli elementi (Antico Sindarin?) furono allora detti essere taika "confine" e linde "cantore / canoro", quest'ultimo essendo adoperato come il nome "di molti fiumi dal corso rapido che emettono un suono gorgogliante" (WJ:309); perciò il nome dovrebbe indicare "fiume di confine". Come Tolkien notò nella stessa sede, taika + linde dovrebbe piuttosto produrre Taeglind in Sindarin (e *Taiglind nell'Ilkorin delle Etimologie). Come menzionato sopra, l'edizione pubblicata del Silmarillion nondimeno ha la forma Teiglin; dopo le revisioni di Tolkien, ciò probabilmente è da intendersi come qualche forma dialettale Sindarin.
tal "piede", pl. tel. La radice TAL è in sé glossata "piede" (LR:390). L'affine Quenya tál diviene tal- con una corta vocale quando una desinenza è aggiunta. Ciò può suggerire una forma Quenya Primordiale *tala, Eldarin Comune *tâl, tal-, Quenya tál pl. tal-. (Comparare QP kwene "persona", EC kwên, kwen-, Quenya qúen, quen-: WJ:360, 361.) Tuttavia, l'Eldarin Comune *tâl dovrebbe aver fornito l'Ilkorin **tôl (confrontare ôr, q.v.). Forse l'Ilkorin tal "piede" è semplicemente la radice TAL senza addizioni; è ancora strano che non abbiamo almeno **tâl con una vocale lunga, dacché la vocale dei monosillabi è allungata in un certo numero di altri vocaboli (vedere môr, tâch, thôr, ma contrasta con bel - dobbiamo assumere che l'allungamento non trova luogo prima della l?!) Qualunque sia il caso, la forma plurale tel è ovviamente dovuta a umlaut sulla i causato dalla primitiva desinenza plurale -î: *talî. Non è chiaro perché la più lunga desinenza plurale Ilkorin -in non sia utilizzata in tale vocabolo (**telin).
talum "pavimento, suolo", pl. telmin. Derivato da una radice TALAM "suolo, base, pavimento" che è detta essere una forma estesa di TAL, la radice per "piede" (LR:390). TALAM mostra ómataina (raddoppio e suffisso della radice vocalica) + una -m suffissa. Il Quenya talan ed il "Noldorin"/Sindarin talaf puntano ad una primitiva forma *talama (la vocale finale non può essere ricostruita con certezza; essa può anche essere stata -e od -o). Seguendo la sincope delle vocali mediali e la perdita delle vocali finali, una forma *talm potrebbe emergere nel ramo dell'Elfico che sfocia nell'Ilkorin, e tale forma può ancora essere riflessa nel plurale telmin. Ma sembrerebbe che la nasale finale di talm divenne sillabica (costitutendo una sillaba di per sé, tal-m), ed una vocale si sviluppò prima di essa a costituire una regolare sillaba. In Ilkorin, la vocale che si sviluppa prima delle consonanti finali sillabiche è normalmente o (vedere tangol, tovon, ungor, ungol), ma qui vediamo invece u; forse questa è la vocale che regolarmente si sviluppa prima della sillabica m (nessun altro esempio in Ilkorin, ma confrontare il primevo linguaggio "Gnomico" di Tolkien, ove un vocabolo come telm "volta, cielo" ha una forma alternativa telum; vedere il Lessico Gnomico p. 70). - La forma plurale telmin si attaglia perfettamente al modello esemplificato dagli esempi adar pl. edrin ed aman pl. emnin: il plurale è formato con la desinenza -in, innescando l'umlaut a > e nella radice stessa del sostantivo, ed il sostantivo è contratto per omissione della seconda vocale (o, come argomentiamo sopra, il plurale telmin può riflettere il più semplice vocabolo *talm che evidentemente esisteva prima della vocale u sviluppata prima della nasale finale).
tangol "spillo, spilla". Derivato da una variante con nasale infissa della radice TAK "fissare, assicurare" (LR:389) combinata con la desinenza -la: tankla. Tale desinenza sembra implicare solo un "oggetto" o "persona" in qualche modo correlato al significato della radice; vedere la voce legol circa l'esempio hekla. Talvolta, vocaboli per utensili sono derivati per mezzo di tale desinenza, come tekla "penna" da TEK "scrivere" (LR:391). Un tankla non è precisamente un utensile (diversamente da takmâ "oggetto per fissaggio" dal medesimo radicale, vedere taum sotto), ma un oggetto che è in sé "fissato", vale a dire una spilla. Tankla è il solo vocabolo primitivo pubblicato a combinare la desinenza -la con una variante con nasale infissa della radice. Sembrerebbe che k, inframmezzato tra le consonanti foniche n ed l, divenne sonorizzato g (vedere tingla- riguardo ad un possibile sviluppo parallelo *ntl > *ndl); più tardi, dopo la perdita delle vocali finali, la consonante finale di *tangl evidentemente divenne sillabica, e quindi una vocale o si sviluppò prima di essa a produrre tangol. (Vedere legol riguardo a tali sviluppi.)
targ "saldo, rigido". Derivato da una non definita radice TÁRAG (LR:390); la forma primitiva è data come targâ, apparentemente comprendente la desinenza aggettivale -â (WJ:382). osservare che mentre le occlusive afone p, t, k volsero in spiranti f, th, ch seguendo le liquide l, r (vedere alch), una occlusiva fonica come g non ne è affetta. (In Sindarin, la g che segue una liquida apparentemente dapprima divenne una spirante *gh uguagliando lo sviluppo di altre occlusive in tale posizione. Successivamente il gh finale che segue una consonante divenne -a; perciò l'affine "Noldorin"/Sindarin di targ è tara, apparentemente rappresentando il più antico *targh.)
