Continuiamo la nostra serie di articoli circa le differenze tra il "Noldorin" delle Etimologie ed il Sindarin posteriore di Tolkien dando un'occhiata al comportamento del gruppo nd. In "Noldorin" e Sindarin in egua misura, esso è supposto divenire nn (oppure la semplice n) in certe posizioni, ma sembrerebbe che Tolkien modificò le rilevanti regole più di una volta, ed il materiale è alquanto incoerente. Per il beneficio dei lessicografi Sindarin, rivedremo il corpus e tenteremo di suggerire come esso possa essere regolarizzato.
Siamo così fortunati che in SdA, Tolkien espone alcune regole per come nd/nn era supposto comportarsi in Sindarin. Il rilevante passaggio in Appendice E fa così:
nd divenne per lo più nn, come Ennor 'Terra di mezzo', Q. Endóre, rimase invece nd alla fine dei monosillabi pienamente accentuati come thond 'radice' (cfr. Morthond 'Radice Nera'), e davanti alla lettera r, come in Andros 'lunga schiuma'. Questo nd si trova altresì in alcuni antichi nomi derivati da epoche arcaiche [l'originale ha 'derivati da un periodo più antico', N.d.T.], come ad esempio Nargothrond, Gondolin, Beleriand. Nel corso della Terza Era il gruppo nd in fondo a parole più lunghe si trasformò in n da nn, come in Ithilien, Rohan, Anórien.
Con queste regole in mente, lasciamoci andare sui vocaboli nel corpus "Noldorin" che sarebbero affetti dallo sviluppo che Tolkien qui abbozza, ed in alcuni casi consideriamo anche il materiale Sindarin posteriore.
Il passaggio appena citato necessita di qualche esegesi, ma una cosa è chiara: la combinazione nd rimase invariata "alla fine dei monosillabi pienamente accentuati". Comunque, questo non è vero per il "Noldorin" delle Etimologie. In un gran numero di casi, le Etimologie riportano una modifica "Noldorin" da nd a nn pure alla fine dei vocaboli monosillabici, ove tale modifica non dovrebbe occorrere in Sindarin secondo l'esplicita informazione data in SdA. Quindi, Tolkien è visto aver cambiato la sua opinione su questo punto. Aggiornando il "Noldorin" al Sindarin dobbiamo pertanto ignorare lo sviluppo nd > nn nei monosillabi.
Nei seguenti casi, le Etimologie elencano sia la forma "più antica" con nd intatto (la quale dovrebbe essere la sola forma Sindarin) e la più tarda forma dove nd era divenuto nn. Qui dobbiamo semplicemente ignorare la modifica fonologica ed adottare la forma più antica nei nostri vocabolari Sindarin: and > ann "lungo" (ÁNAD/ANDA), band > bann "costrizione, prigione" (MBAD), brand > brann "elevato, nobile, fine" (BARÁD), bund > bunn "muso, naso, capo" (MBUD), chwand > chwann "spugna, fungo" (SWAD; la forma o compitazione Sindarin dovrebbe piuttosto essere hwand, la qual forma è effettivamente menzionata alla medesima voce), chwind > chwinn (solamente definito come l'agg. corrispondente al verbo chwinio "roteare, vorticare, mulinare", così deve indicare *"roteante, vorticante") (SWIN; la compitazione Sindarin dovrebbe essere *hwind piuttosto che chwind), fend > fenn "soglia" (PHEN), gwend > gwenn, che è sia un sostantivo "fanciulla" (WEN/WENED) che il più antico passato del verbo gwedi (leggere evidently *gweði = *gwedhi) "legare" (WED), gwind > gwinn "grigio-azzurro, pallido grigio o azzurro" (WIN/WIND; è incerto se Tolkien rigettò tale vocabolo oppure no), hand > hann "intelligente" (KHAN), ind > inn "pensiero intimo, significato, cuore" (ID), lhand > lhann "ampio" (LAD, cfr. LAT; a causa di un'altra revisione dobbiamo leggere *land piuttosto che lhand in Sindarin), lhind > lhinn "aria, armonia" (LIN2; di nuovo, leggere *lind piuttosto che lhind in Sindarin), lond > lonn "sentiero" (menzionato sotto AK, ma derivato dalla radice LOD), nand > nann "ampia prateria" (NAD), nend > nenn "acquoso" (NEN), pend > penn "declivio" (PEN/PÉNED), rhind > rhinn "cerchio" (RIN; a causa di un'altra revisione dobbiamo leggere *rind piuttosto che rhind in Sindarin), rhond > rhonn "cava" (ROD, parimenti leggere rond per rhond in Sindarin - la forma Sindarin rond è attestata in WJ:414, sebbene la medesima fontee indica che Tolkien aveva alterato la sua derivazione, ora riferendola ad una radice RONO invece di ROD), thind > thinn "grigio, pallido" (THIN), thlind > thlinn "fine, esile" (SLIN; a causa di un'altra revisione dobbiamo leggere *lhind, non thlind, in Sindarin), tond > tonn "alto" (TUN), tund > tunn "colle, tumulo" (TUN). In aggiunta a queste, vi sono poche forme che Tolkien depennò nelle Etimologie: dend > denn "pendenza" (DEN, cancellato e rimpiazzato da PEN) e glind > glinn "azzurro pallido" (GLIND).
Un'altra, molto più corta lista ricopre i casi dove Tolkien menzionò soltanto la forma "più antica" con nd intatto, non includendo alcuna forma più tarda "Noldorin" con nn che dovremmo ignorare in ogni modo. Le forme in questione sono gwend "legame, amicizia" (menzionata soltanto alla voce WEN, WENED ma detta essere derivata da WED - perciò il vocabolo gwend ha un terzo significato in aggiunta ai due menzionati sopra), lhand "spazio aperto, piano" (LAT, cfr. LAD - a causa di un'altra revisione dobbiamo leggere *land in Sindarin), lhend "melodioso, soave" (LIND; di nuovo, leggere *lend in Sindarin), grond "clava, mazza" (RUD; tale vocabolo occorre sia in SdA che nel Silmarillion), hwand "spugna, fungo" (SWAD; in Sindarin, tale forma è da preferire sia a chwand che a chwann menzionate alla medesime voce).
