Il Corpus Quenya

di Helge Fauskanger - traduzione di Gianluca Comastri

I più importanti campioni di Sindarin sono elencati nell'articolo su tale linguaggio, ma non vi è un corrispondente elenco di materiale Quenya nell'articolo sul Quenya. Tale oltraggiosa mancanza di simmetria si dovrebbe certamente porre rimedio! Di conseguenza, qui tenteremo di elencare le principali fonti per ciò che pensiamo di conoscere circa l'Alto-Elfico e di menzionare la maggior parte dei campioni pubblicati del linguaggio. Le fonti dovrebbero, comunque, essere suddivise in due categorie: 1) il materiale iniziale, che non gode sempre di piena autorità a causa delle frequenti e talvolta sostanziali revisioni di Tolkien, e 2) i campioni di Quenya maturo trovati in SdA ed altre fonti (principalmente materiale post-SdA). A tale materiale iniziale si fa spesso riferimento come al "Qenya", dacché in questa maniera Tolkien pronunciava la parola Quenya finché non ne rivide la compitazione mentre lavorava a SdA. (Notare, quantunque, che tale revisione come tale non fu una modifica sostanziale: essa influenzò meramente la maniera in cui la scrittura Tengwar "originale" è trascritta nelle sue proprie lettere.)

I: Campioni di "Qenya"

Salto al Quenya maturo

Questi sono i più importanti campioni di "Qenya", vario materiale degli inizi che può non avere piena autorità a causa delle successive revisioni di Tolkien:

- I contenuti del Qenyaqetsa o Lessico Qenya, un elenco di circa seicento radicali Elfici primitivi e migliaia di termini "Qenya" derivati da essi, scritto circa nel 1915. Vedere LT1:246. Le Appendici in LT1 e LT2 menzionano molte parole dal Lessico Qenya. Esse dimostrano che molti termini noti dal tardo Quenya risalgono ai primi inizi, ma essi spesso contraddicono la fonologia ed il vocabolario stabilito noto dal Quenya maturo. Alcuni vocaboli dal Lessico Qenya possono essere "ripescati" nel linguaggio maturo, con adattamento fonologico ove necessario; altre voci del vocabolario primevo sono bellamente ignorate. - Pochi termini Qenya sono anche menzionati nel Lessico Gnomico, scritto nel 1917 circa. I contenuti dei Lessici Gnomico e Qenya sono pubblicati in Parma Eldalamberon #11 e #12, rispettivamente.

- Il poema Narqelion. Un frammento del poema fu pubblicato da Humphrey Carpenter nella sua opera J. R. R. Tolkien - A Biography, pagina 83: Ai! lintulinda Lasselanta / Pilingeve suyer nalla qanta / Kuluvi ya karnevalinar / V' ematte singi Eldamar. Non esiste traduzione, ma le parole lasselanta "caduta delle foglie, autunno" ed Eldamar "Patria degli Elfi" sono note dal Quenya maturo. Il vocabolo qanta è travisato "ganta" nel libro di Carpenter; alcun termine Quenya (o "Qenya") inizia in g. (Qanta, successivamente compitato quanta, significa "pieno".) L'intero poema è stato in seguito pubblicato in Parma Eldalamberon e Mythlore. Esso era datato "Novembre 1915, Marzo 1916"e può essere il più antico testo Elfico che sia stato pubblicato fin qui. Esso è indubitabilmente uno dei più remoti testi Elvish che mai scrisse Tolkien.

- Poche brevi frasi trovate ne "Il Libro dei Racconti Perduti": Tulielto! "Essi vengono!", I·Eldar tulier "vengono gli Eldar", I·kal' antulien "La Luce è tornata" (LT1:114, 184). Tali proposizioni sembrano essere state scritte assai agli inizi (prima del 1920).

- Oilima Markirya, "L'Ultima Arca", un poema dato in due versioni, in MC:213-214 e MC:221-223. (Effettivamente qui vi è anche una terza versione, in MC:220-221.) Il linguaggio della(e) prima(e) versione(i) del poema è assai differente dal Quenya de Il Signore degli Anelli ed Il Silmarillion. molti anni dopo la stesura di Oilima Markirya, probabilmente durante l'ultimo decennio della sua vita, Tolkien ideò una nuova versione di tale poema, quella in MC:221-223. Questa era una traduzione virtuale del "Qenya" in Quenya come ora noi pensiamo che il linguaggio sia stato. Tale traduzione dimostra che il Quenya maturo è un linguaggio assai differente dal primevo "Qenya" di Tolkien - invero i due linguaggi dovrebbero probabilmente essere mutuamente inintelligibili, sebbene essi condividano il medesimo stile fonetico ed un certo numero di voci lessicali.