tass "spillo". La forma primitiva è data come taksê, definita come "chiodo", così in tal caso, vi è una modifica semantica così come una mutazione nella forma. La radice TAK indica "fissare, assicurare" (LR:389). In un certo numero di vocaboli primitivi, la desinenza -sê sembra denotare qualcosa che è compiuto dall'azione verbale della radice, e.g. sjadsê (syadsê) "fenditura, squarcio" in relazione alla sua radice SYAD "radere attraverso, solcare" (LR:389). Ma in taksê, la desinenza sembra denotare un utensile, un "chiodo" (il significato del termine primitivo) essendo un oggetto che è adoperato per fissare qualcosa. Non sembrano esservi altri esempi di -sê che viene usato con tale significato (questo è piuttosto come la desinenza -mâ è normalmente usata; cfr. taum sotto). Nell'Ilkorin tass, l'originale ks è assimilata ad ss (il quale è anche come il primitivo ps risulta in Ilkorin: vedere ass, tuss).
taum "sostegno, incavo, cerniera, fibbia, stabile". [L'ultima glossa non pare proprio direttamente collegata alle altre, N.d.T.] Tale vocabolo, come tass sopra, è derivato dalla radice TAK "fissare, assicurare" (LR:389). La forma primitiva è data come takmâ, "oggetto per fissaggio". Questa è una traduzione molto letterale; vedere saum riguardo alla desinenza -mâ spesso ricorrente nei nomi di utensili. Come suggerito alla voce saum, può essere che k seguita da una nasale fosse sonorizzata g a qualche stadio, così che vi fu una forma intermedia *tagma; più tardi, quando la g che segue una vocale divenne una spirante gh (vedere tûgh), la combinazione *-aghm- evidentemente si dimostrò instabile e divenne aum.
taur 1. "grande bosco, foresta"; 2. "legno" (materiale). Il primo di questi discende da taurê "grande bosco, foresta". Il significato di taurê primariamente riflette la radice TÁWAR "bosco, foresta" (LR:391; taurê = *taw'rê; in una fonte posteriore, Tolkien diede la radice per "bosco" come TAWA [VT39:7], della quale TÁWAR dovrebbe essere una forma espansa). Eccetto che per tale taurê, vi sono pochi esempi di vocaboli primitivi in -ê denotanti località, ma ndorê "terra" può essere notato (LR:376 s.v. NDOR, anche WJ:413). Tolkien notò che taurê era mescolato con taurâ "possente" dall'affatto distinta radice TUR "potere, controllo, dominio, vittoria" (LR:395); tale taurâ mostra infissione della A (secondo VT39:10 una formazione intensiva) e la desinenza aggettivale -â. Perciò, taur era usato con riferimento a grandi foreste. Ma in Ilkorin, taur era anche utilizzato per "legno" come un materiale, e secondo LR:391 s.v. TÁWAR, questo era discendente dalla distinta forma primitiva tawar, sebbene taurê e tawar si fondessero come taur in Ilkorin. Presumibilmente tawar dapprima divenne *tauar, la vocale seguente il dittongo più tardi decadendo a produrre taur.
tel pl. di tal, q.v. (LR:390 s.v. TAL)
telf "argento". Tale vocabolo da solo indica che in Ilkorin, Tolkien usò la compitazione f per la finale [f], non ph come in "Noldorin"/Sindarin. La radice KYELEP stessa significa "argento" (LR:366-367); nelle Etimologie, Tolkien accennò al fatto che vi fosse anche una forma collaterale TELEP, ma questa può anche essere vista come la forma KYELEP presa in Telerin. In PM:366, una radice KYELEP "argento" è menzionata fra le quattro radici per metalli che sono comuni a tutti i linguaggi Eldarin (le altre denotano oro, ferro e rame), la forma primitiva del vocabolo per "argento" è data (nelle Lettere:426) come kjelepê (ivi compitato kyelepê). La finale -ê può essere la vocale elementare suffissa ed allungata; d'altra parte, una delle funzioni della desinenza -ê è di denotare una sostanza (cfr. per esempio mazgê "pasta", LR:371 s.v. MASAG, o srawê "carne", MR:350). Destando interesse, il primitivo kj- risulta come t in Ilkorin (come nel Telerin di Aman: l'affine Telerin di telf è telepe, telpe). Ciò è marcatamente differente dal Sindarin, nel quale linguaggio kj- divenne c (kjelepê fornendo celeb). Il primitivo kj- probabilmente dapprima divenne ty (tj), cfr. il Quenya tyelpë, ty a sua volta essendo semplificato in t. - La perdita della seconda vocale di kjelepê riportò l e p in contatto, e come d'uso, un'occlusiva afona volge in una spirante seguendo una liquida: lp > lf come in telf. Vedere alch.
telmin pl. di talum, q.v. (LR:390 s.v. TALAM)
thall "scosceso, calante". La radice STAL è in sé definita "scosceso" (LR:388); la
forma primitiva, data come stalrê, è alquanto sorprendente, dacché la desinenza -rê è normalmente usata a derivare sostantivi astratti o collettivi. Può essere che stalrê sia un travisamento per *stalrâ con una ben attestata desinenza aggettivale (come per le desinenze -rê e -râ, confrontare dair). Osservare l'assimilazione lr > ll in thall; l'iniziale st diviene th (presumibilmente = þ, sc. th come nell'inglese think). In Sindarin e Quenya, l'iniziale st- si sviluppò nella stessa maniera (þ susseguentemente divenendo s in Quenya Noldorin).
thalos "torrente", anche adoperato come nome di un fiume in Ossiriand, il Thalos apparentemente essendo considerato come il "Torrente" per eccellenza. Derivato dalla medesima radice STAL "scosceso" (LR:388) di thall sopra. La desinenza -os è alquanto oscura (essa occorre anche in un altro nome di fiume Ilkorin, Aros); dobbiamo presumere che la forma primitiva fosse qualcosa come *stalossê (mentre Aros forse discende da *jarossê). La desinenza -ssê può talvolta denotare una località; cfr. il suo discendente Quenya -ssë in vocaboli come aicassë "picco montano", apparentemente derivato dall'aggettivo aica "aguzzo": LR:349 s.v. AYAK. Pesciò *stalossê = ?"luogo scosceso" (e *jarossê = ?"luogo rosso"). Non è chiaro da dove la vocale mediale di *stalossê proverrebbe, nondimeno.
