Un Assaggio di Elfico

di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri

Tolkien una volta affermò che egli aveva "assaggiato" un certo numero di linguaggi piuttosto che averli studiati (MC:192). Per fornire un "assaggio" di Elfico ho qui raccolto un certo numero di voci di vocabolario sia dal Quenya che dal Sindarin, raggruppandoli sotto varie intestazioni. Ciò dovrebbe consentire ai potenziali studenti di ponderare lo stile di tali linguaggi e forse pure avvertire la fusione di suono e significato che tanto deliziò Tolkien. Naturalmente, tale lista può anche essere d'aiuto nell'acquisire un vocabolario di base. Ma temo che passerà molto tempo prima che si veda un completo thesaurus Elfico!

I: VOCABOLARIO SELEZIONATO QUENYA

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POPOLI: Quendë "Elfo" (ma questo è un vocabolo tecnico word usualmente rimpiazzato da Elda, il quale si riferisce strettamente soltanto agli Elfi non Avari), Atan "Uomo (Mortale)" (ma tale termine venne ad essere primariamente associato alle Tre Case degli Edain), Firya e Fírima "Mortale", Nauco "Nano" (anche Casar, dal Nanesco Khazâd), Picinauco o Pityanauco "Nanerottolo", Orco o Urco "Orco". Termini generali (presumibilmente) applicabili a tutte le razze: quén "persona" (pl. queni), nér "uomo" (pl. neri; cfr. anche vëo o vëaner = "uomo adulto"), nís o nissë "donna" (pl. nissi), hína "bambino", lapsë "bimbo", seldo *"ragazzo" (?), wendë tardo vendë "fanciulla, ragazza". Un "popolo" come un intero è definito un lië (perciò Eldalië = il popolo degli Elfi).

LA FAMIGLIA: verno "marito", vessë "moglie", indis "sposa" (talvolta usato per "moglie"), atar "padre" (atto = *"papà"), amil o ammë "madre" (mamil = *"mamma"), yondo "figlio", yeldë "figlia" (modificato in yendë nelle Etimologie, ma materiale posteriore può suggerire che Tolkien ripristinò yeldë), toron "fratello" (pl. torni), onónë o seler "sorella" (pl. selli), indyo "nipote, discendente", onóna "gemello" (pl. ónoni). In aggiunta al vocabolo per "fratello" elencato sopra, vi è anche otorno "amico fraterno, associato" la forma fem. sembrerebbe essere osellë, glossato "sorella, associata").

ANIMALI: Vocaboli generali celva "animale che si muove", cfr. anche laman (usato per animali quadrupedi, non per insetti o rettili), andamunda "elefante", huo "cane" (ronyo "cane da caccia"), hyalma "guscio, conchiglia" (almeno tecnicalmente un animale e non una pianta!), leuca "serpente" (anche ango pl. angwi), lingwë "pesce" (hala "pesciolino"), ókë "verme, drago" (anche più lungo angulókë; cfr. anche rámalókë "drago alato", urulókë "drago infuocato", lingwilókë "serpente di mare"), máma "pecora", morco "orso", mundo "bue" (tale vocabolo può anche significare "muso"), *nyaro "ratto" (travisamento "nyano" in LR:379), "leone" (pl. rávi), ráca e narmo "lupo" (nauro "mannaro"), rocco "cavallo", rusco "volpe", wilwarin "farfalla". Il materiale iniziale ha mëoi "gatto", ma tale termine pare bizzarro in Quenya maturo (nessun altro singolare in -oi). Una fonte primeva ha anche nion o nier per "ape", noldarë o nolpa per "talpa" e yaxë (o yaxi) per "mucca". Uccelli: aiwë o filit "(piccolo) uccello" (pl. filici), alqua "cigno", ammalë un uccello giallo o "martello giallo", cu o cua "colomba", halatir o halatirno "martin pescatore", lindo "cantore" (uccello che canta), lómelindë "usignolo" (metafora poetica tindómerel = Sindarin tinúviel), maiwë "gabbiano", soron o sornë "aquila", tambaro "picchio", tuilindo "rondine", quáco "corvo" (anche corco).