- Nieninque, un breve poema dato in MC:215-216: Norolinde pirukendea / elle tande Nielikkilis, / tanya wende nieninquea / yar i vilya anta miqilis. / I oromandin eller tande / ar wingildin wilwarindëen, / losselie telerinwa, / tálin paptalasselindëen. "Saltellando con leggerezza, trottolando con leggerezza, in quel luogo venne la piccola Niéle, quella fanciulla simile ad un bucaneve (Nieninqe), che all'aria manda baci. Gli spiriti dei boschi vennero in quel luogo, e le fate della spuma come farfalle, il bianco popolo delle coste di Elfinia, con piedi come musica di foglie cadenti." Tale poema è scritto nello stesso linguaggio di Oilima Markirya sopra. Perciò non dovrebbe dirci molto di più circa la grammatica ed il vocabolario del Quenya maturo. Tale poema fu scritto non più tardi del 1931, ben oltre venti anni prima della pubblicazione di SdA.

- Earendel (sic, non Eärendil, sebbene la forma con i sia utilizzata nel poema stesso), un corto poema dato in MC:216: San ninqeruvisse lútier / kiryasse Earendil or vea, / ar laiqali linqi falmari / langon veakiryo kírier; / wingildin o silqelossëen / alkantaméren úrio / kalmainen; i lunte linganer, / tyulmin talalínen aiqalin / kautáron, i súru laustaner. "Allora sopra un cavallo bianco sfrecciò Earendel, su di una nave sul mare, e le verdi onde umide la gola [sic, N.d.T.] della nave fendeva. Le fanciulle di spuma coi capelli di bianchi fiori la fecero brillare nella luce del sole; la nave vibrava come la corda di un'arpa; gli alti alberi si piegavano al vento; il vento 'sibilava' [chi sa rendere meglio "lausted"? N.d.T.] (mandava un rumore di vento)." Medesimo linguaggio e datazione di Nieninque sopra.

- La frase di "Koivienéni": Eldar ando kakainen Koivienenissen mennai Orome tanna lende i erenekkoitanie (con alcune versioni varianti) - "Gli Elfi giacquero a lungo assopiti a Koivienéni finché Orome giunse in quel luogo ov'egli potè destarli." La frase fu trovata nei manoscritti di Tolkien nei Marquette University Archives. Tale proposizione, così come al seguente, fu probabilmente scritta negli anni Trenta quando le idee di Tolkien circa il Quenya non erano ancora maturate (notare "Koivienéni" per Cuiviénen).

- La frase dei "Due Alberi": Valar empannen Aldaru mi kon-alkorin ar sealálan taro ar silankálan ve laure ve misil (ancora una volta con alcune versioni varianti). Trovata nello stesso foglio cartaceo della frase di "Koivienéni". Non tradotta, ma probabilmente indicante qualcosa come *"i Valar piantarono i Due Alberi in un chiostro benedetto, ed essi crebbero alti e brillavano come oro [e] come argento". Queste due frasi (di Koivienéni e dei Due Alberi) furono pubblicate in Vinyar Tengwar #27.

- La frase "Artica": Mára mesta an ni véla tye ento, ya rato nea - "Addio fino a quando non ti rivedrò, e spero che sia presto." Questo non è dichiarato essere Quenya, ma "Artico" - un campione di un linguaggio adoperato al Polo Nord, dato in Lettere a Babbo Natale. Queste erano lettere apparentemente scritte a Santa Claus dai bambini di Tolkien, ma effettivamente scritte da Tolkien stesso. Tolkien non intendeva che fossero mai pubblicate (o che ciò fosse fatto dalla sua famiglia dopo la sua morte). Sebbene le Lettere a Babbo Natale non abbiano nulla a che fare con la Terra di Mezzo e non appartengano affatto all'opera seriosa di Tolkien, è chiaro che la frase "Artica" è effettivamente una specie di Quenya (o "Qenya").

- Canto di Fíriel: Un lungo (quasi 90 parole) canto in Quenya trovato in LR:72. Questo è ancora "Qenya", ma assai più prossimo al Quenya in stile SdA che non i tre poemi da MC menzionati sopra. Una desinenza di verbo stativo -ie è molto usata, ma tale desinenza non è probabilmente valida in Quenya in stile SdA. Cliccare qui per una piena discussione del Canto di Fíriel.

