3.1 Genere
3.2 Numero
3.2.1 Formazione del singolare
3.2.2 Formazione del plurale
3.3 Formazione delle frasi interrogative e negative
3.3.1 Frasi interrogative
3.3.2 Frasi negative
3.4 Derivazione
3.5.1 Il sostantivo
3.5.2 L' aggettivo
3.5.3 L' articolo
3.5.4 Il pronome
3.5.5 Il verbo
3.5.6 L' avverbio
3.5.7 La preposizione
3.5.8 La congiunzione
Il genere è la caratteristica grammaticale che convenzionalmente classifica le parole in maschile e femminile. Per quanto ne sappiamo, non esiste distinzione di genere nei sostantivi e negli aggettivi sindarin. La distinzione non esiste nemmeno nei pronomi..
Il numero indica se ci si sta riferendo a una singola persona, animale o oggetto (la forma singolare) o a più persone, animali o oggetti (la forma plurale). Il sostantivo del Sindarin Arcaico aveva tre numeri: singolare, plurale e duale. All'epoca della Guerra dell'Anello la forma duale era ormai obsoleta; si trovava solo in nomi antichi ( Orgaladhad 'Giorno dei Due Alberi') e in parole che si riferivano a "coppie naturali" (lhaw 'orecchie'). I numeri utilizzati al tempo della Guerra dell'Anello erano: singolare, plurale e plurale di classe. In Sindarin il numero si utilizza con gli articoli, i sostantivi, gli aggettivi, i pronomi e con varie forme verbali . Il plurale di queste parti del discorso è sottoposto alle regole fonetiche.
3.2.1 Formazione del singolare
Il singolare è la forma base e non flessa del sostantivo, per esempio galadh 'un albero'.
Il plurale viene formato, nella maggior parte dei casi, cambiando le vocali della parola invece che aggiungendo una desinenza; cf. tâl 'piede, gamba', pl. tail ', piedi, gambe', adan 'Uomo', pl. edain 'Uomini', orodben 'montanaro' eredbin (precedentemente örödbin). Questo mutamento vocalico è chiamato metafonesi, umlaut in italiano o prestanneth in Sindarin. Helge K. Fauskanger scrive al riguardo: Si tratta di una vocale che 'influenza' un'altra vocale della stessa parola, rendendola più simile a se stessa, in termini linguistici assimilandola. Tolkien si riferiva alla umlaut della formazione del plurale come 'affezione della i ' (WJ 376), essendo essa stata scatenata dalla vocale i . Tolkien immaginò che l' elfico primitivo avesse come desinenza del plurale *-í, ancora presente in Quenya come -i (come in Quendi, Atani, Teleri etc.). Questa desinenza in quanto tale non sopravvisse in Sindarin, ma vi sono chiare tracce della sua precedente esistenza, e le stesse "tracce" sono diventate indicatori di pluralità nel Grigio-Elfico.
sillaba non finale
esempio
sillaba finale
esempio
a
a > e
aran, pl. erain
a > ai
tal, pl. tail
ar > er
narn, pl. nern
ang > eng
fang, pl. feng
alph > eilph
alph, pl. eilph
e
e > e
edhel, pl. edhil
e > i
edhel, pl. edhil
é > í
têw, pl. tîw
[ ie > i ]
[ Miniel, pl. Mínil ]
i
i > i
ithron, pl. ithryn
i > i
sigil, pl. sigil
o
o > e
onod, pl. enyd
o > y
orch, pl. yrch
ó > ý
bór, pl. býr
[ io > y ]
[ thalion, pl. thelyn ]
u u > y
tulus, pl. tylys
u > y
tulus, pl. tylys
ú > ui
dûr, pl. duir
y
y > y
ylfdan, pl. ylfdain
y > y
ylf, pl. ylf
ý > ý
mýl, pl. mýl
au
au > oe
-
au > oe
naug, pl. noeg
ae
ae > ae
-
ae > ae
aew, pl. aew
ai
ai > ai
-
ai > ai
-
ei
ei > ei
-
ei > ei
-
ui
ui > ui
ui > ui
luin, pl. luin
Plurale speciale in -in
Riguardo ai sostantivi plurali come conin 'principi' (pl. di caun?), elin 'stelle' (pl. di êl) etc., non sappiamo se si tratti di un'altra forma di plurale in -in o se essi non abbiano di fatto alcuna desinenza plurale, essendo essi il risultato dell'evoluzione del Sindarin (per esempio elin è un plurale regolare del Sindarin Arcaico elen, che divenne êl 'stella' in Sindarin). D'altra parte i plurali in -in erano una caratteristica dei vecchi dialetti del Sindarin settentrionale e del Sindarin del Doriath.