PIANTE: olva "pianta", uilë "lunga pianta strisciante, specialmente alga marina" (la quale è esplicitamente ëaruilë), salquë "erba", sara "erba secca rigida", lassë "foglia", olwa "ramo", tussa "cespuglio", hwan "spugna, fungo", lótë "fiore", lossë "fioritura" (usualmente bianca), nieninquë "bucaneve", asëa aranion "athelas, foglia di re". Alberi: alda "albero", ornë "albero" (più piccolo e più esile come una betulla o sorbo), alalmë "olmo", feren "faggio", ercassë "agrifoglio", malinornë "mallorn", norno "quercia", tasar o tasarë "salice", norno "quercia" [repetita... juvant? N.d.T.], tyulussë "pioppo". (Vedere anche la Botanica di David Salo, che tratta il più antico "Qenya" di Tolkien.)

METALLI, SOSTANZE, ELEMENTI: erma, orma e hroa "materia (concreta)", tinco o rauta "metallo", malta "oro" (anche poetico cullo "oro rosso"), telpë o tyelpë "argento", anga "ferro", cemen "terra, suolo", nén "acqua", nárë "fiamma, fuoco", vilya, wilma o wista "aria", lossë "neve", helcë "ghiaccio", litsë "sabbia", asto "polvere", ondo "pietra" (come materiale, ma anche usato = roccia), rossë "rugiada", hrávë "carne", sercë "sangue" (also yár), hyellë "vetro", "lana", fallë "spuma".

PARTI DEL CORPO: cár "testa", loxë o findë "capelli" (il termine per una capigliatura è findessë), anta "faccia", hén "occhio" (pl. hendi, o duale hendu), lár "paio d'orecchie", nengwë "naso", anto "bocca","labbra" (così secondo una tarda fonte; nelle Etimologie, la glossa era "bocca"), nelet "dente" (pl. nelci), lamba "lingua" (ma "lingua" = linguaggio è lambë), fanga "barba", lanco "gola", yat (yaht-) "collo", hón "cuore (fisico)" (indo = cuore simbolico), ranco "braccio" (pl. ranqui), "mano", cambë "cavo della mano", quárë "pugno", lepsë "dito", tiuco "coscia", telco "gamba" (pl. telqui), tál "piede", tallunë "pianta del piede", axo "osso". Il materiale iniziale ha anche ólemë "gomito" ed aldamo "dorso". Il vocabolo per l'intero corpo è hroa (anche usato = "materia concreta"). Da qualche parte può esservi una busta sigillata contenente un pezzo di carta con le designazioni Elfiche dei genitali, furtivamente posata da Tolkien dietro sportelli chiusi a chiave.

ALCUNI TITOLI E PROFESSIONI: aran "re", tári "regina", cundu "principe", aranel "principessa", heru "signore", heri "dama", arquen "un nobile", aryon o haryon "erede", roquen "cavaliere", cáno "comandante", tercáno "araldo", istyar "dotto", sairon "stregone" (ma Gandalf era un istar), ingólemo "saggio", lambengolmo "maestro in lingue" (linguista), tano "artigiano, fabbro", quentaro "narratore", samno "carpentiere, costruttore, edificatore", tyaro "realizzatore, attore, agente", cemnaro o centano "vasaio". (Vedere l'intestazione Guerra ed Armamenti per "guerriero" e "lanciere".)

CIBO: apsa "cibo cotto, carne", masta "pane", sáva "succo", pirya "succo, sciroppo", lís "miele" (liss-), yávë "frutto", porë "farina, sfarinato", culuma "arancia", sulca "radice edibile", coimas "lembas", miruvórë una bevanda diffusa nelle festività in Valinor (tradotto "idromele" in Namárië), limpë "vino, bevanda dei Valar". Il materiale primevo dà anche sulpa "zuppa", pio "susina, ciliegia" [che a quei tempi fossero due prodotti più affini che non ai giorni nostri? N.d.T.], piucca "bacca" (o specificamente "mora") e tyuru "formaggio".