Quindi abbiamo il gruppo più stimolante: i casi dove Tolkien menzionò soltanto la forma "più tarda" con nn, ma dove possiamo dedurre che deve esservi stata una forma più antica che aveva nd - che è la forma che dobbiamo usare in Sindarin. In alcuni casi, il "Noldorin" nn dovrebbe comunque essere nn anche in Sindarin (vedere sotto riguardo a crann, donn), così non possiamo alterare meccanicamente il finale nn in nd ovunque. Dobbiamo scoprire se nn in ogni caso dato discenda da nd oppure no.
Questi sono i vocaboli "Noldorin" che dovrebbero evidentemente avere nd piuttosto che nn in Sindarin: cann "audace" (KAN; Tolkien menzionò la primitiva forma kandâ), cunn "principe" (la "radice" KUNDÛ sembra essere un'effettiva ricostruzione del termine primitivo; cfr. anche l'affine Quenya cundu), gonn "grande pietra, roccia" (cfr. la forma della radice GOND; la forma Sindarin gond è menzionata nell'Appendice del Silmarillion, cfr. anche gondram "pietra sgrossata" nelle Etimologie stesse, voce DARÁM), ionn "figlio" (YÔ, YON, cfr. l'affine Quenya yondo - se non siamo a considerare il Sindarin *iond come il vocabolo per "figlio" soppiantato da iôn, WJ:337), lhonn "sentiero angusto, stretto" (LOD; cfr. il composto Aglond alla voce AK; la forma Sindarin lond - definita "rifugio interno" - è menzionata nell'Appendice del Silmarillion, voce londë, sebbene Christopher Tolkien curiosamente aggiunga lonn come un'alternativa parentetica), ninn "esile" (cfr. la radice NIN-DI e l'affine Quenya nindë), pann "chiostro" (PAD, cfr. l'affine Quenya panda "recinzione" - ma l'omofono pann "ampio", derivato dalla radice PAT, dovrebbe essere pann anche in Sindarin, dacché tale vocabolo viene dal primitivo patnâ piuttosto che *pandâ).
L'aggettivo rhinn "circolare" (RIN) sarebbe normalmente aggiornato al Sindarin *rind, il che dovrebbe renderlo un omofono del sostantivo "Noldorin" rhind > rhinn, Sindarin *rind, menzionato alla medesima voce. Tuttavia, la questione che è stata sollevata è se l'aggettivo rhind non possa essere un travisamento per *rhend (Sindarin *rend) nel manoscritto di Tolkien, il che eliminerebbe gli omofoni: il sostantivo rhind sembrerebbe essere l'affine del Quenya rindë "cerchio", laddove l'aggettivo dato anche come rhind sembra corrispondere al Quenya rinda "circolare": i primitivi *rindê e *rindâ, rispettivamente. Ci si aspetterebbe che *Rindâ producesse il "Noldorin" *rhend, non rhind, in quanto la finale *-â causerebbe umlaut della A- e cambierebbe l'originale *i in e (per un simile paio sostantivo/aggettivo, vedere alla voce DEM: il primitivo sostantivo dimbê fornisce il "Noldorin"/Sindarin dim "tristezza", laddove il primitivo aggettivo dimbâ "triste" risulta come dem con una vocale con umlaut). Tuttora non possiamo essere certi che Tolkien intendesse l'aggettivo "Noldorin" rhind come interamente affine al Quenya rinda, così è difficile dire se dovremmo lasciare che il vocabolo Sindarin per "circolare" sia *rind oppure *rend.
Nel caso dell'aggettivo "Noldorin" donn "marrone" [? Attendo migliori suggerimenti per rendere "swart, swarty", N.d.T.] (DUN), qualche sottile ragionamento è richiesto per determinare se esso dovrebbe rimanere donn oppure essere alterato in *dond in Sindarin. La radice DUN potrebbe aver fornito un primitivo aggettivo *dundâ. Comparare la "ricostruzione" propria di Tolkien kandâ da KAN, che dà il "Noldorin" cann "audace" (Sindarin *cand). Parimenti, *dundâ fornirebbe il "Noldorin" donn, ma il Sindarin *dond. D'altra parte, donn potrebbe anche discendere da una primitiva forma *dunnâ (*dun-nâ, l'ultima sillaba essendo una ben attestata desinenza aggettivale). Confrontare la forma primitiva data k'rannâ "rubizzo" dalla radice KARÁN, che dà il "Noldorin" crann; questo dovrebbe essere lo stesso in Sindarin dacché nn non discende qui dal primevo nd ma è stato nn da sempre. Così se il "Noldorin" donn discende da *dunnâ, il vocabolo dovrebbe avere tale forma anche in Sindarin. In aggiunta alla radice DUN stessa, i soli indizi che abbiamo dell'origine di donn sono gli affini Doriathrin e Daniano (Nandorin), citati alla medesima voce come dunn e dunna, rispettivamente. Il Doriathrin sembra preservare il primitivo nd alla fine; la voce NAD elenca il Doriathrin nand "campo" come l'affine del Quenya nanda "piana irrigata" (entrambi dal primitivo *nandâ, che fornisce anche il "Noldorin" nand > nann, soltanto in Sindarin nand). Così se donn discendeva da *dundâ, dovremmo aspettarci di vedere **dund piuttosto che dunn come l'affine Doriathrin. Perciò donn deve venire da *dunnâ invece (l'originale nn essendo invariato nel Doriathrin dunn). Quindi, donn piuttosto che **dond sarebbe la forma Sindarin del vocabolo; tale termine non contenne mai nd.
Sin qui i vocaboli monosillabici. Dovrebbe essere indeso che se tali vocaboli occorrono in composti oppure ricevono una desinenza cosicché non sono più monosillabici, lo spostamento da nd a nn trova luogo anche in Sindarin. Per esempio, SdA (volume 1, il capitolo Un Coltello nel Buio) menziona ann-thennath (che evidentemente significa "lunghi-corti") come una forma di verso Elfica. Tale termine sembra includere and "lungo", che qui volge in ann in quanto il vocabolo non appare come un monosillabo, ma come parte di un composto. (Vedere anche sotto riguardo ad andaith = *ann-daith "segno lungo".)