Per un' analisi più dettagliata dei plurali del Sindarin, v. l'articolo di Helge K. Fauskanger Sindarin - La Lingua Nobile.
3.2.3 Formazione del plurale di classe
Il plurale di classe del Sindarin può essere diviso in due gruppi: il plurale collettivo e il plurale generale (secondo Didier Willis).
Il plurale collettivo
Originariamente, nel Sindarin Arcaico, il suffisso -ath era un suffisso dei nomi collettivi ed era usato come plurale di gruppo, comprendendo tutte le cose con lo stesso nome, o quelle associate da qualche particolare disposizione o organizzazione. Quindi elenath (come plurale di êl, pl. elin) significava 'la schiera delle stelle': ovvero (tutte) le stelle (visibili) del firmamento. Cf. ennorath, il gruppo delle terre centrali, che formavano la Terra di Mezzo.
Il plurale generale
Il plurale di classe può anche essere espresso dalle desinenze -rim 'popolo' e -hoth 'gente, schiera, folla, orda' (in genere con accezione peggiorativa); cf. Nogothrim è ritenuto il plurale di classe di Nogoth 'Nano', Dornhoth 'il Popolo Deforme', un'altro modo con cui gli Elfi indicavano i Nani.
3.3 Formazione delle frasi interrogative e negative
Le frasi interrogative vengono costruite usando i pronomi interrogativi e gli avverbi interrogativi, es. Man agorech? 'Cos'hai fatto?', Mar agorech hin? 'Quando l'hai fatto?', Mas barech? 'Dove [è] la tua casa?'
In Sindarin, le frasi negative vengono formate inserendo l'avverbio di negazione la, law prima del verbo; il resto della proposizione negativa viene dopo di esso: La chebin estel anim 'Non mi rimane speranza per me stesso/a'. Un altro prefisso usato nelle frasi negative è ú 'cattivo, difficile', con l'accezione rafforzata di 'impossibile' che si avvicinò man mano a una negazione. Ú-chebin estel anim 'Non posso conservare speranza per me stesso/a' (VT#42, p. 33). La prima consonante del verbo che segue la e ú è sottoposta a lenizione.
In Sindarin, gli affissi sono un modo molto produttivo di formare nuove parole. Frasi come 'il piccolo fiore' o 'il grande fiume' corrispondono a lotheg e sirion; viene aggiunto un suffisso (-eg, -on) alla forma base (loth, sîr) per produrre una parola appartenente alla stessa famiglia. Suffissi e prefissi assumono una particolare importanza nel Sindarin. I più comuni sono accrescitivi, diminutivi, peggiorativi e negativi.
Accrescitivi
-on
sirion 'grande fiume'
Diminutivi
-eg
nogotheg 'nanerottolo'
Peggiorativi
ú-
úmarth 'sfortuna'
Negativi
pen- penadar 'orfano di padre' al- alfirin 'immortale'
I sostantivi sindarin hanno un numero, ma non hanno un genere; la distinzione dei generi può essere osservata solo nei nomi propri. Per saperne di più sul numero sindarin, leggere qui.
Si riferiscono a persone, animali o cose in generale: orodben 'montanaro', draug 'lupo', galadh 'albero', annon 'cancello'.
Si riferiscono a una particolare persona, animale o cosa. Nella trascrizione si adotta in genere la lettera maiuscola: Beren, Minas Tirith. Vengono trattati allo stesso modo nella trascrizione in tengwar. Solo i nomi propri riferiti a cose animate hanno una distinzione di genere espressa da desinenze maschili e femminili; cf. maschile-on e femminile -eth.
Il sostantivo sindarin non è flesso. I casi possono essere espressi dall'ordine delle parole o dalle preposizioni.
Declinazione attraverso l'ordine delle parole
I sostantivi sindarin possono essere usati come genitivi senza cambiare la loro forma. Essi seguono il nome che descrivono come nella frase: Condir i Drann 'Sindaco [de] la Contea', Aran Moria 'Signore [di] Moria'.