thavon "carpentiere, costruttore, edificatore". La radice STAB come tale non è definita; i vocaboli derivati da essa s'imperniano attorno al tema di costruzioni architetturali realizzate in legno: stanze, aule, pilastri lignei (LR:387-388). Thavon sembra essere l'affine del Quenya samno (ma non direttamente affine al "Noldorin"/Sindarin thavron; sebbene tale vocabolo sembri più simile, esso effettivamente impiega una desinenza distinta). Due forme primitive sono elencate, stabnô e stabrô; l'Ilkorin thavon (ed il Quenya samno) sono chiaramente da riferirsi alla prima. La desinenza -nô in stabnô è maschile e spesso agentale; cfr. per esempio tirnô "guardiano" in relazione alla radice TIR "osservare, guardare" (LR:394; tirnô occorre nel composto khalatirnô, khalatirno "guardiano dei pesci"). Lo sviluppo deve essere stato *stabnô > *thavno > *thavn dopo la perdita delle vocali finali. Tolkien può aver immaginato che l'attuale finale *-n divenne sillabica (costituendo una sillaba in sé, *thavn essendo pronunciato *thav-n, come l'inglese oven è pronunciato ov-n). Quindi, come nel caso delle finali sillabiche l ed r, una vocale o si sviluppò prima di essa a produrre thavon. Confrontare tubnâ > *tov-n > tovon, q.v.
thind "grigio, pallido", anche Thind come il nome del "fratello di Elwë". (Thind è la stessa persona di Thingol, Re del Doriath; mentre Tolkien posteriormente fece di Elwë/Elu un nome di Thingol stesso, "Elwë" qui corrisponde al personaggio che Tolkien più tardi battezzò Olwë, Signore dei Teleri. Vedere LR:217, nota 23, circa tali revisioni.) Entrambi tali vocaboli sono derivati da una radice THIN (LR:392), non in sé definita ma che fornisce vocaboli aventi a che fare con grigiore: è suggerito che essa possa essere correlata a TIN "scintillare, emettere esili (argentei, pallidi) raggi", LR:393. Tanto l'aggettivo thind quanto il nome Thind chiaramente riflettono una radice potenziata thind-, una fortificazione della mediale che volge N in ND. Tuttavia, questo è [il punto, N.d.T.] ove le similitudini terminano, poiché mentre l'aggettivo ed il nome potrebbero non essere più distinti in Ilkorin, essi effettivamente rappresentano formazioni alquanto differenti allo stadio primitivo.L'originale aggettivo di colore Quenya Primordiale è dato come thindi (sia in LR:392 che in WJ:384; osservare che il primitivo th è una t aspirata, in Ilkorin divenendo th come nell'inglese think; ciò uguaglia lo sviluppo in "Noldorin"/Sindarin). Che la finale -i non sia giusta la radice vocalica suffissa è visto dal fatto che altri aggettivi di colore con altre radici vocaliche che non i mostrano la medesima desinenza (e.g. karani "rosso", LR:362 s.v. KARÁN). Il nome Thind, d'altra parte, deve discendere da *Thindô con la desinenza maschile -ô, ancora riflessa negli affini Quenya e Telerin: Sindo, Findo. - Nelle Etimologie, è affermato che Thind fu "più tardi in Doriath chiamato Thingol" (LR:392 s.v. THIN); vedere sotto.
Thingol (nome masc.). Derivato dalla radice THIN (LR:392), non definita come tale, ma è suggerito come una variante di TIN "scintillare, emettere esili (argentei, pallidi) raggi". THIN fornisce vocaboli per "grigio, pallido, sera, evanescenza". Tale voce nelle Etimologie implica cne il nome di Thingol nel linguaggio primitivo fosse *Thindô *"Il Grigio" (forma primitiva non data come tale, ma confrontare il Quenya Sindo, Telerin Findo). *Thindô fornì l'Ilkorin Thind, q.v. sopra. Ma secondo la stessa fonte, Thind fu successivamente chiamato Thingol come un composto di Thind (Thin-) e gôl (-gol), quest'ultimo elemento indicando "saggio" (derivato dalla medesima ben nota radice ÑGOL "saggio, saggezza, essere saggio" [LR:377] che è anche l'origine del vocabolo Quenya Noldo). Comunque, Tolkien infine rigettò tale spiegazione del secondo elemento nel nome Thingol. In fonti posteriori, il nome Thingol è interpretato "Grigiomanto" (così già in SdA Appendice A: "Lúthien Tinúviel era la figlia di Re Thingol Grigiomanto...") In MR:385, il secondo elemento di Thingol (Quenya Sindikollo) è detto essere kolla, il quale è definito come "portato, consunto, specialmente [quando usato come un sostantivo] di un vestimento o manto". (La finale -a di kolla è rimpiazzata dalla desinenza maschile -o nel nome Sindikollo.) Sembra che kolla sia un termine Quenya; la forma primitiva può interlocutoriamente essere data come *kolnâ, sc. una radice *KOL "portare" (cfr. il Quenya colindo "portatore" in Cormacolindor "Portatori dell'Anello", SdA3:VI cap. 4, tradotto nelle Lettere:308) con la desinenza aggettivale/participia passata -nâ. Se la forma maschilizzata kollo discende da un vocabolo che esisteva già nel linguaggio primitivo, questo dovrebbe essere *kolnô. Il primitivo *Thindikolnô dovrebbe risultare come Sindikollo (o *Sindikoldo) in Quenya, ed evidentemente sarebbe anche divenuto Thingol nell'Ilkorin delle Etimologie. In Sindarin, nel quale linguaggio l'iniziale k (c) è spesso lenita in g quando un vocabolo appare come il secondo elemento in un composto, *kolnâ o *kolnô dovrebbe invero divenire -gol in tale posizione. Una simile lenizione C > G è vista ricorrere in Ilkorin, cfr. basgorn "pane rotondo" (bast "pane" + corn "rotondo").