Dopo aver notato che "nd divenne per lo più nn", Tolkien citò Ennor "Terra di Mezzo" come un esempio (contrapponendolo alla più conservativa forma Quenya Endórë, dove l'originale nd persisteva). Dobbiamo pertanto concludere che l'intervocalico nd normalmente volgeva in nn. Tolkien aggiunse: "Questo nd si trova altresì in alcuni antichi nomi derivati da epoche arcaiche, come ad esempio... Gondolin." L'implicazione è che Gondolin (invece di *Gonnolin) non sia realmente un'eccezione alla regola che ha appena esposto; esso è meramente un nome che persistette in forma arcaica - probabilmente aiutato da compitazione conservativa. Destando interesse, le Etimologie citano Gondobar "Pietra del Mondo" come un nome alternativo di Gondolin, e menzionano Gonnobar come quella che è evidentemente una forma più tarda (GOND). Le Etimologie registrano anche una modifica dell'intervocalico nd in nn in una manciata di altri vocaboli: andabon > annabon "elefante" (MBUD), findel > finnel "capelli (intrecciati)" (SPIN), gandel > gannel "un'arpa" (ÑGAN/ÑGANAD), (tindumh >) tindu > tinnu "imbrunire, crepuscolo, prima nottata (senza luna)" (TIN). Persone che scrivono nel Sindarin della Terza Era dovrebbero utilizzare le forme con nn. Anche i termini monosillabici discussi nella sezione 1 sopra, che in Sindarin dovrebbero terminare in -nd piuttosto che -nn, lo modificherebbero in -nn- se qualche desinenza fosse loro aggiunta così che -nd divenga intervocalico piuttosto che finale. Deduciamo che il vocabolo Sindarin per "figlio" dovrebbe essere *iond piuttosto che ionn come in "Noldorin", ma pure in Sindarin il plurale collettivo è ionnath, attestato nella Lettera al Re (SD:129). Mentre una forma *iondath deve essere esistita in precedenza, dovrebbe essere arcaica nel Sindarin della Terza Era.
Tinúviel "figlia del crepuscolo", originariamente una metafora poetica dell'usignolo ma anche noto come il nome che Beren diede a Lúthien, evidentemente rappresenta una forma o compitazione "modernizzata". La voce TIN nelle Etimologie cita un'assai antica forma come Tindúmhiell (ove mh = nasalizzata v, più tardi divenendo la normale v). La medesima voce fa riferimento a come Tindúmhiell divenne poi Tinnúviel > Tinúviel (la doppia consonante evidentemente essendo semplificata immediatamente prima della vocale accentata).
Il nome di luogo Tindobel "villaggio illuminato dalle stelle" (così alla voce PEL(ES) - la voce TIN ha la variante Tindubel "città crepuscolare") include lo stesso elemento tindu > tinnu "crepuscolo" di Tin(n)úviel. Se fossimo a "regolarizzarlo" nel Sindarin della Terza Era, avremmo pertanto a leggere *Tinnubel o *Tinnobel, ma dacché questo è evidentemente un nome discendente dalla Prima Era, dovrebbe forse persistere in forma arcaica come gli altri antichi nomi che Tolkien menzionò in SdA Appendice E.
Dovrebbe essere notato che l'intervocalico nd normalmente diviene nn soltanto dove l'intero gruppo è percepito occorrere entro un morfema. La modifica non occorre dove la n e la d semplicemente intervengono in sequenza in un composto, il primo elemento terminando in -n ed il secondo cominciando in d-. Un esempio prominente da SdA è il nome Gondor, il quale è gon(d) "pietra" + dôr "terra". SdA fornisce anche Baranduin come l'originale nome Elfico del Fiume Brandivino; questo è baran "bruno, marrone" + duin "fiume". L'epiteto di Gandalf Mithrandir o "Grigio Pellegrino" include randir "pellegrino, vagabondo",il quale è la radice verbale ran- "vagare" + dîr "uomo", qui usato come una desinenza agentale. Nessuna delle forme **Gonnor, **Barannuin, **Mithrannir è menzionata o se ne implica l'esistere. (Vi è, tuttavia, il curioso esempio Ennor per "Terra di Mezzo"; questo è en(d)- "mezzo" + dôr "terra", e sarebbe l'antecedente Endor - attestato come una forma Quenya. Foneticamente, tale esempio sembra essere interamente parallelo a Gondor, così è strano che Endor non persista invariato.)
Tuttavia, alcuni vocaboli dalle Etimologie "dovrebbero" avere nn per nd nel Sindarin della Terza Era per quanto concerne la fonologia: sotto GOND abbiamo Gondost *"Roccia-città" come un nome di Gondolin, più due composti derivati da essa, vale a dire Gondothrim *"Il popolo di Gondost" (Gondost-rim "Gondost-gente" divenendo Gondothrim) e Gondothrimbar *"la terra del popolo di Gondost". In tali vocaboli, nd appartiene ad un singolo morfema ed occorre tra due vocali, le quali dovrebbero normalmente innescare la modifica nd > nn. Forse nd in tali vocaboli persisterebbe a causa di analogia col meglio noto nome Gondolin (sebbene abbiamo già osservato che Etim does registra una modifica da nd a nn in Gondobar > Gonnobar, ancora un altro nome di Gondolin).
Dovremmo anche dare un'occhiata più da presso al nome Gondolin stesso. Additando al fatto che "nd si trova altresì in alcuni antichi nomi derivati da epoche arcaiche", Gondolin fu l'unico esempio dell'intervocalico nd che Tolkien proseguì ad elencare (gli altri due esempi coinvolgendo l'atipica sopravvivenza di -nd alla fine nei nomi "lunghi": Nargothrond e Beleriand). Dell'origine del nome Gondolin, è detto nell'Appendice del Silmarillion, voce gond, che "il nome della città nascosta di Re Turgon era stato da questi coniato in Quenya come Ondolindë (Quenya ondo = Sindarin gond, e lindë 'cantante, canto'); ma era noto già nelle leggende nella forma Sindarin Gondolin, la quale fu probabilmente interpretata come gond-dolen 'Rocca Nascosta'." Quindi, la n e la d di Gondolin appartenevano ad un morfema per quanto atteneva alle originali intenzioni di Turgon (gond = Quenya ondo, roccia o pietra). Ma l'etimologia popolare gon(d)-dolen farebbe appartenere la n e la d a morfemi separati, evidentemente rendendo il vocabolo meno incline a divenire *Gonnolin. (Incidentalmente, la stessa etimologia popolare dovrebbe assistere la perdita della finale d in Gondolind = Ondolindë. Quando il finale nd sopravvisse negli altri due esempi di "antichi nomi" che Tolkien menzionò assieme ad esso, Nargothrond e Beleriand, possiamo ben chiederci perché esso fu semplificato in -n in Gondolin(d). L'associazione con dolen "nascosto" spiegherebbe questo, dacché tale vocabolo non terminò mai in -nd.)