Anche l' accusativo e il dativo possono essere espressi dal sostantivo non flesso. Il Dativo (o caso indiretto) seguono il caso diretto (o Accusativo): Ónen i-Estel Edain 'Ho dato Speranza [agli] Uomini'.
Declinazione attraverso le preposizioni
Diversi casi, come Ablativo, Locativo, Allativo, Strumentale etc. possono essere espressi in Sindarin attraverso le preposizioni: Celebrimbor o Eregion 'Celebrimbor dall' Eregion'; Palan-díriel na-chaered 'Avendo guardato nella [remota] distanza'.
Il sostantivo sindarin può fungere da:
1. Soggetto, quando costituisce la parte principale di una proposizione: Guren bêd enni 'Il mio cuore mi dice'. Qui il sostantivo ha la funzione di Nominativo . In Sindarin il pronome che fa da soggetto può essere omesso, dato che il verbo basta a indicare la persona e il numero del soggetto quando ha un suffisso pronominale al Nominativo: Ónen i-Estel Edain 'Ho dato Speranza agli Uomini'.
2. Attributo o predicato, quando integra il verbo essere: A Pherhael suilad uin aran 'A Samwise [vanno, lett. sono] i saluti del re'.
3. Complemento diretto: Ónen i-Estel Edain 'Ho dato Speranza agli Uomini'. Ha la funzione di caso Accusativo .
4. Complemento indiretto: Ónen i-Estel Edain 'Ho dato Speranza agli Uomini'. A volte viene introdotto dalla preposione an: Gurth an Glamhoth! 'Morte a [gli] Orchi!'. Ha la funzione di caso Dativo e segue il complemento oggetto.
5. Oggetto di un'altro nome: Ennyn Durin, Aran Moria 'Porte [di] Durin, Re di Moria'.
6. Oggetto introdotto da una preposizione: Celebrimbor o Eregion 'Celebrimbor dall' Eregion'; Palan-díriel na-chaered 'Avendo guardato nella [remota] distanza'.
Ha la funzione di vari casi.
7. Vocativo: Naur dan i ngaurhoth! 'Fuoco contro le orde dei lupi mannari!'
Funzioni dell'aggettivo
L'aggettivo viene aggiunto al nome per qualificarlo o determinarlo, e viene classificato come qualificativo o determinativo. Comuni suffissi degli aggettivi sono -eb, -en (con la sua variante -ren) e -ui: aglareb 'glorioso' (cf. aglar 'gloria'), angren 'd'acciaio' (cf. ang 'acciaio'), crumui 'mancino' (cf. crum 'mano sinistra'). Tuttavia, a causa della perdita delle desinenze dell'Eldarin Comune, molti aggettivi non hanno desinenze particolari, e spesso tali parole appartengono a più di una parte del discorso. Loss può essere sia l'aggettivo 'bianco abbagliante' che il sostantivo 'neve'.
Caratteristiche principali
L' aggettivo generalmente segue il sostantivo: annon edhellen 'Cancello Elfico', genediad Drannail 'Il Computo della Contea (agg.)'. In questa posizione l'aggettivo è sottoposto a lenizione.
Tuttavia gli aggettivi indefiniti, interrogativi ed esclamativi sono posti davanti al sostantivo.
Concordanza
Gli aggettivi concordano con il sostantivo nel numero. Tuttavia, se l'aggettivo si riferisce a più di un nome, prende la forma plurale: I loth hen ar i 'aladh hen bain 'Questo fiore e quest'albero [sono] bellissimi' (da notare le forme lenite hen < sen, 'aladh < galadh).
Aggettivo qualificativo
Esso indica le qualità che possono essere attribuite a persone, animali o cose. E' posto dopo il sostantivo:roch 'lân 'un cavallo bianco'. Tuttavia, l'ordine delle parole può essere cambiato per mostrare maggiore enfasi: galadhremmin ennorath 'la Terra di Mezzo intessuta di alberi'
Comparativo e superlativo
Il comparativo si forma con il prefisso an-: angeleg 'più rapido' (cf. celeg 'rapido') Tuttavia, quando il prefisso an- è seguito da una i è soggetto ad assimilazione e muta in ein-: einior 'più anziano'.