thôn "pino", gen. pl. thonion in Dor-thonion "Terra di Pini" (riguardo a dor "terra", vedere la voce separata). La radice è data come THÔN, non in sé definita (LR:392). È strano che la vocale sia indicata come lunga, poiché una primitiva forma *thôn- dovrebbe aver prodotto l'Ilkorin **thûn (cfr. dûm, q.v., da dômi-). Piuttosto la forma primitiva deve essere *thon-, probabilmente con qualche vocale finale che fu successivamente perduta, la vocale del risultante monosillabo *thon essendo allungata in Ilkorin a produrre thôn. Confrontare mori > *more > *mor > môr, q.v.; cfr. anche thôr sotto. Dacché tale allungamento occorse solamente nei monosillabi, non è sorprendente vedere che la vocale rimane corta nel genitivo plurale thonion. - Le Etimologie suggeriscono che thôn fu preso a prestito nel primevo "Noldorin" e più tardi divenne thaun, ma mentre il "Noldorin" normalmente corrisponde strettamente al tardo Sindarin, il vocabolo Sindarin per "pino" non è thaun, ma lo stesso termine Ilkorin: Thôn. Quando Tolkien scartò l'Ilkorin come il linguaggio del Beleriand, trasferì nel Sindarin un certo numero di nomi Ilkorin, compreso Dor-thonion (in Grigio-elfico la desinenza -ion è meglio vista come aggettivale, dacché il Sindarin non ha desinenze genitive).
thôr "che simuove rapidamente che balza giù". Non è chiaro dall'enunciazione in LR:393 se tale vocabolo sia inteso come Ilkorin o "Noldorin"/Sindarin; esso può occorrere nel nome di fiume Brilthor (q.v.), che è esplicitamente detto essere Ilkorin. In ogni caso, thôr è probabilmente da riferire ad un primitivo aggettivo *thorâ, derivato dalla radice THOR "giungere piombando giù". Dopo la perdita della vocale finale, il risultante monosillabo *thor fu apparentemente allungato in thôr; comparare môr, tâch. Un altro termine dalla medesima radice che può o può non essere Ilkorin è thórod "torrente", evidentemente rappresentando una radice estesa *thórot-.
thorn "aquila" (anche nei nomi Elthorn "aquila del cielo" e Thorntor *"Aquila-re"), pl. thurin, ed evidentemente genitivo pl. thurnion in Torthurnion, q.v. La rilevante intestazione della voce nelle Etimologie (LR:392), vale a dire THOR-, THORON-, chiaramente indica una semplice radice THOR con una forma estesa THORON (che mostra ómataina, sc. una radice vocalica raddoppiata, più una consonante suffissa -n). Come menzionato nella discussione di thôr sopra, Tolkien assegnò il significato di radicale "giungere piombando giù" alla radice elementare THOR (LR:393), e ciò può naturalmente essere applicato alle aquile. La forma sincopata thorn è ciò che dovremmo aspettarci in Ilkorin; tuttavia, il plurale thurin è un tantino strano. La modifica o > u è apparentemente un umlaut causato dalla vocale della desinenza plurale -in (confrontare burnin come il pl. di boron, q.v.) Ma perché la n di thorn sparisce nella forma plurale thurin? È tale plurale formato dalla semplice radice THOR invece della forma espansa THORON? L'esempio burnin indica che una finale -n non decade regolarmente quando la desinenza plurale -in è aggiunta. Può essere che thurin sia un travisamento o errore di stampa per *thurnin, ed il genitivo plurale thurnion sembra supportare tale teoria.
Thorntor evidentemente = Sindarin Thorondor, "Re delle Aquile", letteralmente *"Aquila-re" (LR:392 s.v. THOR/THORON). Gli elementi sono thorn "aquila" + -tor "re" (scomposto tôr); vedere thorn, tôr per le discussioni. Notevolmente, il secondo elemento del composto non è lenito; dacché *corn diviene -gorn in basgorn (q.v.), potremmo esserci attesi che -tor divenisse qui -dor, come nella forma Sindarin del nome.
thrôn "rigido, duro". La radice elementare è STAR "rigido", con una forma estesa STARAN (sc. STAR con -n suffissa all'ómataina, la radice vocalica raddoppiata). La forma primitiva di thrôn è data come starâna. La desinenza -a potrebbe essere aggettivale (ma alloda dovremmo aspettarci la lunga -â), o potrebbe essere giusta un altro raddoppio della radice vocalica. Osservare l'allungamento della vocale mediale di starâna; sicuramente tale vocale ricevette anche l'accento a qualche stadio, e la vocale non accentata prima di essa decadde: starâna > *st'râna. Comparare vocaboli primitivi tali come b'rittê "ghiaia"; la radice BIRÍT indica che la forma più antica era *biríttê (vedere brith); cfr. anche l'Ilkorin trêw da terêwâ, apparentemente accentato sulla ê. Da *st'râna arriviamo direttamente all'Ilkorin thrôn, le modifiche st > th, â > ô e le vocali finali > grado zero essendo tutte familiari. - Nei composti, thrôn può essere abbreviato in thron (come in thron-ding sotto).
thron-ding *"solido-twang", elemento nel nome Balthronding, Belthronding (LR:388 s.v. STARAN); vedere Belthronding.
thúren "vigilato, celato". Questo è il participio passato basato sulla radice verbale THUR "circondare, cingere, tener lontano, serrare, occultare" (LR:393). Un participio passato "Noldorin"/Sindarin equivalente nel significato, thoren, è derivato da tháurênâ più tardi nella stessa voce; ancora tháurênâ non sembra essere la forma ancestrale di thúren, poiché è difficile arrivare dal primitivo áu all'Ilkorin ú. Una primitiva forma *thûrinâ sembra molto più verosimile. Confrontare un tale participio passato come il Quenya rácina "rotto" vs. il verbo rac- "rompere" (MC:222-223); rácina dovrebbe rappresentare il primitivo *râkinâ, una forma interamente parallela a *thûrinâ: il participio passato è in entrambio i casi formato con la desinenza -inâ combinata con allungamento della radice vocalica. In Ilkorin, *thûrinâ diviene thúren a causa della finale -â, prima che fosse perduta, che provocò umlaut alla i nella sillaba prima di essa in e (cfr. per esempio dem riguardo a tale umlaut).