Alla luce di quanto sopra, alquanto pochi termini "Noldorin" dalle Etimologie che esibiscono l'intervocalico nd possono essere accettati in Sindarin come sono, dacché rappresentano composti dove il primo elemento termina in -n ed il secondo elemento inizia in d-: il nome di fiume Baranduin, o Branduin, è già stato discusso (BARÁN). Troviamo anche un certo numero di nomi maschili o forme agentali che terminano in -dir "uomo": i nomi Brandir (BARAD, DER) ed Handir (KHAN), più il nome comune rhandir "vagabondo, pellegrino" (RAN - leggere in Sindarin randir a causa di un'altra revisione, e cfr. Mithrandir in SdA).
Un altro gruppo di vocaboli dove non dovremmo cambiare l'intervocalico nd "Noldorin" in nn in Sindarin sono i composti ove la d è effettivamente una forma lenita della t. Un esempio ricorrente sia nelle Etimologie, che in SdA (Appendice A) e nel Silmarillion è l'epiteto di Idril Celebrindal, Piedargento: questo è un composto dell'aggettivo celebren (celebrin-) "[fatto] d'argento" e tâl "piede", quest'ultimo apparendo come -dal in tal posizione. Sembra che questo non potrebbe mai divenire **Celebrinnal. (Nelle Etimologie, voce KYELEP/TELEP, Tolkien cambiò Celebrindal in [C]elebrendal [lenito Gelebrendal], ma quella modifica può essere ignorata in Sindarin.)
Un altro esempio ricorrente sia in Sda che nelle Etimologie è il nome d'aquila Thorondor "Re delle Aquile" (THOR/THORON), il quale è thoron "aquila" + taur "re", quset'ultimo qui manifestandosi come -dor. In Etim, questo nome appare anche come parte del nome di luogo Cilthorondor (KIL) oppure Cil-thorondor (THOR/THORON), che apparentemente significa "Crepaccio di Thorondor".
Il vocabolo andeith o "segno lungo" (un diacritico che indica vocali lunghe), menzionato alla voce TEK in Etim, riappare nella sua forma Sindarin della Terza Era andaith in SdA Appendice E. Questo è and = ann- "lungo" + *taith "segno" (antecedente teith, la forma data in Etim), l'iniziale t dell'ultimo termine essendo lenita in d nel composto andaith = *ann-daith.
Il vocabolo mindon, che nelle Etimologie è definito sia "torre" (MINI) che "colle isolato" (TUN) contiene anche una t lenita: la forma ancestrale è variamente data come minitaun e minitunda. Un altro vocabolo che incorpora una t lenita è muindor "fratello", con il suo "pl. analogico" muindyr: l'elemento finale viene dalla radice TOR "fratello". In tali vocaboli, nd dovrebbe restare anche in Sindarin.
Il nome Lhúndirien o Luindirien è detto significare "Torri Azzurre", un altro nome degli Eredluin o "Monti Azzurri" (LUG2, compitato Ered Luin nell'edizione pubblicata del Silmarillion). La parte -dirien di questo nome sembrerebbe essere quella tradotta "torri"; cfr. il Quenya tirion "torre di guardia" (TIR). Quindi abbiamo ancora un'altra t lenita, ma se tali nomi "Noldorin" degli Ered Luin debbano ancora essere validi nel Sindarin posteriore di Tolkien è alquanto dubbio. (In ogni caso, lo lh di Lhúndirien deve divenire una semplice l- in Sindarin; inoltre, -dirien come il plurale di *-dirion sarebbe una strana formazione in Sindarin: leggere *-diryn???) Se io fossi a scrivere in Sindarin, mi riferirei ai Monti Azzurri come agli Ered Luin, punto e basta.
Questo ci lascia soltanto con una manciata di vocaboli "Noldorin" con nd tra due vocali. Il nome Glorfindel (LÁWAR/GLÁWAR, GLAW-[R], SPIN, PHIN) occorre in SdA stesso, così non possiamo ben alterarlo in *Glorfinnel. Può esser notato, quantunque, che in una tarda fonte Tolkien scrisse che l'uso di tal nome "in Il Signore degli Anelli è uno dei casi del piuttosto aleatorio uso dei nomi trovato nelle più antiche leggende, ora riferite come Il Silmarillion, il quale schivò la riconsiderazione nella forma finale pubblicata de Il Signore degli Anelli. Ciò è infausto, dacché il nome è ora difficile da adattare in Sindarin" (PM:379). Non abbiamo detto precisamente cosa fosse "errato" col nome Glorfindel (cioè, perché esso non s'attaglia alla visione posteriore di Tolkien del Sindarin molto bene), ma parte del problema può ben essere stata che un nome di tal figura dovesse essere divenuto *Glorfinnel nella tarda Terza Era. La più semplice soluzione sembrerebbe che esso fosse semplicemente un'arcaica forma della Prima Era, preservata o rivissuta col suo proprietario reincarnato (dacché Tolkien aveva deciso che il Glorfindel di Gran Burrone fosse la stessa persona del Glorfindel di Gondolin di ritorno dalla Prima Era).
Una coppia dl altri nomi dalle Etimologie, Borthandos (BOR, KHAN) e Findabar/Findobar (PHIN, MBAR) può anche essre vista come arcaica. Discutere se questi dovrebbero essere *Borthannos o *Finnabar/Finnobar in Sindarin della Terza Era non è molto interessante fintantoché non vi è evidenza che tali nomi fossero affatto usati in epoche posteriori.
