Chiamato anche: Valian, e (in Quenya) Valya o Lambë Valarinwa
di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri
La maggior parte dei termini words sono del modello (V)CVCV...etc, con pochi gruppi di consonanti, sebbene br, lg, ll, gw, k, st siano mediamente attestati.
Un'inserzione plurale -um- si riscontra in Mâchanâz pl. Mâchanumâz "autorità, Aratar". Questo è tutto ciò che possiamo sapere della grammatica Valarin. (Vedere, comunque, ayanûz nel dizionario sottostante riguardo a una possiblie desinenza inflessionale.)
Il termine duamanûðân "danneggiato" può sembrare un participio passato dal suo glossario; se fossimo stati a conoscenza del verbo "to mar", potremmo aver isolato il morfema usato per derivare tale participio. Tuttavia, il solo verbo attestato è akaân, a significare "egli dice". Presumibilmente questa parola può essere suddivisa in una radice "dire" con affisso indicante "egli" e "presente", ma non possiamo isolare i morfemi in assoluta confidenza.
Come puntualizzato da Rúmil, termini, specialmente nomi, tendono ad essere piuttosto lunghi, anche più di otto sillabe come Ibrîniðilpathânezel "Telperion".
Tutti i nomi conosciuti dei diversi Valar terminano per -z: A3ûlêz "Aulë", Arômêz "Oromë" (vedere il vocabolario riguardo allo spelling), Mânawenûz "Manwë", Tulukastâz "Tulkas", Ulubôz o Ullubôz "Ulmo". Altri nomi no hanno tale terminazione, non ultimo il nome del Maia Ossë (Ooai, Oai). Ma significativamente, le parole ayanûz "ainu" e Mâchanumâz "Aratar" hanno la stessa finale. Alla voce ayanûz nel vocabolario sottostante, sì suggerisce che una specie di desinenza inflessionale è presente in tale vocabolo.
L'unica cosa che si può dire sulla sintassi è che gli aggettivi sembrano seguire il sostantivo che descrivono: Aþâraphelûn Amanaial "Arda incorrotta", Aþâraphelûn Duamanûðân "Arda corrotta".
A3ûlêz nome dal significato sconosciuto, alterato a produrre il Quenya
Aulë. (WJ:399)
amanaial "incorrotto" (WJ:401)
aþar "tempo fissato, festività" (adottato in
Quenya, ivi divenendo asar nel dialetto Noldorin generalmente
col cambio þ [th] > s). (WJ:399) Cf.
aþâra.
aþâra "designato" (cf. aþar) (WJ:399) In
Aþâraigas, per significare "tepore annunciato" e
usato per il Sole, and Aþâraphelûn,
dal supposto significato "dimora designata", ma usato nel medesimo senso del
Quenya Arda (il signmificato di tale vocabolo, in sé puramente di origine Elfica,
fu influenzato da Aþâraphelûn).
Aþâraphelûn Amanaial "Arda
incorrotta", Aþâraphelûn
Duamanûðân "Arda corrotta". (WJ:399, 401)
akaân supposto significato "Egli dice" con riferimento
a Eru; origine del Quenya axan "legge, regola, comandamento".
(WJ:399)
Arômêz (in origine, la
lettera ô aveva un diacritico a indicare che essa è aperta e
di valore a) un nome adattato in Quenya come Oromë e in
Sindarin come Araw. (WJ:400) Secondo l'etimologia popolare Elfica,
Oromë significava "soffio di corno" o "soffiatore di corno", ma il nome originale
Valarin denota semplicemente questo Vala e non ha etimologia al di là di questa
(WJ:401).
aata
"capelli del capo", anche soloata. (WJ:399)
ayanûz "ainu" (WJ:399; il termine Quenya ainu è infatti adottato e
adattato dal Valarin). Confrontare PM:364, dove Tolkien attesta che in linguaggio Valarin,
ayanu- era "il nome degli Spiriti della prima creazione di Eru". Siamo dunque a inferire che
ayanu- è la radice del vocabolo, il che implica che in ayanûz, l'allungamento
della vocale finale e il suffisso -z indicano una specie di inflessione -
nominativo singolare?
Dâhan-igwi-telgûn probabilmente il nome Valarin
di Taniquetil; vedere WJ:417. Il nome Quenya è parzialmente un'adattamento,
e parzialmente una "perversione" motivata dall'etimologia popolare: Taniquetil può
essere interpretato "alto punto bianco", sebbene questo non sia buon Quenya. Più
comune, ma probabilmente meno accurato spelling:
Dahanigwishtilgûn.
delgûmâ termine Valarin l'esatto significato del quale non è dato. (WJ:399)
È, tuttavia, attestato che esso influenzò il Quenya telumë "cupola,
(specialmente) volta celeste" (LR:391 radice TEL, TELU), la quale fu alterata in
telluma "cupola", specialmente applicato alla "Volta di Varda" sopra
Valinor; anche usato per le volte della magione di Manwë e Varda
sopra Taniquetil. La prima accezione sembra pertinente in
Namárië: Vardo tellumar...yassen tintilar i eleni...
