In fuga dalla Guerra d’Ira
Edizione
1 - Agosto 2000
Appunti sulla questione dei superstiti alla distruzione del Beleriand
uando si tenta la ricostruzione di eventi relativi
ai Tempi Remoti del corpus mitologico tolkieniano, ci si imbatte in una serie
di problemi «storiografici» piuttosto complessi. La difficoltà maggiore
consiste nel fatto che le fonti relative alla Prima Era si riducono in pratica al
solo Silmarillion, in attesa che sia tradotta in italiano la Storia
della Terra di Mezzo – nella quale si trovano ulteriori riferimenti in
merito. Ma si sa, il Silmarillion ha una struttura narrativa
particolare, più simile ad una raccolta di leggende che non ad un vero e
proprio racconto, e la sua consultazione al fine di reperire dettagli di
cronaca è alquanto disagevole; fatte le debite proporzioni, è come compiere un’analisi
storica dell’Impero romano servendosi unicamente dei testi biblici.
Tuttavia, in alcuni casi anche nella mitologia vi
sono indizi sufficientemente chiari ed attendibili. In essi ricade la
descrizione degli eventi che portarono alla conclusione della Prima Era, alla
sconfitta di Morgoth e all’abbandono da parte degli Elfi della Terra di Mezzo,
in seguito agli sconvolgimenti catastrofici seguiti alla battaglia risolutiva
dei Valar contro l’Oscuro Signore: la Guerra d’Ira. Taluni autori (fra cui
Helge Fauskanger, autore del sito linguistico “Ardalambion”, nell’articolo sull’idioma
Adûnaico) si dicono scettici circa il fatto che un simile evento, le cui
conseguenze portarono alla completa distruzione dell’intero Beleriand, possa
aver lasciato dei superstiti, in particolare fra gli Uomini. Eppure, a ben
guardare, le cose andarono proprio nei termini in cui Tolkien si espresse.
Una delle argomentazioni citate a sfavore della
sopravvivenza degli Edain al Disastro riguarda la grande complessità di un’evacuazione
di massa delle terre fra l’Ossiriand e il Mare, che avrebbe richiesto lungo
tempo e non sarebbe certo passata inosservata agli occhi delle spie di Angband.
Gioverà quindi rammentare, come espressamente citato
nello stesso Silmarillion a più riprese, che la migrazione era già in
atto da parecchi decenni, seppure alla spicciolata. Già dopo la sconfitta nella
Nirnaeth Arnoediad, tra gli Anni del Sole 473 e 474, assistiamo ai primi
movimenti di ritiro, che si svolsero essenzialmente verso le regioni orientali
e meridionali del Beleriand, con i Noldor a riparare in Ossiriand (invero,
alcuni si rifugiarono per qualche tempo in Gondolin, che comunque cadde una
quarantina di anni dopo, nel 510) e i fuggiaschi dello Hithlum dapprima verso
le Falas, e poi tra le Bocche di Sirion e Balar, dopo l’assedio dei Porti. Successivamente,
i flussi migratori furono di nuovo alimentati in seguito ai temibili rovesci
che seguirono: dopo il Sacco di Nargothrond Ereinion e i suoi discesero in
Balar, mentre alcuni Haladin si diressero in Arvernien; l’assalto al Doriath
vide un altro, consistente afflusso di transfughi in Arvernien, così come dopo
la caduta di Gondolin. I movimenti in queste due direzioni praticamente non
cessarono più fino a pochi anni prima dello scontro finale (verso il 540 si
registravano ancora spostamenti di Elfi e Uomini in Balar), per cui non si può
certo dire che per Morgoth le fughe consistenti dal Beleriand costituissero
motivo di sorpresa.
Il secondo motivo di sfiducia addotto contro l’eventualità
che gli Edain vedessero la Seconda Era è argomentato proprio citando l’immane
vastità e violenza dello scontro, per le conseguenze del quale i territori che si
estendevano per non meno di duecento leghe ad ovest dei Monti Azzurri furono
irreparabilmente devastati, al punto che il Mare li ricoprì.
In effetti una catastrofe del genere lascerebbe ben
poche vie di scampo, salvo che per due particolari: la durata del conflitto e
la composizione delle forze in gioco. Secondo la cronologia universalmente
accettata della Prima Era, la Guerra d’Ira durò più di quarant’anni, dal 545 al
587 (nonostante la straordinaria potenza dei contendenti, effetti tanto
distruttivi non potevano certo sortire in pochi giorni di battaglia!): in
secondo luogo, il Silmarillion afferma che tutti gli Edain
superstiti presero parte attiva al fianco dell’Esercito di Valinor, così come lo
schieramento opposto si avvaleva di gran parte degli Uomini provenienti dalle
contrade orientali. Vi potevano quindi essere individui delle Tre Case che non
combatterono – donne, bambini e quant’altro – ma dovevano essere a quel punto
in numero ben ridotto: tanto da potersi ritenere che le forze dell’Ovest, che a
lungo tennero in scacco Angband nella parte iniziale della guerra, ne avessero
coperto agevolmente il trasferimento verso le terre di Eriador in tempo utile
prima che la devastazione avesse luogo.
Dopodiché, è facile argomentare che almeno una parte
degli Edain che combatterono al suono delle trombe di Eönwë abbiano visto l’alba
della Seconda Era, dal momento che i Valar conseguirono vittoria totale, anche
se le cronache di quei lustri di titaniche lotte sono ancora da scrivere e,
come scrive il Professore, ben poco si può raccontare di quegli eventi
grandiosi e terribili.
Penso si possa ragionevolmente concludere che l’affermazione
di Tolkien, secondo il quale la Terra della Stella fu donata ai campioni degli
Edain che avevano lottato a fianco delle Potenze nella Guerra d’Ira, sia ben
fondata.
La breve analisi qui condotta, giova ribadirlo, si
basa su riferimenti dettagliati rintracciabili nelle opere originali
tolkieniane, e non è quindi frutto di speculazioni posteriori. Come chiosa
conclusiva, valgano le argomentazioni riportate nel Silmarillion cap. 24
ove si cita esplicitamente la convinzione di Morgoth che "nessuno mai più
avrebbe osato muovergli apertamente guerra", e pertanto nessun sospetto nacque
nei suoi pensieri di quanto i Signori di Valinor stavano approntando a suo
danno.
Gianluca Comastri