thurin pl. di thorn, q.v. (LR:392 s.v. THOR, THORON)
tim "favilla, stella" (la prima glossa è la più letterale, "stella" essendo una applicazione secondaria). Tolkien suggerì che la radice TIN "scintillare, emettere esili (argentei, pallidi) raggi" (LR:393) fosse correlata a THIN, la radice che fornisce vocaboli per "grigio" (vedere thind sopra). La forma primitiva tinmê dalla sua forma sembra una formazione astratta; riguardo alla desinenza astratta -mê, cfr. per esempio julmê "bisboccia, gozzoviglia" in relazione alla radice verbale JULU "bere", WJ:416). Naturalmente, non vi è un grande salto semantico da un astratto *"sfavillante" ad un concreto sostantivo "favilla". Può essere che nm inzialmente assimilato ad mm nel ramo dell'Elfico che conduce all'Ilkorin, tinmê divenendo *timme e in seguito *timm > tim (mentre nm fu dissimilato da nw in Quenya, *tinmê producendo l'Alto-elfico tinwë). - Più tardi, dopo che l'Ilkorin era stato scartato come il linguaggio del Beleriand, Tolkien parlò di tim come di un termine Sindarin (MR:388).
tindum è glossato sia "luce stellare, crepuscolo" (LR:393 s.v. TIN) che "crepuscolo stellato" (LR:354 s.v. DOMO). L'elemento finale è palesemente giusta una forma accorciata di dûm "crepuscolo ", vedere la voce separata. L'elemento prefisso tin- riflette la radice TIN "scintillare, emettere esili (argentei, pallidi) raggi", che è anche l'origine di un termine Ilkorin per "stella" (vedere tim sopra). Dacché tindum corrisponde al Quenya tindómë ed al "Noldorin"/Sindarin tinnu, sembrerebbe che tale composto fosse realizzato già in Eldarin Comune: il primitivo *tindómi? - Tor Tinduma "Re del Crepuscolo", un titolo di Thingol (LR:393 s.v. TIN, LR:392 s.v. THIN); tindum qui ha la desinenza genitiva -a.
tingla- "scintillare", verbo. Questa è una strana formazione. La radice TIN significa anche "scintillare" o "emettere esili (argentei, pallidi) raggi" (LR:393), ma tale voce nelle Etimologie non fornisce alcun aiuto riguardante la desinenza -gla-. Concepibilmente, tingla- potrebbe essere l'affine della forma Quenya tintila- "scintillare" attestata in Namárië in SdA. Dovremmo quindi immaginare uno sviluppo circa come questo: il primitivo *tintilâ- è dapprima sincopato in *tintlâ-; la t, inframmezzata tra le consonanti foniche n ed l, è essa stessa fonica a produrre d; la forma risultante *tindla- quindi diviene tingla-, dacché uno spostamento nd > ng è visto in pochi termini Ilkorin (vedere gangel, gwilwering). La finale -a di tingla non muta la radice vocalica in e per umlaut (come in rest < *ristâ) in quanto vi è una n seguente la radice vocalica; confrontare lind (non **lend) < lindâ.
tiog "grosso, grasso". Derivato da una radice TIW, similmente definita (LR:394). La forma primitiva è data come tiukâ, -kâ essendo una desinenza aggettivale (cfr. poikâ "netto" da POY, LR:382; vedere anche tâch). Come d'uso, una semivocale finale nella radice volge in una vocale piena quando seguita da una consonante, perciò TIW-kâ > tiukâ per *tiwkâ (e parimenti poikâ per *poykâ, *pojkâ). La finale -â causò umlaut sulla u in o prime che andasse perduta: tiukâ > *tioka > *tiok > Ilkorin tiog.
toga "egli porta". La radice TUK parimenti significa "attirare, condurre" (LR:395); siamo chiaramente a presumere una primitiva radice verbale *tukâ- (la â causando umlaut sulla u in o), al quale la desinenza -so "egli" fu aggiunta; cfr. taga "egli stabilisce, costruisce, realizza" per ulteriori discussioni sullo sviluppo.
tolda "egli attrae". La desinenza -a ("egli" + tempo presente) dovrebbe rappresentare *-aso come in taga (e toga sopra). La radice TUL significa "giungere, avvicinarsi, muovere verso (il punto dell'oratore)" (LR:395); la formazione tultâ- "far venire" è forse il nostro miglior esempio della desinenza verbale -tâ che viene utilizzata con un significato causativo. Nella forma Ilkorin tolda-, la finale -a ha causato umlaut sull'originale u in o come dovremmo aspettarci(cfr. toga sopra), ma la modifica lt > ld è in alquanto sorprendente. In un altro nostro esempio, lt diviene invece lth: Balthor "Vala-re" (Bal + tôr). Questo, naturalmente, è un composto e pertanto rappresenta l + t in contatto secondario, laddove tolda rappresenta un cas dove la combinazione lt esisteva già nel primitivo linguaggio (tultâ); ciò può dar conto dei differenti sviluppi Ilkorin di tale gruppo.