- Frammenti di Alboin Errol in LR:47, con traduzione interlineare: ar Sauron túle nahamna "e Sauron venne [*umiliato]" / lantier turkildi unuhuine "essi-caddero [, i] Turkildi [*Re degli Uomini] sotto-l'Ombra" / tarkalion ohtakáre valannar "Tar-Calion [Ar-Pharazôn] fece-guerra alle-Potenze [Valar]" / herunúmen ilu terhante "I Signori-dell'-Ovest ruppero il mondo" / ëari ullier kilyanna "i mari si gettarono nell'-Abisso" / Númenóre ataltane "Númenor cadde-giù" / malle téra lende númenna ilya sí maller raikar "la strada diritta andava verso l'Occaso ora tutte le vie piegano" / turkildi rómenna "Turkildi eastward" / nuruhuine mel-lumna "la Morte-che ci adombra-è-pesante" / vaháya sin atalante "lontano-da qui ora è Atalantë". Medesimo linguaggio del Canto di Fíriel.

- Frammenti di Lowdham. Vari frammenti "Qenya" dati in SD:246-247 (notare che vi è anche materiale Adûnaico qui). Alcune parti di tali frammenti sono praticamente identiche a quelli di Alboin Errol citati sopra: assai prossimi al Quenya maturo.

- Alcune frasi pronunciate da Elendil ed Herendil: Man-ie, atto? "Che cos'è, padre?" Atarinya tye-meláne "Padre mio, io ti amo", A yonya inye tye-méla "E anch'io, figlio mio, ti amo", E man antaváro? "Cosa ci darà invero?" (LR:59, 61, 63).

- I membri del Notion Club parlando in lingue (SD:290): Es sorni heruion an! "Le Aquile dei Signori sono a portata di mano!" Sorni Númevalion anner! "Le Aquile delle Potenze dell'Ovest sono a portata di mano!" (versione rigettata: Soroni númeheruen ettuler!)

- Una versione iniziale di Namárië (vedere sotto), data in TI:284-285: Ai! laurie lantar lassi súrinen / inyalemíne rámar aldaron / inyali ettulielle turme márien / anduniesse la míruvórion / Varda telúmen falmar kírien / laurealassion ómar mailinon. / Elentári Vardan Oiolossëan / Tintallen máli ortelúmenen / arkandavá-le qantamalle túlier / e falmalillon morne sindanórie / no mírinoite kallasilya Valimar. (Il testo come è dato in TI impiega dei macron invece degli accenti per contrasegnare le vocali lunghe.) La maggior parete dei vocaboli può essere identificata, ma una traduzione corrente è difficile da dare. Anthony Appleyard presuppone che questo sia "meramente pezzetti che vennero alla mente di Tolkien così come egli li pensò, e che intendeva interpolare con altro materiale in seguito a completarne il senso; ma alla fine li scartò tutti eccetto la riga 1". D'altra parte, David Salo argomenta che il testo è invero completo. Vi sono apparentemente diverse desinenze inflessionali non trovate altrove; assai verosimilmente esse furono riviste ed estinte posteriormente. Ancora un'altra versione variante di Namárië fu citata in An Introduction to Elvish p. 5; questa è di particolare valore in quanto essa registra nar "sono" come la forma plurale del verbo "è". Vedere l'articolo di David Salo in Tyalië Tyellelliéva #12 per una quasi esaustiva discussione di tutte le varie fasi e versioni di Namárië.

- Poche declinazioni iniziali sono state pubblicate in Vinyar Tengwar: le cosiddette declinazioni Entu, Ensi, Enta furono pubblicate ed analizzate (da Christopher Gilson) in VT #36. Evidenze interne suggeriscono che esse furono scritte tra il 1928 ed il 1936. Esse consistono di ciò che sembra essere qualche parola coniugata in tutti i casi, ma nessun caso è denominato ed alcuna forma è tradotta. Le desinenze non si accordano molto bene col sistema noto dal Quenya maturo. La cosiddetta Declinazione Bodleian apparve in VT #28; fu apparentlemente scritta nel 1936. Essa dimostra la declinazione di radici in -a, -o d -e, ma i casi non sono identificati. Essa è apparentemente più prossima al Quenya maturo che non Entu, Ensi, Enta, ma vi sono ancora talune discrepanze. Tali declinazioni sono di poco valore a parte il dimostrare che le idee di Tolkien circa il Quenya furono uniformemente maturate negli anni Venti e nei primi Trenta, prima che un sistema praticamente maturo emergesse nella seconda metà degli anni Trenta.