Il superlativo si forma con il suffisso-wain: iarwain 'il più anziano', celegwain 'il più rapido'.
Aggettivi determinativi
Essi si classificano in numerali o indefiniti, dimostrativi e possessivi.
Numerali
Si dividono in ordinali e cardinali. I cardinali si trovano in genere dopo il sostantivo: corvath nêl 'tre anelli'. Anche gli ordinali vanno generalmente dopo il sostantivo: [aur] Gwirith taid 'due [di] Aprile'. Per i giorni del mese si usano solo i cardinali. Quando cominciano con una consonante, essa è lenita: erin [aur] tollui Ethuil 'nell'ottavo [giorno] di primavera' (cf. tolodh 'otto').
I numeri cardinali sono (cf. VT#42, p. 25): 1 mîn, 2 tâd, 3 nêl, 4 canad, 5 leben, 6 eneg, 7 odog, 8 tolodh, 9 neder, 10 pae. Nel sistema duodecimale usato dagli Elfi ci sono anche: 11 minig e 12 uiug. I cardinali tra il 13 e il 19 prendono le forme: 13 pae-a-nêl, 14 pae-a-canad, 15 pae-a-leben, 16 pae-ar-eneg, 17 pae-ar-odog, 18 pae-a-tolodh and 19 pae-a-neder. I cardinali 20, 30, 40 etc. prendono le forme: 20 taphae, 30 nelphae, 40 canaphae, 50 lephae, 60 enephae, 70 odophae, 80 tolophae, 90 nederphae. I cardinali 100, 200, 300, 400 etc. prendono le forme: 100 haran, 200 tacharan, 300 nelcharan, 400 canacharan, 500 lefaran, 600 enecharan, 700 odocharan, 800 tolocharan, 900 nedercharan. Il numerale 1000 è meneg.
I numeri ordinali sono: 1°minui, 2° tadui 3° nelui, 4° canthui, 5° levnui, 6° enchui, 7° odothui, 8° tollui, 9° nedrui, 10° paenui.
L'unico aggettivo indefinito conosciuto è pân (pl. pain) 'tutto'. Indica una quantità non specificata di qualcosa.
Sono i seguenti:
sen (pl. sin) 'questo'
tan (pl. tain) 'quello'
Sono usati per indicare a chi appartiene una certa cosa.
Singolare:
1a persona 2a persona 3a persona nín 'mio' chín 'tuo', lín 'tuo (form.)' tín 'suo'
Plurale:
1a persona 2a persona 3a persona mín 'nostro' chîn 'vostro', lín 'vostro (form.)' tín 'loro'
Articolo indefinito e definito
L'articolo è la parte del discorso che precede il sostantivo e lo specifica. Il sindarin non ha articoli indefiniti simili all'italiano uno, una.... L'articolo definito è i 'il': adar 'padre', i adar 'il padre'. La sua forma plurale è in: edair 'padri', in edair 'i padri'. L'articolo può apparire come suffisso di una preposizione: na 'a' - nan 'al'; be 'secondo...' - ben 'secondo il'; nu 'sotto' - nuin 'sotto il', or 'su, sopra' - erin 'sul', o 'da' - uin 'dal'.
L'articolo singolare i provoca la lenizione della consonante iniziale della seguente parola: i vellon 'l'amico' (cf. mellon 'amico'). Tuttavia la sua forma plurale in causa la mutazione nasale: i ngaurhoth 'i lupi mannari'.
Articolo genitivale
Il Sindarin esprime il genitivo attraverso l'ordine delle parole: Ennyn Durin 'Porte di Durin'; Tuttavia, se la seconda parola in un costrutto simile è un nome comune, l'articolo genitivale en, pl. in viene usato quando il sostantivo è definito: Cabed-en-Aras 'Salto del Cervo', Tol-in-Gaurhoth 'Isola dei Lupi mannari'. L'articolo genitivale provoca la mutazione nasale della consonante iniziale della seguente parola: i ngaurhoth 'i lupi mannari'.
Il pronome sostituisce il sostantivo e ne svolge le funzioni.
