Il problema dinanzi a noi è questo: dovrebbe all'originale doppia ss essere consentito di rimanere alla fine dei vocaboli, oppure essa dovrebbe essere semplificata in s? Nelle Etimologie, così come in fonti posteriori, la compitazione di Tolkien è talvolta men che coerente. Considerare un vocabolo per "gioia": alla voce GALÁS, è compitato glas. Tale s deve originariamente essere stata una doppia ss (altrimenti sarebbe scomparsa in tale posizione), e ciò è confermato dall'affine Quenya alassë. Tolkien non elencò la primitiva originale da cui entrambi i vocaboli discendono, ma essa è chiaramente intesa come *galassê. Ed invero, se volgiamo alla voce BOR, il medesimo vocabolo per "gioia" è menzionato nuovamente – ma qui è compitato glass con l'originale doppia ss intatta! Così quale compitazione dovrebbe adottare il povero lessicografo Sindarin?
Strettamente correlato è il problema di come si dovrebbero compitare tali vocaboli dalla doppia-ss quando appaiono in composti. Alla voce BOR, il sostantivo glass "gioia" (così compitato) è menzionato in connessione col nome Borlas, del quale forma il secondo elemento. La g sparisce a causa della normale lenizione, ma osservare che qui, la doppia ss è semplificata in s. Così pure se fossimo ad adattare la regola per cui una doppia ss finale è da mantenersi quando un vocabolo monosillabico appare da per sé, forse dovremmo introdure una regola addizionale il cui tenore è che essa è semplificata in una singola s quando appare come l'elemento finale di un composto? Di nuovo, la compitazione di Tolkien è men che coerente. Alla voce BES, egli menziona bess "donna" come il discendente del primitivo bessê; qui la doppia ss è mantenuta nella compitazione del vocabolo discendente. Ancora alla voce BES, Tolkien cita anche il composto herves "moglie". Ciò combina bess (lenito vess) con un elemento prefisso her- che è derivato dalla radice KHER "reggere, governare" - una herves essendo, etimologicamente, una "donna che domina [su di una casa]", mettendo in parallelo hervenn "moglie". Osservare che in herves, la doppia ss di bess è stata semplificata in s. Sin qui, Tolkien segue il medesimo principio come nel nome Borlas, l'elemento finale del quale rappresenta glass. Se ci rivolgiamo alla voce KHER, il vocabolo per "moglie" è menzionato di nuovo, ma ora è compitato hervess senza semplificazione della finale -ss!
Ora tali discrepanze non rappresentano realmente un effettivo problema - neppure in termini "interni": in un mondo pseudo-medievale come la Terra di Mezzo, senza accademie centrali del linguaggio a definire una "corretta" compitazione, tali incoerenze sarebbero certamente comuni. Ancora i lessicografi Sindarin della nostra propria era dovrebbero probabilmente imporre una compitazione coerente invece di copiare insensatamente le fonti primarie. Vi sono due problemi qui: 1) dovrebbe la finale -ss in vocaboli monosillabici essere semplificata in -s oppure no, e 2) pure se adottassimo tale compitazione con doppia-ss quando i vocaboli ricorrono da sé stessi, dovrebbe la finale -ss essere semplificata in -s quando il vocabolo appare come il secondo elemento di un composto? Bess o *bes, hervess o herves? Tratteremo tali problemi separatamente.