Finalmente abbiamo Eredlindon "Montagne del Lindon (Ossiriand)" (ÓROT, LIN2, LUG2; l'edizione pubblicata del Silmarillion impiega la compitazione in due parole Ered Lindon). L'elemento interessante è naturalmente Lindon; sarebbe esso pronunciato *Linnon in epoche posteriori? alla voce LIN2, Tolkien effettivamente scrisse: "Lindon, Lhinnon nome Ilk[orin] dell'Ossiriand". l'idea è probabilmente che Lindon sia la forma propria Ilkorin, laddove Lhinnon è un adattamento "Noldorin". Lhinnon dovrebbe corrispondere al Sindarin *Linnon, il quale potrebbe sembrare incoraggiante se volessimo modificare nd in nn. Ma dacché l'Ilkorin come la lingua indigena del Beleriand fu rimpiazzato dal Sindarin quando Tolkien rivide i suoi miti nei primi anni cinquanta, l'intero scenario linguistico subì grandi sconvolgimenti che dovevano anche essere tenuti in conto. Nella fonte post-SdA Quendi ed Eldar, il nome Lindon è presentato come essere né Ilkorin né "Noldorin"; Tolkien ora lo spiegava come una presa a prestito dal Nandorin (Elfico Silvano): "i Sindar... adottarono i nomi Lindi e Lindon, dando loro le forme Lindil (sg. Lindel)... e Lindon" (WJ:385). quindi, la forma Sindarin evidentemente era e sempre rimase Lindon. La medesima fonte elenca Glinnil come un termine Sindarin ereditato dai Lindi o Elfi Lindarin, così la modifica dell'intervocalico nd in nn aveva avuto luogo in vocaboli genuinamente Sindarin al tempo in cui il nome Lindon fu preso a prestito dal Nandorin: il vocabolo non fu pienamente adattato, forse deliberatamente, se esso continuò ad essere riconosciuto come una presa a prestito.
Tolkien afferma ulteriormente che nd rimase "anche prima della r, come Andros 'lunga-spuma'." Ciò sembra accordarsi alquanto bene col materiale "Noldorin" nelle Etimologie. Abbiamo il nome d'aquila Lhandroval (RAM), che riappare nella sua forma Sindarin Landroval in SdA stesso, gondrafn o gondram "pietra sgrossata" (DARÁM), e pendrad o pendrath "passaggio sopra o sotto un pendio, scalea" (PEN/PÉNED). Un'eccezione sembrerebbe essere il vocabolo anrand "ciclo, era" (RAD); la forma primitiva randâ citata in tale voce è ovviamente l'origine soltanto della seconda parte di anrand. Se l'an- prefissato è una forma di and "lungo", proprio come nell'esempio di Tolkien Andros sopra, possiamo chiederci perché tale vocabolo non appaia come *andrand. Un'altra eccezione sembra essere il nome Finrod (PHIN, RAUTÂ), dove il primo elemento rappresenta find "capelli"; perché non *Findrod? Secondo una nota di Tolkien pubblicata in VT41:9, il nome Find-raud > Findrod > Finrod mostra "perdita della mediale d prima di una d seguente, come nell'effettivo nome Sindarin Thinrod 'nobile membro dei Thindrim (Sindar)'." Il vocabolo anrand può quindi essere spiegato allo stesso modo: fu alterato da *andrand a causa della seguente d nell'elemento -rand, sovrapponendosi alla normale regola per cui nd è preservato prima della r. (Ma il vocabolo pendrad "scalea" [PEN/PÉNED] non s'adatta a tale sistema... dovrebbe essere stato invece *penrad, e nei nostri dizionari Sindarin dovremmo probabilmente usare tale forma emendata. Comunque, gli scrittori possono semplicemente usare pendrath del medesimo significato ed evitare il problema.)
Forse dovremmo leggere *anrann o *anran come la forma corrente di anrand nel Sindarin della Terza Era, poiché ivi rimane la questione di quel che finalmente accadde all'nd alla fine del secondo elemento di un composto. Dopo aver osservato che nd "rimase invece nd alla fine dei monosillabi pienamente accentuati come thond 'radice' (cfr. Morthond 'Radice Nera')", Tolkien aggiunse che "Nel corso della Terza Era il gruppo nd in fondo a parole più lunghe si trasformò in n da nn, come in Ithilien, Rohan, Anórien". Bene, quanto sono lunghe le "parole più lunghe"? L'esempio di Tolkien Rohan, la finale n del quale rappresenta il più antico nd, sembrerebbe indicare che un vocabolo di due sillabe è lungo abbastanza perché tale riduzione trovi luogo. Ancora Tolkien nel medesimo paragrafo cita un vocabolo di lunghezza simile, Morthond "Radice Nera", senza una simile riduzione in *Morthon. Mentre thond "radice" può essere un "monosillabo pienamente accentuato" di per sé, Morthond non è né monosillabico né con accento tonico sulla sillaba che termina in -nd. In SdA, questo è presentato come il nome di un fiume contemporaneo della Terza Era, così non possiamo ben presumere che esso sia particolarmente "arcaico" (cfr. SdA, capitolo 2 del Libro V, Il Passaggio della Grigia Compagnia, dove Elladan narra a Gimli: "Abbiamo appena lasciato dietro di noi le fonti del Morthond... Certo comprenderai il perché del suo nome: lo chiamano Cepponero." [L'originale, ancora una volta tradotto piuttosto infelicemente nell'edizione italiana, riporta "Siamo discesi dalla sorgente del Morthond... Non avrai bisogno d'ora in poi di domandare com'è il suo nome: Radice Nera lo chiamano gli uomini.", N.d.T.]) Invero SdA sembrerebbe indicare che vi fossero vocaboli "contemporanei" anche più lunghi di due sillabe ove un finale -nd persisteva invece di volgere in -nn e quindi -n, cfr. il Merethrond o "Grande Salone delle Feste" menzionato nel Libro V, capitolo 6 (Molte separazioni); questo è mereth "festa" + rond "(grande) salone".
Per ora il nostro corpus contiene esempi dello sviluppo da nd via nn in n alla fine dei vocaboli polisillabici. Per citare dapprima una fonte post-SdA, in RGEO:70 abbiamo aerlinn come un vocabolo che significa qualcosa come *"canto sacro" oppure inno. (Esso ricorre nell'iscrizione Tengwar che Tolkien pose in apice sopra la sua trascrizione del cantico A Elbereth Gilthoniel: Aerlinn in Edhil o Imladris, usualmente preso a significare qualcosa come *"Inno degli Elfi di Gran Burrone". Da un altro suggerimento aerlinn indica *"canto marino", dacché tale inno fu cantato dagli Elfi che erano ritornati da un pellegrinaggio agli Emyn Beraid nei pressi dell'oceano.) L'elemento finale di aerlinn è apparentemente *lind, la forma Sindarin del termine che in "Noldorin" era apperso come lhind "melodia" (LIN2).