tôr "re", adoperato solamente per Thingol (LR:389 s.v. TÂ, TA3), ma la forma plurale tórin "re" fu utilizzata anche per i Valar (LR:350 s.v. BAL). L'originale radice era apparentemente TA3, glossata "alto, elevato; nobile", più tardi divenendo TÂ quando la retrospirante 3 fu perduta e la vocale fu allungata in compensazione. Un primitivo aggettivo târâ (che presumibilmente rappresenta pure il più antico *ta3râ) è menzionato, definito come "elevato"; la desinenza -râ è aggettivale (cfr. il Quenya laira "ombroso" da *dairâ, vedere dair; vedere anche ungor). Mentre l'Ilkorin tôr potrebbe essere derivato da târâ stesso, Tolkien elencò anche un primitivo sostantivo târo, apparentemente una forma personalizzata di târâ (la desinenza maschile -o, più comunemente -ô, rimpiazzando la finale -â). Târo "re" ("solamente usato per i legittimi re di intere tribù") è la forma citata come l'origine dell'Ilkorin tôr, le modifiche essendo perfettamente regolari: vocale finale perduta e lunga â che diviene ô. In varie frasi e composti tôr è abbreviata in tor, apparentemente in quanto non è pienamente accentata: Tor Thingol "Re Thingol" (LR:390 s.v. TÂ, TA3), anche combinata Torthingol (LR:392 s.v. THIN). Tor Tinduma "Re del Crepuscolo", un titolo di Thingol (LR:393 s.v. TIN, LR:392 s.v. THIN; vedere tindum), Balthor "Vala-re" (LR:350 s.v. BAL, -tor divenendo -thor seguendo la liquida l), Thorntor *"Aquila-re", Re delle Aquile, = Sindarin Thorondor (LR:392 s.v. THOR, THORON).
tóril un titolo di Melian, evidentemente indicante "regina". Elencato alla medesima voce TÂ, TA3 come tôr "re" (LR:389; vedere sopra) e chiaramente derivato da esso per mezzo di una desinenza femminile. Non vi sono altri esempi del femminile -il in Ilkorin, ma confrontare il Doriathrin Thuringwethil "(donna d')ombra segreta" (LR:393 s.v. THUR) ed il Quenya tavaril "driade femmina" (LR:391 s.v. TÁWAR).
Torthingol "Re Thingol" (LR:392 s.v. THIN), il titolo tor (tôr) "re" essendo direttamente prefisso al nome Thingol (confrontare lo scomposto Tor Thingol in LR:389 s.v. TÂ, TA3).
Torthurnion evidentemente = S Thorondor, "Re delle Aquile" (LR:392 s.v. THOR, THORON). Gli elementi sono tôr "re" (q.v.) e thurnion "delle Aquile"; vedere thorn.
tovon "umiliante, profondo, basso". La radice TUB (LR:394) non è definita, ma tutti i suoi derivativi s'imperniano attorno allo stesso tema della glossa di tovon. La forma primitiva è data come tubnâ "profondo", la desinenza -nâ essendo aggettivale. Indubbiamente siamo a presumere uno sviluppo come tubnâ > *tobna (la vocale finale causando umlaut della A così che u divenne o) > tobn, tovn > tovon. Come nel caso di thavon (q.v.), la finale -n evidentemente divenne sillabica, ed una vocale o regolarmente si sviluppò prima di essa.
trêw "fine, esile". La radice TER è apparentemente verbale, dacché è glossata "forare", sebbene nessun derivativo verbale sia elencato per alcun linguaggio Elfico (LR:392; una forma estesa TERES è anche elencata, ma sembra essere irrilevante per trêw). La forma primitiva è data come terêwâ, glossata "perforante, acuto"; osservare il movimento semantico che ha avuto luogo tra il primitivo linguaggio e l'Ilkorin. Terêwâ deve rappresentare una radice estesa TERE con ómataina (radice vocalica suffissa), qui effettivamente terê- con ómataina allungata, ed una desinenza -wâ che è normalmente aggettivale (riguardo a tale desinenza, vedere adu). Qui, la desinenza -wâ assume una valenza per lo meno participia, essendo usata a derivare un vocabolo per "perforante" da una radice verbale che significa "forare". Sembra chiaro che fu la vocale mediana di terêwâ che ricevette l'accento, e come nel caso di altri termini Ilkorin, la vocale non accentata prima di essa decade (comparare brith < b'rittê < *birittê, o thrôn < starâna).
tûgh, tû "muscolo, tendine, vigore, forza fisica". La radice TUG non è definita; tutti i suoi derivativi hanno a che fare con oggetti che sono in qualche modo forti o tesi. La forma primitiva è data come tûgu; la desinenza -u può occorrere nei nomi di parti corporee: cfr. mbundu "muso, naso, capo" (LR:372 s.v. MBUD) e ranku "braccio" (LR:382 s.v. RAK). Pertanto, può essere che "muscolo, tendine" sia il significato originale, elementare di tugû, dal quale i significati più astratti "vigore" e "forza fisica" si svilupparono. - Post-vocalicamente, l'originale g divenne una retrospirante gh in Ilkorin, come tutte le occlusive foniche volsero in spiranti in tali posizioni. Comunque, il suono gh fu perso nel tardo Ilkorin, come la forma alternativa tû indicherebbe (ciò eguaglia lo sviluppo in "Noldorin"/Sindarin, che pure ha tû).
tund "alto". Derivato da una non definita radice TUN (LR:395); la forma primitiva tundâ mostra una fortificazione della mediale n > nd + la desinenza aggettivale -â. Nuovamente vediamo che una vocale seguita da una n non è affetta da umlaut della A; perciò tale u non è volta per umlaut in o (contrasta con olg, tovon sopra). Confrontare tung sotto; cfr. anche lind (piuttosto che *lend < *lindâ).
tung "teso, tirato", (di corde:) "risonante". Riguardo alla radice TUG (LR:394), vedere tûgh, tû sopra. La forma primitiva è data come tungâ, mostrando infissione nasale e la medesima desinenza aggettivale -â di tundâ (vedere tund sopra). Presi assieme, i vocaboli lind, tund e tung (< lindâ, tundâ, tungâ) sembrano confermare che una vocale seguita da una n non è affetta da umlaut della A (o avremmo visto **lend, **tond, **tong). Alternativamente, come suggerito alla voce lind, può essere che tali forme esistettero ad uno stadio, ma una susseguente modifica volse e, o in i, u prima della n (ed ñ = ng), come sembra essere il caso in Doriathrin - tale modifica incidentalmente nullificando l'effetto dell'iniziale umlaut della A.
tuss "tetto di paglia". La radice TUP (LR:395) non è definita, ma probabilmente ha a che fare con qualche sorta di copertura; confrontare il verbo Quenya untúpa "giù-copre" = "ricopre" in Namárië in SdA (per la traduzione "giù-copre", vedere la versione interlineare in RGEO:67). La forma primitiva di tuss è data come tupsê; questo è un esempio affatto unico della desinenza -sê che viene usata a derivare un termine per una costruzione. Osservare che come in ass < apsâ, il primitivo gruppo ps è visto assimilarsi a ss in Ilkorin (come fa ks; cfr. tass < taksê).