Guarderemmo normalmente a SdA ed agli scritti post-SdA di Tolkien per trovare alcuni esempi genuinamente Sindarin con cui potremmo regolarizzare il materiale "Noldorin". Comunque, tali fonti sono talvolta men che giovevoli in tale faccenda. L'affine Sindarin del Quenya lassë "foglia" è citato nelle Lettere:282 come "las(s)"! Qui, Tolkien sembra dirci che non ha importanza se il vocabolo sia compitato las oppure lass. Tuttavia, nelle Etimologie, il corrispondente vocabolo "Noldorin" era risolutamente stato dato come lhass (voce LAS1), e nella maggior parte delle fonti post-SdA, Tolkien mantiene ss alla fine dei vocaboli monosillabici:
Tali esempi sono in accordo con la regola implicitamente stabilita in SdA Appendice E: "È da osservarsi che le consonanti scritte due volte, come tt, ll, ss, nn, rappresentano consonanti lunghe o 'doppie' . Alla fine dei vocaboli di più di una sillaba venivano di solito troncate." Ciò implica che alla fine di vocaboli di soltanto una sillaba, le consonanti lunghe non erano accorciate - almeno non ortograficamente.
Contro tale regola e gli esempi elencati sopra possono citarsi poche compitazioni come nos "parentado, famiglia", menzionato in PM:320 come l'affine del Quenya nossë: potremmo esserci aspettati la compitazione noss (la quale effettivamente occorre in una fonte pre-SdA). A dispetto di tale discrepante esempio, possiamo concludere che la compitazione preferita Sindarin è di mantenere la doppia -ss alla fine dei monosillabi. Effettivamente, questa è anche la compitazione che Tolkien normalmente impiegò nelle Etimologie, quando il Sindarin era ancora "Noldorin":
Gli esempi elencati sopra di sicuro superano in numero i vocaboli dove un'originale doppia -ss è stata ridotta ad -s. Come si è visto, Tolkien nel caso di glas/glass "gioia" menzionò ambedue le alternative (GALÁS vs. BOR); alla luce di tutti gli esempi elencati sopra, i lessicografi Sindarin dovrebbero probabilmente adottare la compitazione glass. Sospetto che Tolkien elencò entrambe le alternative pure alla voce RIS, ove il testo pubblicato legge "*risse-: N rhis, rhess una ravina". Se rhess è un travisamento per *rhiss (il solo vocabolo che il primitivo risse- sarebbe capace di dare), la più corta forma rhis sarebbe meramente una compitazione alternativa del medesimo vocabolo. In qualche modo, i lessicografi Sindarin possono con sicurezza adottare la forma *riss come un vocabolo per "ravina" (tenendo in conto pure la revisione rh- > r-). Se fossimo ad accettare rhess come una corretta trascrizione del manoscritto di Tolkien, dobbiamo presupporre pure un'altra forma primitiva (probabilmente *rissâ). La forma e compitazione Sindarin dovrebbe quindi essere *ress, questo essendo un mero sinonimo di *riss.
Alla voce DYEL, il vocabolo delos "aborrimento" è spiegato essere probabilmente una combinazione di del e gos (-os), il primo rappresentando il radicale DYEL "provare paura", quest'ultimo il radicale GOS "spavento". Comunque, non penso che ciò debba essere preso come implicasse che un vocabolo ?gos apparve da per sé in "Noldorin" (certamente non v'è evidenza neanche per ?del come un vocabolo separato!), così non si ha di che considerare se tale ?gos dovrebbe essere compitato *goss oppure no. (Alla voce GOS, Tolkien asteriscò *Goss come l'ipotetico affine "Noldorin" del Quenya Ossë, il nome del Maia: l'asterisco indica che questo nome - che apparentemente significa "Terrore" - non appariva in tale forma in "Noldorin".)
In almeno un vocabolo, Tolkien semplificò la grafia di -ss in -s senza menzionare la forma alternativa in -ss da nessuna parte. Penso che questo sia un esempio virtualmente unico (ecceto che per i non interamente comparabili casi rhîs, dîs discussi sotto). Il vocabolo in questione è gas "buco, fessura". La voce GAS in Etim elenca ambedue le forme primitive gassâ e l'affine Quenya assa, e considerando tutti gli esempi elencati sopra, non penso che i lessicografi Sindarin dovrebbero esitare ad adottare la compitazione *gass invece.