I. Pronomi dimostrativi
Sono usati per esprimere la distanza tra la persona o la cosa che rappresentano e colui che parla.Essi sono:
sen 'questo'
tan 'quello' ent 'quello laggiù'
II. Pronomi personali
Le forme indipendenti al nominativo sono usate come soggetto. Il pronome soggetto sindarin è usato solo per enfatizzare o eliminare un'ambiguità, essendo la persona del soggetto già espressa dal verbo.
singolare plurale 1a im, nin 'io' mín, men 'noi' 2a (inform.) chín 'tu' chín 'voi' 2a (form.) le 'tu' le 'voi' 3a e 'egli, ella', san 'esso' ti, sain 'essi'
I suffissi del Nominativo vengono aggiunti ai verbi:
singolare plurale 1a -n 'io' -m 'noi' 2a (inform.) -ch 'tu' -ch 'voi' 2a (form) -l 'tu' -l 'voi' 3a - -r 'essi'
III. Pronomi possessivi
Sono usati per indicare a chi appartiene qualcosa. A volte sono uguali agli aggettivi possessivi .
Singolare:
1a persona 2a persona 3a persona nín 'mio' chín 'tuo', lín 'tuo (form.)' tín 'suo'
Plurale:
1a persona 2a persona 3a persona mín 'nostro' chín 'vostro', lín 'vostro (form.)' tîn 'loro'
Il pronome possessivo può assumere la forma di desinenza del sostantivo come in lammen 'la mia lingua' o guren 'il mio cuore'. Tali desinenze sono:
Singolare:
1a persona 2a persona 3a persona -n 'mio' -ch 'tuo', -l 'tuo (form.)' -
Plurale:
1a persona 2a persona 3a persona -m 'nostro' -ch 'vostro', -l 'vostro (form.)' -
Il Sindarin ha anche l'aggettivo possessivo riflessivo în 'suo (proprio)', che si riferisce al soggetto della frase.
Nella forma di Sindarin influenzata dal Quenya usata dai Noldor (es. il dialetto di Imladris) esisteva le 'te, ti (form.)'. Potrebbe trattarsi di un prestito dal Quenya dove *le 'te, ti (form.) ' è probabilmente un pronome all'Accusativo - una forma abbreviata del Nom. elyë; cf. Eldarin Comune*de (> *le).
Essi sono: man 'chi' e ma, man 'cosa'
V. Pronomi relativi
Essi uniscono due frasi rappresentando o sostituendo, all'interno della seconda frase, una persona o una cosa menzionata nella prima. In Sindarin questa funzione è svolta dall' articolo i: Perhael i sennui Panthael estathar aen 'Samwise, il quale dovrebbe essere chiamato Fullwise', Dor Gyrth i chuinar 'Terra del Morto che Vive'.
Farò una distinzione tra le forme variabili del verbo e le forme invariabili. Le prime sono soggette a una serie di modifiche in base a modo, tempo e persona del verbo. Le forme invariabili, che non sono soggette a tali modifiche, sono l'infinito, il participio e il gerundio.
I verbi sindarin si dividono in due categorie: secondo l' articolo di Helge K. Fauskanger, possiamo fare una distinzione tra verbi di base e verbi derivati. Il primo gruppo, conosciuto anche come Tema -I, consiste di verbi che derivano direttamente da un tema primitivo dell'Eldarin Comune privo di suffissi; cf. car- 'fare'.
I verbi derivati sono quelli che nel periodo dell'Eldarin Comune vennero costruiti aggiungendo una desinenza al tema primitivo, come: -ná (Sindarin -na), -já (Sindarin -ia), -tá (Sindarin -da/-tha/-ta/-na), -rá (Sindarin -ra) e -á (Sindarin -a).
I verbi sindarin assumono desinenze diverse in base a modo, tempo e persona.
Modi
I verbi sindarin hanno tre modi: indicativo, congiuntivo e imperativo.
L' indicativo viene generalmente usato per esprimere un'azione concreta. E' principalmente utilizzato in frasi indipendenti e in alcune subordinate. L'indicativo ha tempi presenti, passati e futuri.