Nel "Noldorin" delle Etimologie, possiamo trovare esempi simili. Le voci DO3/DÔ e LIN2 danno un vocabolo per "usignolo" come dúlind, dúlinn, dúlin(n), quindi confermando lo sviluppo nd > nn > n nelle "parole più lunghe" di cui Tolkien parla nell'Appendice E (sebbene un vocabolo di due sillabe sembrerebbe essere "lungo" abbastanza). Inoltre, le voci AM2 e PEN/PÉNED assieme forniscono tutti i membri di una terna ambend > ambenn > amben come il vocabolo per "pendio in salita" (il secondo elemento essendo una forma lenita di pend "declivio"). Alla voce DUL abbiamo anche tutte e tre le forme esplicitamente registrate nel caso del nome "Gondolind, -inn, -in", sc. Gondolind > Gondolinn > Gondolin. Le voci KHOR e ID mostrano anche come il nome Húrin evolvette via Húrinn da Húr-ind (che apparentemente significa qualcosa come *"mente vigorosa").
In un certo numero di altri casi, le Etimologie registrano soltanto la forma "originale" in -nd e la forma "finale" in -n, saltando la forma intermedia in -nn. Esse sono Aglond > Aglon "canalone, passo tra due alte pareti" (AK, detto essere un nome di luogo), Banwend > Banwen "Vána", nome di una Valië (compitato Vana nelle Etimologie) (BAN), Brethiliand > Brethilian "Foresta di Brethil" (BERÉTH), iðrind > iðrin "anno" (RIN), moerilind > merilin "usignolo" (TIN; la modifica da ö [qui compitato "oe"] in e evidentemente occorse durante il medesimo periodo che vide -nd divenire -n), othlond > othlon "via lastricata" (LOD), tuilind > tuilin "rondine" (TUY), Uinend > Uinen nome di una Maia, la moglie di Osse (UY - ma Tolkien più tardi rispiegherebbe tale nome come una presa a prestito dal Valarin, senza etimologia Elfica: WJ:404), e infine ulund > ulun "mostro, creatura deforme ed orrenda" (ÚLUG).
Nel caso Lhothland > Lhothlann "vuoto ed ampio", nome di una regione (LAD, leggere Loth- per Lhoth- in Sindarin), abbiamo la forma più antica in -nd e lo stadio successivo in -nn registrati, ma non la forma "finale" *L(h)othlan.
In pochi casi solamente le forme in -nn sono menzionate, ma non l'originale forma in -nd oppure la forma più tarda in -n, tali come dadbenn "in discesa, inclinato, prono" (ma il pieno sviluppo della controparte ambenn "pendio in salita" è registrato, vedere sopra). Angolonn "terra degli Gnomi (Noldor)" è un altro esempio; la controparte Quenya Ingolondë citata alla medesima voce (ÑGOLOD) punta ad una primitiva forma *Ñ·golondê (con ñ sillabica). La più antica forma "Noldorin"/Sindarin dovrebbe essere *Angolond, la forma "finale" *Angolon.
Nel caso del nome Túrin, la forma più antica Túrinn è registrata (per quanto il nome sia dato come "Túrin(n)" alla voce ID), ma la più antica forma *Túrind non è menzionata. (Contrasta con la serie piena Húrind > Húrinn > Húrin sopra, che include lo stesso elemento finale ind "pensiero intimo, significato, cuore".)
Quindi abbiamo un'intera serie di casi ove soltanto le "più antiche" forme in -nd sono registrate, mentre nessuna menzione è fatta di alcuna forma posteriore in -nn o eventualmente proprio -n: anrand "ciclo, era" (100 Anni Valiani) (RAD), atland "pendente, inclinato" (TALÁT), Baragund (nome masc.) (BARÁS, KUNDÛ), camland "palmo della mano" (LAD), Celebrond "Mazza Argentea" (RUD), Elulind (nome di persona, ?"Cantante Celeste") (3EL), Elrond "Volta di Stelle", "volta dei cieli", nome del figlio di Eärendil (Earendel) (EL, ROD, 3EL), Felagund (nome masc., in Etim suggerito significare *"Principe delle Caverne", sebbene Tolkien più tardi lo reinterpreterebbe) (KUNDÛ, PHÉLEG), talagand "arpista" (ÑGAN/ÑGANAD, anche come nome masc. Talagand). Vi è anche il nome Nargothrond (o Narogothrond), "Fortezza del Narog" (NÁRAK, OS, ROD), che Tolkien in SdA Appendice E usò come un esempio di un antico nome che ancora riteneva l'-nd nella Terza Era.
L'ultima categoria può essere comparata ai vocavoli genuinamente Sindarin (non "Noldorin") trovati nel saggio post-SdA Quendi ed Eldar: in WJ:414 abbiamo Hadhodrond come il nome Sindarin di Khazad-dûm o Moria (questo è Hadhod, un adattamento Grigio-elfico del Nanesco Khazâd "Nani", più rond "caverna"). Sulla stessa pagina abbiamo anche othrond per "roccaforte sotterranea" (ost "fortezza", ridotto a oth- prima della r-, più rond "cava"). Tolkien non scrisse *Hadhodron(n), *othron(n).
Ciò completa il nostro colpo d'occhio sullo zoo delle diverse forme attestate. Così che deve fare il povero "regolarizzatore", tentando di cristallizzare una compitazione standard per le persone interessate a scrivere in Sindarin della Terza Era?