TERMINI GEOGRAFICI: nórë "terra", nórië "paese", arda "reame, una particolare terra o regione", ména "regione", men "punto, luogo", réna "frontiera", peler "campo cintato", panda "recinzione", oron "montagna" (pl. oronti), rassë e tildë "picco, corno", ambo "colle", cilya "crepaccio", nandë "valle", tumbo "valle profonda, sotto o fra le colline", yáwë "ravina, fenditura, golfo", pendë "pendio, declivio", mallë "via, strada" (pl. maller), tië "sentiero", taurë "grande bosco, foresta", ehtelë "sorgiva, sbocco d'acqua", ailin "stagno, lago" (also linya), ringë "stagno o lago freddo (in montagna)", sírë "fiume", nellë "torrente", hópa "rifugio", hresta o hyapat "riva", falassë "spiaggia", ëar "mare", celma "canale", tol "isola" (pl. tolli; "tolle" in LR:394 è evidentemente un travisamento), lóna "isola, terra remota". Direzioni: Formen "Nord", Hyarmen "Sud", Númen "Ovest", Rómen "Est".

METEOROLOGIA: mistë "fine pioggia", fanya "nube", lumbo "nembo (cupo, minaccioso)", súrë e vaiwa "vento", árë "luce solare", hísë e hísië "foschia", raumo "(rumore d'una) tempesta", nixë "gelo". Il materiale primevo ha lúrë "tempo cupo" ed il corrispondente aggettivo lúrëa "cupo, nuvoloso".

CORPI CELESTI: Anar "Sole" (anche chiamato Naira e Vása), Isil "Luna" (anche chiamata Rána), elen (poetico él) "stella" (anche tinwë e nillë, talvolta con certi significati specializzati), tingilyë o tingilindë "stella scintillante". Pianeti: Eärendil "Venere", Carnil "Marte", Alcarinquë "Giove" (e più interlocutoriamente Nénar "Nettuno", Luinil "Urano" e Lumbar "Saturno"). Costellazioni: Telumehtar o Menelmacar "Spadaccino del Cielo" = Orione, Valacirca "Falce dei Valar" = Gran Carro (Orsa Maggiore), Wilwarin "Farfalla" = Cassiopea (?). Poche altre costellazioni sono denominate ma sono difficili da identificare. Vocabolo generale per "cielo, i cieli": menel (anche hellë). Cfr. anche fanyarë "venti e cieli superiori".

MUSICA, POESIA, STRUMENTI, MUSICI: lindalë o lindelë "musica", lírë "canto", lairë "poema" (da non confondersi con un omofono che significa "estate"), nainië "un lamento", verbo lir- "cantare, ritmare", verbo nanda- "arpeggiare", sostantivo nandë "arpa" (nandellë "piccola arpa"), nandaro "arpista", nyello "cantore" (anche lindo, ma questo è utilizzato anche per uccelli), nyellë "campana". Il materiale primevo ha ancge salma "lira".

GUERRA ED ARMAMENTI: ohta "guerra", verbo ohtacar- "guerreggiare", verbo mahta- "brandire un'arma, combattere", ohtar, ohtatyaro e mahtar "guerriero", ehtyar "lanciere", cotumo "nemico", macil "spada", lango "spada larga", ecet "piccola spada a lama larga", sicil "pugnale, coltello", quinga "arco" (anche ), pilin "freccia" (pl. pilindi), nehtë "punta di lancia", ehtë o ecco "lancia", turma "scudo", cassa o carma "elmo". Il materiale primevo ha hossë "armata".

ARCHITETTURA: ataquë "costruzione, edificio", coa "casa" (anche car, card-), ampano "edificio, salone ligneo", ando "cancello" (andon "grande cancello"), fenda "soglia", sambë "sala, aula", caimasan "camera da letto" (pl. caimasambi), tópa "tetto", talan "pavimento" (pl. talami), ramba "muro", mindo "torre (isolata)" (mindon "grande torre"), osto "città, abitato con muro di cinta", opelë "casa o villaggio in muratura, città", hróta "dimora sotterranea, caverna artificiale o aula sbozzata nella roccia", telma "l'ultimo articolo in una struttura" (come una pietra per copertina, o un pinnacolo più elevato).