II: Campioni di Quenya maturo

Campioni e materiale dalle seguenti fonti sono in più o meno perfetto Quenya, il Quenya come Tolkien finalmente decise che il linguaggio fosse effettivamente stato (singoli vocaboli trovati quà e là non sono elencati). Le agglutinanti frasi di Barbalbero di elementi Alto-Elfici cuciti assieme alla moda Elfica non sono qui incluse, dacché questo ovviamente non è Quenya corretto (vedere l'articolo sull'Entesco).

- Elen síla lúmenn' omentielvo, "una stella brilla sull'ora del nostro incontro", un saluto Elfico dato in SdA1/I cap. 3. (La prima edizione di SdA aveva omentielmo, probabilmente la lettura del testo originale di Frodo, tradotto in inglese da Tolkien. Ma i commentatori Gondoriani hanno puntualizzato che omentielvo è la forma corretta in tale contesto, e Tolkien adoperò la forma corretta quando una versione riveduta di SdA fu pubblicata nel 1966. Vedere Lettere:447. Notare che "omentilmo" in certe edizioni americane è un refuso.) Tale saluto è anche dato in WJ:367, là nella forma Elen síla lúmenna omentielvo, senza elisione della finale a in lúmenna. (Le Lettere:424 danno una parte del saluto, omettendo elen, ma ancora una volta senza elisione della finale a.) Una primeva forma del saluto si trova in RS:324: Eleni silir lúmessë omentiemman "le stelle brillano nell'ora del nostro incontro", modificata in Elen silë... "Una stella brilla..." Omentiemman con genitivo in -n è "Qenya", ma le forme del verbo sono interessanti (un buon esempio dell'aoristo, sia sg. che pl.).

- Arwen vanimelda, namárië! "Splendida Arwen [lett. Arwen tua bellezza], addio!" - addio di Aragorn ad Arwen sul Cerin Amroth, da lui ripetuto com'egli rammentò la scena sullo stesso punto molti anni dopo. La prima edizione aveva vanimalda invece di vanimelda. (SdA1/II, fine del Cap. 6, tradotto in WJ:369. La versione in SdA ha namarië invece di namárië, ma sia WJ:369 che altre fonti [una di esse in SdA stesso] confermano che la seconda vocale dovrebbe essere á, non a.)

- Namárië, "Addio", un lungo (80 parole) poema Quenya dato in SdA1/II, nei pressi della fine del Cap. 8. Anche noto come Lamento di Galadriel. Tale poema è completamente discussoqui. Fino alla pubblicazione del poema Markirya (vedere sotto), questo fu il più lungo testo Quenya conosciuto. L'intero poema è dato due volte in RGEO:66-67. Nella prima versione, Tolkien ha aggiunto accenti al testo, indicando tutte le maggiori e minori tonicità. La seconda versione, con traduzione interlineare, differisce alquanto dalla versione trovata in SdA. Tolkien spiegò che "L'ordine delle parole e lo stile [della versione SdA] è 'poetico,' e fa concessioni alla metrica". Egli riscrisse il poema in uno "stile più chiaro e più normale", consentendoci di effettuare una diretta comparazione tra lo stile poetico e normale in Alto-Elfico.

- Aiya Eärendil Elenion Ancalima! "Salve Eärendil, più brillante delle stelle!" Un frammento di un poema su Eärendil che Frodo fu ispirato ad enunciare quando usò la fiala di Galadriel nella tana di Shelob (SdA2/IV cap. 10, tradotto nelle Lettere:385).

- A laita te, laita te! Andave laituvalmet! ... Cormacolindor, a laita tárienna! "Benediteli, benediteli! A lungo li benediremo! [I] Portatori dell'Anello, onorate[li] con grandi onori!" Gli onori che Frodo e Sam ricevettero al Campo di Cormallen (SdA3/VI cap 4, tradotto nelle Lettere:308).