Di tutti i nomi propri sin qui menzionati, dovremmo probabilmente lasciarli più o meno stare. Certamente è recisamente incoerente avere (diciamo) Baragund prossimo a Húrin. Entro la storia immaginata, mentre il popolo ancora diceva Baragund, si diceva anche Húrind - e quando quest'ultimo nome fu infine ridotto a Húrin, Baragund fu similmente ridotto a *Baragun. Comunque, l'incoerenza nella compitazione può effettivamente essere alquanto in accordo con la storia interna che Tolkien immaginò per il Silmarillion (ove tali nomi occorrono). Osserva Christopher Tolkien nella sua Prefazione, "Mio padre era giunto a intendere Il Silmarillion quale una compilazione, un compendio narrativo, steso tardivamente sulla scorta di fonti assai diverse (poemi, annali, racconti di tradizione orale) trasmesse per retaggio antichissimo." Fonti di varie epoche e scritti di molti differenti autori dovrebbero certamente esibire considerevoli differenze nella compitazione - alcuni citando i nomi più o meno come essi erano effettivamente pronunciati nella Prima Era, altri rappresentandoli come essi erano venuti ad essere pronunciati in Sindarin contemporaneo. Sappiamo che Tolkien immaginò differenti compitazioni; nelle Etimologie, voce WEN/WENED, egli puntava al fatto che i nomi Morwen e Eleðwen "non mostrano -d anche nella compitazione arcaica" come evidenza che essi non potevano discendere da **Morwend, **Eleðwend. Perciò, la "compitazione arcaica" rifletteva il più antico -nd dov'esso era stato una volta presente, e l'implicazione è che vi fosse anche una "compitazione moderna" che ometteva la finale -d, dacché essa non fu più pronunciata ad ogni modo. Ma la scrittura può essere anche alquanto conservativa, specialmente nel caso dei nomi propri. Così quando leggete, diciamo, Baragund nel Silmarillion, potete prenderlo come una "compitazione arcaica" di un nome che era effettivamente pronunciato *Baragun nella Terza Era - laddove Húrin, Túrin sono campioni di una compitazione "riveduta" o "moderna", che tiene in conto il fatto che nessuno effettivamente diceva più Húrind, *Túrind. (O forse l'effettiva compitazione "riveduta" Tengwar era piuttosto Húrinn, Túrinn; vedere sotto riguardo alla compitazione Tengwar di aerlinn. Se così, nomi come Húrin e Túrin sono semplicemente trascritti in conformità con la pronuncia della Terza Era, così come Tolkien in SdA utilizzò la trascrizione Noldor invece di Ñoldor oppure Ngoldor in quanto l'iniziale ñ [come ng in king] venne ad essere pronunciata n nella Terza Era - egli quindi ignorava la distinzione ñ/n che era ancora sorretta in scrittura Tengwar. Ignorare una distinzione solamente ortografica tra la singola n e la doppia nn sarebbe anche meno drammatico.)
A destare alto interesse a tale riguardo è WJ:5, dove Tolkien assume la prospettiva di un annalista che scrive in epoche posteriori: "Beleriand è il nome della contrada che giaceva su entrambi i lati del grande fiume Sirion innanzi che gli Antichi Giorni fossero terminati. Tale nome riportano gli antichi registri che sopravvivono, ed è qui ritenuto in quella forma, sebbene ora sia chiamato Belerian." Pertanto l'uso della forma Beleriand è un deliberato arcaismo; in Sindarin contemporaneo il nome era pronunciato Belerian. Nomi come Baragund etc. sarebbero pure arcaismi, laddove una compitazione come Húrin riflette la pronuncia corrente in epoche successive; nella Prima Era, Húrin avrebbe chiamato sé stesso Húrind.
Apparentemente "compitazioni arcaiche" erano ancora alquanto comuni nella Terza Era, e nel testo di SdA ciò è anche riflesso in nomi che erano ancora in uso contemporaneo, tali come Morthond, Merethrond o Elrond. Quando tali nomi erano usati in un linguaggio forestiero come l'Ovestron, il popolo sarebbe forse stato incline a pronunciarli esattamente come scritti, ravvivando la finale -d che era effettivamente decaduta in Sindarin contemporaneo come parlato dagli Elfi. Abbiamo già deciso di lasciar stare i nomi propri nella loro forma regolarizzata del Sindarin, utilizzando qualunque compitazione Tolkien stesso impiegasse.
Quanto a forme come othrond piuttosto che *othron(n) occorrente in Quendi ed Eldar (WJ:414), sembra che Tolkien in molti casi citasse deliberatamente una forma alquanto arcaica del Sindarin in questo saggio - forse a causa del fatto che la derivazione ultima dei vocaboli era mediante ciò meno offuscata. Osservare che la medesima fonte cita anche vocaboli che includono ancora la vocale ö (compitata "oe", e.g. Eboennin in WJ:387), sebbene la ö si fosse fusa con la e nel tardo Sindarin della Terza Era. abbiamo già citato un esempio dalle Etimologie che sembra indicare che la forma del "Noldorin"/Sindarin che ancora aveva oe = ö, preserva anche il finale -nd: moerilind come un termine per "usignolo", che solo più tardi diviene merilin (vedere TIN).
Othrond e moerilind/merilin ci accompagnano su vocaboli comuni (come opposto ai nomi), e nel caso di tali vocaboli dobbiamo decidere su qualche sorta di compitazione standard. Ricapitolando di nuovo quel che Tolkien dice in SdA Appendice E: "nd divenne per lo più nn... rimase invece nd alla fine dei monosillabi pienamente accentuati...Nel corso della Terza Era il gruppo nd in fondo a parole più lunghe si trasformò in n da nn, come in Ithilien, Rohan, Anórien." Così le regole per come trattare l'originale nd sono come segue: 1) lasciarlo stare alla fine dei monosillabi accentuati, 2) mutarlo nella semplice n alla fine dei vocaboli "lunghi", 3) altrimenti cambiarlo in nn. Quindi l'unica oscurità rimanente è proprio quanto è lungo un vocabolo "lungo". Come già messo in evidenza, Tolkien include Rohan fra i suoi esempi, il che sembrerebbe indicare che un vocabolo di due sillabe è "lungo" abbastanza (oppure vedremmo **Rohann). Quindi "lungo" significa semplicemente "polisillabico". Ma l'esempio aerlinn in RGEO:70 (una fonte post-SdA!) sembra indicare che un vocabolo di due sillabe non è lungo abbastanza perché nn sia ridotto alla n. Se definiamo vocaboli "lunghi" come vocaboli di tre o più sillabe, la forma aerlinn è proprio quel che dovremmo aspettarci secondo le regole esposte da Tolkien in Appendice E.