TEMPO: "un momento, evento", lúmë "tempo, ora", vanwië "il passato", yárë "giorni andati", yalúmë "tempi andati", aurë "dì" (anche arë), lómë "notte" (ma talvolta adoperato = "crepuscolo"; altri termini per "notte" comprendono , mórë e Hui/Fui), ára "alba", arin "mattino", arië "giornata", sinyë "sera", tindómë e undómë "crepuscolo" (prossimo all'alba e prossimo al tramonto, rispettivamente), anarórë "aurora", núro o andúnë "tramonto", asta "mese", loa "anno" (astronomicamente parlando denominato coranar "circuito del Sole"), yén "lungo anno" ("secolo" Elfico di 144 anni solari), randa "ciclo, era". Stagioni: coirë "stimolo" (inizio di primavera), tuilë *"gemmazione" [tradotto 'primavera' nell'edizione pubblicata di SdA, N.d.T.] (tarda primavera), lairë "estate" (da non confondersi con un termine che significa "poema", vedere sopra), yávië "messe" [tradotto 'autunno' nell'edizione pubblicata di SdA, N.d.T.] (primo autunno), quellë "languore" (tardo autunno), hrívë "inverno". Per "autunno", erano anche adoperati i vocaboli lasselanta "caduta delle foglie" e lassewinta *"spargimento delle foglie". Mesi: Narvinyë "Gennaio", Nénimë "Febbraio", Súlimë "Marzo", Víressë "Aprile", Lótessë "Maggio", Nárië "Giugno", Cermië "Luglio", Úrimë "Agosto", Yavannië "Settembre", Nénimë "Ottobre", Hísimë "Novembre", Ringarë "Dicembre".

NUMERI: minë 1, atta 2, neldë 3, canta 4, lempë 5, enquë 6, otso 7, tolto 8, nertë 9, cainen 10, minquë 11. Per 12 è data soltanto la radice RÁSAT, ma si è generalmente convenuto che il vocabolo Quenya debba essere *rasta. I numeri più alti sono incerti. Il termine haranyë, l'ultimo anno in un secolo, può letteralmente significare "il centesimo", puntando ad *haranya come al vocabolo per "centesimo" e forse ad *haran (*harna?) come al vocabolo per "cento". Il Sindarin host significa "lordo", 144, il primo numero di tre cifre nel conteggio duodecimale Elfico, ma l'affine Quenya hosta è semplicemente definito come "gran numero".

COLORI: carnë "rosso", culuina "arancio" (solamente agg. - il frutto è chiamato culuma!), fána o fánë "bianco" (come nuvole), helwa "azzurro pallido", laiqua "verde", laurëa "dorato", lossë "bianco niveo" (anche sostantivo "neve"), luin "azzurro", malina "giallo", morë o morna "nero", ninquë "bianco", silma "argento, bianco splendente", sindë (o sinda) "grigio", varnë "bruno, marrone (scuro)". I Vanyar utilizzavano anche alcuni termini per colori adottati dal Valarin: ezel o ezella "verde", nasar "rosso", ulban "blu", tulca "giallo". Essi apparentemente non erano in uso fra i Noldor.

ALCUNI AGGETTIVI COMUNI: vanya o vanima "bello, leggiadro" (anche linda), mára "utile, valido" (di oggetti), raica "guasto, corrotto", ulca o úmëa "malefico", halla "alto", anda "lungo", sinta "corto", alta "grande" (in dimensione), úra "esteso", úvëa "assai ampio, abbondante", titta "minuscolo", pitya *"piccolo", parca "secco", mixa "umido", arca "stretto", nindë "esile" (anche teren), tiuca "grosso, grasso", lunga "pesante", lissë "dolce", sára "amaro", quanta "pieno", lusta "vuoto", lauca "caldo", ringa (o ringë) "freddo", forya "destra", hyarya "sinistra", vinya "nuovo" (anche sinya), yerna "vecchio, consunto" (di oggetti), nessa "giovane", linyenwa "attempato" (lett. "che ha molti anni"; tale vocabolo non connota debolezza, dacché gli Elfi erano immortali), cuina "vivo", coirëa "vivente", qualin "morto" (ma firin con riferimento alla morte naturale dei mortali).

ALCUNI VERBI COMUNI: car- "creare, fare", harya- "possedere, *avere", cen- "vedere", hlar- "udire", ista- "conoscere" (pa. sintë), lelya- "andare" (passato lendë), mat- "mangiare", mer- "augurarsi, desiderare, volere", móta- "faticare, sgobbare", tul- "giungere", quet- "parlare", hir- "trovare", anta- "dare", mel- "amare" (come amico), sil- "splendere".