Uduvon nome delle volte di Melko[r] al Nord; = Quenya Utumno. La radice TUB non è definita come tale, ma tutti i suoi derivativi hanno a che fare con qualcosa che è profondo o depresso (LR:394). Alla voce per tale radice nelle Etimologie, il nome primitivo di Utumno era dato come Utubnu. Tale forma non può essere pienamente spiegata; utub- è chiaramente una variante con radice vocalica prefissa di TUB, ma la desinenza -nu non sembra ricorrere in alcun altro vocabolo primitivo menzionato da Tolkien. A parte tale difficoltà, la forma Ilkorin Uduvon appare perfettamente regolare: dopo la perdita delle vocali finali dovremmo avere *utubn; le occlusive afone divengono foniche e le occlusive foniche divengono spiranti seguendo una vocale, risultando in una forma *uduvn, e alla fine una vocale o si sviluppa prima della finale, sillabica -n a produrre Uduvon. Comparare un altro termine derivato dalla medesima radice, tubnâ "profondo" che diviene in Ilkorin tovon via *tobn > *tovn. - In una fonte posteriore, Tolkien derivò il Quenya Utumno da Utupnu, tradotto "il Profondamente Ascoso" (MR:69). Utupnu dovrebbe probabilmente aver fornito l'Ilkorin *Udubon, ma allorquando tale nuova forma primitiva fu proposta, Tolkien aveva scartato l'Ilkorin come il linguaggio degli Elfi del Beleriand, rimpiazzandolo conil Sindarin.
ulgund, ulgon, ulion "mostro, creatura deforme ed orribile". Derivato da una radice ÚLUG (LR:396) che in sé non è definita; potrebbe essere un'estensione di ULU "riversare, fluire" elencata sulla stessa pagina, ma allora la connessione semantica sarebbe oscura. Forse ÚLUG è in qualche modo correlato invece al Quenya ulca "cattivo, maligno" (henulca "evil-eyed", SD:68). Qualunque possa essere il significato elementare dellaradice, la forma primitiva del vocabolo per "mostro" etc. è data come ulgundô; la desinenza -ndô sembra essere maschile (una variante con nasale infissa di -dô come in ñgolodô "Noldo"?) Le tre form varianti Ilkorin elencate evidentemente si svilupparono nel medesimoordine: Ulgundô dapprima fornì ulgund semplicemente con perdita delle vocali finali. Posteriormente, la finale -nd in vocaboli polisillabici fu evidentemente semplificata in -n, così forse Elrond è una forma debolmente arcaica (non vìè traccia di tale semplificazione nei monosillabi; vedere gwen per un elenco di parole che dovrebbero essere state affette). Allo stesso tempo, la u non accentata divenne o, ulgund pertanto volgendo in ulgon (confrontare celon, q.v., da kelu-n). Più tardi ancora, il gruppo lg + una vocale divenne li- (ciò non avviene alla fine, cfr. olg, non **oli). Forse lg dapprima divenne *lgh; vedere taum per un altro esempio della velare spirante gh che volge in una vocale (*-aghm > aum).
ungol "oscurità". La radice UÑG non è definita nelle Etimologie (LR:396), ma i suoi derivativi hanno a che fare con oscurità e buio. L'immediato antenato di ungol è chiaramente inteso come *ungl, la l essendo sillabica così che una vocale o regolarlmente si sviluppò prima di essa (vedere legol). La l di *ungl dovrebbe rappresentare un residuo di una più lunga desinenza. Il vocabolo completo può essere stato*uñgla; vedere legol riguardo alla desinenza -la. Comunque, considerando il significato astratto ("oscurità"), può essere più probabile che Tolkien intendesse la forma primitiva come *uñglê, dacché "sostantivi creati con la desinenza -lê sembrano propriamente essere statiuniversali ed astratti" (VT39:16). Osservare che il termine Ilkorin ungol come tale non è direttamente affine al primo elemento del Quenya Ungoliantë (adattamento "Noldorin"/Sindarin: Ungoliant). Questo è un composto del Quenya ungo "ombra oscura" (< *uñgô o *uñgu) e liantë "ragno"; vedere LR:386 s.v. SLIG per quest'ultimo. - Può essere che Tolkien alterò il significato della radice UÑG, facendola riferire ai ragni invece dell'oscurità e buio (se così, egli probabilmente reinterpretò il nome Ungoliant, dacché originariamente intendeva che il secondo elemento indicasse "ragno"). Quel che suggerisce che tale revisione ebbe luogo è il vocabolo Quenya ungwë. Nelle Etimologie, fu definito come "buio", ma in SdA Appendice E (nell'elenco dei nomi delle lettere Tengwa), ungwë è invece detto indicare "tela di ragno".
ungor "nero, oscuro, tetro". Derivato dalla medesima radice non definita UÑG (LR:396) di ungol sopra. Nuovamente, tale radice può esserevista riferisri all'oscurità e al buio (piuttosto che ai ragni) al tempo in cui Tolkien scrisse le Etimologie. Ungor è indubitabilmente inteso a rappresentare *uñgrâ, la desinenza -râ essendo aggettivale (cfr. târa "maestoso", vedere tôr, ed il Quenya laira "ombreggiato" da *dairâ, vedere dair). Quando la forma uñgr, ungr comparve dopo la perdita delle vocali finali, r divenne sillabica, e come nel caso della finale sillabica l, una vocale o si sviluppò prima di essa a produrre l'Ilkorin ungor.