NOTA: la forma hmas "sudiciume, macchia" è assai strana. Dovrebbe avere la finale -ss? Alla voce per il radicale SMAG, Tolkien dapprima derivò i vocaboli maw "sudiciume, macchia" e mael "macchiato". Quidi ebbe l'"intuizione" che un radicale in SM- dovrebbe dare vocaboli "Noldorin" in hm- (i.e., la m afona) invece. Pertanto, secondo il testo come stampato in LR:386, egli cambiò maw e mael in hmas e hmael, rispettivamente. Naturalmente, ci aspetteremmo che maw fosse emendato in *hmaw, non hmas! Di quest'ultima forma sarebbe difficile render conto, daro quel che si pensa di sapere su come il "Noldorin"/Sindarin si sviluppò dal primitivo linguaggio Elfico. Data la prossimità di W ed S su di una tastiera, penso che si possa assumere che "hmas" sia semplicemente un refuso per *hmaw, e pertanto irrilevante per la nostra discussione qui. Incidentalmente, la forma Sindarin dovrebbe essere maw ancora una volta, dacché la revisione m > hm fu apparentemente ripristinata più tardi.
Nel vocabolo rhîs "regina" (RIG), una primitiva doppia ss era probabilmente presente ad uno stadio (*rîgisse), ma qui la semplificazione in -s è giustificata dalla precedente vocale lunga: la (piuttosto farraginosa) grafia *rhîss suggerirebbe una sillaba super-lunga la quale non è effettivamente presente. Tale vocabolo può essere accettato in Sindarin com'è, eccetto che per la revisione rh- > r-. Anche il vocabolo dîs "sposa" può essere accettato in tale forma. Alla voce NDIS in Etim, Tolkien derivò dîs dal primitivo ndîse via "Antico Noldorin" ndîs, ma dacché ciò dovrebbe regolarmente aver prodotto il "Noldorin" **dî invece, dobbiamo probabilmente concludere che la finale -s fu mantenuta o reintrodotta per analogia col vocabolo correlato dess "giovane donna" (che rappresenta l'"Antico Noldorin" ndissa). Tuttavia, l'analogia apparentemente non era forte abbastanza da introdurre una doppia ss in dîs, così la compitazione **dîss è fuori dalla questione - anche in quanto fuorviantemente suggerirebbe una sillaba super-lunga.
Onde evitare sillabe super-lunghe, pure ortograficamente, dovremmo probabilmente anche adottare la compitazione con la singola -s ogniqualvolta l'inflessione plurale di un vocabolo fa scaturire un dittongo prima della doppia -ss. Ciò è rilevante per vocaboli con la vocale a, la quale al plurale diviene ai. Per esempio, abbiamo argomentato che il termine per "corno" dovrebbe compitarsi rass piuttosto che ras, ma la forma plurale "corni" dovrebbe compitarsi rais (come nell'Appendice del Silmarillion, voce ras). Una grafia come *raiss parrebbe, come minimo, farraginosa. Le forme plurali di glass, lass, nass, rhass, tass dovrebbero probabilmente essere parimenti compitate *glais "gioie", lais "foglie" *nais "punte", rhais "precipizi", tais "lavori". (La forma plurale lais "foglie" è attestata nel composto Dantilais = *Dant i-lais "Caduta-[de-]le-Foglie", un vocabolo transiente per Autunno, PM:135.)
Si potrebbe argomentare, allora, che sarebbe meglio adottare la compitazione con la singola -s in tutti i numeri e posizioni (intendo che il principale Sindarista David Salo vuol fare così). Ciò sembrerebbe semplificare alcune faccende, ma penso che vi siano buone ragioni di lasciar stare la doppia ss. In primo luogo, tale grafia è chiaramente quella dominante nelle fonti primarie: se adottiamo tale compitazione come modello, avremmo a che "subornare" le grafie di solamente pochissimi vocaboli. (Invero gas invece di *gass sembra essere il solo esempio di un vocabolo ove la nostra compitazione preferita non sarebbe direttamente attestata negli scritti di Tolkien, sebbene in un certo numero di altri casi, ambedue le varianti occorrano - come nos vs. noss, glas vs. glass.) Dovrebbe essere considerato un traguardo in sé non rimaneggiare il materiale di Tolkien più di quel che realmente serve al fine di conseguire un minimo di coerenza.