PREPOSIZIONI: amba, ama "su, verso l'alto", an "per, a", ana "a, verso di" (anche na), apa "dopo", ara "al di fuori, accanto", arta "attraverso" (solamente attestato nel materiale primevo), arwa "avente, *con" (seguito dal genitivo), enga "salvo [= *eccetto]", et "fuori da" (seguito dall'ablativo), hequa "eccetto", ho "da" (il punto di vista di chi parla essendo esterno all'oggetto lasciato), imbë "fra", mi "in" ("nel"), mir o minna "in", na "a, verso di" (anche ana), nu "sotto" (anche no), undu "in basso, sotto, al di sotto", or "sopra", ter, terë "tra", ve "come", yo *"con" (?). Manchiamo soprattutto di un vocabolo per "prima".

II: VOCABOLARIO SELEZIONATO SINDARIN

Nota: nel "Noldorin", il linguaggio che Tolkien rivisitò a produrre il Sindarin, molti vocaboli mostrano le iniziali lh- e rh-, sc. L ed R afone. Infine, Tolkien rivide la fonologia storica, e nel Sindarin come lo conosciamo da SdA e fonti posteriori, la maggior parte dei termini "Noldorin" in lh-, rh- mostra d'avere invece le normali l-, r-. Confrontare per esempio il "Noldorin" lham "lingua" (LR:367 s.v. LAM) col maturo Sindarin lam (WJ:394). I vocaboli "Noldorin" elencati sotto sono stati alterati a conformarsi con la visione posteriore di Tolkien della fonologia Sindarin, e lh-, rh- sono ritenuti solamente ove tali suoni hanno una legittima collocazione in maturo Sindarin (e.g. in rhaw "carne").

POPOLI: Edhel "Elfo" (più antico Eledh), Adan "Uomo (Mortale)" (pl. Edain - ma tale termine venne ad essere primariamente associato agli Uomini delle Tre Case), Fíreb "Mortale", Nogoth "Nano" (anche Norn, ma il popolo come un intero fu usualmente chiamato Naugrim), Nibin-naug "Nanerottolo", Orch "Orco". Termini generali (presumibilmente) applicabili a tutte le razze: benn "uomo" (propriamente "marito", ma il vocabolo acquisì un senso generale e rimpiazzò l'antecedente dîr), bess "donna" (propriamente "moglie", similmente rimpiazzando l'iniziale ), dess "giovane donna", hên "figlio", laes "bimbo", gwenn "fanciulla, ragazza". Il termine per un "popolo" (un gruppo etnico) è gwaith, ma con riferimento a gruppi meno civilizzati (come Orchi e la maggior parte degli Uomini non Edain), i Sindar piuttosto adoperavano il vocabolo hoth "orda".

LA FAMIGLIA: herven "marito", herves "moglie" (anche bess, ma anche questo acquisì il senso generale "donna"), dîs "sposa", adar "padre" (ada = *"papà"?), naneth "madre" (nana = *"mamma"), iôn o ionn "figlio", sell (ed iell) "figlia", muindor "fratello" (anche poetico tôr), muinthel "sorella" (anche thêl), gwanunig "gemello" (gwanûn "coppia di gemelli"; PM:365 dà anche un pl. gwenyn "gemelli"). Accanto alle parole per "fratello" elencate sopra, vi è anche gwador "amico fraterno, associato" (la forma fem. semrerebbe essere gwathel, glossato "sorella, associata"). Termine generale gwanur "congiunto(a), *parente". Cfr. anche herth "nucleo familiare" (significa anche "truppa").

ANIMALI: vocabolo generale lavan (non usato per insetti o rettili), annabon "elefante", aras "daino", brôg "orso" (anche chiamato megli = "mangiamiele"), cabor "rana", draug o garaf "lupo" (gaur "mannaro"), gwilwileth "farfalla", half "conchiglia marina" (non una pianta! [commento di difficile interpretazione, N.d.T.]), "cane", lyg "serpe", lim "pesce", lhûg "verme, drago" (anche più lungo amlug; cfr. anche limlug "serpente marino"), maew "gabbiano" (anche pl. my^l "gabbiani", sg. non attestato), nâr "ratto", raw "leone", ry^n "cane da caccia", roch "cavallo". Uccelli: aew o fileg "(piccolo) uccello", alph "cigno" (pl. eilph), corch "corvo" (anche *craban, pl. crebain in SdA1/II cap. 3), cugu "colomba", emlin un uccello giallo o "martello giallo", heledir "martin pescatore", dúlin "usignolo" (metafora poetica arcaica tinúviel), tavor "picchio", thoron "aquila", tuilinn "rondine".