Urthin Gwethion nome di luogo elencato in LR:397 s.v. WATH. L'enunciazione in tale voce non è chiara; Tolkien dapprima scrisse Urthin e sopra di esso Gwethion, ma seguendo Urthin la forma "Noldorin"/Sindarin Eredwethion fu aggiunta (= Ered Wethrin nella versione pubblicata del Silmarillion). Urthin Gwethion sembrerebbe essere l'equivalente Ilkorin di Eredwethion. Urthin è apparentemente "monti", plurale di *orth, derivato dalla radice ÓROT "altura, montagna", a sua volta una forma estesa di ORO "su; salita; alto" (LR:379; orth è attestato come un termine Doriathrin). Gwethion può essere visto come il genitivo plurale di gwath "penombra, *ombra", perciò "monti d'ombra".
usc "fumo". Derivato da una non definita radice USUK; una primitiva forma è data come us(u)k-wê, la desinenza -wê denotando un astratto (vedere LR:398 s.v. WEG). Se USUK è una radice verbale "puzzare, eruttare", us(u)k-wê potrebbe essere elementarmente un sostantivo verbale "puzzolente, eruttante", successivamente usato in un senso più concreto per il fumo stesso. Sembra che dopo la perdita delle vocali finali, la presente finale -kw divenne -k in Ilkorin (confrontare alch, per *alk, da *alk-wâ "cigno").
Tale articolo originariamente apparve in Tyalië Tyelelliéva #9 (Ottobre 1996) ed è riprodotto col gentile permesso del Sig. Kloczko. Alcune assai piccole modifiche sono state apportate per adattarlo ad altri testi di Ardalambion (come i riferimenti dati nella forma "WJ:400" piuttosto che "400 WJ"). La lettera @ rappresenta una varietà aperta della o; negli scritti di Tolkien (e nell'originale articolo di Kloczko) essa è rappresentata dalla o con un diacritico a virgola attaccato. La vocale @ è sempre lunga in tale articolo, e fu contrassegnata come tale con un macron nel testo in Tyalië Tyelelliéva. Le abbreviazioni QP e EC indicano Quenya Primordiale ed Eldarin Comune.
Ilkorin e Sindarin Settentrionale (Mithrim)
Quando le Etimologie furono pubblicate, ero in fibrillazione! - come ogni
Vinya-Lambengolmo, - ma al tempo stesso alquanto perplesso. Non sapevo a quel
tempo che fare con i vocaboli Ilkorin (e Doriathrin). Sono, ed ero, contro
la mescolanza di tali linguaggi. Pure se rapidamente scoprii che l'Ilkorin ed il Goldogrin
si somigliavano parecchio, sapevo anche che il Noldorin era stato chiamato Sindarin
in seguito. Cosa aveva fatto Tolkien sulla terra (o Terra di Mezzo) con l'Ilkorin nel
1950? Lo aveva totalmente trascurato, come il Taliska, quando modificò la
storia dei linguaggi Elfici? L'anno scorso, finalmente, secondo War of
the Jewels, sappiamo che il Sindarin possedeva, secondo le ultime scoperte di Tolkien,
tre dialetti prima della venuta degli Etyañgoldi: il
dialetto del Doriath (il più arcaico), quello delle Falas, ed il Mithrim, anche
chiamato Sindarin Settentrionale.
Diamo uno sguardo a quel che sappiamo (dal testo pubblicato) di tale dialetto Mithrim:
"la dittonghizzazione della ô e l'apertura dell'intervocalica
m non ricorrevano" (WJ:400). E così il Sindarin Settentrionale
Arum = Sindarin Araw (il Vala Oromë); ciò significa
che la finale del Sindarin Settentrionale -um = Sindarin -aw da
*-@m(æ). Ora dobbiamo dare uno sguardo alle Etimologie. Vediamo
che non pochi termini Ilkorin con um = vocaboli Noldorin con
aw; e.g., Ilkorin daum = Noldorin daw (LR:354). Sappiamo
anche da quanto sopra, che l'intervocalica m rimane m in Sindarin
Settentrionale, così come in Ilkorin; QP. *tinmê > Noldorin tinw
ma > Ilkorin tim (LR:393); o come Tolkien potrebbe averla successivamente posta: EC
*tinmê > Telerin Comune *tinmæ > [?Antico
Sindarin] *tinm(a) > Sindarin Settentrionale tim(m),
*tinmh > Sindarin tinw. Non penso che l'uso di
tim, invece di tinw, come un vocabolo Sindarin in MR:388 contraddica
quanto sopra: "I Sindarin tim, gil si riferiscono propriamente alle
immagini Valinoreane [sulle Volte di Varda]." Quanto a tim, essendo un termine Sindarin che si riferisce
alle immagini Valinoreane, potrebbe solamente essere un tardo prestito (semantico), dacché i
Sindar non avevano informazioni circa le Volte (eccetto forse da Melian). Gli
Esuli Noldor appresero dapprima il Sindarin Settentrionale, dacché essi giunsero dapprima in quella
regione (Mithrim), e così furono essi che introdussero nella tarda Prima Era il
Sindarin tim dal Sindarin Settentrionale, col senso 'stella dalle Volte di
Varda'.
Sappiamo anche da WJ:414 che n@v, n@f è Sindarin Settentrionale (<
nâbâ), ma è in Sindarin (Doriathrin e Falassiano)
nauv > naw. Ciò significa che l'EC *â > @
in Sindarin Settentrionale (scritto ô o ó), ma l'EC
*â > au in Sindarin. È esattamente quello che abbiamo nelle
Etimologie: e.g., *târ > Noldorin taur versus
l'Ilkorin tôr (LR:389).
Mi sembra che molti vocaboli Ilkorin nelle Etimologie possano ora essere
considerati, di fatto, come termini in Sindarin Settentrionale.
Editoriale P.S. di H. K. Fauskanger: Per i vocaboli che sarebbe difficile adottare come "dialettali Sindarin", vedere alch, côm, cwess, salch (in quanto kw non diviene p) e go (in quanto il primitivo 3, H diviene g invece di sparire). Ma allora Kloczko non argomenta che l'Ilkorin come tale sia volto nel Sindarin Settentrionale, ma solamente che Tolkien nel Sindarin Settentrionale può aver riciclato alcuni vocaboli ed idee dall'Ilkorin.