Direi che vi sono anche altri argomenti in favore del mantenimento della doppia -ss alla fine dei monosillabi. Ognuno concorda [sul fatto, N.d.T.] che la doppia ss dovrebbe essere ritenuta tra due vocali, come in brassen "al calor bianco" (BARÁS); finora tale aggettivo è derivato dal sostantivo brass "calor bianco", ed emendare la grafia di quest'ultimo vocabolo in *bras oscurerebbe almeno esilmente la connessura tra il sostantivo e l'aggettivo. Comunque, ciò che considero il miglior argomento in favore del mantenimento della doppia -ss è, piuttosto paradossalmente, che saremmo allora liberi di semplifcarla in una singola s - come uno stratagemma grammaticale del Sindarin scritto.
Il Sindarin spesso usa un genitivo non flessivo; per esempio, i vocaboli aran "re" ed il nome Moria possono essere combinati come aran Moria, "[il] re [di] Moria", come nell'Iscrizione del Cancello riprodotta in SdA. Se adottassimo un termine altrimenti usato a descrivere la grammatica Semitica, il primo vocabolo di una tale costruzione può esser detto apparire nello stato del costrutto. In una frase come aran Moria, il vocabolo aran non significa semplicemente "re": esso appare nello stato del costrutto e piuttosto significa "[il] re [di]...", che collega con qualche vocabolo seguente. Aran è uno dei vocaboli che non subiscono modifiche nello stato del costrutto, ma assai spesso, i sostantivi Sindarin son visti come abbreviati quando sono così usati (vi sono chiari paralleli a ciò nella grammatica Semitica). Le vocali lunghe possono divenire corte, consonanti doppie possono essere semplificate. Le Etimologie, voce TOL2, citano il vocabolo per "isola" come toll; esso può essere ancora accorciato in tol nello stato del costrutto, com'è evidente dal nome di luogo Tol Morwen *"Isola di Morwen" menzionata nel Silmarillion ed altrove (WJ:296). La doppia -ss può parimenti essere semplificata nello stato del costrutto, com'è evidente dalla voce NÔ in Etim: qui il vocabolo per "casa" nel senso di "famiglia" è citato come noss, ma immediatamente in seguito, Tolkien fornisce l'esempio Nos Finrod "Casa di Finrod". Osservare come noss "casa" qui divenga nos "casa di". Se fossimo ad adottare la compitazione nos dappertutto (citando PM:320 come una giustificazione post-SdA per questo), ci depriveremmo dell'opportunità di fare tali sottili distinzioni in Sindarin scritto.