E' possibile che il Sindarin avesse due tempi presenti: Continuativo e Aoristo. Helge K. Fauskanger nel messaggio apparso su elfling il 30 Luglio del 2000 ha scritto in riguardo alla possibile distinzione tra continuativo e aoristo. Se questa teoria è valida, possiamo distinguere tra forme di continuativo e di aoristo nei temi verbali del Sindarin in questo modo:
sil- 'brillare':
ped-'parlare':
mad- 'mangiare':
nor- 'correre':
tempo presente síla 'sta brillando', aoristo sîl 'brilla'
tempo presente pida 'sta parlando', Aoristo pêd 'parla'
tempo presente moda 'sta mangiando', aoristo mâd 'mangia'
tempo presente nura 'sta correndo', aoristo nôr 'corre'
Secondo la teoria citata sopra, il tempo presente sindarin, equivalente al Present Continuous dell'inglese, è un diretto discendente delle forme dell'Eldarin Comune che presentavano una vocale tematica allungata e il suffisso-á nei verbi di base (secondo David Salo -á diventava una -a breve nelle sillabe): cf. nuron 'sto correndo' < SA *nórauni < EC *nóráni ma pidam 'stiamo parlando' < EC *quétamme (sillaba chiusa) e un'allungamento dell'ultima vocale -á nei verbi derivati (la cui -á diventa breve nelle sillabe chiuse): linnon 'sto cantando' < SA *lindauni < CE *lindáni ma linnam 'stiamo cantando' < EC *lindamme:
verbi di base singolare
plurale 1a pidon 'sto parlando' pidam 'stiamo parlando' 2a (inform.) pidoch 'stai parlando' pidach 'state parlando' 2a (form.) pidol 'stai parlando' pidal 'state parlando' 3a pida 'sta parlando' pidar 'stanno parlando'
verbi derivati singolare
plurale 1a linnon 'sto cantando' linnam 'stiamo cantando' 2a (inform.) linnoch 'stai cantando' linnach 'state cantando' 2a (form.) linnol 'stai cantando' linnal 'state cantando' 3a linna 'sta cantando' linnar 'stanno cantando'
Secondo una teoria di H. K. Fauskanger, in Sindarin esiste anche il tempo chiamato da J.R.R. Tolkien aoristo. L'aoristo del Quenya (e del Sindarin) indica una 'verità senza tempo' aldilà dei tempi specifici. In genere viene usato al posto del Simple Present dell'inglese. Questo tempo è un diretto discendente dell'aoristo dell'Eldarin Comune con desinenza-í aggiunta al tema verbale nei verbi di base e con suffissi nei verbi derivati.
verbi di base singolare
plurale 1a pedin 'parlo' pedim 'parliamo' 2a (inform.) pedich 'parli' pedich 'parlate' 2a (form.) pedil 'parli' pedil 'parlate' 3a pêd 'parla' pedir 'parlano'
verbi derivati singolare
plurale 1a linnan 'canto' linnam 'cantiamo' 2a (inform.) linnach 'canti' linnach 'cantate' 2a (form.) linnal 'canti' linnal 'cantate' 3a linna 'canta' linnar 'cantano'
Esso si forma con il suffisso -nt che diventa -nn davanti alle desinenza pronominali:
verbi di base singolare
plurale 1a pennin 'parlai' pennim 'parlammo' 2a (inform.) pennich 'parlasti' pennich 'parlaste' 2a (form.) pennil 'parlasti' pennil 'parlaste' 3a pent 'parlò' pennir 'parlarono'
verbi derivati singolare
plurale 1a linnen 'cantai' linnem 'cantammo' 2a (inform.) linnech 'cantasti' linnech 'cantaste' 2a (form.) linnel 'cantasti' linnel 'cantaste' 3a linnant 'cantò' linner 'cantarono'
Basandosi sulla teoria dei due tempi presenti, continuativo e aoristo, è possibile che esistessero anche due futuri: Futuro Continuativo e Futuro Semplice.
Futuro Continuativo
Questo tempo si forma aggiungendo il suffisso -tho al tema. Qui il -tha è nella forma continuativa. Potrebbe derivare da un originario tháa, diventato, secondo le normali regole di derivazione, tho in Sindarin.