PIANTE: salch "erba" (thâr "erba dura"), salab "semplice [erba officinale, N.d.T.]", uil "alga marina", lass "foglia", golf "ramo", loth "fiore", gwaloth "fioritura, collezione di fiori", ereg o êg "spina", aeglos 'spinaneve', una pianta come il ginestrone (ginestra spinosa), ma più vasta e con fiori bianchi, alfirin qualche fiore (bianco?) anche noto come uilos (denominato simbelmynë o "Ricordasempre" nell'Antico Inglese che rappresenta il Rohirrico; alfirin ed uilos significano "immortale" e "semprebianco"), athelas "foglia di re", elanor 'stellasole' (un fiore), niphredil "bucaneve", seregon "borraccina" [o sedo? N.d.T.], hwand "spugna, fungo". Alberi: galadh "albero" (un altro vocabolo, orn, era decaduto dall'uso comune ma sopravvisse in poesia e come parte di molti nomi), toss "albero a bassa crescita" (tali come acero, biancospino, prugnolo, agrifoglio etc.), brethil "faggio", doron "quercia", ereg o eregdos "agrifoglio", lalwen o lalorn "olmo", mallorn 'albero giallo', mallorn, tathar "salice", thaun (thôn) "pino", tulus "pioppo".

METALLI, SOSTANZE, ELEMENTI: tinc o raud "metallo", malt (e glaur) "oro", celeb "argento", ang "ferro", cef "terra, suolo", nen "acqua", naur "fiamma, fuoco", gwelw "aria", sarn "pietra" (come materiale), gloss "neve", heleg "ghiaccio", lith "sabbia", ast "polvere", rhaw "carne", sereg o iâr "sangue", hele "vetro", taw "lana", falf "spuma".

PARTI DEL CORPO: dôl o dol "capo", hen "occhio" (cfr. Amon Hen "Colle dell'Occhio" in SdA - le Etimologie danno hên con una vocale lunga, ma altrove, hên è glossato "figlio"), nîf "viso" (anche thîr), laws "capelli", fîn "un singolo capello", finn "una treccia", lhewig "orecchio" (lhaw "paio d'orecchie"), nem "naso", nêl o neleg "dente", lam o lam "lingua", fang "barba", iaeth "collo", lanc "gola", hûn "cuore", ranc "braccio", cam "mano" (camland "palmo della mano"), paur "pugno", lebed "dito", tâl "piede" (ma un piede animale è denominato pôd), tellen "pianta del piede".

ALCUNI TITOLI E PROFESSIONI: aran "re", rîs "regina" (cfr. anche rien, rîn "dama coronata"), cunn "principe", hîr "signore, padrone" (un alttro vocabolo per "signore" è brannon), hiril "dama" (anche brennil, la controparte fem. del masc. brannon così come hiril corrisponde al masc. hîr), arphen "un nobile", ithron (o curunir) "stregone", condir "sindaco", rochben "cavaliere", ceredir "realizzatore, creatore", thavron "carpentiere, costruttore, edificatore", orodben "scalatore", pethron "narratore", cennan "vasaio".

CIBO: aes "cibo cotto, carne", bast "pane", saw "succo", peich "succo, sciroppo", glî "miele", iau "grano", solch "radice edibile", miruvor il cordiale di Imladris (evidentemente prende il nome - ma a stento è lo stesso - del Quenya miruvórë), cram dolce di farina compressa o sfarinato (spesso contenente miele o latte) usato in una lunga giornata, lembas il pan di via degli Elfi.