- Et Eärello Endorenna utúlien. Sinome maruvan ar Hildinyar tenn' Ambar-metta! "Giungo dal Grande Mare nella Terra di mezzo. Sarà questa la mia dimora, e quella dei miei eredi, sino alla fine del mondo" - parole di Elendil quand'egli giunse nella Terra di Mezzo dopo la Caduta di Númenor, ripetute da Aragorn alla sua incoronazione (SdA3/VI cap. 5). Varianti iniziali si trovano in SD:56: Et Ëarello Endorenna lendien. Símane maruvan, ar hildinyar, kenn' Iluve-metta, modificata in Et Ëarello Endorenna nilendie. Sinome nimaruva yo hildinyar tenn' Ambar-metta. Tali varianti possono non essere in perfetto Quenya maturo; in particolare sembra che Tolkien abbandonò il prefisso pronominale ni- ("io") e probabilmente l'intera nozione di prefissi pronominali invece di suffissi.

- Yé! utúvienyes! "L'ho trovato!" esclamazione di Aragorn quando trovò l'alberello dell'Albero Bianco (SdA3/VI cap. 5). non è tradotto, ma appare essere semplicemente l'interezione "yeah!" [ma mi piace pensare che potrebbe essere l'equivalente del nostrano "ué!"; esso è ugualmente poco elegante e indegno dell'ultimo discendente dei re di Númenor, ma mettergli in bocca un triviale grido da mandriano statunitense mi suona come una spiacevole stonatura, N.d.T.].

- A vanimar, vanimálion nostari "O bellissimi, padri di bellissimi bambini", saluto di Barbalbero a Celeborn e Galadriel, dato in LotR3/VI cap. 7 (la virgola fu omessa nella prima edizione di SdA, ma apparve nella seconda). Tradotta nelle Lettere:308 e in SD:73. (Quest'ultima fonte dà la traduzione "leggiadri genitori di leggiadri"; tale interpretazione è più letterale.) Una primeva versione della medesima frase è data in SD:64: O vanimar vanimalion ontari. Tale versione conferma che una forma data nelle Etimologie, "ontani" come il pl. di ontaro, ontarë "genitore", è un errore per ontari (LR:379).

- Utúlie'n aurë! Aiya Eldalië ar Atanatári, utúlie'n aurë! "Il giorno è venuto! Mirate, popolo degli Eldar e Padri di Uomini, il giorno è venuto!" grido di Fingon prima della Quinta Battaglia (Silm cap. 20). Una versione variante in WJ:166 ha Atanatarni per Atanatári.

- Auta i lóme! "La notte sta per finire!" Che cosa risposero le armate di Fingon (Silm cap. 20).

- Aurë entuluva! "Il giorno risorgerà!" Che cosa Húrin gridò più tardi quando fu chiaro che la battaglia era perduta (Silm cap. 20).

- A Túrin Turambar turún' ambartanen "o Túrin dominatore della sorte dominato dalla sorte", grido di Nienor Níniel quand'ella scoprì che l'uomo che aveva sposato era il suo stesso fratello (UT:138). Nel Silmarillion (nei pressi della fine del capitolo 21), turún' è divenuto semplicemente turun. Sorprendentemente, Nienor usa la forma Sindarin del nome di suo fratello, Túrin, invece della forma Quenya Turindo (LR:395).

- Giuramento di Cirion, due frasi in Quenya date in UT:305, in tutto 26 parole. Vanda sina termaruva Elenna·nórëo alcar enyalien ar Elendil Vorondo voronwë. Nai tiruvantes i hárar mahalmassen mi Númen ar i Eru i or ilyë mahalmar eä tennoio. "Questo giuramento resterà, a memoria della gloria della Terra della Stella e della fedeltà di Elendil il Fedele, affidato a coloro che siedono sopra i troni dell'ovest e dell'Uno che è sempre al di sopra di tutti i troni." (Letteralmente, la seconda frase significa piuttosto "possano mantenerlo, quelli che sono seduti sui troni dell'Ovest e l'Uno che è al disopra di tutti i troni per sempre.") Tolkien aggiunse alcune interessanti note grammaticali (UT:317).

- Anar kaluva tielyanna, "il sole splenderà sul tuo cammino", un saluto (UT:22; vedere UT:51 per la traduzione).

-Poche frasi e motti Quenya trovati in The War of the Jewels (WJ): áva kare "non farlo!" (p. 371), i karir quettar ómainen "quelli che formano parole con le voci" (p. 391), á vala Manwë "possa Manwë ordinarlo", Valar valuvar "sia fatto il volere dei Valar" (entrambi a p. 404).