Può essere che Rohan sia un esempio alquanto "cattivo". Non è puro Sindarin in ogni modo, ma un adattamento Gondoriano/Ovestron di un nome Sindarin (con h per ch; l'Appendice E nota anche che ch "finì con l'indebolirsi in h nel linguaggio di Gondor, e quella modifica è stata individuata in pochi nomi, come Rohan, Rohirrim" [ancora una volta la traduzione italiana pubblicata sembra provenire da un altro libro, per cui qui riporto unicamente la mia versione dell'originale, N.d.T.). Alla luce dell'esempio aerlinn, possiamo chiederci: la normale forma Sindarin sarebbe Rochann, forse usualmente compitata Rochand a causa del generale conservatorismo nella compitazione dei nomi propri come opposto ai nomi comuni (aerlinn essendo un esempio di questi ultimi)? Giusto prima di discutere lo sviluppo di nd, Tolkien scrisse: "È da osservarsi che le consonanti scritte due volte, come tt, ll, ss, nn, rappresentano consonanti lunghe o 'doppie'. Alla fine dei vocaboli di più di una sillaba venivano di solito troncate: Rohan invece di Rochann (arcaico Rochand)." Ma quale linguaggio viene discusso qui, il Sindarin oppure l'Ovestron? L'esempio dato, Rohan, è Sindarin Ovestronizzato. Ancora recando il termine aerlinn (arcaico *aerlind) in mente, possiamo concludere che l'effettiva forma Sindarin fosse Rochann oppure l'arcaico Rochand. Almeno quella era come essa era compitata (in RGEO:70 abbiamo aerlinn attestato in scrittura Tengwar!), sebbene forse -nn alla fine dei vocaboli era venuto ad essere pronunciato non differentemente dalla normale -n. UT:318 approfondisce un poco sul nome Rohan:
[Le] forme [Sindarin] corrette erano Rochand... nelle Cronache di Gondor i nomi erano scritti Rochand, o Rochan... In Rochand era stato aggiunto il suffisso Sindarin -nd (-and, -end, -ond), che era comunemente usato nei nomi di regioni o contrade, ma il -d di solito veniva lasciato cadere nel parlato, soprattutto nel caso di nomi lunghi, come Calenardhon, Ithilien, Lamedon, etc.
(Da ciò è chiaro che il nome Rohan occorrente in un contesto Sindarin dovrebbe probabilmente essere compitato Rochand, questa essendo la sua forma "propria".) Nuovamente, Tolkien insiste sul fatto che il pieno sviluppo -nd > -nn > -n fosse "soprattutto" caratteristico dei vocaboli "lunghi" soltanto, gli esempi qui elencati avendo tre o quattro sillabe.
Sembra che dovremmo semplicemente avere di che stabilire audacemente qualche sorta di regola per regolarizzare i vocaboli Sindarin che si accordano almeno ragionevolmente bene agli esempi che Tolkien fornì (dobbiamo realizzare che nessuna singola regola può spiegare tutto delle sue compitazioni). Regola suggerita per la compitazione standardizzata di vocaboli polisillabici che originariamente terminavano in -nd: regolarizzare in conformità con aerlinn e lasciare manifestare il primevo -nd come -nn alla fine di vocaboli di due sillabe. Soltanto in vocaboli genuinamente "lunghi", tre o più sillabe, -nn è ulteriormente da ridurre a -n. Per noi come potenziali utenti del Sindarin vi sono anche certe considerazioni pratiche: se fossimo a regolarizzare -nd/-nn alla semplice -n alla fine di tutti i vocaboli polisillabici, avremmo a memorizzare in ciascun caso se la -n rappresenti il più antico -nn oppure fosse la semplice -n da sempre, dacché l'originale doppia nn sarebbe preservata prima (diciamo) della desinenza collettiva plurale -ath. Così se fossimo a regolarizzare aerlinn in *aerlin (per andare con Rohan piuttosto che Rochann), dovremmo ancora rammentare che il plurale collettivo dovrebbe essere *aerlinnath con la doppia n intatta. Con una tale compitazione saremmo lasciati a chiederci se un vocabolo come aran "re" rappresenti il più antico *arann, nel qual caso il plurale collettivo dovrebbe essere *arannath, oppure se esso fosse semplicemente aran dall'inizio, con un plurale collettivo *aranath. (I due sarebbero pronunciati alquanto differentemente: accentati ARanath e arANNath, rispettivamente - la prima delle quali è probabilmente la forma corretta.) Così nell'interesse della semplicità, sembra meglio ritenere la doppia nn nella scrittura, ovunque noi non siamo a forzare le intenzioni di Tolkien troppo oltre così facendo. L'esempio aerlinn ci fornisce di un precedente Tolkieniano post-SdA cui possiamo appellarci regolarizzando il suo più antico materiale. (Ma non possiamo ritenere -nn in vocaboli di tre o più sillabe senza andare al di fuori delle compitazioni di Tolkien sanzionate in SdA; perciò dovremmo scrivere perian piuttosto che *periann per "halfling/hobbit", e dobbiamo giusto tentare di rammentare che il plurale collettivo è periannath piuttosto che **perianath! L'nn di periannath probabilmente rappresenta il più antico *nd, così il vocabolo è rilevante per questo articolo.)
Daremo una piena lista di compitazioni suggerite regolarizzate dei vocaboli (non comprendente nomi propri) discussi qui in sezione 4. Le compitazioni attestate - talvolta differenti, talvolta no - sono date fra parentesi, assieme alla fonte (voce nelle Etimologie, o libro e pagina). Dacché le forme possono così essere immediatamente comparate, non asterischiamo le nostre compitazioni regolarizzate pure se differiscono dalla compitazione di Tolkien:
aerlinn *"canto sacro" o con ogni possibilità *"canto marino" [aerlinn, RGEO:70]A questa lista potremmo aggiungere *mindonn "torre" o "colle isolato", se questo fosse derivato da minitunda come alla voce TUN nelle Etimologie: quindi avremmo una più antica forma *mindond, e la compitazione di Tolkien mindon sarebbe giusta una rappresentazione alternativa della forma posteriore *mindonn. D'altra parte, mindon è derivato da minitaun alla voce MINI; se così la compitazione mindon è abbastanza propria, dacché secondo tale scenario questo vocabolo non terminò mai in null'altro che una singola -n. Scegliete la vostra opzione... ma se io necessitassi di un termine Sindarin per "tower", utilizzerei barad o minas invece, tali vocaboli essendo attestati in SdA e fonti posteriori. Può essere che Tolkien alla fine giunse a pensare a mindon come a un termine Quenya piuttosto che Sindarin (esso occorre nel poema Markirya: atalantië mindoninnar o mindonnar, "sopra torri cadute" [MC:222 cfr. 215]).
Ardalambion