TERMINI GEOGRAFICI: dôr (dor) "terra", gardh "reame, un luogo più o meno circoscritto o definito, una regione" (così in WJ:402; le Etimologie hanno ardh), sad "luogo, punto", rain "frontiera", parth "campo", pel "campo cintato" (pl. peli), orod "montagna" (pl. ered o eryd), till e rass "corno", amon "colle" (pl. emyn), tunn "colle, tumulo", dol o dôl "colle, capo", penn "declività", ambenn "pendio in salita", dadbenn "pendio in discesa", talad "un'inclinazione, pendio", cîl "crepaccio", ris o ress "ravina", iau "ravina, fenditura, golfo" (tale vocabolo significa anche "grano", vedere sopra), talf "campo pianeggiante", nan "valle" (ma nann "ampia prateria"), tum "profonda vallata, sotto o fra i colli", athrad "guado, attraversamento", eryn "bosco", taur "immensa foresta", men "via", ael "stagno, lago" (pl. aelin), lîn "stagno", eithel "sorgente, sbocco d'acqua", habad "riva", sîr "fiume" (in alcuni nomi anche duin: Anduin, Baranduin, Esgalduin), hûb o hobas "rifugio" (anche cirban), gaear (o gaer) "mare", toll "isola". Direzioni: Forod "Nord", Harad "Sud", Annûn "Ovest", Amrûn "Est". Per "Est" ed "Ovest", sono anche adoperati i vocaboli rhûn e dûn (cfr. Dúnedain "Uomini dell'Occidente").

METEOROLOGIA: gwaew "vento", alagos "bufera di vento", hîth "bruma grigia", mith "nebbia bianca, foschia umida", faun "nube", glawar "luce solare", ross "pioggia", verbo eil "sta piovendo" (leggi probabilmente ail nel Sindarin in stile SdA).

CORPI CELESTI: Anor "Sole", Ithil "Luna" (anche denominata Rân), cúran "luna crescente", gil "stella" (anche tim, tinw "favilla, piccola stella"), poetico êl "stella" (pl. elin), elenath "massa di stelle, tutte le stelle dei cieli". Borgil nome di una stella rossa, forse Betelgeuse o Algol. Costellazioni: Menelvagor = Orione, Cerch iMbelain (Quenya Valacirca) "Falce dei Valar" = Gran Carro, Remmirath = Pleiadi (???). Termine generale per "cielo, i cieli": menel (preso dal Quenya).

MUSICA, POESIA, STRUMENTI, MUSICI: glinn "canto, motivo", glîr "canto, poema, lai", glaer "lai, poema narrativo", narn "racconto" (in versi, ma da declamare piuttosto che da cantare), verbo *gliri- "cantare" (travisamento "glin" in LR:359), verbo gannado o ganno "suonare un'arpa", sostantivo gannel "arpa", talagand "arpista", verbo nella- "campane sonanti", nell "campana". Pochi stili di versi sono nominati nel corpus, ann-thennath e minlamad thent/estent, ma non sappiamo precisamente cosa intendono.

GUERRA ED ARMAMENTI: auth "guerra", verbo dagro- "dar battaglia, muovere guerra", verbo maetha- "combattere", verbo degi- "uccidere" (passato forse *danc), dangen "ucciso" (come sostantivo), maethor "guerriero", herth "truppa" (anche utilizzato per "nucleo familiare"), gweth "truppa di uomini forti e robusti, schiera, reggimento", coth "nemico, inimicizia", dagor "battaglia" (ma un combattimento tra due o pochi è chiamato un maeth), hûl "grido di incoraggiamento in battaglia", megil o magol "spada", lang "sciabola, spada", crist "mannaia, spada", hathel "spadone", sigil "daga, coltello", grond "mazza", e peng "arco", ech "picca", naith o aith "punta di picca", thôl "elmo".

ARCHITETTURA: adab "edificio, abitazione" (pl. edeb), car o cardh "casa", henneth "finestra", annon "grande cancello", fenn "soglia", thâm "salone", thamas "grande aula", panas o talaf "pavimento", ram "muro", tobas "copertura", telu "volta, tetto alto", rond "tetto a volta o arcuato, o un vasto salone o aula così ricoperto", barad, minas e mindon "torre", ost "città, abitato con muro di cinta, fortezza", gobel "casa o villaggio in muratura, città", caras "città edificata sulla terra ", othlon "via lastricata", ostrad "strada" (in Minas Tirith anche rath, vedere UT:255).