Con solamente poche eccezioni, questo è invero il sistema che è visto impiegare da Tolkien. Osservare il nome Caradhras "Cornorosso", il quale in SdA Appendice E è detto rappresentare caran + rass. (Cfr. anche alcuni degli altri nomi in -ras menzionati sopra: Methedras, Barad Nimras.) Mentre Tolkien citò il discendente Sindarin dell'Eldarin Comune russâ "dai capelli rossi, ramato" come ross, tale asserzione forma parte di una discussione del nome Maedros (VT41:10; l'edizione pubblicata del Silmarillion ha Maedhros con dh invece della d, ma le fonti sono in d'accordo [sul fatto, N.d.T.] che ross sia semplificato in -ros alla fine di un composto). Cfr. anche l'elemento finale del nome di luogo Cair Andros "Nave dalla lunga scia", tradotto in una nota a pié pagina in SdA Appendice A, sebbene tale vocabolo *ross = "spuma" o "spruzzaglia" debba essere mantenuto distinto da ross ?"dai capelli rossi" in Maed(h)ros. (Il nome Elros è tradotto "Schiuma di stelle"; osservare che la forma Quenya è Elerossë, PM:349.) Abbiamo concluso che il vocabolo per "parentado" o "famiglia" è meglio compitato noss, ma è propriamente accorciato in -nos in un composto come Drúnos "una famiglia del popolo dei Drû" (UT:385). In SdA e fonti post-SdA troviamo anche composti che incorporano loss "neve" e l'aggettivo correlato gloss "bianco abbagliante" (vedere VT42:18 per tali forme indipendenti), ed ambedue i vocaboli quindi appaiono come -los: Mallos occorre come il nome di una pianta nel verso cantato da Legolas in Minas Tirith ("le dorate campane spargono mallos ed alfirin"); mallos apparentemente significa "neve dorata" o "bianco dorato". Uilos, "sempre-niveo" o "sempre-bianco", ricorre sia come il nome Sindarin di Taniquetil (Quenya Oiolossë) che come il nome di una pianta: UT:316. E mentre le Lettere:282 alquanto indecisamente danno il vocabolo per "foglia" come las(s), la medesima fonte indica che "collezione di foglie" dovrebbe essere golas: tale vocabolo non è dato come *golass oppure come *golas(s), poiché a causa dell'elemento prefisso, non è più monosillabico, ed in un vocabolo polisillabico, una -ss finale è regolarmente ridotta ad -s. Perciò Legolas, non *Legolass.
Come dimostrato sopra, nelle Etimologie Tolkien mantenne la doppia -ss alla fine di vocaboli monosillabici in quasi tutti i pochi casi. Tuttavia, l'ortografia impiegata in Etim è anche prevalentemente in conformità con la regola di ridurre la doppia consonante in -s alla fine di vocaboli polisillabici:
Per quanto posso vedere, solamente pochissimi composti elencati nelle Etimologie non sono in accordo con tale sistema. Nel caso di hervess "moglie" (KHER), troviamo la "corretta" compitazione herves alla voce BES, e quanto a Uiloss, che ricorre soltanto nella voce rigettata EY, la compitazione "corretta" Uilos occore nelle voci GEY, OY e GOLÓS (sebbene anche la prima di queste fosse depennata). Il solo esempio interamente "errato" è Gochrass, il nome di una muraglia montuosa a strapiombo, menzionaa come una forma transiente alla voce KHARÁS. L'elemento finale è detto essere rhass "precipizio", così tale composto "dovrebbe" essere stato compitato invece *Gochras. È un sollievo, quindi, che Tolkien abbia cambiato tale nome di luogo in Gochressiel! In questo più lungo nome, la doppia consonante ss non è più finale, e tra due vocali essa è correttamente mantenuta.
Quanto al comportamento dei vocaboli in -ss quand'essi occorrano come primo elemento di composti, la regola sembra essere che la doppia ss è mantenuta quando è seguita da una vocale, ma semplificata in -s prima di una consonante. Quindi criss "fenditura, taglio" (Etim, voce KIRIS) sopravvive nella sua piena forma nel nome di luogoCrissaegrim *"Picchi del Crepaccio", menzionato nel Silmarillion. D'altra parte, il "Noldorin" lhass "foglia" è ridotto a lhas- nel composto lhasbelin "foglia che appassisce" = "autunno" (Etim, voce LAS1; in Sindarin, leggere l- per lh-). Pertanto, sebbene raccomanderei di alterare la compitazione di gas "buco, fessura" in *gass, la compitazione di un composto come gasdil "tappabuco" (GAS, DIL) non dovrebbe essere cambiata.
P.S: Naturalmente, in questo e tutti i vocaboli similari la doppia ss riapparirebbe se qualche desinenza che inizia in una vocale fosse aggiunta, come nel plurale collettivo *hervessath, oppure se fossimo a derivare un aggettivo *hervessui od *hervessen "di moglie": l'abbreviazione -ss > -s non può occorrere a meno che tale doppia consonante sia assolutamente finale.
Ardalambion