- Poche frasi e motti Quenya trovati in The Peoples of Middle-earth (PM): Manen lambë Quendion ahyanë[?] "Come cambiò il linguaggio degli Elfi?" Mana i·coimas Eldaron[?] "Che cos'è il 'coimas' degli Eldar?" (ambedue a p. 396), anche 'Mana i·coimas in·Eldaron?' maquentë Elendil a p. 403, non tradotto ma evidentemente indicante *" 'Che cos'è il coimas [lembas] degli Eldar?', domandò Elendil"; Sin Quente Quendingoldo Elendilenna (p. 401), non tradotto ma evidentemente indicante *"questo Pengolodh disse a Elendil" o con ogni possibilità *"in tal modo Pengolodh parlò ad Elendil". Una corta forma Quentë Quengoldo seguente ad un lungo testo in PM:404 è tradotta "In tal modo parlò Pengolodh" alla pagina seguente, ma letteralmente essa significa semplicemente *"disse Pengolodh".

- Il poema Markirya in MC:221-222, il quale è realmente Oilima Markirya menzionato sopra tradotto in Quenya maturo, probabilmente durante l'ultimo decennio della vita di Tolkien. Avendo più di 90 parole, questo è il più lungo testo Quenya che sia mai stato pubblicato (in MC:4, Christopher Tolkien lo descrive come "una delle maggiori composizioni in Quenya"). Tolkien ne fece alcune revisioni ed aggiunse un commentario glossariale. Il poema è tradotto in MC:214-215 (osservare la nota 8 in MC:220). Il poema Markirya è totalmente discusso qui.

Altre importanti fonti per informazioni sul Quenya comprendono le seguenti:

- Le Etimologie in LR:347-400. Questo è un elenco di circa seicento radicali primitivi seguiti da alcuni dei vocaboli che essi fornirono in lingue posteriori, incluso il Quenya; circa 1300 vocaboli Quenya sono menzionati. L'elenco effettivamente rappresenta un'assai tarda fase "Qenya" (per esempio, vi sono numerosi esempi di genitivo in -n invece di -o), ma il linguaggio delle Etimologie è così prossimo al Quenya maturo che su di esso può farsi affidamento in tutti i casi in cui esso non contraddica materiale posteriore (solo poche parole devono essere rigettate, come malda [radice SMAL] invece di malta come il termine per "oro", dacché quest'ultimo ricorre in SdA). Riguardo il vocabolario Alto-Elfico, le Etimologie rimarranno la nostra più importante fonte singola (ma pure così, dev'essere realizzato che meno della metà dei vocaboli conosciuti proviene da tale lista).

- La Lettera Plotz. Questa è una lettera che Tolkien inviò a Dick Plotz, fondatore della Tolkien Society of America. Essa data circa dal 1966-67. In tale lettera, Tolkien delinea le declinazioni dei sostantivi Quenya. Perciò, tale documento è una delle più importanti fonti che abbiamo. Fu per la prima volta pubblicato da Jorge Quiñonez in Vinyar Tengwar #6.

- Le Lettere di J. R. R. Tolkien, edite da Humphrey Carpenter. Valide informazioni sul Quenya si trovano qua e là in queste lettere, in particolare riguardo ai prefissi superlativi (p. 279) e duali (p. 427). L'esistenza di radici verbali continuative è confermata (p. 427) ed apprendiamo che le consonanti finali in Quenya sono consentite (p. 425).

- Lowdham's Report on the Adunaic Language (SD:413-440). Sebbene precipuamente riguardante un altro linguaggio, anche alcune informazioni sul Quenya ("Avalloniano") possono essere racimolate o inferite da tale rapporto: gruppi di consonanti iniziali non sono consentiti e soltanto un limitato numero di combinazioni è tollerato medialmente (p. 417-418), basi biconsonantiche sono normali (p. 416), le combinazioni mp, nt, nc, e nw sono predilette (p. 420), e l'infissione nasale è di considerevole importanza (p. 433). Vi sono anche i vocaboli tyulma "albero" e hyóla "tromba" (p. 419); quest'ultimo è attestato solamente qui.

- Quendi ed Eldar, un saggio pubblicato in WJ:360-417. Esso riguarda principalmente le "Origini e Significato dei termini Elfici riferiti agli Elfi e loro varietà" ed include "Appendici ai loro nomi per altri Incarnati". Di particolare interesse è una discussione delle funzioni del genitivo (desinenze -o) vs. il possessivo (desinenze -va) (p. 368-369). Apprendiamo anche che vi è una distinzione tra verbi forti e deboli (p. 366).

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