TIME: "un momento, evento", erin "dì", arad "giornata, un giorno", daw "nottata, buio" (fuin "cuore della notte), amrûn "aurora" (anche usato = "Oriente, Est"), aur "dì, mattino", thin (termine poetico) "sera", "imbrunire, tarda sera", tinnu "crepuscolo stellato, prima nottata", idhrin "anno", anrand "ciclo, era". Stagioni: echuir "stimolo" (inizio di primavera), ethuil *"gemmazione" [tradotto 'primavera' nell'edizione pubblicata di SdA, N.d.T.] (tarda primavera), laer "estate", iavas "messe" [tradotto 'autunno' nell'edizione pubblicata di SdA, N.d.T.] (primo autunno), firith "languore" (tardo autunno), rhîw "inverno". Per "autunno", è anche utilizzato il vocabolo narbeleth "sole calante"; tale vocabolo è anche usato con riferimento al mese di Ottobre. Elenco completo dei mesi: Narwain "Gennaio", Nínui "Febbraio", Gwaeron "Marzo", Gwirith "Aprile", Lothron "Maggio", Nórui "Giugno", Cerveth "Luglio", Urui "Agosto", Ivanneth "Settembre", Narbeleth "Ottobre", Hithui "Novembre", Girithron "Dicembre".

NUMERI: min 1, tad o tâd 2, neled 3 (originariamente neledh), canad 4, leben 5, eneg 6, odo o odog 7, toloth 8, neder 9, caer 10. Per 11 e 12 abbiamo le radici primitive MINIK-W- e RÁSAT , ma i vocaboli Sindarin non sono dati; "undici" può essere *minib o con ogni possibilità *minig (Quenya minquë, cfr. eneg = enquë). Un "lordo", 144, il primo numero di tre cifre nel conteggio duodecimale Elfico, in Sindarin è denominato un host.

COLORI: baran "bruno (scuro)" (cfr. il fiume Baranduin), calen "verde" (anche laeg), caran "rosso" (anche coll e narw/naru), crann "rossastro", donn "bruno, brunastro", fein "bianco" (come nubi; leggi forse fain nel Sindarin in stile SdA), gaer "color del rame", elw "azzurro pallido", *glân "bianco" (è attestato solamente lenito 'lân), gloss "bianco niveo" (anche sostantivo "neve"), luin"azzurro", malen "giallo", mithren "grigio", morn "nero, oscuro" (travisamento "moru" in LR:374), nim "bianco, tenue", rhosc "marrone", thinn "grigio".

ALCUNI AGGETTIVI COMUNI: bein "bello, leggiadro", mell "caro", maer "utile, valido" (di oggetti), um "malefico", *faeg "meschino, malvagio", *raeg "guasto" (aggiornato dal "Noldorin" foeg, rhoeg in LR:387, 383), orchal "alto, superiore", ann "lungo", thent "corto", beleg "grande", ûr "ampio", daer "grosso, immenso", tithen e pigen "minuscolo", parch "secco", mesc "umido", ninn "esile", tûg "grosso, grasso", long "pesante", pant "pieno", lost "vuoto" (anche caun), laug "caldo", ring "freddo", feir "destro", heir "sinistro", taer "diritto", raen "tortuoso", sein "nuovo", brûn "vecchio" (ma non cambiato o logoro), gern "vecchio, consunto" (di oggetti), neth "giovane", iaur "vecchio, antico" (di oggetti o persone), ingem "anziano" (lett. "anno-infermo", che soffre da antica data; tale vocabolo fu coniato dopo che gli Elfi incontrarono gli Uomini Mortali), cuin "vivo", gwann "dipartito, morto". (Nota: nel Sindarin in stile SdA dovremmo forse leggere ai per ei negli aggettives bein, feir, heir, sein.)

ALCUNI VERBI COMUNI: car- "creare, fare" (pa. agor), gar- "tenere, avere", tiri- "guardare", ?glenna- "andare" (anglenna- "avvicinarsi"), medi "mangiare", mudo- "faticare, sgobbare", teli- "giungere" (presente tûl, tôl), ped- "parlare", anno- "dare".

PREPOSIZIONI: adel "dietro, alle spalle di", am "su", an "per, a", ab "dopo" (solamente attestato come prefisso), ath- prefix "attraverso, da entrambe le parti", athan "al di là", dad "giù", dan *"contro", o "da, di" (uin "dal"), im "tra", na "a, con, da", nef "su questo lato di", no "sotto" (nui "sotto il"), o "sopra", tri "attraverso". Manchiamo dei vocaboli per "in" e "prima". Un termine ned ricorrente in Sauron Defeated (p. 131, in scrittura Tengwar) è stato adoperato da alcuni per "in".

Ardalambion