verbi di base singolare
plurale 1a pedithon 'starò parlando' peditham 'staremo parlando' 2a (inform.) pedithoch 'starai parlando' pedithach 'starete parlando' 2a (form.) pedithol 'starai parlando' pedithal 'starete parlando' 3a peditho 'starà parlando' pedithor 'staranno parlando'
verbi derivati singolare
plurale 1a linnathon 'starò cantando' linnatham 'staremo cantando' 2a (inform.) linnathoch 'starai cantando' linnathach 'starete cantando' 2a (form.) linnathol 'starai cantando' linnathal 'starete cantando' 3a linnatha 'starà cantando' linnathar 'starete cantando'
Il Futuro Semplice viene formato aggiungendo il suffisso-tha al tema. E' possibile che il -tha sia un vecchio verbo che significava 'volere' o 'avere intenzione di', e che il futuro sindarin fosse originariamente un verbo composto, consistente del tema verbale + -tha all'aoristo.
verbi di base singolare
plurale 1a pedithan 'parlerò' peditham 'parleremo' 2a (inform.) pedithach 'parlerai' pedithach 'parlerete' 2a (form.) pedithal 'parlerai' pedithal 'parlerete' 3a peditha 'parlerà' pedithar 'parleranno'
verbi derivati singolare
plurale 1a linnathan 'canterò' linnatham 'canteremo' 2a (inform.) linnathach 'canterai' linnathach 'canterete' 2a (form.) linnathal 'canterai' linnathal 'canterete' 3a linnatha 'canterà' linnathar 'canteranno'
Il congiuntivo viene usato principalmente nelle subordinate, quando si l'azione non è cosiderata certa (congiuntivo condizionale), oppure necessaria o desiderata (congiuntivo ottativo. In Sindarin il congiuntivo ottativo è espresso da aen 'possa...' e il verbo al futuro; cf. estathar aen 'che loro chiamino' (= Quenya nai estuvar).
verbi di base peditha aen 'che egli parli' verbi derivati linnatha aen 'che egli canti'
L' imperativo è usato per esprimere un'ordine. In Sindarin si forma con il suffisso -o. Esso comprende tutte le persone. Cf. Daro! 'Fermo!', Lacho calad! Drego morn! 'Risplendi Luce! Fuggi Notte!'.
verbi di base
pedo! 'parla!'
verbi derivati linno! 'canta!'
Sono verbi che non subiscono modifiche. Sono l'inifinito, il gerundio e il participio.
Si forma col suffisso -d aggiunto all'ultima vocale del tema-e- (verbi di base) o -a- (verbi derivati). La desinenza è parente del quenya -ta: cf. caritas 'farlo'
verbi di base
peded 'parlare'
verbi derivati linnad 'cantare' Il Gerundio è un verbo sostantivato. In Sindarin assume la stessa forma dell'infinito.
verbi di base
peded 'parlando'
verbi derivati linnad 'cantando'
In Sindarin ci sono tre forme di participio: participio attivo (o participio presente), participio perfetto attivo e participio passivo (o participio passato).
I. Participio attivo
E' un aggettivo derivato da un verbo, e descrive la condizione di colui che sta svolgendo l'azione descritta dal verbo.In Sindarin, il participio attivo dei verbi base assume la desinenza -el (tuttavia se la vocale tematica è i la desinenza diventa -iel) mentre quello dei verbi derivati si forma con la desinenza -ol.
verbi di base
pedel 'parlante'
verbi derivati linnol 'cantante'
II. Participio perfetto attivo
Il suo significato è simile a quello del normale participio attivo, tranne che per il fatto che esso non descrive la condizione di chi sta compiendo l'azione descritta dal verbo, ma la condizione di chi ha già compiuto tale azione. Assume la desinenza-iel e nei verbi di base la vocale tematica viene allungata (Sindarin Arcaico é, á, ó > Sindarin í, ó, ú).
verbi di base
pídiel 'che ha parlato'
verbi derivati linniel 'che ha cantato'
III. Participio passivo
Il participio passivo o participio passato è un aggettivo che descrive la condizione di qualcosa o qualcuno che è stato esposto all'azione del verbo corrispondente. In Sindarin il participio passivo viene formato con la desinenza aggettivale -en aggiunta alla terza persona singolare del passato. Come scrive Helge K. Fauskanger, dato che i verbi derivati formano il passato con -nt il corrispondente participio passato termina in-nnen in sostituzione di -nten. Il participio passivo ha una forma distinta per il plurale, usata quando il participio descrive una parola plurale. Si forma tramite assimilazione da parte della I: la desinenza-nnen si trasforma in -nnin.
verbi di base
pennen, pl. pennin 'detto'
verbi derivati linnen, pl. linnin 'cantato'
Per ulteriori dettagli, vedere l' articolo di Helge K. Fauskanger.
