Di Vicente Velasco (Tatyandacil) - commenti di Helge Fauskanger, versione italiana di Gianluca Comastri
Grazie a Tatyandacil per la gentile concessione di recare il suo poema sulla mia
pagina - malgrado assai pochi punti potenzialmente controversi, questo è un raffinato
brano Quenya. La compitazione è secondo le specificazioni del poeta
(io avrei usato C piuttosto che K in ogni parte). Traduzione (del poeta),
miei commenti disseminati:
HRÍVERESSË
IN UN GIORNO D'INVERNO
Et marinyallo mallenna
Dalla mia dimora alla strada
vantan hríveressë helka,
cammino in un freddo giorno d'inverno,
nu fanyarë fuinehiswa,
sotto ombrosi cieli grigi,
lumboinen Naira nurtaina.
il sole celato dalle nuvole.
Il poeta mi ha chiesto di menzionare che non è sicuro circa la forma
marinyallo; forse essa dovrebbe essere mardinyallo se oromardi
"alti saloni" in Namárië contenesse una forma di már
, mar "dimora" piuttosto che un vocabolo indipendente *mardë
"aula"; cfr. sar "pietra", radice sard- come nel pl. sardi.
Il termine nurtaina "celato" è il participio passato di *nurta-
"celare"; tale radice verbale è isolata da nurtalë "occultamento",
attestata nella frase Nurtalë Valinóreva o "Occultamento di
Valinor" menzionata nel Silmarillion.
Hláranyë ringa Formessúrë,Odo il freddo Vento del Nord
Formessúrë = formen + súrë
con assimilazione ns > ss. Il verbo asúy'
è eliso da asúya; vedere sotto. Úlassië
"sfrondati", pl. di *úlassëa, sc. ú- "in-" +
lassë "foglia" + la desinenza aggettivale -a, perciò letteralmente
"infogliati" [Brrr! N.d.T.].
Olbalissë è il partitivo pl. locativo di olba
"ramo" [PM:340]; le Etimologie danno olwa [GÓLOB],
ed io generalmente preferirei quest'ultima forma. Nornë è il pl.
di norna "rigido, tenace" [WJ:413], sebbene il poeta qui adoperi la
traduzione "contorti".
Formessúrë-yalmë quéla,Il clamore del Vento del Nord svanisce,
Il verbo *quel- "svanire" è basato sulla radice KWEL ed il sostantivo
quellë "languore, tardo autunno". Verbo *holta- "odorare",
basato sulla radice ÑOL donde il Quenya holmë "odore";
alcuni,
incluso il poeta, dubitano che questa sia la lezione corretta. La radice ÑOL
significa "odorare" nel senso intransitivo (emettere un odore invece di sentire un odore),
ma la desinenza -ta è spesso usata a derivare verbi transitivi e sperabilmente dà a
"odorare" un significato transitivo. -Agg. nísima "fragrante" isolato dal
nome dei Nísimaldar o "Alberi Fragranti" di Númenor
(UT:167); verbo ahya- "mutare", attestato al passato,
ahyanë, in PM:395. *Lírinna piuttosto che
*lírenna come l'allativo di lírë "canto"
è una forma controversa - ma anche difendibile.
Kénan tuilindo awilëVedo una rondine che vola
Alir' è eliso da alirë; cfr. awilë
nella prima linea di tale stanza. Il poeta fa buon uso del prefisso
a-, che prefisso ad una radice verbale indica che qualcosa si fa
mentre essa è anche l'oggetto di un altro verbo, come "Vedo una rondine
che vola". Riguardo ai nostri esempi attestati di tale prefisso, vedere i miei
commenti sul poema Markirya. Che radici verbali "elementari", derivate direttamente da
primitivi radicali senza alcun suffisso, possano prendere la desinenza -ë
è visto dall'esempio attestato ava carë "non far[lo]";
cfr. car- "fare, creare". Contrasta con asúya - eliso
asúy' - ed alussa dai verbi non elementari
súya- "respirare" e lussa- "mormorare" nella seconda
stanza.
Autar i lumbor, ar NairaLe nubi passano, ed io vedo
Naira, Tilion: altri nomi del Sole e della Luna, in aggiunta ai più usuali termini Anar, Isil. Il nome Naira è anche trovato inizialmente nel poema.
Ar lómelindë-lírinen,E dal canto dell'Usignolo
Ettul- *"uscire", et- "fuori, innanzi" + tul- "venire". Tradotto "essere a portata di mano" in SD:290.