"le volte di Varda... dove le stelle tremolano..." (LotR1/II ch. 8)
duamanûðân "guasto" (WJ:401)
Ezellôchâr "il Verde Tumulo", che incorpora un termine
Valarin per "verde" che non è dato come tale, ma fu adottato in
Quenya Vanyarin come ezel, ezella (WJ:399).
Adattato in Quenya come Ezellohar (probabilmente divenuto
*Erellohar nel dialetto degli esuli Noldorin con la generale
modifica z > r).
Ibrîniðilpathânezel nome Valarin di
Telperion (WJ:401), etimologia non data, ma il nome sembra incorporare
iniðil "fiore" e probabilmente ezel "verde"
(vedere Ezellôchâr qui sopra). David Salo suggerisce che
l'interpretazione *"fiore argenteo - verde foglia", se corretta potrebbe implicare
l'esistenza degli elementi ibri "argento" (o "bianco"?) e
pathân "foglia".
igas "calore", provvisoriamente
isolato da Aþâraigas "tepore annunciato"
(q.v.)
iniðil "giglio, o altro grande fiore singolo"
(l'origine del Quenya indil, ed evidentemente anche dell'Adûnaico
inzil) (WJ:399)
mâchanâz, pl. mâchanumâz "Autorità", usato per i grandi
Valar, chiamati Aratar in Quenya. Anche il termine Valarin fu adattato
in Quenya come Máhan pl. Máhani.
machallâm propriamente uno dei seggi dei Valar
nell'Anello della Sorte, origine del Quenya mahalma "trono" (WJ:399,
cfr. UT:305, 317)
mâchan supposto significato "autorià, decisione autorevole" (WJ:399). Origine del Quenya
Máhan, uno degli otto grandi fra i Valar, sebbene la
traduzione Aratar fosse più usuale. È un elemento in
Mâchananakad "Anello del Fato", l'Anello della Sorte, adattato
in Quenya come Máhanaxar o tradotto come Rithil-Anamo.
(WJ:401)
Mânawenûz "Uno Benedetto, Uno (intimamente) in accordo con Eru". In Quenya ridotto e alterato a produrre
Manwë. (WJ:399)
mirub- "vino", un elemento reperibile anche in mirubhôzê- (supposto
inizio della più lunga parola) = Quenya miruvórë,
miruvor, il nome di uno speciale vino o cordiale, indicato con "idromele" nella
traduzione di Namárië in SdA, dove tale parola
compare (yéni ve lintë yuldar
avánier...lisse-miruvóreva, "i lunghi anni sono fuggiti
come rapidi sorsi del dolce idromele", SdA1/II cap. 8) Ragionevolmente, il termine
fu originariamente adattato come *miruvózë, divenendo
miruvórë in dialetto Noldorin con la generale
sostituzione di z > r. Dovrebbe essere rimasto *miruvózë
in Vanyarin. RGEO:69 conferma che miruvórë era "una
parola derivata dal linguaggio dei Valar; il nome che essi davano alla
bevanda che mescevano durante le loro feste".
nakad
(or anakad?) un elemento provvisoriamente isolato da
Mâchananakad e che probabilmente significa "anello", cfr. in
Lingua Nera nazg.
Næchærra
(not capitalized in source) il nome originale Valarin che
fu adattato in Quenya comeNahar, cavallo di Oromë, supposto
onomatopeico del suo nitrito. (WJ:401)
Ooai, Oai un nome
dal supposto significato "spumeggiante, schiumeggiante", adattato in Quenya come Ossai
> Ossë, Sindarin Yssion, Gaerys.
(WJ:400)
Phanaikelûth (sic, non
**Phanaikelûþ) dal supposto significato "specchio lucente",
usto per la luna (WJ:401)
phelûn "dimora",
provvisoriamente isolato da Aþâraphelûn,
q.v.
ruur "fuoco" (anche uru)
(WJ:401)
ata "capelli del capo", anche
aata (WJ:399)
ebeth (sic, non
**ebeþ) "aria" (WJ:401)
tulukha(n) "giallo" (WJ:399). Adattato
in Quenya Vanyarin come tulka.
Tulukhastâz
(sic - leggi Tulukhatâz?) si suppone essere una
composizione contenente tulukha(n) "giallo" e
(a)ata "capelli del capo", di qui "chioma dorata". Adattato in Quenya come Tulkas.
(WJ:399)
Tulukhedelgorûs nome Valarin di Laurelin,
la cui etimologia non è data, ma il vocabolo apparentemente incorpora una forma di
tulukha(n) "yellow" (WJ:401)
ulu, ullu "acqua" (WJ:400, 401). In
Ulubôz, Ullubôz.
Ulubôz, Ullubôz un nome contenente
ulu, ullu "acqua", adattato dal Quenya come Ulmo e
interpretato "il torrente" dall'etimologia popolare. (WJ:400)
uru "fuoco" (anche ruur) (WJ:401)