Passato irregolare
Questi verbi non sottostanno alle regole del Passato per i verbi derivati e di base. I verbi irregolari sono: anna- 'dare', damma- 'martellare', drava- 'fendere', gwedh- 'legare', soga- 'bere', thora- 'recintare', trenar- 'raccontare', banga- 'commerciare'. Maggiori dettagli nell' articolo di Helge K. Fauskange. Per esempio:
passato onen 'diedi', aun 'diede'
Un'altro verbo con passato irregolare è car- 'fare'. La vocale che vi compare è raddoppiata e prefissata e la vocale tematica viene allungata secondo il modello (Sindarin Arcaico é, á, ó > Sindarin í, ó, ú).
passato agor 'fece'
Verbo 'essere'
Il Sindarin utilizza raramente il verbo 'essere'. L'eccezione è la forma imperativa:no 'sii!'. Potrebbe essere derivato da na- 'essere'; la sua forma presente è nâ '[esso] è', passato nant '[esso] era' e la forma futura è natha '[esso] sarà'.
L'avverbio qualifica o determina verbi, aggettivi o altri avverbi.
Verbo Aggettivo Avverbio noro lim 'corri veloce' edregol bain 'bello in modo particolare' farn palan 'abbastanza lontano'
Gli avverbi sindarin non hanno desinenze particolari. Si possono dividere nei seguenti gruppi in base al loro significato:
luogo: ab 'dopo', adel 'dietro', am 'su', ambenn 'in salita', an 'avanti', ath 'attraverso', athan 'oltre', athra 'attraverso', dad 'giù', dadbenn 'in discesa', di 'sotto', ed 'fuori', ennas 'lì', im 'in mezzo', mas 'dove', min 'in mezzo', na 'verso; presso; per mezzo di', ned 'in', nef 'su questo lato', nu 'sotto', o 'intorno', or 'sopra', palan 'lontano', pen 'senza', si 'qui', ter 'attraverso', thar 'attraverso', trî 'attraverso' tempo: ad 'ancora', bor 'di nuovo', godref 'contemporaneamente?', io 'fa', ir 'quando', si 'ora', sir 'oggi', ui 'sempre'. modo: anann 'lungamente', be 'come', lim 'velocemente', mae 'bene', manen 'come', ordine: na vedui 'alla fine' quantità: edregol 'specialmente', farn 'abbastanza', certezza: ú 'non'
Gli avverbi utilizzati nelle interrogative sono chiamati avverbi interrogativi. Sono: ias 'dove', ir 'quando', manen 'come'.
Le preposizioni sono parti invariabili di una frase la cui funzione è di fare da collegamento tra un elemento sintattico e il suo complemento. Le preposizioni sindarin più comuni sono:
ab 'dopo', adel 'dietro', ah 'con', am 'su', an 'verso', ath 'su entrambi i lati', athan 'oltre', athra 'attraverso', be 'secondo...', bo 'su', dad 'giù', dan 'contro', di 'sotto', ed 'fuori da', im 'tra', min 'tra', na 'verso; a; per mezzo di', ned 'in', nef 'su questo lato', nu 'sotto', o 'intorno', o (od) 'da', or 'sopra', pen 'senza', ter 'attraverso', thar 'attraverso', trî 'attraverso', vi 'in'.
Quando la preposizione è posta davanti al sostantivo, la prima consonante del sostantivo è soggetta a mutazione consonantica. La lenizione si verifica dopo le seguenti preposizioni: ab, adel, am, ath, athra, be, dad, di, na, nu, trî.
La mutazione nasale si verifica dopo: an, dan, pen.
La mutazione occlusiva si verifica dopo: o (od), ed, ned.
Le preposizioni bo e vi non causano mutazioni (v. Ae Adar Nín, VT 44:21).
Le congiunzioni collegano due parti di una frase, o due diverse frasi. Vengono normalmente classificate come singole e composte in base al numero di parole con cui vengono formate (le prime sono composte da una parola, le secondo da più parole). Si dividono in:
Avversative: dan 'ma'
Copulative: ar 'e', sa 'che'
Disgiuntive: egor 'o'
Versione 1.1. (Dicembre 2002)
Traduzione di Gaia Talamini